ACIDLAB.de: una Bassline a portata di mano – prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Nonostante il target orginariamente economico, la Roland TB-303 Bassline ha vissuto una seconda giovinezza che, dalla fine degli Anni 90 ad oggi, ha contribuito a rinvigorirne il valore commerciale e – in determinati contesti di produzione – l’indispensabilità timbrico/funzionale. Per dirla in maniera meno complessa, della Bassline non si può fare a meno se si cerca una groove machine che tiri fuori naturalmente giri di basso acidi.

Di Enrico Cosimi

E’ facile immaginare come, nel corso dei decenni, generazioni di progettisti si siano buttati a pesce sulla circuitazione originale targata Roland, per produrre decine e decine e decine di cloni, più o meno fedeli all’originale, impostati sul doppio filone della timbrica caratteristica e della programmazione. ACIDLAB è tra le realizzazioni più vicine all’originale; per certi versi, timbricamente indistinguibile; per altri versi, funzionalmente più pratica (del resto, gli anni non passano invano). Inutile dire come, complice la consueta disponibilità di Alex Cecconi from NewGroove, sia risultata irresistibile l’occasione di mettere le mani su una Bassline targata ACIDLAB, per toccare con mano la qualità della nuova riedizione.

La Bassline originale

La Roland Transistorized Bass TB-303 Bassline venne introdotta sul mercato nel 1982; destinata a fare coppia con la batteria elettronica TR-606, offriva al musicista funzionalità di step sequencer (pattern/song) e generazione timbrica sperimentate nei più costosi modelli Roland precedenti. Diecimila esemplari venduti non furono sufficienti a prolungare la vita commerciale dell’apparecchio che – una volta tolto dal catalogo e confinato nei banchi di pegno o nei mercatini dell’usato, divenne rapidamente il suono della scuola elettronica di Chicago, con tutta la galassia delle successive clonazioni e frenetiche ricerche per (costosissimi) esemplari second hand.

Ma cosa offriva la Bassline? Un piccolo sintetizzatore mono oscillatore, in grado di generare alternativamente onda dente di sega o – attraverso comparazione – onda impulsiva al 50%, con regolazioni di Tuning/Transpose, Cutoff Frequency e Resonance, Envelope Amount, Decay Time e Accent. Nulla di più nulla di meno. Ma, le cose erano comunque meno semplici di quanto potesse sembrare a prima vista… Il primo mistero giace a valle dell’oscillatore: il filtro della Bassline è – da sempre – una delle leggende metropolitane meglio condite nella storia della musica elettronica; in base al narratore, si sente parlare di:

  • un filtro passa basso risonante a tre poli, quindi con pendenza pari a 18 dB/Oct
  • un filtro passa basso risonante a quattro poli, mal concepito, con pendenza pari a 24 dB/Oct
  • un filtro passa basso diode ladder, appositamente pasticciato per non infrangere (l’allora) ferreo brevetto Moog Transistor Ladder.

A bocce ferme, rimangono alcuni argomenti sul tavolo di discussione: la documentazione tecnica originale della TB-303 è quantomeno disinvolta nella descrizione del circuito elettrico, che è stato fedelmente rimodellato numericamente da diversi ricercatori; nella più volenterosa delle ipotesi, si arriva a riconoscere un quattro poli meno selettivo del Transistor Ladder o (a seconda dei punti di vista), un tre poli più selettivo di quanto canonicamente ci si aspetterebbe.

Di fatto, il suono del filtro Bassline è differente – meno impegnativo – di quello Moog, ma è mortalmente efficace nella realizzazione di pattern acidi. Punto.

L’altro punto critico è l’implementazione del motore di accento: già nella grossa TR-808 Roland, era possibile caricare il livello degli step selezionati applicando una componente di accento che incrementava – a discrezione del musicista – il volume generato per tutti gli strumenti impilati sopra un determinato step. Nella Bassline, si crea una particolare interazione che, a fronte dell’incremento di volume chiamato “accento”, comporta una minima, ma avvertibile, apertura timbrica ottenuta incrementando il valore di frequenza di taglio e – in maniera ancora più ridotta – la quantità d’inviluppo modulante, una sorta di pre-saturazione dosabile fino a rendere assai espressivo il risultato finale.  Nel corso delle successive rimodellazioni, proprio il parametro di Accent è stato quello che si è dimostrato più elusivo da rimodellare.

Sull’altro versante, quello della programmazione, la Bassline non brilla(va) per eccessiva friendlyness: un’ottava di selettori permetteva d’inserie le intonazioni desiderate, che poi – in un passaggio successivo (classica scuola di pensiero Roland, derivata dall’antico MC-08) – erano accoppiate al comportamento nota/pausa deciso per ciascuno step. La programmazione del pattern poteva essere ripetuta all’infinito o articolata in una Track, sfruttando valori di trasposizione applicabili indipendentemente per ciascuna ripetizione. In questo modo, una volta programmata una maschera di comportamento valida una battuta, risultava poco complesso trasporla I  IV I V I, eccetera, fino a realizzare tutte le parti blues del mondo…

Ogni step, infine, poteva essere caratterizzato dallo Slide (portamento on, con velocità fissa, per collegare l’intonazione di due step adiacenti) e dall’Accent già incontrato. In questo modo, la locazione “step” di memoria conteneva le informazioni relative a:

  • nota o pausa?
  • quale nota?
  • salto d’intonazione con o senza portamento?
  • volume normale o volume accentato?

Il tutto, in maniera indipendente dal timbro programmato – o modificato in tempo reale  con i sei piccoli potenziometri alloggiati sulla fascia alta del pannello comandi.

