Reactable Mobile

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software

Sviluppato in ambiente accademico, ma con più di un occhio aperto verso la produzione musicale militante, Reactable ha letteralmente scosso dalle fondamenta l’edificio della musica elettronica, dimostrando che è possibile divertirsi in maniera socialmente aggregativa anche quando si suona, si programma, si ascolta. Non che prima la musica elettronica fosse solo roba per barbosi professori in vena di spaccare capelli in quattro, ma – sicuramente – l’effetto visivo della performance su Reactable è insuperabile, specie quando il musicista ha una anche minima propensione all’intervento ritmato.  Lo scorso anno, nel più generale filone di iDevicing, anche Reactable è stato fatto migrare su iPhone/iPhad, per la gioia dei musicisti in movimento.

di Enrico Cosimi

Perché i musicisti dovrebbero essere felici di avere Reactable su iPad? Perchè la versione “statica” del sistema è più ingombrante di un timpano sinfonico, con un’enorme caldaia nella quale è alloggiato il videoproiettore e lo specchio a 45° che tiene in piedi tutto il sistema bidirezionale di comunicazione tra struttura e oggetti. La confusione sale? La mente vacilla? E’ il caso di rinfrescare velocemente i concetti di base.

Make Noise Brains

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Sembra appena ieri che parlavamo di Pressure Points (e, in effetti, era solo 24 ore orsono, quindi l’impressione era più che veritiera…). Ora, è il momento di capire come incrementare le funzionalit del modulo rendendolo simile ad un piccolo step sequencer, ma anche (per gradire) simile almeno alle funzioni principali dello storico TKB targato Serge Modular.

di Enrico Cosimi

Dicevamo che un Pressure Points fornisce quattro Touch Pad sensibili al tocco (cioè alla quantità di superficie coperta dal polpastrello), con generazione di Gate On/Off e di Pressure CV; in aggiunta, ogni colonna verticale sopra alla Touch Pad alloggia tre potenziometri con cui si possono regolare i livelli X, Y e Z prelevabili dalle uscite di fila orizzontale, cioè sul margine destro del modulo.

Make Noise Pressure Points

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

In principio, era la Serge TKB: una tastiera composta da sedici piazzole sensibili al contatto con i polpastrelli e in grado di interagire con il vicino sequencer 16 x4; poi, a breve distanza, arrivarono i controller Buchla (anche se, dal punto di vista puramente cronologico, ci sarebbe da discutere…), la Keyboard Synthesizer targata EMS… fino ai prototipi mai commercializzati di Doepfer e a quelli appena annunciati di Ken Macbeth. Da qualche tempo, i Pressure Points di Tony Rolando (a.k.a. Make Noise) hanno riconciliato i musicisti con le superfici a sfioramento, in stile Buchla, ma con una strizzata d’occhio a tutto gli altri grandi classici della musica elettronica.

Di Enrico Cosimi

Quando, come di consueto grazie alla liberalità di Mario Bianco, ci è stato concesso un giro sul potente modulare Euro Rack, la nostra curiosità si è concentrata sul funzionamento dei Pressure Points e sull’interazione con il modulo di controllo Brains; le funzioni ottenibili con due Points e un Brains corrispondono a (buona parte di) quelle ottenibili con un classico step sequencer 8 x 3 di analogica memoria, con qualcosa in meno e qualcosa in più. Il divertimento non manca.

ACIDLAB.de Bassline: una Bassline a portata di mano – Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Continuiamo con la nostra cavalcata basslinistica e incontriamo – a volo d’uccello – le caratteristiche funzionali del sequencer implementato da Acidlab.de per la loro Bassline, il clone analogico che meglio di molti altri incarna, oggi, lo spirito originale della TB-303 made in Roland.

di Enrico Cosimi

La scorsa volta, ci eravamo fermati alle funzionalità analogiche di sintesi – invero ridotte, ma efficaci; ora, è il momento di passare allo step sequencer.

