Arturia Matrix-12V. Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Software

Continuiamo nel percorso investigativo. Dopo aver visto il comportamento della singola voce, cioè la dotazione di circuiti emulati da Arturia per riprodurre il funzionamento del popolare strumento Oberheim originale, è il momento di capire come il tutto venga organizzato e potenziato nell’implementazione virtuale.

Di Enrico Cosimi

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Come è facile immaginare, quando si emula un hardware storico, specie all’interno di una V-Collection, il problema è sempre sapersi fermare prima di fare troppo: l’apparecchio originale può avere limiti strutturali dovuti all’epoca storica nella quale è stato concepito, oppure può scontrarsi con il potenziale tecnologico disponibile, o – ancora – può rispecchiare le idee del progettista che, caso per caso, possono o non possono superare indenni l’assalto del tempo.

Le modulazioni

A proposito di tecnologia: nel vecchio Xpander/Matrix-12, le modulazioni erano gestite con una potenza di calcolo (all’epoca si diceva) corrispondente a quella di un Intel 80186… nonostante tutto, non era possibile prevedere più di venti collegamenti di modulazione tra sorgente e destinazione, ciascuno caratterizzato da sorgente, amount bipolare e destinazione. La ventunesima connessione (il ventunesimo “patch cord virtuale”) era cortesemente, ma fermamente, rifiutato dal sistema.

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Oggi, nella virtualizzazione Arturia, il limite originale è stato superato, portando a quaranta (venti più altre venti, in due pagine separate) la quantità complessiva di collegamenti virtuali tra sorgente di modulazione, destinazione di modulazione e intermedio amount bipolare.

L’impostazione grafica è comoda e semplice: riprende il look dello strumento originale, con la simulazione dei display a scarica di gas, e per ciascuna linea di controllo prevede la specifica di chi modula, chi viene modulato, in che modo avviene l’operazione, se è implementata la quantizzazione per semitoni. Con un tastino dedicato Clear, è possibile azzerare velocemente il tutto. La doppia schermata, come indicato in precedenza, visualizza i blocchi 1-20 e 21-40.

Nel Matrix 12 (caratteristica invidiata da tutti i possessori di Xpander), c’era una pagina aggiuntiva suggestivamente denominata Modulation Routings. In questa, era possibile seguire il listato di tutti e venti i percorsi di modulazione, senza doversi andare a cercare ogni cosa nelle pagine 2 o nelle sotto pagine di modulazione di ciascun parametro. Oggi, M-12V rispetta quello stesso tipo di comodità, facilitando molto le procedure di programmazione anche agli utenti meno “Matrix-addicted”.

 

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Gli effetti

Come tradizione Arturia, un synth non si lascia mai solo… M-12V è dotato di due slot che possono caricare, indifferentemente, un algoritmo ciascuno tra quelli disponibili:

  • Delay: il tempo di ritardo è sincronizzato alla DAW – con tutte le suddivisioni possibili e immaginabili o, in modalità standalone, può essere impostato fino a 999 millisecondi per ciascuna delle due linee indipendenti. Feedback regolabile, pitch shifting in regalo quando si sposta il delay time in presenza di segnale audio; la risposta in frequenza può essere alterata col Damping e, grazie al selettore PingPong, si possono far rimbalzare le ribattute sui due canali dello stereo. I due canali possono essere linkati.
  • Dual-Stage Phaser: due sfasatori indipendenti, ma agganciabili in sincronizzazione con il tempo della DAW e configurabili in dual mono/stereo. Ciascun modulo è dotato di Rate, Feedback, Depth, con forma d’onda di modulazione selezionabile Sine/Noise (quest’ultimo sbatacchia il punto di turnover in maniera imprevedibile).
  • Analog Delay: diverso dall’altro delay per il comportamento wobble/wow/flutter con la classica distorsione del nastro magnetico, offre un singolo trattamento monoaurale con regolazioni di delay time (max 1000 msec), Feedback con Amount e Tone, LFO Depth e Rate.
  • Flanger: regolabile in Delay Time (sposta i picchi risonanti lungo l’asse delle frequenze), Depth, Rate e Feedback.
  • Analog Chorus: tre comportamenti progressivamente più addensati, Amount, Delay e Rate sul motore di short modulation e spostamento Stereo regolabile in profondità e velocità.
  • Reverb: in realtà, comprende anche un percorso di delay per le early reflection, con tanto di Time e Feedback regolabili; si possono impostare Decay Time e Diffusion, Brightness e HiFreq Damping.

