Apogee Quartet

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Il marchio Apogee non ha ovviamente bisogno di presentazioni; per quanto concentrato sulla piattaforma Mac, escludendo quindi l’ampio bacino di utenza PC, i prodotti californiani hanno da sempre concentrato prestazioni, qualità timbrica e affidabilità nei loro driver. Il modello Quartet, multichannel audio interface, non sfugge a questa regola.

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Di Enrico Cosimi

Quartet è un’interfaccia hardware (molto hardware: se vi cade su un piede, ve ne ricorderete a lungo…) che può lavorare per Mac e per iPad offrendo transito audio multivia attraverso connessioni USB. Il sistema offre quattro ingressi e otto uscite simultanee, con conversione AD/DA realizzate a 24 bit / 192 kHz.

Delay Time Modulation: divertirsi con MF-104M

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Il Moogerfooger MF-104M è la versione aggiornata e MIDI equipaggiata del prestigioso (e assai costoso…) analog delay targato Moog. Realizzato in tecnologia BBD, con componentistica il cui reperimento inizia a divenire difficoltoso, il modello MF-104M può essere utilizzato in maniera convenzionale, cioè come semplice macchina per generare ribattuti facilmente sincronizzabili, o in modo meno convenzionale, giocando con le peculiarità di funzionamento proprie della delay line BBD based. Complice un’oziosa domenica mattina – quando il mondo sembra più buono e i clangori sanremesi si sono finalmente acquietati… – ci siamo divertiti a mettere sotto osservazione proprio queste caratteristiche peculiari.

Di Enrico Cosimi

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Cosa succede quando un analog delay si impadronisce di un segnale proveniente dal mondo esterno? Lo converte in energia elettrica che viene passata attraverso una lunga catena di celle in cui può essere immagazzinato; maggiore è il numero delle celle (da 64 a 4096, tanto per citare quantità ricorrenti), più lungo risulterà il delay time accumulato tra ingresso del segnale e uscita del medesimo dal circuito. In maniera simmetrica, la frequenza di clock che gestisce la velocità di spostamento da una cella all’altra influenzerà (con la sua crescita o decrescita) l’elongazione o la contrazione del delay time.

AtomoSynth Krakken Synthesizer

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Con buona pace della mitologia nord europea (il kraken è un super calamaro gigante capace di trascinare sul fondo intere navi…), il Krakken prodotto da AtomoSynth è un sintetizzatore analogico monofonico particolarmente agguerrito e – per certi versi – irresistibile quanto il grosso mostro marino.

Di Enrico Cosimi

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Grazie alla tastiera incorporata – due ottave di estensione – si può iniziare da subito a produrre musica; alternativamente, ci si può affidare alla connettività CV/Gate (gestite attraverso un convertitore 12 bit che assicura sufficiente dettaglio alla gestione delle tensioni di controllo) e/o alle prese MIDI con cui far dialogare l’apparecchio con il mondo esterno.

Presonus Eris Series Reference Monitor

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Da sempre attiva nel campo delle interfacce audio e dei mixer digitali, Presonus ha significativamente allargato il proprio range operativo con l’introduzione – tra gli altri – dei due nuovi modelli Eris E5 e E8 Monitor, appositamente studiati per coniugare ingombro contenuto e prestazioni di riferimento.

A cura della Redazione di Audio Central Magazine

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Il funzionamento della biamplificazione è in Classe A/B e i trasduttori in Kevlar e seta sono spremuti per tirare fuori il massimo della performance possibile. Due i tagli disponibili, con woofer da 5 o da 8 pollici, ovviamente più adatto alla naturale resa delle basse frequenze.

Il motore di sintesi secondo Yamaha

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Yamaha ha popolarizzato le notevoli capacità della tecnica AWM2 – Advanced Wave Memory, cioè il funzionamento ROMpler in cui si usano campionamenti e/o forme d’onda precedentemente acquisiti in ROM come sorgente sonora per i successivi trattamenti di filtraggio, amplificazione, articolazione e modulazione. Giorni orsono, ci siamo occupati della versione semplificata della workstation secondo Yamaha: il modello MX61 che, come dicevamo, è concentrato più sull’immediatezza funzionale, finalizzata alla produzione, che non alla programmazione di timbriche ex novo.

Di Enrico Cosimi

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Ma cosa è possibile fare con il motore full function targato Yamaha? Quali sono i paradisi di programmazione offerti al musicista che decida (nell’invidia generale…) di affrontare uno dei diversi modelli di punta della serie MOTIF? Non poche cose…

Moon Modular 501D Oscillator & 506 Voltage Controlled

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Gert Jalass, insieme ai suoi collaboratori, ha realizzato interessantissimi circuiti – di cui ci siamo occupati diverse volte – che hanno ringiovanito il panorama della sintesi modulare in formato 5U. Cosa è “5U”? Per intenderci, è lo standard meccanico (per la parte di alimentazione, ci sono ancora alcune variazioni locali…) che accomuna i costruttori nel rispetto di quanto pionierizzato da Bob Moog con i suoi sistemi modulari. Finora, il marchio Moon Modular aveva concentrato i propri sforzi sui generatori di controllo, su comportamenti ausiliari, su sofisticati sistemi per ottimizzare strutture di generazione di altri costruttori; ora, è arrivato il momento di accoppiare un potente doppio oscillatore e un efficace filtro più amplificatore.