Tutto questo (ma tutto in maniera molto più comoda) è ora disponibile nella ACIDLAB Bassline.

ACIDLAB Bassline

Come è ovvio, l’aria di famiglia è molto simile a quella respirata per la MIAMI Analog Drum Machine: stesso case in alluminio profilato, stesso alimentatore esterno in dotazione, stesso meccanismo di gestione per il Sync su selettore a tre posizioni (MIDI In, Sync TTL 24 Out, Sync TTL 24 IN – quando la macchina è sotto MIDI In, rigenera il Sync TTL in uscita).

Su questa base comune, si innestano i due comportamenti di sintesi e di programmazione che, uniti, formano il mondo Bassline.

 

Motore di sintesi

Identico a quello dello strumento originale: stessa coppia di forme d’onda utilizzabili alternativamente, stessi sei parametri di controllo per intonazione, filtraggio, articolazione e accento – con l’intervento su volume/vca, timbro/cutoff e articolazione/env amount. Abbiamo avuto modo di confrontare A/B la Bassline vera con quella finta, e i risultati sono stati lusinghieri: le due macchine possono suonare perfettamente uguali tra loro; magari, i comandi sui rispettivi pannelli non risulteranno settati sugli stessi valori, ma il suono c’è tutto tutto tutto. A margine, come già accaduto per altri confronti A/B, non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di esemplari hardware originali con trenta e passa anni di onorato servizio sulle spalle… più che sufficienti per mandare fuori tolleranza i componenti più delicati, falsando il rapporto tra risultato timbrico e tarature di pannello.

Per questa volta, fatevi bastare questo confronto A/B – cliccate sull’immagine qui sopra e lasciatevi trasportare nel magico canale YT di ACM… next time, continueremo con la panoramica funzionale e con qualche trattamento timbrico “estremo”.

Stay tuned.

 

 

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Comments (12)

  • Leland

    |

    Che strumento (e video) ispirante! :-)
    Purtroppo a volte per noi comuni mortali che conoscono solo VA e VSTi ci sfugge il significato “pratico” di termini come “acido” o “aggressivo” o “impegnativo”, a maggior ragione se si tratta di descrivere un filtro, che dovrebbe soltanto tagliare via il succo e lasciare la polpa.
    Ci vorrebbe forse un bel post chiarificatore corredato da esempi massacranti.

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    • Enrico Cosimi

      |

      cerchiamo di indentificare l’oggetto del contendere…
      dici che sarebbe il caso di fare una ricerca audio/video sui comportamenti di filtraggio o sulle pecularità dei diversi filtri hardware?
      o sulle differenze reali di comportamento tra filtri hardware e software?

      dimmi dimmi dimmi dimmi dimmi…

      Reply

  • raffaele

    |

    sarebbe interessante anche una prova comparativa tra una bassline 2 ( di cui sono un felice possessore) con questa terza incarnazione per capire come è cambiato il suono con l ‘utilizzo di circuiti più vicini all’originale 303.

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      beh, appena ne capita una sotto mano… tanto la bassline vintage e quella targata acidlab non si muovono tanto facilmente da qui…

      Reply

      • raffaele

        |

        sarei quasi tentato di spedirti la mia!!!!
        domanda, realizzerai anche un video dove dimostrerai l’utilizzo dell’ingresso FM IN???? se non sbaglio credo che serva per modulare la frequenza di cutoff del filtro. cosa consiglieresti di utilizzare????

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        • Enrico Cosimi

          |

          FM in è un ingresso in tensione per pilotare l’apertura/chiusura del filtro; se hai una qualsiasi sorgente di controllo analogica con un CV Out, puoi provarci direttamente.

          comunque, stavo pensando di riunire e (ri)pubblicare qualche patch di pattern”acido” per TB-303 che gira in rete; a quel punto, li si potrebbero programmare nelle varie clonazioni e – a colpi di soundcloud – mettere a confronto le diverse sonorità, facendo salve le eventuali variazioni nella regolazione dei sei controlli di pannello…..

          Reply

          • raffaele

            |

            mooooolto interessante questa iniziativa!!!
            per quanto riguarda l’FM punterò su qualche modulo doepfer dato che hanno un prezzo veramente accessibile.
            grazie per la disponibilità e volevo farti anche i complimenti per le tue recensioni e articoli che trovo veramente interessanti e per il tuo libro che è veramente magnifico!!!!!!!

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  • Leland

    |

    Sorry for the delay (ahaha),
    Quello che dico è che noi pivelli dovremmo imparare a dare un nome alle cose: “acido” è diverso da “grasso” che è diverso da “saturo”, etc. Una comparazione sia hardware che software sarebbe l’ideale, e potrebbe coinvolgere qualsiasi cosa, dal JP-8000 all’Omega 8 al D-50.
    Insomma qualcosa di propedeutico per capire le differenze e la terminologia.

    :-)

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      questo è MOLTO interessante e MOLTO utile…

      grazie per l’input, ci ragiono sopra 😉

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  • Pietro

    |

    articolo veramente molto interessante e dettagliato sulla circuiteria della storica TB-303..
    ho una domanda che mi pongo da un po di tempo…possiedo su pc un vecchio emulatore softwere della tb 303 dove e possibile selezionare l’oscillatore tra cui (stando ai termini del softwere sotto la voce OSCILLATOR )
    -Sub
    -PWM
    -Uniform Pulsewidth

    notando evidenti differenze sonore in base alla selezione.
    Dato che sono possessore anche di una TB-303 fisica come faccio a fargli fare tali sonorita come succede nel softwere?

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      non puoi: la tb “reale” genera la dente di sega attraverso ciclo di carica e scarica del condensatore e poi, attraverso comparazione, produce la quadra…

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