Behringer Wasp Deluxe Synthesizer

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Vintage

Nell’inarrestabile resurrezione di vecchi hardware prestigiosi, Behringer annuncia la disponibilità del classico giallon/nero Wasp Synthesizer targato 1978. Prodotto originariamente dalla EDP-Electronic Dream Plant di Chris Huggett (successivamente capo della Oxford Synthesizer Company dell’OSCar Synthesizer e attuale mastermind di Novation), l’apparecchio si è velocemente conquistato fama di killer axe per tutti gli elettronici inizio Anni 80, con un prezzo pari a 199 sterline dell’epoca, un sistema di auto amplificazione totalmente insufficiente, ma componente di base del fascino originale e un suono molto più grosso di quanto si potesse pensare – cortesia dei due oscillatori a controllo numerico e del Wasp Filter multimodo recentemente recuperato nel prestigioso Novation Summit.  Oggi, dal lontano Oriente misterioso, torna alla ribalta una versione solo synth engine – niente tastiera capacitiva – alloggiata nell’ormai classico cabinet materno largo 80 HP Eurorack ready.

Di Enrico Cosimi

Schermata 2019-11-21 alle 08.37.55

Come tutti gli strumenti della stessa serie Behringer, la riproduzione del circuito è fedele all’originale – ma aspettiamo un incontro de visu per poter essere più dettagliati – e, alla struttura di base, vengono affiancate prestazioni MIDI basiche (niente control change, solo Nota On/Off con supporto del pitch bend), connettività USB, canale MIDI selezionabile attraverso quadruplo DIP switch alloggiato sul cabinet materno.  L’apparecchio, come già detto, può essere usato in standalone o alloggiato e alimentato attraverso standard elettromeccanico Eurorack; l’ingombro di pannello è pari a 80 HP, è possibile collegare fino a 16 unità in poly chain.  Le connessioni Eurorack ready comprendono, in modo inedito e non presente sul sistema originale, le uscite dedicate per i due oscillatori, l’ingresso per un eventuale segnale esterno da conferire al motore di filtraggio e l’uscita main  – non sono previste tensioni di controllo in grado di raggiungere punti precisi del circuito.

Queste le caratteristiche più importanti:

  • restituzione del circuito originale ibrido Wasp: oscillatori a controllo numerico, filtro analogico
  • connettore USB type-B bidirezionale, porta MIDI In/Thru
  • doppio oscillatore numerico in grado di generare rampa, quadra e impulsiva enhanced
  • pwm regolabile su OSC 1
  • interval detune regolabile su OSC 2
  • cinque ottave di escursione indipendenti per ciascun oscillatore
  • pitch bend, glide e master tune regolabili da pannello
  • mixer audio a tre canali osc 1, osc 2, noise/external
  • filtro analogico multimodo lp, bp, hp, notch con 12 dB/Oct di slope per i modi lp/hp; il filtro non arriva all’auto oscillazione, ma offre amount indipendente per la LFO modulation (control oscillator) e la envelope modulation
  • control osc – lfo con sei forme d’onda indipendenti (sine, ramp, saw, square, noise, random), frequenza e amount indipendente su pitch mod e filter mod
  • control enveloper per il filtro con capacità di repeat incondizionato, l’inviluppo è dotato di regolazioni indipendenti per attack, decay e delay; A e D possono raggiungere i sei secondi, Delay raggiunge il secondo e mezzo; la velocità della ripetizione è calcolata in base alla somma di attack e decay time
  • amp envelope in formato Attack Time, Decay Time, Sustain Level; l’inviluppo può essere messo in Hold e, con le regolazioni di tempo al minimo, raggiunge comportamenti estremamente percussivi. La scala dei tempi è ridotta rispetto a quella attiva nel control envelope
  • sezione output con uscita cuffia dotata di regolazione indipendente e main volume
  • nel cabinet materno, trovano posto le uscite HW di livello high low, il regolatore di cavo MIDI e la connessione per l’alimentatore 12V DC fornito in dotazione.

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Comments (19)

  • Gianni Ghilardi

    |

    Maestro cosa ne pensa della bomba sganciata oggi da Behringer , il
    D polifonico ?