Di Enrico Cosimi

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I prezzi non sono molto popolari, ma la qualità costruttiva, la scelta del formato e l’accuratezza della realizzazione – inevitabilmente – obbligano Moon Modular a non regalare le proprie creature. I due nuovi modelli sono: 501D Dual Voltage Controlled Oscillator (coadiuvato da diversi circuiti ancillari) e 506 Voltage Controlled Modifier. Andiamo per ordine.

Yamaha MX61: una workstation semplificata

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Dopo aver messo a punto il micidiare motore del MOTIF, Yamaha ha consolidato la propria posizione sul mercato sfornando – con rassicurante regolarità – expander, sintetizzatori e workstation correttamente calibrate sulle necessità del musicista “militante”. Basterebbe controllare statisticamente su quanti palchi è comparsa, compare e comparirà una workstation MOTIF per rendersi conto del preciso riscontro funzionale. Oggi, Yamaha inaugura la serie MX con due modelli a 49 e 61 tasti appositamente disegnati per facilitare la vita  al possessore di project studio con tanto di integrazione DAW.

Di Enrico Cosimi

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Lo strumento – l’apparecchio in nostro (temporaneo) possesso è la versione a 61 note – possiede cinque ottave synth action sensibili alla key velocity, con un motore in grado di gestire sedici parti timbriche indipendenti; di queste, solo due possono agire sotto controllo diretto della tastiera in split/layer; le altre sono raggiungibili attraverso interazione con DAW esterna. Quale DAW? Si può lavorare con il Cubase fornito in bundle (non è un mistero che, da qualche anno, Yamaha abbia acquisito l’intero blocco commerciale Steinberg…), con Sonar o con Digital Performer e Logic Studio 9.

Inutile dire che, per contenere costi e complessità, si è deciso di tagliare molti angoli, ma la collocazione dell’apparecchio è possibile in diversi “slot applicativi”.

TipTop Audio Trigger Riot

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Presentato con neppure troppa enfasi in occasione dell’ultima NAMM, il nuovo Trigger Riot è uno step sequencer che riprende il discorso precedentemente inaugurato da TipTop con i suoi apparecchi a matrice in formato Euro Rack.

Di Enrico Cosimi

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Trigger Riot produce sedici flussi di clock indipendenti e collegati/collegabili tra loro attraverso rapporti di manipolazione, moltiplicazione, divisione, spostamento in offset in modo da fornire una vera e propria sorgente centrale di impulsi con cui mandare avanti tutte le possibili unità ritmiche presenti nel sistema Euro Rack.

Metasonix S-2000

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Eric Barbour di Metasonix ha un talento naturale per creare circuiti ad alto tasso valvolare che sfruttano componenti abitualmente poco diffusi in ambiente musicale; le timbriche ottenibili con un apparecchio Metasonix, tanto in formato Euro Rack quanto in full stand alone version, sono diverse da tutto il resto… più acide, più aggressive, più particolari. Come è facile immaginere, ci vuole coraggio e immaginazione per collocare apparecchi del genere all’interno del proprio panorama operativo, ma il risultato premia gli audaci. In occasione dell’ultima NAMM, Metasonix ha presentato il nuovo sintetizzatore standalone S-2000, che riprende il discorso da dove era stato lasciato con il precedente – rimpianto –  sistema S-1000.

Di Enrico Cosimi

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L’apparecchio è alloggiato in un cabinet alto 2 unità rack, con tutti i controlli e le connessioni – compresa l’alimentazione – disponibili nella parte frontale.

A proposito di struttura monofonica: Roland SH-1

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Esiste una quantità spropositata di sintetizzatori targati Roland che, prima del successo planetario segnato dalla Jupiter Series, sono apparsi ad intervalli regolari sul mercato e che solo raramente hanno oggi il giusto riscontro storico che avrebbero meritato. Il monofonico SH-1 è uno dei tre possibili modelli (SH-1, SH-5 e SH-7, citati non in ordine cronologico) che potrebbero essere presi a modello dell’evoluzione concettuale del canale di voce monofonico.

Di Enrico Cosimi

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Niente di meglio, quindi, che sottoporli ad un’analisi particolareggiata, suffragata – con un normale giro sui motori di ricerca – dalla lettura del manuale utente e del manuale di servizio; un minimo di fotografie reperibili in qualsiasi asta online faciliterà le operazioni. Perché approfondire il funzionamento di macchine così antiche e – tutto sommato – così poco diffuse? Perchè, in questo modo, è possibile capire da dove escano fuori certe buone idee che il mercato ripropone periodicamente e – last but not least – perchè è sempre un ottimo allenamento cercare di ricostruire attraverso linguaggi di programmazione, o strutture modulari, il funzionamento di un sistema apparentemente semplice… ma che proprio tanto semplice non era.

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