Cherry Audio Elka-X

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software

Un doveroso tributo al genio di Mario Maggi. L’Elka Synthex è uno dei polifonici analogici più iconici degli Anni 80: dotato di oscillatori controllati digitalmente (praticamente, perfetti nell’intonazione) dotati di cross modulation e pulse width modulation, un flessibile filtro multi modo elaborato attorno a un integrato CEM, un raffinato analog chorus per l’animazione timbrica ed affiancato ad un flessibile Step/realtime sequencer di bordo, lo strumento ha saputo farsi apprezzare da utenti del calibro di Keith Emerson, Jean-Michael Jarre, Geoff Downes, Stevie Wonder, e – a fronte di una produzione numericamente non esorbitante – ha raggiunto oggi cifre da capogiro.

Quasi inevitabile, dopo gli exploit di altre software house e gli arrembaggi tentati (a diversi livelli) da one-man-brand o da spregiudicate cordate di imprenditori nord europei, il rispettoso tributo di Cherry Audio, software house ben nota per le sue eccellenti realizzazioni standalone e modulari.

Elka-X, a fronte di un prezzo più che contenuto, cattura tutto lo spirito timbrico dello strumento originale, offre il 99.9% delle prestazioni hardware (è stata trascurata l’oggettivamente involuta capacità di realtime sequencing della macchina fisica, privilegiando la flessibile struttura di caricamento Step); chi scrive ha avuto l’onore di collaborare per un decennio abbondante con Mario Maggi al purtroppo abortito progetto Synthex-II, quindi è facile immaginare l’emozione con cui ci siamo avvicinati a questa riedizione virtuale, apprezzandone fino in fondo l’eccellente qualità timbrica.

Di Enrico Cosimi

Elka-X Apertura

Contrariamente a quanto accade quando si parla di hardware storici virtualizzati, questa volta non segnaleremo le differenze tra hardware e software, se non nei casi più indispensabili, e affronteremo Elka-X come un polifonico virtuale cui approcciarsi ex-novo. Buona lettura.

Lo strumento in breve

Elka-X è un virtual analog in grado di erogare fino a sedici voci di polifonia organizzabili in due Layer timbrici indipendenti; ciascun Layer può essere attivato in condizioni DBL/Double (due suoni sovrapposti sulla tastiera) o Split (due suoni affiancati ai lati di una Spilt Note selezionabile dall’utente); alternativamente, è possibile usare un solo Layer in modalità monotimbrica Single. Oltre alla programmazione timbrica indipendente, ciascun Layer è dotato di una propria sezione effetti e di una struttura di mixaggio che ne permette la regolazione di volume e posizionamento nell’arco stereofonico. Una sezione Limiter permette di tenere sotto controllo eventuali picchi dinamici indesiderati. Lo Step Sequencer è unico per le due parti timbriche.

Elka-X Schema

Dal punto di vista timbrico, specie se contestualizzato nel periodo storico del pionierismo polifonico, la struttura di voce del Elka-X rivela le interessanti intuizioni originali di Mario Maggi. Ciascuna voce è dotata di due oscillatori indipendenti che, con un generatore di rumore, producono il segnale inviato al filtro multi modo. Dal filtro, il segnale passa nell’amplificatore e da questo raggiunge – nella versione virtuale – la sezione effetti “di Layer” con Chorus, Delay e Reverb. I due segnali Upper e Lower sono miscelati nella sezione Master Volume.

Le modulazioni sono attivate a livello di voce (Cross Modulation e Pulse Width Modulation), a livello di Layer (Pitch Envelope/Glide, Filter Envelope, Amplifier Envelope, LFO 1, Arpeggiator) e a livello comune (LFO 2 e Step Sequencer).

Di quello che c’è, non manca niente.

Organizzazione del programma

Come per quasi tutti i programmi targati Cherry Audio, c’è una Toolbar superiore e una Main Area dove si lavora con la programmazione vera e propria.

Elka-X Toolbar

Toolbar superiore

Contiene i comandi relativi a:

  • New. Spiana il funzionamento del programma predisponendolo alla costruzione timbrica ex novo.
  • Save. Attiva la procedura di salvataggio, con possibilità di predisporre Collection, Category, Name e KeyWord per facilitare le successive operazioni di recupero.
  • Name/Browser. Permette la navigazione all’interno delle programmazioni e dei banchi timbrici precedentemente realizzati. Eventuali modifiche non salvate sono evidenziate con la flag Edited attivata nell’area di testo contenente il nome del preset timbrico.
  • Inc/Dec. Le due frecce permettono lo spostamento unitario da una locazione di memoria all’altra.
  • Undo/Redo. Per annullare o confermare le operazioni precedentemente realizzate.
  • Settings. L’icona a forma di ingranaggio attiva un menu di regolazioni globali divise in comportamento General, Interface, Account, Audio/MIDI. Il loro contenuto e disponibilità varia a seconda dell’attivazione stand-alone o plug-in di Elka-X.
  • Zoom. Varia la percentuale d’ingrandimento 50/150% dell’interfaccia grafica. É possibile attivare anche il comportamento Focus (vedi oltre).
  • MIDI. Il LED si accende per visualizzare l’attività MIDI in ricezione.
  • MIDI Panic. Spegne note eventualmente agganciate.
  • Tempo. Permette di specificare, nel solo modo stand-alone, la velocità BPM di riferimento con cui vengono calcolati i cicli di LFO, i Delay Time e la velocità dello Step Sequencer e dell’Arpeggiator interno.
  • Virtual Keyboard. Utile per programmare suoni innescando l’ascolto direttamente dalla tastiera ASCII del computer.

