LowPass Gate: precedenti storici e alternative

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial, Vintage

Il Low Pass Gate, insieme alla Source of Uncertainty e altri due circuiti,  è uno dei punti di forza del progetto originale Buchla e, per questo motivo, ha avuto, oltre al notevole riscontro di pubblico, diverse clonazioni commerciali. Di seguito, senza alcuna pretesa di completezza, forniamo qualche indicazione alternativa all’allucinante esborso economico richiesto per un modulo Buchla originale.

di Enrico Cosimi

Audio 3D: corsi e ricorsi storici

Written by Luigi Agostini on . Posted in Recording, Tutorial

Volevo parlarvi di altre cose in questo articolo, ma è arrivato quel giorno e non posso fare a meno di cambiare discorso. Lo sapevo già che sarebbe arrivato, anche quell’afoso pomeriggio dell’Estate 1998, quando un ingegnere dell’Istituto di Ricerca dell’Industria dello Spettacolo (dell’IRIS, quando ancora esisteva…), mi chiese candido, candido: “Luigi, ma pecchè ti sei fissato co’ chisto audio 3d? A cosa serve?”. Faceva parte del team di lavoro che, grazie ad un finanziamento della Comunità Economica Europea stava realizzando il primo sistema audio 3D della storia che non fosse soltanto teoria, ma un vero prodotto commerciale. Il fatto è che lui era lì per i soldi e basta, quindi persi un pò del mio tempo a fornirgli una spiegazione – per lui inutile – che cominciava pressappoco così…

di Luigi Agostini

“Vedi xxx, in realtà tu non ci fai caso, ma continuamente, ogni giorno della tua vita, ascolti sempre in 3D perchè i suoni in natura provengono anche dall’alto…”.

Case study: Tape Delay

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial, Vintage

Da che i musicisti suonano, c’è sempre stato qualcuno attratto dalla magia delle ribattute naturalmente prodotte dalla eco; Andrea Gabrieli con i doppi cori in San Marco, o Claudio Monteverdi con le risposte d’orchestra al di fuori della sala principale non facevano altro che sperimentare macro strutture di ribattuto realizzate con i mezzi che avevano a disposizione. In epoche più recenti, e tecnologicamente più facili, i musicisti hanno iniziato a sperimentare le delizie ottenibili con i primi – rudimentali, per gli standard attuali, sistemi di immagazzinamento e ritenzione sonora dilazionata nel tempo. Un modo complicato (e antipatico) per fare riferimento alle funzionalità di tape delay o tape echo. Benvenuti nel mondo delle ribattute-te-te-te.

di Enrico Cosimi

In questa serie di case study, cercheremo – nei limiti delle energie disponibili – di tracciare una sorta di filo rosso per collegare le diverse modalità con cui realizzare un delay musicalmente utile e, successivamente, vedremo cosa fare e come fare per rendere proficuo, dal punto di vista dell’ascoltatore, l’insieme di strumento più linea/linee di ritardo.

Joey DeFrancesco Drawbar Settings… e non solo

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Tutorial

Da un po’ di tempo a questa parte mi sono appassionato ad uno tra più eleganti e talentuosi organisti Hammond in ambito Jazzistico, a mio avviso (e non solo): Joey DeFrancesco.  In particolare, ascoltando i suoi dischi uno dopo l’altro, oltre che dalle sue capacità come Jazzista, sono rimasto colpito delle timbriche che egli riesce a tirar fuori dall’Hammond B-3.

di Antonio Antetomaso

The GAIA Project: Synth Lead – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Da quando Emo, insieme ai The Nice, ha eseguito il primo fraseggio sulla tastiera del suo Moog Synthesizer Model 1C, la storia del Rock non è più stata la stessa: di colpo, oltre alle consuete sparate del chitarrista, è stato possibile avere un altro protagonista – monofonico quanto si vuole, ma timbricamente irresistibile – per gli assoli sparati a tutta manetta. La nascita del synth hero e, più ampiamente, del synth lead ha alterato gli equilibri degli arrangiamenti in maniera trasversale a tutti i generi musicali basati sull’interazione e sull’improvvisazione. Il sintetizzatore, di fatto, è divenuto uno strumento musicale espressivo, dinamico, in grado di trasmettere emozioni, lasciandosi alle spalle il periodo di puro sensazionalismo timbrico. Per questo motivo, nel nostro percorso di programmazione entry level è impossibile non occuparsi delle timbriche synth lead, con tutto ciò che le circonda.

di Enrico Cosimi

Lavoriamo con un virtual instrument di batteria – Seconda parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Tutorial

La scorsa volta ci eravamo lasciati parlando dei meccanismi di generazione timbrica propri di un prodotto di “virtual drum”, basati essenzialmente sull’adozione di campioni e sui “modi di suonare” un prodotto del genere.

