MakeNoise SoundHack Echophon

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Da sempre pinnacolo dell’estremismo Euro Rack, MakeNoise (nella persona di Tony Rolando) ha messo a punto un gran bel colpaccio coinvolgendo Tom Erbe di SoundHack per realizzare un modulo delay/pitch shifter ampiamente controllabile in tensione. Una volta integrato all’interno di una struttura Euro Rack, Echophon può offrire incastri ritmici con quantità variabile di ribattute e può alterare lo shifting del pitch percepito senza influenzare la velocità esecutiva. Insieme, i due trattamenti sono molto affascinanti.

Di Enrico Cosimi

Echophon è un pitch shifting delay, cioè una linea di ritardo che può applicare – secondo due differenti modalità – un motore di trasposizione al segnale elaborato; in questo modo, le sole ribattute o l’intero pacchetto composto da segnale originale e ribattute possono essere fatte deviare dall’intonazione nominale. Il tutto, sotto ampio controllo CV da parte di tensioni di controllo esterne.

L’interfaccia utente è sufficientemente chiara, nonostante gli standard caotici di MakeNoise e – caso raro – permette la veloce conquista del modulo da parte anche di utenti non eccessivamente esperti; come è ovvio, talune sottigliezze di funzionamento (ad esempio, le differenze tra Loop 1 e Loop 2) emergono solo attraverso la lettura del manuale utente; ma, a differenze di casi precedenti, la facilità d’apprendimento è significativa.

Una volta recuperate 20HU di spazio libero e forniti i 70mA +12V / 40 mA -12V richiesti, si è pronti per partire; Echophon – a fronte di un percorso dry assolutamente analogico – processa il segnale audio con tecnologia numerica basata su conversione AD/DA 24 bit e trattamento 32 bit; lo storaggio è a 16 bit con sampling rate 40 kHz e il delay time può essere compreso tra 1.7 secondi e 7 millisecondi; l’intonazione originale può essere alterata di +/- 2 ottave. Il bypassa del segnale e il rapporto wet/dry sono regolati con componenti Vactrol che rendono particolarmente fluido il passaggio; la percentuale di effetto o segnale diretto è regolabile a distanza attraverso tensione di controllo.

Sul pannello, i due comandi rotativi più grossi servono appunto a regolare il delay time e la trasposizione di frequenza.

Delay

Fino a un massimo di 1.7 secondi, regolabili con continuità attraverso il controllo Echo +/-, con possibilità di emettere un impulso di Clock Out (4 msec, 5V) con cui sincronizzare l’apertura di un inviluppo o far avanzare uno step sequencer esterno. In direzione opposta, la velocità delle ribattute può essere controllata inviando una tensione 0/8V alla porta Echo Mod In e dosando accuratamente l’indice di modulazione.

Fatta salva una posizione centrale con scatto meccanico, la corsa del Delay Time può essere regolata con continuità, accelerando o rallentando le ribattute a seconda delle necessità; il controllo reagisce con un lag denso, privilegiando quindi gli aggiustamenti progressivi, piuttosto che i salti bruschi – ovviamente, inviando tensioni esasperate di controllo, si arriva alla reattività immediata del sonic mayhem desiderato.

Da non sottovalutare, la possibilità di subordinare il delay time, ovvero la distanza tra segnale dry e prima ribattuta, ad un treno d’impulsi di sincronizzazione (potrebbero essere quarti, ottavi, sedicesimi o altro programmati in una batteria elettronica) ricevuto alla porta Tempo Input. In questa condizione di sincronizzazione, il Delay Time control agisce come divisore/moltiplicatore per il ritardo calcolato sulla base degli impulsi di sincronizzazione. Niente male.

Una tensione bistabile alla porta Freeze In (o la pressione diretta del tastino Freeze) permette di congelare e ripetere indefinitamente il contenuto della delay RAM. Attenzione! Si fa riferimento alla sola RAM senza le ribattute: il segnale è ripetuto ciclicamente e, nei confronti di eventuali incastri ritmici ottenuti dalla sovrapposizione di feedback e dry signal, potrebbero innescarsi dei bruschi salti di ritmo.