Attenzione! Con l’attuale revisione firmware, se usate la Virtual Keyboard per inserire dati nello Step Sequencer, sperimenterete un raddoppio numerico degli Step programmati. In assenza di una MIDI Master Keyboard esterna, si consiglia di inserire dati usando il mouse (o altro dispositivo analogo) per cliccare/suonare direttamente sulla rappresentazione grafica delle cinque ottave di tastiera. Musicista avvisato…

  • Oversampling Quality. Espandibile fino a 4x.
  • Help. Lancia il web-browser di sistema e indirizza il lettore sul manuale utente (dalla pagina, è possibile scaricare la versione pdf del manuale).
  • Focus/Reset. Ingrandisce al massimo la schermata principale centrando l’inquadratura attorno all’ultimo comando attivato; da questo, è possibile spostarsi usando i tradizionali comportamenti di scroll orizzontale e verticale. Cliccando nuovamente sul tasto, si riporta la schermata grafica alla dimensione originale.

 

Elka-X Oscillator 1-2

Oscillatori

Gli OSCILLATOR 1 e 2 sono identici tra loro e forniscono il principale materiale audio intonato per i successivi trattamenti.  L’intonazione è regolabile attraverso la selezione di ottava (da 16’ a 1’), semitono (TRANSPOSE da 0 a +12) e centesimi di semitono (TUNE). L’oscillatore produce le quattro forme d’onda Triangle, Sawtooth, Square, Pulse a simmetria variabile (per quest’ultima, è previsto un controllo PULSE WIDTH che altera la simmetria dell’impulso da 0 a 100% – ai due estremi, l’oscillatore produce corrente continua e smette di suonare). Ogni oscillatore è dotato di Volume indipendente.

In ogni oscillatori, è prevista la possibilità di attivare un RING MOD indipendente che somma e sottrae ciascuna armonica prodotta con il segnale ricevuto dall’altro oscillatore; la selezione agli ingressi del Ring Mod è effettuata a valle di ciascun Waveform selector e quindi il risultato in uscita a OSCILLATOR 1 dipenderà comunque dalle forme d’onda selezionate in OSC 1 e OSC 2; se i due oscillatori hanno identica frequenza – con zero battimenti – il segnale in uscita risulterà accordato all’ottava superiore (ricordiamo che, schematicamente, RM = A+B e A-B, dove “A” e “B” indicano i due segnali in ingresso; l’operazione è condotta per ciascuna armonica rilevata nei due segnali). Regolando con accuratezza le variazioni di intonazione e scegliendo forme d’onda sufficientemente complesse (magari, sottoposte a loro volta a lenta PWM), è possibile ottenere risultati inarmonici di grande fascino timbrico.

Modulazioni

È possibile raggiungere l’intonazione dell’oscillatore attraverso il LOW FREQUENCY OSCILLATOR di ciascun Layer attivando le destinazioni OSC 1 e/o OSC 2; parallelamente, si può controllare la transizione fluida tra una nota e l’altra attivando – in modo indipendente per ciascun oscillatore  – il Portamento nella sezione GLIDE/PORTAMENTO; nella stessa struttura, si può innescare l’AutoBend/Pitch Envelope (che qui prende nome di GLD/Glide) regolando intervallo Glide Amount e velocità Speed desiderati. La possibilità di differenziare l’attivazione per i due oscillatori assume senso quando si diversifica con Hard Sync (selettore OSC 2 SYNC) il funzionamento del secondo oscillatore nei confronti del primo. 
Anche il modulo LFO 2 (comune ai due Layer e interpretabile come lfo di performance) può essere indirizzato al controllo in comune sulla frequenza comune dei due oscillatori – perfetto per realizzare il Vibrato statico o sotto controllo della Modulation Wheel (con un pizzico di commozione, ricordiamo che nella macchina hardware originale, troneggiava un raffinato JoyStick XY con cui gestire Bend e Modulation…).

La simmetria dell’onda impulsiva può essere modulata con l’oscillatore a bassa frequenza di Layer attivando le destinazioni PW1 e/o PW2.

É possibile sincronizzare il secondo oscillatore al primo usando il selettore OSC 2 SYNC che non trova posto nel blocco di pannello degli oscillatori, ma è raggiungibile nella sezione a sinistra – immediatamente sotto alla gestione KEYBOARD (la disposizione, che oggi potrebbe sembrare bislacca, rispecchia quanto in voga negli Anni 80; si pensi, ad esempio, alle regolazioni impaginate sul pannello comandi dei sintetizzatori Oberheim OB-X).

Elka-X Noise

Noise

Il generatore di rumore attiva White o Pink Noise differenziati per distribuzione energetica (eguale energia per unite di banda o per ottava) e sottoposti ad un unico controllo di Volume.

Elka-X Multi Mode Filter

Multi Mode Filter

Il filtro offre cinque comportamenti selezionabili:

  • LP1. Passa basso a -24dB/Oct.
  • LP2. Passa basso a -12 dB/Oct.
  • BP1. Passa banda a -6 dB/Oct
  • BP2. Passa banda a -12 dB/Oct.
  • HP. Passa alto a -12dB/Oct.

I quattro modi sono personalizzabili con i controlli di CUTOFF, RESONANCE (raggiunge l’auto oscillazione), ENVELOPE AMOUNT unipolare (è disponibile un selettore ENV INV con cui invertire e la polarità del Filter Envelope) e KEYBOARD [Tracking].

Amplifier

Come tradizione dei polifonici Anni 80, non ci sono controlli dedicati alla gestione dell’amplificatore; le uniche regolazioni attinenti – volume e panpot a parte (non a caso, facenti riferimento ad uno stadio audio successivo all’amplificazione vera e propria) – sono quelle dell’Amplifier Envelope. Ulteriori particolari in seguito.