Attenzione! Una buona parte dei parametri degli effetti può essere automatizzata via MIDI Learn, aprendo la porta a modifiche in tempo reale che, seppur sganciate dal motore di sintesi interno – non si può, per dire, “inviluppare il delay time”, aprono interessanti possibilità timbriche. 

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La gestione delle 12 voci mono timbriche

In single program (insomma, quando lo strumento produce un solo timbro per tutta la polifonia di bordo), è possibile gestire lo strumento smistando quante voci si ritiene utile per compiere quanti compiti si ritengono necessari: voce 1 produce un synth bass sull’ottava inferiore, mentre le voci 2-8 fanno un pad nelle tre ottave intermedie; le voci 9-14 fanno dei contrappunti sull’ottava più acuta e le voci 15-16 sono a disposizione di una traccia esterna per la sequenza non trasposta.

Come è facile immaginare, occorre gestire:

  • l’assegnazione delle voci ad un gruppo di funzionamento indipendente dagli altri
  • la configurazione del gruppo all’interno di una precisa estensione di tastiera
  • il corredo di parametri con i quali differenziare i singoli comportamenti

In pratica, ciascuna delle 12 voci può fare riferimento a una di sei possibili Zone, laddove una “Zona” è un blocco di tastiera con limite low key/high key, caratterizzabile per gestione polifonia/monofonia. Se due zone si sovrappongono per tutte e cinque le ottave disponibili (ma il limite è quello delle 128 note MIDI…), si ottiene una condizione di layer; se invece le due zone sono adagiate sulle prime due ottave e, seconda zona, sulle tre ottave superiori, si ottiene una condizione di split. Ci sono sei zone disponibili: si possono creare condizioni timbriche particolarmente intricate. Il musicista deve solo ricordarsi di assegnare ciascuna delle 12 voci alle zone desiderate.

Ogni zona risponde, oltre che alla tastiera, ad un ingresso definito come canale/modo MIDI (da 1 a 16, con Omni On/Off), ma può anche impostare un Voice Stealing per non rimanere mai a corto di voci assegnate – con lo steal abilitato, una richiesta di polifonia eccedente la disponibilità effettiva sarà comunque soddisfatta ai danni delle altre zone con minor priorità; se lo stealing è disabilitato, la richiesta eccedente sarà semplicemente ignorata. In monofonia, la voce può essere richiesta in low, last, high priority; in polifonia, la voce può rispondere a rotate, reset e reassign.

Il primo meccanismo usa a rotazione tutte le voci rese disponibili dall’assegnazione; esaurito il conto, ricomincia con la voce di numero più basso. Il secondo comportamento resetta il conteggio delle voci – e il loro uso – in base alla polifonia richiesta: una sequenza di note singole impegnerà il canale di voce numericamente più basso, un bicordo impegnerà le due voci più basse, una triade impegnerà le tre voci più basse, eccetera. Il terzo comportamento agisce come il secondo, ma rispetta gli accoppiamenti nota-voce, riservando le note ribattute allo stesso canale di voce. 

Come si differenziano le voci tra loro? Facendo riferimento ad una timbrica particolare, cioè ad un preset, cioè ad una Voice, che può essere scelta tra le programmazioni della sound library e, successivamente, sottoposta a Transpose (utile per fare arpeggi sullo stesso tasto, passando a rotazione le diverse voci), Detune, Volume e Panpot.