Bill Evans – Un’occasione per parlare di vita, musica e arte – Seconda parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Tutorial

Concentriamo questa seconda e ultima puntata su aspetti dell’arte di Bill Evans più prettamente legati al mondo dei musicisti. Naturalmente mi preme ancora sottolineare che quelli che verranno presentati sono solo una minima parte dei patterns, dei licks e dei “modi di creare musica” dell’artista; la materia è troppo complessa per essere concentrata in un unico articolo per cui sarò contento se il risultato sarà stato quello di “farvi venire l’appetito”.

Di Antonio Antetomaso

Da cosa partiamo? Vediamo..vediamo…ah si, che ne dite di dare una bella rinfrescata ai rootless voicings che vi ho presentato nell’articolo “piano comping & voicing in pillole – seconda parte”?

 

Eccolo qui. In particolare vorrei porre l’accento sui voicings suggeriti per gli accordi m7.

ACIDLAB.de: una Bassline a portata di mano – prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Nonostante il target orginariamente economico, la Roland TB-303 Bassline ha vissuto una seconda giovinezza che, dalla fine degli Anni 90 ad oggi, ha contribuito a rinvigorirne il valore commerciale e – in determinati contesti di produzione – l’indispensabilità timbrico/funzionale. Per dirla in maniera meno complessa, della Bassline non si può fare a meno se si cerca una groove machine che tiri fuori naturalmente giri di basso acidi.

Di Enrico Cosimi

E’ facile immaginare come, nel corso dei decenni, generazioni di progettisti si siano buttati a pesce sulla circuitazione originale targata Roland, per produrre decine e decine e decine di cloni, più o meno fedeli all’originale, impostati sul doppio filone della timbrica caratteristica e della programmazione. ACIDLAB è tra le realizzazioni più vicine all’originale; per certi versi, timbricamente indistinguibile; per altri versi, funzionalmente più pratica (del resto, gli anni non passano invano). Inutile dire come, complice la consueta disponibilità di Alex Cecconi from NewGroove, sia risultata irresistibile l’occasione di mettere le mani su una Bassline targata ACIDLAB, per toccare con mano la qualità della nuova riedizione.

C’era una volta il campionatore – Il necessaire del campionarolo

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Gear, Software, Tutorial

Fissiamo un obiettivo: dare in pasto al nostro campionatore delle forme d’onda semplici semplici, ovvero niente più delle canoniche dente di sega, quadra, triangolare pronte all’uso. Per fare ciò, come prima cosa acquisiremo dei campioni molto brevi in numero di due per ottava (DO e FA#), da C1 a C6; in secondo luogo tratteremo tali campioni per renderli quanto più funzionali possibile allo scopo; infine li assembleremo in tre multisamples direttamente all’interno del nostro campionatore.

di Jacopo Mordenti

La condicio sine qua non affinché la giostra si metta in moto è un oscillatore che ci fornisca il materiale di partenza: se è vero che di oscillatori (hardware o software) è pieno il mondo, è vero anche che non vogliamo fare la fine dell’asino di Buridano, perciò ci rivolgiamo baldanzosi a un prodotto software gratuito come Charlatan. Trattandosi di un VSTi, Charlatan richiede un programma che possa ospitarlo e – giustappunto – campionarlo: orientiamoci su VSTHost, che – bontà sua –  è a sua volta gratuito, non richiede istallazione e può fungere di fatto da recorder audio.

Apriamo Charlatan all’interno di VSTHost e programmiamolo in modo da far lavorare solo e soltanto OSC 2: nessun’altra generazione, nessun filtro, nessuna modulazione. Limitiamoci a scegliere la forma d’onda da cui partire (ad esempio la quadra) e a regolare il volume MASTER in modo che l’ampiezza del segnale prodotto da Charlatan non raggiunga lo 0.0 dB. A questo punto non dobbiamo fare altro che attivare il recorder audio di VSTHost (configurato magari per ottenere file mono) e suonare in punta di mouse, uno dietro l’altro, i DO e i FA# da C1 a C6: un’operazione che volendo si può automatizzare facendo riprodurre a VSTHost un apposito file MIDI precedentemente creato (ad esempio con VSTSeq).