Elka-X Filter & Amp Env

Filter & Amplifier Envelope

I due Envelope Generator principali dello strumento sono impaginati all’estrema destra del pannello comandi; ciascun Envelope è dotato di ATTACK Time, DECAY Time, SUSTAIN Level e RELEASE Time. Nell’implementazione virtuale, è possibile subordinare la quantità di Envelope indirizzata verso filtro e amplificatore alla dinamica di tastiera; l’effetto è regolabile con i due comandi denominati Velocity.

Ricordiamo che, dentro Elka-X, c’è un terzo (Pitch) Envelope Generator mascherato dall’ambigua dicitura Glide. Ulteriori particolari in seguito.

Elka-X LFO 1

Low Frequency Oscillator 1

Nell’architettura originale dello strumento, c’è un LFO per il Layer inferiore e uno per quello superiore; l’organizzazione originale – invero spartana – è oggi potenziata offrendo in aggiunta alle funzioni di base quel minimo sindacale di aggiornamento che rende il sistema sufficientemente flessibile senza perdere di vista l’immediata efficienza spartana dello strumento originale. Rimane il comportamento monofonico dei due LFO (Upper e Lower).

Il comportamento del Low Frequency Oscillator 1 è personalizzabile in FREQUENCY (valori assoluti o, previa accensione di Sync, calcolati in base al BPM locale o di sistema), Delay iniziale (fino a 30 secondi), Depth A applicata alla prima uscita del circuito e Depth B per la seconda uscita. Le destinazioni del bus A comprendono: OSC1 e OSC 2 Freq, PW1 e PW2. Le destinazioni per il bus B comprendono; Filter Cutoff, Ampl Level, Sequencer Rate. É possibile subordinare l’intensità del trattamento alla lettura della posizione fisica della Modulation Wheel – in questo modo, la modulazione viene scalata e controllata in tempo reale a discrezione dell’utente (ricordiamo che lo stesso risultato è ottenibile anche con il secondo LFO 2 di sistema).

Il circuito del Low Frequency 1 genera forme d’onda Triangle, Sawtooth, Ramp, Square bipolar, Square unipolar (perfetta per i trilli), Random; il ciclo di forma d’onda può essere sottoposto a Reset ogni volta che si intercetta un codice di Nota On.

Elka-X LFO2

LFO 2

Il secondo oscillatore a bassa frequenza ha un comportamento che si applica globalmente all’intero strumento (previa selezione della parte UPPER, LOWER o BOTH). Produce una singola onda triangolare regolabile in frequenza locale o ricava attraverso tasto SYNC dal BPM di sistema.

L’intensità della modulazione, applicata a due destinazioni predefinite e non modificabili (OSC Freq e FILTER Cutoff), è sottoposta all’azione della Modulation Wheel, ma attraverso comando INIT AMOUNT è possibile scegliere quale valore debba eventualmente essere generato in corrispondenza della minima posizione fisica raggiunta dalla Mod Wheel – in questo modo, impostando un qualsiasi valore diverso da zero, LFO 2 diventa una sorgente di modulazione disponibile in modo costante e ininterrotto per la programmazione timbrica della parte UPPER, LOWER o BOTH.

Come nello strumento originale (dove si parlava di Delta Frequency), è possibile definire un’accelerazione nella frequenza rapportata allo spostamento della Mod Wheel (o del JoyStick originale). In questo modo, quando la MW è al minimo ed eventualmente c’è un valore di INIT AMOUNT diverso da zero, LFO 2 gira alla frequenza specificata con il cursore INIT FREQ; se si sposta la MW portandola verso il valore massimo, si può raggiungere la velocità impostata con il cursore FREQ ACCEL; ovviamente, a posizioni intermedie del controller fisico corrisponderanno velocità intermedie tra i valori INIT e ACCEL.

La destinazione TO OSC indirizza la modulazione LFO2 definendo il massimo Amount raggiungibile. A questa, si somma la massima escursione di Pitch Bend per i due oscillatori (cursore BEND).

La destinazione TO FILTER indirizza la modulazione LFO2 impostando il massimo valore assegnato al Cutoff per la triangolare a bassa frequenza (cursore LFO2) o attraverso Pitch Bend (cursore BEND).

Elka-X Glide

Glide/Portamento

Il circuito riunisce due diversi comportamenti relativi al Portamento (cioè all’integrazione dei valori di intonazione ricevuti dalla tastiera/sequencer) e Glide (terminologia con cui Mario Maggi indicava l’AutoBend o – più correttamente – l’attivazione di un Pitch Envelope dedicato all’inflessione dell’intonazione).

Tutti e due i comandi sono attivabili indipendentemente per OSC1 e OSC 2, permettendo così, previa attivazione del SYNC, la creazione del classico suono Laser Harp ottenuto attraverso freq sweep del secondo oscillatore sincronizzato al primo.
Il Portamento è regolabile in Speed (velocità nella transizione tra una nota e l’altra), attivazione complessiva Porta, abilitazione sugli OSC 1 e OSC 2.

Il Glide/AutoBend è regolabile in attivazione GLD, abilitazione sugli OSC 1 e OSC 2, personalizzazione di velocità Speed e direzione Glide Amount. Quest’ultimo controllo è di tipo bipolare: nell’escursione positiva regola l’intervallo discendente del Pitch Envelope; nell’escursione negativa regola l’intervallo ascendente dello stesso controllo. Tecnicamente, oggi può essere più facile fare riferimento ad un semplice Decay Env (o Ramp Envelope, se preferito), regolabile in Amount e Time.

Elka-X Panel Select

Keyboard e gestione della (bi)timbricità

Elka-X è bitimbrico e prevede, per ciascun preset, la possibilità di lavorare in modo SINGLE, DOUBLE o SPLIT; i tre comportamenti sono raggiungibili con altrettanti interruttori dedicati; scegliendo il modo Split, si può decidere quale nota della tastiera fungerà da divisorio tra timbrica superiore e inferiore (la nota si seleziona facendo doppio click sul tasto SPLIT).

