Uno step sequencer è un “automatore di note” concepito per facilitare la ripetizione incondizionata di un numero relativamente ristretto di eventi, siano essi note articolate o valori parametrici assegnabili a controlli ritenuti degni di modulazione all’interno della struttura di sintesi. Dopo i primi esperimenti analogici di Buchla, Scott e Moog, ma – prima ancora – anche dopo le prime sperimentazioni numeriche di Mathews e Zinovieff, il mondo della musica elettronica ha velocemente interiorizzato le caratteristiche peculiari collegate alla feroce ripetizioni di otto, dodici, sedici o più eventi precedentemente programmati, scardinando, prima, l’assunto della non modificabilità in tempo reale (basterebbe pensare a Chris Franke e Klaus Schulze dal vivo) e, poi, l’automatismo di collegamento sequencer su oscillatori e inviluppi.
Oggi, Arturia mette in discussione diverse regole con il nuovo BeatStep, un apparecchio hardware (coadiuvato da un MIDI Control Center liberamente scaricabile) destinato – se non altro per il rapporto Q/P – a far parlare a lungo di se.
Di Enrico Cosimi
Costruttivamente, BeatStep ricalca l’impostazione degli ultimi hardware concepiti a Meylan: cabinet con livrea bianco e azzura, ad elevato coefficiente di visibilità, encoder sagomati “in stile Origin”, tastoni retro illuminati, uso discreto delle plastiche, robustezza sufficiente a garantire sopravvivenza on the road.
L’apparecchio dialoga simultaneamente sui tre fronti USB, MIDI e CV/Gate; all’interno della confezione – oltre ad una laconica QuickStart Guide, trovano posto il BeatStep, il convertitore mini jack TRS ⅛” to MIDI e il cavo USB. L’alimentazione può essere ricavata dalla connessione USB.
Attenzione! Contrariamente a quanto si potrebbe pensare ad un primo sguardo, BeatStep può essere usato anche come controller MIDI generico, con cui raggiungere un’ampia gamma di parametri ritenuti necessari nei plug-in o nelle DAW poste sotto gestione.