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    • Enrico Cosimi

      |

      nell’impressione positiva generale (più siamo, più ci divertiamo…), ci sono diverse cose che mi lasciano perplesso:

      – aver reso parafonica una struttura che usa la clonazione degli oscillatori 901 Moog è abbastanza limitato; non c’è PWM modulabile, non che hard sync… insomma, per dare movimento al timbro non puoi che usare il chorus (e infatti, c’è il chorus…)
      – l’organizzazione del pannello comandi, specie nella parte destra, è veramente fatta con la mano sinistra… spazio sprecato, scarsa omogeneità nella distribuzione, eccetera
      – come marchio, ormai possiedi mezzo mondo elettronico: che ti costa invece di mettere un distorsore con tre comandi – che sul parafonico non è così indispensabile – infilarci dentro un delay?
      – le tre ottave, ancorché di passo standard, sono “corte” per un uso para/polifonico; capisco, e apprezzo, lo sforzo di cernierare il pannello bla bla bla, ma una condotta a due mani risulta veramente risicata…

      per il resto, come dicevo in apertura, più siamo più ci divertiamo 😀

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  • Taddeo Morani

    |

    Chiunque dica che un synth Behringer è una “riproduzione fedele” degli schemi originali o è un ciarlatano o una capra ignorante.

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    • Enrico Cosimi

      |

      occorre sempre contestualizzare; è evidente come la filosofia di fondo del marchio cinese sia impostata al massimo risparmio, comprese tutte le tecniche (normali e più spregiudicate) per tagliare gli angoli…

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  • Luca Sasdelli

    |

    Qui e altrove leggo “oscillatori a controllo numerico”.
    Nello schema elettrico gli oscillatori sono due NE555 (timer analogico) controllati in tensione: addirittura il bend sfrutta la nota dead zone con due diodi in antiparallelo, stile ARP, e la “VCO separation” è regolata con un potenziometro.
    A valle esiste una logica digitale per scendere di ottava, ma la generazione è assolutamente analogica e non esiste alcun “controllo numerico”.
    Chris Huggett ha poi sviluppato il controllo numerico con l’OSCar.
    Giusto per precisare :-)

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      non devi scriverlo qui, segnalalo a behringer – l’informazione è quella corporativa. è probabile che si riferiscano al divisore di ottava come controllo numerico, mi sembra rozzo ma altro non mi viene in mente

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  • Pierpaolo

    |

    Buonasera Professore. ..e del Behringer Odyssey
    Cosa si potrebbe dire?….Un parere Professore !!!!

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      è la copia conforme del Korg Odyssey – dimensioni a parte – con in più un effetto digitale e uno step sequencer pesantemente ispirato a quello del Mother-32 e adottato anche dentro al Crave…

      Reply

  • Pierpaolo

    |

    Grazie Professore!!!….

    Reply

  • Pierpaolo

    |

    .Professore le volevo fare un altra domanda….riguardo l Arturia minibrute 2……
    Ma fino a che punto si può sfruttare la parte semimodulare..mi spiego meglio… se interagendo con la parte patch c è una significativa variazione nel percorso del suono con molteplici sfumature ….. di esso…. …o se bene o male la timbrica ed il carattere del synth rimangono tali come se si usasse con i comandi a pannello……?… (compralo anche….. per la sezione patch potrebbe essere un valore aggiunto per … nell insieme il valore di qualità sonora del synth??
    Prof. Scusi i pasticci nei termini!!!

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    mi sfugge il motivo per cui in un articolo sul behringer wasp deluxe si debba parlare del minibrute 2 arturia (che, guarda il caso, ha più di un articolo su ACM); in ogni caso…

    la timbrica di base rimane quella; si può rendere molto complesso e molto personalizzabile IL FUNZIONAMENTO dell’apparecchio, ma oscillatori e filtro rimangono gli stessi, quindi la pasta sonora rimane quella e, se non convince fino in fondo, tanto vale pensare da subito ad acquistare qualche altra cosa 😉