La polifonia dello strumento è regolabile complessivamente con il comando MAX VOICES (da 2 a 16 voci); il senso complessivo della regolazione indica che – a fronte di una selezione di valore pari a X, ciascuna parte Upper/Lower avrà a disposizione la quantità corrispondente a X/2 in modalità Last Note Priority.

Ciascun Layer può essere fatto funzionare in polifonia (POLY) o in monofonia personalizzabile SINGL (una sola voce) o UNI (sovrapposizione di X voci definite con il precedente comando MAX VOICES e successivamente distanziate con UNI DETUNE).

Elka-X Keyboard

É possibile impostare CHORD MEMORY, per scrivere un intervallo a n voci che poi verrà eseguito/trasposto parallelamente suonando semplicemente le toniche. Il comportamento degli Envelope Generator può essere subordinato all’esecuzione legata (MULTI TRIGGER spento) o attivato indifferentemente ogni volta che si preme un tasto (MULTI TRIGGER acceso). Come accennato in precedenza, la frequenza del secondo oscillatore può essere subordinata a quella del primo oscillatore attivando il comportamento OSC 2 SYNC.

Come è facile immaginare, una volta attivata la doppia timbrica deve esserci un modo per sintonizzare il pannello comandi sulla programmazione di uno o dell’altro suono: come in analoghi strumenti, l’operazione avviene attraverso tasti LWR e UPPR compresi nella sezione PANEL CONTROL. Il terzo tasto UTIL attiva un comodo menu di servizio con cui è possibile:

  • Scambiare (Swap) i suoni Upper e Lower.
  • Copiare Upper su Lower o Lower su Upper (utile per rimpolpare in raddoppio la potenza fonica dello strumento).
  • Resettare a default i Layer Upper o Lower.
  • Copiare gli effetti Upper su Lower o Lower su Upper.

 

 

Elka-X Arpeggio

Arpeggio

Ciascuna parte timbrica ha accesso al proprio modulo arpeggiatore che può scandire gli accordi eseguiti sulla tastiera permettendo di scegliere:

  • Fino a 4 ottave di Arpeggio Range.
  • Velocità assoluta, espressa in Hertz, o sincronizzata su un valore ritmico calcolato in base al BPM di sistema.
  • Pattern di avanzamento Up, Down, Up&Down, Random.
  • Prolungamento di Hold incondizionato.

Lavorando in Split/Layer, è possibile sovrapporre due Arpeggi differenti, o alternare un comportamento in Hold con uno estemporaneo attivo solamente quando si tengono premute le note della tastiera. Instant Tangerine Dream.

Elka-X Effects

Sezione Effetti

Se nella macchina hardware originale c’era solo l’eccellente Chorus analogico, nella versione Elka-X è possibile arricchire il suono di ciascuna sezione timbrica con una triplice struttura composta da Chorus, Delay e Reverb.

In totale autonomia Lower/Upper, è quindi possibile programmare le tre sezioni di trattamento collegate in modo parallelo alla struttura di sintesi vera e propria (l’uscita del sint è simultaneamente disponibile agli ingressi di Chorus, Delay e Reverb:

  • Chorus. Due comportamenti lento e veloce, più un terzo comportamento somma dei precedenti – come nella macchina originale. Non sono previsti parametri di personalizzazione dell’effetto (per fortuna…).
  • Echo. Quattro algoritmi Standard (digitale), Tape, Ping Pong (digitale con alternanza sui canali sinistro/destro). La velocità delle ribattute può essere impostata in valori assoluti o in intervalli ritmici sincronizzati con il BPM di sistema e compresi tra 1/64 e 8/4. Il Feedback può essere portato al sovraccarico più diabolico. É possibile personalizzare i parametri di Spread per la differenziazione di tempo sinistro/destro, EQ per la chiusura delle acute e Effect Level per il bilanciamento Dry/Wet.
  • Reverb. Quattro algoritmi di Room, Plate, Hall e Galactic (quest’ultimo è estratto da Cherry Audio Dreamsynth). Le regolazioni comprendono Decay time, EQ di tipo tilt LP/HP e Effect Level.

 

Elka-X Master

Master

In base al Layer selezionato con i vicini tasti Upper/Lower, è possibile regolare il Layer Volume e il Layer Panpot in modo indipendente per ciascuna delle due sezioni timbriche. Se necessario, si può isolare in ascolto (LAYER SOLO) la sezione timbrica su cui si sta lavorando.
I due comandi MASTER TUNE e MASTER VOLUME regolano, ovviamente, l’intonazione e il volume finale dell’intero strumento. Come dentro a Voltage Modular, è possibile attivare un LIMITER con cui tenere sotto controllo eventuali saturazioni sul percorso audio di uscita.

Elka-X MIDI Learning

Implementazione MIDI

Tutti i comandi di pannello sono assegnabili ad un preciso MIDI Control Change selezionabile attraverso procedura MIDI Learn: si apre il menu con il click destro per abilitare la procedura di apprendimento MIDI e si procede come di consueto muovendo il controllo hardware con cui si vuole pilotare il parametro selezionato.

Elka-X MIDI

Facendo click sull’interruttore MIDI presente nella Toolbar superiore, si apre la pagina MIDI vera e propria, sotto forma di foglio elettronico potenziato, cui corrisponde, a destra, la visione del pannello comandi con tutti i controlli evidenziati in rosa; mano mano che si procede con gli accoppiamenti parametro/controllo, il foglio elettronico sulla sinistra carica una nuova riga dove è possibile verificare Nome del parametro, tipo di controllo (MIDI CC, MMC, Pressure, Key), valore, attivazione per il singolo Preset o di livello globale per il programma, valori Min e Max (con possibilità di inversione raggiungibile attraverso incrocio dei due valori) ed eventuale trattamento attraverso processore grafico Exp-Lin-Log regolabile.  Nella grafica del pannello, gli accoppiamenti sono riportati numericamente.