 

Feedback

Echophon ha tre percorsi di feedback controllabili:

  • Loop 1: inserisce lungo il percorso delle ribattute il modulo di Pitch Shifting; in questo modo, il segnale trattato nel modulo rimane all’intonazione originale, ma ogni sua ribattuta risulta trasposta rispetto alla precedente dell’offset impostato con il controllo di shift – vedi sotto. Suonando Do1 e impostando uno shift di semitono, le ribattute successive risulteranno a Do#1, Re2, Re#2, Mi2… fino ad un massimo di 2 ottave a salire o a scendere.
  • Loop 2: regola la quantità delle ribattute ritenute necessarie e collega il motore di Pitch Shifting a valle dell’uscita delay+feedback. In questo modo, tutto il percorso è influenzato dalla variazione d’intonazione e non ci sono trasposizioni progressive per ogni ribattuta.
  • Fb In/Fb Out: le due connessioni permettono il collegamento con qualsiasi hardware esterno che processerà le sole ribattute; a differenza dei due percorsi elencati in precedenza, in questo caso non è possibile dosare la quantità di segnale (ovvero, il numero delle ribattute) se non utilizzando un amplificatore esterno controllabile a distanza. Con un minimo di moduli Euro Rack, il gioco è fatto… e l’automazione anche.

Pitch Shift

La velocità di esecuzione rimane la stessa, ma l’intonazione cambia anche in modo grottesco sulle ribattute (Loop 1) o su ribattute + segnale delayed (Loop 2); in tutti e due i casi, il comando di pannello permette di salire o scendere a discrezione del musicista. La sensibilità del comando è regolabile attraverso il comando Depth; tanto l’escursione “di pannello”, quanto la profondità del comando sono gestibili attraverso tensioni CV ricevute dall’esterno.

Il pitch può essere pilotato con due tensioni indipendenti, una non processata – cioè sempre a tutta manetta, rispettando il formato 1V/Oct – e l’altra scalabile attraverso processore dedicato.

Ipotizziamo un oscillatore collegato all’ingresso di Echophon: il suo segnale può essere nuovamente intonato attraverso controllo sul valore di shifting ad esempio indirizzando l’uscita di uno step sequencer precedentemente programmato. Ma se, al posto dell’oscillatore che produce un segnale statico, si usa un drum pattern composto da cassa, rullante, hihat e tom, si otterrà – con la stessa sequenza di controllo – una variazione di pitch shifter “per intervalli dati” particolarmente suggestiva.

Tempophone? Phonogene?

Il Tempophone era un apparecchio analogico costruito per modificare, all’interno del registratore a nastro, il normale rapporto tra velocità di scorrimento del nastro magnetico e testina stazionaria di lettura; invece di una testina stazionaria, il Tempophone utilizzava un tamburo rotante con due o più testine magnetiche che entravano in contatto con il nastro in base alla posizione assunta durante la rotazione e alla velocità del medesimo.

Senza annegare nella teoria – per questo, potete cercare Dennis Gabor su Google e ricostruire la genesi della granulazione sonora – basterà indicare che, mantenendo costante la velocità di scorrimento del nastro, se (attraverso rotazione) si fa leggere lo stesso pezzetto di nastro a due o più testine, si otterrà un prolungamento (o una contrazione, dipende dalla velocità di rotazione) del segnale audio, mantenendo l’intonazione originale. Dal punto di vista commerciale, si parlerebbe di time compression/expansion…

Con opportune modifiche, il circuito può lavorare agendo sull’intonazione del segnale originalmente registrato su nastro magnetico; è il comportamento del phonogene di Pierre Schaeffer, con il quale era possibile – attraverso una tastiera musicale di un’ottava – impartire precise deviazioni d’intonazione sulla lettura del nastro.

In uso

A parte i precedenti storici (Tempophon e Phonogene), il tradizionale comportamento di spiralling delay (cioè la trasposizione progressiva calcolata ribattuta per ribattuta) era già disponibile nel vecchio Yamaha SPX-90 e, con alcune differenze, nel meno vecchio Lexicon PCM-80; in tutti e due i casi, mancava la possibilità di controllo CV e, nel processore Yamaha, mancavano anche le funzionalità di controllo Dynamic MIDI concesse nell’architettura Lexicon.