    Reply

  • Pierpaolo

    |

    Grazie Professore. …

    Reply

  • Enea

    |

    Salve, sono nuovo al mondo dei synth, mi interessava il wasp per la sua immediatezza e molto sinceramente per i video nella quale chiaramente esplicano il funzionamento, detto ciò.. per un primo approccio secondo lei è adatto? Contando anche che studio da molto tempo musica (chitarra classica e teoria musicale da 9 anni e piano da 3) ma non ho mai avuto la possibilità di confrontarmi con nessuno sull’argomento, quindi i termini di paragone sono praticamente nulli. Vorrei inoltre chiedere se e come fosse possibile collegare wasp a una code midi 49 tasti della M-audio.
    Mi scuso per il disturbo o per eventuali sbagli che sto commettendo.
    Grazie per l’attenzione

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      mah… è una macchina non troppo “standard” come percorso di voce e come risultati timbrici; forse, rimanendo nello stesso catalogo, sarebbe meglio partire con qualcosa di più normale e meno estremo: un odyssey o un model d (quest’ultimo è veramente TROPPO limitato per usarlo a lungo). probabilmente, l’odyssey – che costa un 100 euro in più o roba del genere – può soddisfare meglio tante necessità timbriche e dare soddisfazione per molto più tempo.

      tornando al wasp, non ci sono problemi per il collegamento con la M-Audio a 49 tasti.

      Reply

    • Dave

      |

      Da quasi colleghi (pure io chitarrista con l’hobby dei tasti bianchi e neri), credo che il WASP, come ben spiegato dal professore, non è il primo nome che mi verrebbe in mente se parliamo di primissimo approccio alla sintesi sonora.
      Secondo me dipende se sei interessato più a capire come funziona la sintesi sottrattiva (un Model D o un Odissey sarebbero una buona palestra, anche un MiniBrute o un Bass Station volendo) o se sei più interessato alla performance (suoni di piano, electric piano, pads, strings, ecc…). Una synth monofonico è ottimo per certe cose, meno per altre. Considerato che sei un pianista e studi piano da 3 anni, forse valuterei più una workstation (Yamaha o Korg ad esempio) o un sintetizzatore virtual analog (Roland Gaia, Waldorf Blofeld, Studiologic Sledge, ecc…li trovi tutti a <500€)
      Io ho un Korg Radias e una MOXF6 della Yamaha, oltre a un Roland JD-990 preso per errore e che nel tempo ho imparato ad apprezzare. La pacca dell'oscillatore analogico manca in tutti e 3, inutile girarci intorno, ma quante cose si riescono a fare…con un Model D o un WASP, la polifonia, gli split, i layer, i suoni PCM, i suoni di batteria, non esistono.
      Se poi vuoi proprio il synh analogico, ti direi di prenderlo almeno polifonico. Senza andare a spendere follie su roba vintage tipo Prophet-5 o Oberheim, un Korg Prologue oppure un Behringer Deepmind potrebbero fare al caso tuo. Col Prologue siamo sui 1000€, ma un Deepmind6 usato non costa poi tanto di più di un ModelD o di un WASP. E' piccolo, pesa niente e te lo porti dove vuoi.
      My 2cents.
      D.

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  • Filippo

    |

    Grazie per la recensione.
    Sono un felicissimo possessore di Arturia Microfreak.
    Sono alla ricerca di un synth analogico nella fascia di prezzo 150-300€ e sono rimasto colpito proprio dal Wasp forse, soprattutto, dal fascino punk-new wave che emana: asciutto, essenziale, ma deciso.
    Primo pensiero costruttivo: mi risulta che all’epoca il Wasp poteva utilizzare il suo Midi arcaico per collegarsi con il fratellino Gnat che entrava nel circuito sonoro attraverso l’entrata Audio In con possibili risultati parafonici. Personalmente pensavo di fare lo stesso collegando il Wasp al Microfreak.
    Secondo pensiero distruttivo: che longevità ha il Wasp per un utilizzatore medio/esperto come me? Sarebbe meglio orientarsi verso macchine più complesse tipo Behringer K2 (AKA Korg Ms20) o Cat?
    Grazie mille

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    • Enrico Cosimi

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      eviterei il K-2 come prima macchina per la sua filosofia fuori standard; meglio imparare su strumenti “più tradizionali”

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    • Enrico Cosimi

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      eh eh, per comprare macchine più complicate c’è sempre tempo… 😀

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