Elka-X MIDI Learn

É possibile assegnare precise note MIDI – possibilmente, al di fuori del range normalmente utilizzato in funzione melodico/armonica – per attivare/disattivare il Playback delle tracce di sequenza.

Elka-X Sequencer

Sequencer

Punto di forza dello strumento originale (era possibile sincronizzarlo anche solo battendo a tempo sulla capsula di un SM-57 collegato al Trig Input del Synthex… all’epoca, si faceva questo e altro), il Sequencer di Elka-X lavora unicamente in caricamento Step by Step (nessun rimpianto per l’alternativa Realtime, fin troppo vincolata ai limiti digitali dell’epoca).
La struttura è organizzata in quattro tracce monofoniche indipendenti SEQ1, SEQ2, SEQ3 e SEQ4, ciascuna con 128 possibili eventi di lunghezza (nell’implementazione originale, l’evento era il dato di scrittura, con un peso diverso dal dato di prolungamento Tie/Rest per la nota…) che possono essere fatte partire incondizionatamente, in modo subordinato alla pressione di una nota sulla tastiera, con o senza il Realtime Transpose applicato in base al tasto premuto. La memorizzazione caricata può essere eseguita una sola volta o ripetuta in Loop.  Il Sequencer, che è di livello globale nello strumento, può essere assegnato alla parte timbrica Upper o Lower; durante la programmazione – cioè durante l’inserimento dei dati nelle celle di memoria che corrispondono agli Step, l’utente potrà ascoltare il suono Upper/Lower eventualmente organizzato in Split catturando due suoni nella stessa traccia, ma – successivamente – durante il Playback, l’assegnazione del Sequencer rispetterà in modo rigoroso l’assegnazione SEQ ASSIGN UPPER/LOWER, superando gli eventuali limiti imposti dal punto di split.

Caveat musicus

Occorre imparare come usare il Sequencer nella sua accezione originalmente concepita da Mario Maggi: il Sequencer è un gestore di quattro flussi di dati che possono essere attivati incondizionatamente (tasto PLAY e tasto STOP), possono essere fatti partire appena si preme una qualsiasi nota sulle cinque ottave della tastiera (tasto KEY), possono essere trasposte in tempo reale in base a quale nota viene eseguita (tasto TRNS); quest’ultimo comportamento può sommarsi al Key Start precedentemente incontrato. La durata del Playback può essere indefinita o subordinata al Gate di tastiera usato per attivare KEY l’esecuzione.
Mentre il Sequencer esegue una traccia, è possibile attivare la seconda traccia (occorre richiamare “in battuta” il tasto SEQ ENABL della traccia desiderata) o spegnere SEQ 2 mentre suonano SEQ 1 e SEQ 3.

Il tutto, si badi bene, assegnato ad una delle due parti timbriche, mentre l’altra rimane a disposizione del musicista per fraseggiare, definire armonie o inseguire i più inconfessabili sogni Franke/Froese/Baumann-Haslinger. Paragonato alla blindatura dei classici sequencer “da tastiera”, c’è da perdere la testa.

Il pannello comandi del Sequencer è diviso in diverse aree comandi relative all’inserimento dati, alla navigazione nella Sequenza, all’attivazione e alla sincronizzazione, alla personalizzazione del Playback; non volendo riscrivere il manuale (segnaliamo, per i lettori più feticisti, che l’autore di questo testo è in possesso della stesura manoscritta del manuale italiano “espanso” del vecchio Elka Synthex dattiloscritta da Vincenzo Ricciuti, corretta di pugno da Mario Maggi e da lui poi sostituita in corso con la versione molto più snella, schematica e stringata che poi è stata pubblicata in forma cartacea a corredo dello strumento – prima che lo chiediate, NO: dattiloscritto originale non esce da questa casa e non viene riprodotto), dicevamo, non volendo riscrivere il manuale dello Step Sequencer.

Registrazione e Inserimento dati

Il Sequencer di Elka-X registra unicamente i dati Nota On/Off (ricordiamo, senilmente, che lo strumento originale era sprovvisto di Key Velocity, Aftertouch, Control Change…).

Dopo aver attivato il tasto rosso REC/EDIT, si sceglie quale delle quattro SEQ1.2.3.4 deve essere caricata; il Sequencer è pronto a scrivere qualsiasi nota venga eseguita sulla tastiera. Ogni inserimento dati trova immediato riscontro nella finestra Display Step che mostra il numero progressivo dello Step e, nella finestra NOTE il nome e l’ottava della nota inserita espressi in terminologia anglosassone. Ogni volta che si preme una nuova nota, il contatore grafico documenta l’avanzamento allo Step successivo; durante la registrazione, è possibile muoversi nella Sequenza con le frecce Avanti/Indietro per verificare quanto inserito ed eventualmente correggerlo. Alternativamente alla pressione sulla tastiera musicale (reale o virtuale), è possibile fare click destro sulla finestra NOTE e scegliere la nota desiderata dal (lungo) elenco delle Note MIDI.

  • INS STEP. Attiva l’inserimento, dopo lo Step corrente, di un nuovo Step vuoto pronto per la registrazione.
  • DEL STEP. Cancella lo Step corrente riducendo la durata della Sequenza di un’unità.
  • ADD STEP. Aggiunge uno Step vuoto in coda alla Sequenza allungandone la durata.
  • REST. Occupa lo Step corrente con una pausa.

Terminata la registrazione, basta spegnere il tasto REC/EDIT chiudendo la procedura di inserimento dati.