Da questo punto di vista analogico, Echophon è il paradiso degli smanettoni e sembra fatto appost – guarda tu i casi della vita… – per integrarsi alla perfezione con il modulo Phonogene di cui ci siamo occupati a suo tempo. Inutile dire che, avendo un budget elasticamente “regionale”, si può costruire/configurare un grosso sistema Euro Rack usando solamente i moduli presenti nel catalogo MakeNoise: la potenza di elaborazione e di controllo raggiungibile sarebbe decisamente tanta.

Lavorando con tempi di ritardo particolarmente stretti, si può sfruttare il comportamento comb filtering con conseguente rinforzo e cancellazione di determinate armoniche; il timbro metallico che emerge è particolarmente efficace su sorgenti sonore di tipo percussivo. Il minimo delay time a 7 msec riduce sensibilmente l’efficacia di Echophon come processore Karplus-Strong, cioè come generatore di timbriche modellate acoustic plucked (non si può salire molto nell’intonazione…), ma – in ogni caso – le potenzialità sono parecchie, specie sotto modulazione.

Intendiamoci: Echophon non è uno strumento chirurgico con cui fare micro editing su file audio precedentemente elaborati; è uno strumento musicale – anzi, parte di uno strumento musicale – che fa dell’elaborazione e del controllo in tempo reale il blocco principale della propria espressività. Insomma: occorre suonare il pannello comandi sfruttando le variazioni e le idiosincrasie ottenibili dall’irripetibile interazione tra i valori di pannello, il segnale in ingresso e le tensioni di controllo.

I risultati possono essere gestibili nel tempo o possono essere un unicum irripetibile.

Proprio questo è il bello.

 

 

Tags: , , , ,

Trackback from your site.

Comments (9)

  • stefano

    |

    caro enrico,
    complimenti: proprio bella la tua recensione del makenoise echophon…..!
    e infatti non ho potuto resistere e ne ho acquistato uno per il mio euro-sistemino.
    un dubbio atroce pero’ mi assale : quando utilizzo la funzione freeze il suono non viene esattamente frizzato e lentamente si “scurisce” tendendo a decadere…..e’ normale ?
    infinitamente grazie per l’esistenza di audio central magazine !
    stefano

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      beh, dipende dal punto in cui freezi; se non sei perfettamente allineato con la massima energia del transiente, quando il meccanismo inizia a loopare, finisce per fare una media con punti di energia inferiore e – alla lunga – il suono se ne va o chiude prematuramente…
      è una scienza inesatta :-) :-) :-)

      Reply

  • stefano

    |

    grazie infinite enrico !
    ho appena visto che qualcuno parlava di un tuo libro….
    di cosa si tratta ?
    stefano

    Reply

  • stefano

    |

    Per dovere di cronaca ecco di seguito la risposta direttamente da sua eminenza grigia, mr makenoise,tony rolando riguardo il comportamtento della funzione FREEZE nel makenoise echophon :

    Yes the freeze could be called a soft freeze. The signal is still passin through the echo so there will be darkening because there is saturation and filtering in the echo. The echo params are destructive. the feedback path is disabled and the input tothe echo is fisabled. The pitch params will also have effect but the will be non-destructive.

    Tony Rolando
    Make Noise

    Il tuo libro sembra parecchio interessante…
    lo suggeriro’ a morosa-babba natale :)
    grazie ancora enrico !

    saluti !
    stefano

    Reply

  • Fede

    |

    Ciao Enrico,
    Alla luce della tue spiegazione un dubbio a questo punto mi assale: meglio echophon o il four tap della sputnik?

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      sono due sistemi molto diversi: premesso che il four tap non mi convince PER NIENTE, echophon ha due possibili percorsi di feedback (uno semplice e l’altro che passa attraverso un pitch shifter), MA le sue ribattute sono sempre iso ritmiche; invece, il four tap offre punti da cui prelevare il suono distanziati ritmicamente a ¼, 2/4, ¾ e 4/4 del delay time regolabile. In questo modo, diventa possibile fare incastri ritmici che, semplicemente, non possono essere fatti con un Echophon o cose del genere.

      Però, il four tap è corto e la sua qualità timbrica non eccelle: va benissimo per fare short modulation o short delay o per simulare corde pizzicate, ma sulle ribattute “pure”, mostra il peggio dell’analogico 😉

      Reply

      • Federico

        |

        Hahaha ok, capito, non vorrei trovarmi a rincorrere ribatute perse in giro per la casa.
        Oraho tutte le info utili per effettuare la mia scelta.
        Grazie Enrico!

        Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');