Apriamo il file audio appena creato con un editor, ad esempio Wavosaur (magari in versione portable): il colpo d’occhio ci restituisce le undici note campionate, che dobbiamo separare fra loro in altrettanti file. Menù Tools > Slicing/Region > Auto slice region: non resta che selezionare una alla volta le varie aree (con un doppio clic al loro interno) e copiare & incollare in un nuovo file (che chiameremo, ad esempio, SQUARE C1, SQUARE F#1, SQUARE C2, ecc. ecc.).

Bene: undici file, undici campioni… ventidue punti di loop da trovare. Semplifichiamoci la vita e appoggiamoci a Endless Wav, avendo cura di intervenire su ogni campione con:

  • DC Filter e DC Offset, all’interno della voce Tools.
  • Normalizzazione, all’interno della voce Tools.
  • Ricerca automatica dei punti di loop, attraverso la funzione Adjust S+E (con algoritmo extra large) in Helper Search…. Da notare come tale ricerca non prescinda da un iniziale posizionamento manuale dei punti di Start e End all’interno del campione. Non solo: se l’algoritmo extra large non portasse a buoni risultati, nulla vieta di riposizionare Start e End e affidarsi a un altro algoritmo (dynamic piuttosto che short, ad esempio).
  • Specificazione della Root-Key (C1 corrisponde a 36, F#1 a 42, C2 a 48, e così via).
  • Specificazione della funzione Truncate at end.

Salvati di volta in volta gli undici file (prego notare la dimensione irrisoria che possono vantare a fine trattamento!), non ci resta che ripetere le operazioni fin qui descritte per le altre forme d’onda di Charlatan: dente di sega e triangolare. Una volta che avremo allestito il nostro bel gruzzoletto di campioni, sarà il momento di predisporre il loro traghettamento all’interno del nostro campionatore.

Quando il gioco si fa duro…

MakeNoise SoundHack Echophon

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Da sempre pinnacolo dell’estremismo Euro Rack, MakeNoise (nella persona di Tony Rolando) ha messo a punto un gran bel colpaccio coinvolgendo Tom Erbe di SoundHack per realizzare un modulo delay/pitch shifter ampiamente controllabile in tensione. Una volta integrato all’interno di una struttura Euro Rack, Echophon può offrire incastri ritmici con quantità variabile di ribattute e può alterare lo shifting del pitch percepito senza influenzare la velocità esecutiva. Insieme, i due trattamenti sono molto affascinanti.

Di Enrico Cosimi

Echophon è un pitch shifting delay, cioè una linea di ritardo che può applicare – secondo due differenti modalità – un motore di trasposizione al segnale elaborato; in questo modo, le sole ribattute o l’intero pacchetto composto da segnale originale e ribattute possono essere fatte deviare dall’intonazione nominale. Il tutto, sotto ampio controllo CV da parte di tensioni di controllo esterne.

C’era una volta il campionatore – prima parte

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Gear, Software, Tutorial

C’era una volta… 

– Una super workstation da mille millanta euro! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un campionatore.
Non era una macchina di lusso – non più, certo – ma un semplice riempitivo per rack troppo sguarniti, di quelli che rimangono a prendere polvere nei negozi o che giacciono spenti negli studi.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo catafalco capitò nell’antro di un tastierista irrecuperabilmente testardo…

 

Con buona pace di Carlo Collodi, qui e ora un’improbabile fiaba sul campionatore potrebbe davvero avere un incipit simile. Perché diciamo le cose come stanno: protagonista di primissimo piano della produzione musicale fra Ottanta e Novanta, oggi il campionatore tende a essere percepito – e dunque utilizzato – alla stregua di un ingombrante residuato bellico.

di Jacopo Mordenti

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