Per modificare quanto programmato, basta riaccendere il tasto REC/EDIT e navigare manualmente nella Sequenza con i tasti Avanti/Indietro fino a raggiungere lo Step il cui contenuto deve essere alterato o sostituito con una pausa.

Il tasto UTIL attiva un menu a comparsa che permette di trasporre una delle quattro sequenze +/-1 semitono o +/-12 semitoni, copiare il suo contenuto e incollarlo su un’altra Sequenza, cancellare individualmente una Sequenza delle quattro o tutte e quattro le sequenze. In aggiunta, è possibile copiare tutti i dati di Sequenza nella memoria di bordo, incollarli in una nuova destinazione/Preset, copiare solo le sequenze che contengano note al loro interno.

Attivazione e personalizzazione del Playback

Una volta programmata una o più sequenze nella memoria di bordo, è possibile usare i tasti dedicati per personalizzare il Playback.

  • PLAY. La Sequenza (o tutte le SEQ1.2.3.4 eventualmente attivate) partono appena si preme il tastino PLAY.
  • KEY. Il Playback parte appena si preme una qualsiasi nota sulla tastiera musicale; la tonalità delle note programmate nei singoli Step rimane quella originale.
  • TRNSP. La tonalità della Sequenza viene alterata in base a quale nota si preme sulla tastiera musicale. Il tasto C1 corrisponde al valore non transpose. Ricordiamo che, attraverso menu UTIL, è possibile definire rapporti di trasposizione costanti che alterano in modo definitivo quanto programmato.
  • LOOP. Attiva o disattiva la ripetizione incondizionata del Playback.
  • STOP. Ferma ogni forma di Playback. Ricordiamo che, attivando KEY, il Playback dura solamente fintanto che si rimane con una nota premuta sulla tastiera musicale.

Per personalizzare il modo con cui la Sequenza viene eseguita, è possibile intervenire sui comandi:

  • RATE. La velocità espressa in termini assoluti o, previa attivazione del tasto SYNC, in valori ritmici ricavati sul BPM di sistema.
  • GATE. Per definire la percentuale legato/staccato dell’esecuzione di ciascuno Step.
  • SEQ ASSIGN. L’interruttore ruota la programmazione del Sequencer verso il controllo delle voci UPPER o LOWER. Come accennato in precedenza, durante la programmazione in determinate condizioni di SPLIT, è possibile ascoltare gli Step con un suono che intercetta il timbro Upper anche se la sequenza è assegnata a quello Lower; successivamente, durante il Playback, tutto tornerà a posto…

 

Elka-X Apertura

Conclusioni

Elka-X suona in modo sorprendentemente convincente: paragonato alla versione hardware tiene il confronto con successo e, a prescindere dalla veridicità vintage, ha una timbrica seria, professionale, lavorabile, facilmente gestibile nel classico contesto polysinth analog.

Come nello strumento originale, non è lecito attendersi timbriche sperimentali o al confine con la realtà – del resto, quel tipo di polifonico è stato concepito per supplire professionalmente alle esigenze più “temperate” tipiche dell’esecuzione musicale; in ogni caso, innescando il doppio comportamento Ring Mod, è comunque possibile produrre suoni meno convenzionali o diversamente convenzionali all’interno del panorama analogico polifonico.
Tutti i parametri sono gestibili in velocità anche senza leggere il manuale utente; i pochi nuovi parametri aggiunti con sapiente discrezione potenziano in modo significativo la capacità operativa del programma senza stravolgere la filosofia di fondo (come già detto decine di volte: non ha senso comprare un Synthex o un Elka-X se volete fare wavetable o granulazione o physical modeling). Da questo punto di vista, l’aggiunta degli effetti, l’arricchimento di funzioni dentro LFO 1 e l’integrazione della Key Velocity sono da manuale. L’implementazione MIDI risolve in facilità l’interazione con il mondo esterno e l’espansione della originale struttura bitimbrica – con doppia sezione effetti e doppio arpeggiatore – fanno letteralmente decollare lo strumento.
Lo Step Sequencer di bordo tributa tutto il giusto omaggio al genio visionario di Mario Maggi: impostato come macchina per la performance e l’interazione, richiede un approccio rispettoso, ma una volta afferrati i concetti di base si dimostra una vera e propria rampa di lancio per decollare verso i classici stili performativi che hanno fatto il suono elettronico degli Anni 70 e 80.

Non ci sarebbe dispiaciuto, magari in una futura revisione firmware, poter usare il tasto REST per realizzare il TIE Note tra uno step e l’altro, o magari per prolungare arbitrariamente la durata delle note evento – nella macchina originale, il comando era denominato REST/BEAT… basterebbe recuperare questa funzione.

Il rapporto qualità/prezzo è pazzesco. Il software è caldamente consigliato.

Qui, per saperne di più.

Korg Modwave Editor/Librarian e Sample Builder

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Software

Puntuali come la minaccia di rivedere le rendite catastali, ecco i due applicativi KORG per velocizzare la compilazione del banco audio (fino a 4 Gb di suoni liberamente mappati, loopati e disposti nell’ordine desiderato) e la programmazione a schermo delle timbriche Performance/Layer.

Di Enrico Cosimi

modwave

I due programmi Editor/Librarian e Sample Builder per Modwave recuperano tante soluzioni già messe a punto per gli analoghi pacchetti attivi sul precedente modello Wavestate (ironicamente, le aggiunte 2.x del Wavestate sono in toto le caratteristiche innovative del più recente Modwave… come dire: le buone idee circolano liberamente in casa KORG).

Schermata 2021-09-30 alle 08.58.27

Disponibili per Mac e PC, sono liberamente scaricabili a questo link.  La pagina si carica con una certa lentezza, quindi occorre essere certi che tutte le procedure siano state portate a termine prima di scrollare verso il basso e scegliere il download desiderato.