Quando non si lavora in politimbricità, tutte e 12 le voci sono – di default – assegnate alla prima Zona di funzionamento.

 

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I “gruppi”

Questa è una novità Arturia: nel vecchio mondo analogico Xpander/M-12, quando si doveva copiare, muovere, o semplicemente ricostruire un determinato settaggio di più voci, il musicista non poteva fare altro che armarsi di carta e matita, prendere appunti e ricostruire pazientemente tutto da una locazione all’altra.

Nella versione M-12V, ciascuna voce può essere assegnata a uno di 12 possibili gruppi; l’appartenenza ad uno di essi semplifica le operazioni di selezione/caricamento single patch durante la configurazione della multi patch: rimangono le differenze di parametro (transpose, detune, zona, eccetera), ma si velocizza il puntamento alla stessa programmazione singola.

 

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Clonazione delle patches

Anticamente, quando si usava la patch “01 Brass” per la multi patch “99 Orchestra” e se ne modificava la cutoff frequency, si finiva per alterare il timbro di tutte le multi nella quale era usata la patch “01 Brass”. Questo, perchè la multi patch, la combination, chiamatela come volete, era un semplice “puntatore” alle locazioni di memoria che conteneva la programmazione singola; modificandola una volta, la si alterava per tutte le successive query messe in atto dal programma.

In epoche più recenti (tra i primi meccanismi, nel Novation Supernova), divenne possibile la clonazione delle single patches utilizzate nelle diverse multi. In questo modo, la programmazione originale veniva copiata, duplicata, nella multi e resa indipendente per tutto quello che era relativo a sue modifiche… ovviamente, la quantità di spazio disponibile crebbe a dismisura per la RAM di bordo, ma i vantaggi furono enormi.

I vecchi Xpander/M-12 non avevano questa possibilità, che invece Arturia ha inserito nella nuova versione virtuale M-12V. Durante le operazioni di salvataggio, il sistema si fa carico di segnalare l’eventuale variazione parametrica precedentemente eseguita dal musicista sulla/sulle single patch e chiede se si vuole salvare anche la clonazione di voce. In questo modo, al recall, tutto tornerà perfettamente a posto e  – cosa ancora più importante – non ci saranno variazioni sgradevoli nella dotazione timbrica originale.

 

A blast from the past…

La possibilità di avere il Chain Mode garantiva, dal vivo, veloce accesso a tutte le timbriche ritenute necessarie per suonare dal vivo senza dover ogni volta digitare con esattezza il numero di preset richiesto. In sede preliminare, si compilava una catena di programmi, all’interno della quale era poi possibile navigare avanti e indietro con semplici comandi increase/decrease, molto spesso inviati attraverso pressione su footswitch dedicato.

M-12V recupera questo “ritorno dal passato” e lo fornisce la possibilità di compilare fino a 128 entries di programmi ordinati numericamente. A quel punto, sbagliare diventa veramente difficile.

La prossima volta, faremo i conti con le timbriche, le valutazioni e… i confronti. 

Stay tuned. 

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Comments (2)

  • daniele

    |

    Salve Prof.

    cos’è e a cosa serve il voice stealing?

    thanks

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      Salve Daniele,
      il Voice Stealing è una tecnica “di furto delle voci di polifonia” che serve a garantire l’esecuzione delle note anche quando “tecnicamente” i canali di voce disponibili sono terminati: ad esempio, dentro l’Oberheim a 8 voci, cosa deve succedere quando abbassi una NONA NOTA tenendo premute le altre otto precedentemente eseguite…

      Non esiste una risposta unica; a seconda delle opinioni di chi sviluppa, lo strumento può:
      – rubare la voce più vecchia
      – rubare la voce più acuta
      – rubare la voce più bassa
      – non fare nulla (niente voice stealing) e rimanere silenzioso

      :-)

      Reply

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