Schermata 2021-09-30 alle 09.02.29

Abbiamo già affrontato, dentro ACM e nelle dirette video YT in collaborazione con Synth Cafè, le proprietà più entusiasmanti dei due programmi – riferiti, in quel caso, al Wavestate: rimandiamo a quei file il recupero delle informazioni più stringenti.

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Avventure nel Primary Level – Quinta puntata

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L’oscillatore Voyager

Dopo aver apprezzato il comportamento Sequential, che con soli due controlli permette di gestire la transizione fluida triangle-saw-pulse e la simmetria dell’impulso, perché non recuperare il circuito ormai ventennale messo a punto da Bob Moog per il Minimoog Voyager…

Di Enrico Cosimi

voyager apertura

L’oscillatore Voyager fornisce un unico controllo denominato Wave che può coprire in fluida transizione il passaggio triangle – saw – square – pulse fino alle estreme asimmetrie di impulso. Il comportamento è eletto a destinazione di modulazione e, giocando pazientemente con la posizione di partenza e l’escursione del controllo applicato, si riescono ad ottenere transizioni limitate e/o semplici variazioni nella simmetria d’impulso.  Ovviamente, è un circuito un pochino più impegnativo da affrontare.

Avventure nel Primary Level – Quarta Puntata

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L’oscillatore Sequential P-6

Continuiamo nella gita all’interno del Primary Level di Reaktor. Questa volta, ci occupiamo di come rendere fluida la transizione tra una forma d’onda e l’altra sfruttando una tecnica messa a punto da Dave Smith all’interno del prestigioso Sequential Prophet-6. Intendiamoci: quella proposta non è la circuitazione originale del P-6, quanto il possibile raggiungimento di un comportamento timbricamente analogo sviluppato, appunto, nel Primary Level.

Di Enrico Cosimi

sequential apertura

L’oscillatore del Prophet-6 permette di passare con fluidità da triangolare a rampa e da rampa ad onda quadra con un’unica, fluida, escursione di parametro. Una volta raggiunto il fine corsa corrispondente all’onda quadra, è possibile modulare/controllare la simmetria dell’onda quadra fino a raggiungere – attraverso un secondo controllo dedicato – il valore impulsivo richiesto.

É un circuito raffinato, che può essere messo a fianco dell’ormai classico oscillatore Wave concepito da Moog per il Minimoog Voyager del 2001 (del quale, torneremo ad occuparci più avanti.

Avventure nel Primary Level – Terza puntata

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Costruire la SuperSaw

Proseguiamo il nostro percorso alla ricerca dei comportamenti sempre utili ottenibili attraverso semplice connessione dei moduli disponibili in Reaktor nel Primary Level. Ricordiamo che, come in ogni programma che si rispetti, è possibile scendere di livello lavorano in Core o limitarsi – lecitamente – al veloce assemblaggio di strutture/comandi/moduli già configurati nel livello primario… in tutti i casi, quello che conta è il risultato.

Di Enrico Cosimi

supersaw apertura

Oggi ci occuperemo di SuperSaw, cioè di quel comportamento timbrico che permette l’ascolto di un numero imprecisato di onde dente di sega accomunate da intonazione comune, ma sfalsata, poste sotto controllo di un’unica nota. L’unisono particolarmente gonfio ottenuto per SuperSaw/HyperSaw entra a regime nel 1996 e cambia per sempre il modo di concepire determinate timbriche Unison definite Hover Sound. Il primo strumento a commercializzare questo comportamento è l’iconico Roland JP-8000, da sempre nei cuori di quanti abbiano lavorato professionalmente nella Trance e nella Hardcore Music.

Avventure nel Primary Level – Seconda puntata

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L’accordatura esponenziale

Continuiamo il nostro viaggio a zonzo per il Primary Level di N.I. Reaktor, inseguendo quei comportamenti generici, ma indispensabili, che sono alla base del funzionamento (auspicabilmente) corretto delle ensemble più semplici.

Di Enrico Cosimi

exp tune apertura

Oggi, ci occuperemo dell’accordatura, o meglio di come controllare l’accordatura espressa in modo tradizionale all’interno di una macro Oscillator.

La prima cosa che occorre ricordare è la differenza di funzionamento esistente tra la porta P e la porta F presenti nel modulo Oscillator: quale che sia la forma d’onda generata, l’argomento P esprime l’intonazione in senso logaritmico/esponenziale interpretando ogni unità numerica come un semitono; l’argomento F esprime l’intonazione in senso lineare, interpretando ogni unità numerica come 1 Hertz.

Avventure nel Primary Level – Prima puntata

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software, Tutorial

Da oggi, con intervalli speriamo regolari, iniziamo la serie delle Avventure nel Primary Level di N.I. Reaktor. Per chi si fosse perso i trenta anni precedenti, riassumiamo velocemente ricordando che il Primary Level è quella forma di programmazione a oggetti che permette, all’interno di Reaktor, la costruzione di strutture anche complesse utilizzando una libreria di moduli e macro già pronte per il collegamento – con un minimo sforzo, è possibile raggiungere risultati interessanti che, successivamente, sono esportabili facilmente da una ensemble all’altra.

Di Enrico Cosimi

multiwave apertura

Animati, come di consueto, da maligna cattiveria nei confronti del lettore, non seguiremo un percorso lineare che collega le sorgenti ai trattamenti fino all’uscita, ma salteremo di palo in frasca accumulando soluzioni e suggerimenti che – speriamo – torneranno utili al lettore.
Come è facile immaginare, diamo per scontata la conoscenza dei meccanismi di base della programmazione in Reaktor: quanto offerto in questi appuntamenti è applicabile tanto nella versione 6.x attualmente in carico quanto nelle precedenti versione 5.x ormai storicizzate.

Partiremo dal Multiwave Oscillator

Arturia JUN-6V. Semplice ed efficace

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Dopo il successo planetario del Roland Jupiter-8, per il popolare marchio giapponese si rese necessario affiancare modelli più economici dotati di un corredo ridotto di prestazioni: il primo Juno-6 (privo di memorie), seguito dal Juno-60 (dotato di memorie e predisposto al collegamento DCB-Digital Communication Buss) e dal Juno-106 (con il MIDI) definirono il nuovo standard di polifonico economico un oscillatore/un inviluppo. Oggi, nella V-Collection 8, Arturia ha recuperato le prestazioni dello strumento originale, rinforzandole con un corredo di aggiunte efficaci e poco invasive.

Schermata 2020-12-26 alle 11.39.52

Di Enrico Cosimi

Senza annegare nella storia dei tre modelli, e nel fin troppo conosciuto funzionamento, vi rimandiamo a questo articolo, scritto in tempi ormai lontani…

http://www.audiocentralmagazine.com/case-study-roland-juno-60/

Il JUN-6V è un sintetizzatore polifonico fino a 36 voci, che offre la consueta doppia implementazione Standard e Advanced caratteristica di Arturia. La struttura di base si articola attorno al DCO – Digital Controlled Oscillator, che genera simultaneamente onda quadra a simmetria variabile, onda rampa, sub oscillazione onda quadra all’ottava inferiore e white noise. I quattro segnali sono processati in un filtro Low Pass -24dB/Oct risonante e in un VCA. In uscita, tutte le voci di polifonia passano dentro un unico High Pass Filter (su cursore nelle prime due versioni, con selezione a cinque posizioni nell’ultima versione) che influenza globalmente la polifonia dell’apparecchio. Un efficace chorus BBD analogico, non proprio silenzioso, offre due percorsi di modulazione diversi per velocità e intensità sommabili tra loro.

Nella versione Standard, i controlli provengono da un unico generatore d’inviluppo ADSR indirizzabile su Cutoff e Level (l’amplificatore, in alternativa, può essere attivato dal Keyboard Gate sacrificando il Release Time), un Low Frequency Oscillator triangolare indirizzato a Pitch, PWM, Cutoff, una coppia di Bender e Modulation Wheel che lavorano su DCO Pitch e VCF Cutoff (Bender) o su LFO Mod Amount.  Completa il tutto il classico Arpeggiator Roland con tre modi (U, U/D, D) su massimo tre ottave di escursione.

Arturia OB-XA V

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Commercializzato per un breve periodo in stand-alone, e successivamente inserito nella ultima incarnazione della V-Collection, la riedizione virtualizzata del potente OB-Xa Oberheim arricchisce in modo significativo le capacità già dimostrate da Arturia.

Di Enrico Cosimi

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Lo strumento originale incarna la fase di transizione dai vecchi design con componentistica discreta (tutta la serie SEM, poi OB-1, poi OB-X) verso le più performanti – ma timbricamente diverse – realizzazioni con circuiti integrati (OB-Xa, OB-8, Xpander, eccetera). Come sempre per Arturia, si è preso il meglio dello strumento originale, estraendo qualche caratteristica irrinunciabile presente nei modelli precedenti e condendo il tutto con quel blocco di funzioni che oggi sono considerate – giustamente – indispensabili per un uso moderno durante la produzione musicale. Il risultato è un software in grado di dare la stessa essenziale funzionalità dello strumento hardware, con una facile integrazione nei più diffusi formati plug-in attualmente in circolazione. Non è la macchina con la quale fare ricerca e sound design “di dettaglio” (all’intero della V-Collection, non mancano apparecchi ben più esoterici…), ma è il polisynth no frills cui rivolgersi per coprire al volo una parte strumentale con energia e solidità timbrica.

Arturia OB-XA V

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software

L’ultima aggiunta nella V-Collection, ma sembra ci sarà un periodo di possibile acquisto indipendente – è il seminale polifonico analogico commercializzato nel 1980 da Tom Oberheim. Lo strumento, uno dei primi veri polifonici analogici moderni, segna il cambio di direzione nella Oberheim Eletronics che dalle prime realizzazioni S.E.M. a 2, 4 e 8 voci con componentistica discreta, inaugurerà la stagione degli integrati CEM-Curtis Electro Music, culminante con gli ambiziosi modelli Xpander e Matrix-12.

Di Enrico Cosimi

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E’ con un OB-Xa che Edward Van Halen registra le parti synth di Jump, nell’album “1984” (pubblicato nel 1983) gettando le basi di quel Synth Rock che avrà numerosi proseliti negli anni a seguire.

Lo strumento segue il classico dual oscillator design, con doppio inviluppo, ma si distacca dalla concorrenza – principalmente dal Prophet 5, per una serie di interessanti soluzioni. La struttura a voci separate (può essere acquistato a 4, 6 o 8 voci) e la diversa architettura di indirizzo permettono l’impiego dello Split Mode, con due suoni simultaneamente Upper e Lower (ascoltare la intro 1984 di E.V.H. per capire di costa stiamo parlando); grazie agli integrati Curtis, è più facile disporre il filtro in comportamento 2 o 4 poli – ci si allontana dal classico suono Oberheim, ma si conquista una maggior modernità sonora. Rispetto al precedente modello OB-X, le memorie passano da 32 a 120, con gestione dello Split e inserimento della PWM sotto controllo del Filter Envelope Generator.

Dopo, il modello OB-8 inaugurerà un ulteriore cambiamento nella routine di auto-tune (da sempre considerata “troppo perfetta” dallo stesso Tom Oberheim), portando i polifonici del marchio verso quella caratteristica timbrica comune a tutti gli altri strumenti successivi.

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