Per proseguire il nostro viaggio, vorrei “rientrare in carreggiata” riprendendo proprio dalla generazione timbrica, parlandovi un po’ più nel dettaglio dei KIT di batteria offerti da EZDrummer e Addictive Drums.

di Antonio Antetomaso

In entrambi i casi i prodotti vengono installati assieme ad uno o più kit di base, ma è possibile acquistare a parte delle estensioni, ciascuna delle quali offre un kit più o meno vicino al genere musicale di interesse del musicista. Non è finita: dato che non è proprio comodo comodo programmare un groove utilizzando un MIDI controller, all’utente vengono offerti un certo insieme di MIDI styles, articolati in loop di base e fill raggruppati per genere musicale e velocità di esecuzione.

Lavoriamo con un virtual instrument di batteria -Prima parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Tutorial

Ciao a tutti. In questa nuova mini serie di articoli vorrei focalizzare l’ attenzione su una categoria di prodotti che trovano sempre più posto nelle produzioni musicali moderne, anche di un certo spessore, i virtual instrument dedicati al campionamento e alla riproduzione di suoni di batteria (prevalentemente acustica, ma non solo).

di Antonio Antetomaso

Qualche piccola premessa: la mini serie si prefigge di spiegare cosa ci si deve aspettare e cosa non ci si deve aspettare da una tale categoria di prodotti e, soprattutto, qual è l’uso tipico che si fa di essi in ambito, diciamo così, “dilettantistico” e che cosa invece si può arrivare a fare con essi se usati ad un certo livello in ambito professionale. Procederemo per punti, analizzando nel dettaglio le prerogative principali di questa famiglia di prodotti e, durante il nostro cammino, coglieremo l’occasione per analizzare due prodotti ritenuti (almeno da me) ai primi posti in una ipotetica hit parade a tema.

JoMoX M-Resonator & T-Resonator: aspettando il Moonwind

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Mentre, con la consueta cortesia, Alex Cecconi di NewGroove ci ha fornito Moonwind,  il nuovissimo giocattolo di casa JoMoX, ne approfitteremo per riavvolgere il nastro dei ricordi e riparlare (velocemente) dei due modelli precedenti M-Resonator Analog Filter Machine e T-Resonator Time Woven Filter Machine, due apparecchi che hanno segnato in maniera significativa la produzione musicale di un certo genere al confine con il noise industriale e la IDM più “I”… Let the good time rolls.

di Enrico Cosimi

The GAIA Project: Synth Pad in pratica

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Bando alle ciarle: ascoltiamo qualcosa di tappetoso generato con il Roland GAIA. Come dicevamo la volta scorsa, la costruzione della timbrica Synth Pad procede attraverso una serie di passi più o meno obbligatori, riprodotti nel video che correda questo articolo. Andiamo per ordine.

di Enrico Cosimi

Per prima cosa l’inviluppo: non troppo percussivo, non troppo lento e rilassato… insomma, che sia giusto per tenere gli accordi e coprire, con un minimo di release, il passaggio da una triade all’altra. Se siete in possesso di tecnica pianistico/organistica tale da sorreggere l’esecuzione polifonica, allenatevi – con l’occasione – a seguire le diverse parti interne: non si va in galera per le quinte e le ottave parallele, ma ci si può divertire a rendere meno banale i passaggi La min, Sol, Fa (tanto per citarne qualcuno di veramente famoso).

Sequencing: come gestire pause e intonazioni

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Durante la produzione dei video che accompagneranno la prova del Moog Minitaur, ci siamo imbattuti nel classico problema che affligge buona parte degli analog heroes alle prese con gli step sequencer: come gestire correttamente note e pause? E, meglio ancora, come evitare che – durante le pause – le intonazioni degli oscillatori, complice il VCA Env con Release troppo lungo, non vadano a spasso incuranti del gate off desiderato? Di seguito, il resoconto dell’esperienza portata avanti sul Synthesizers.com System 110, per l’occasione, sottoutilizzato come semplice “generatore di sequenza” ad opera del 960 Sequential Controller.

Di Enrico Cosimi

Un sequencer, uno step sequencer di fattura analogica, presuppone la volontà da parte del musicista di ripetere all’infinito una quantità ridotta di note (8, 12, 16…); la loro ripetizione è governata – in velocità – da un clock interno che fa letteralmente avanzare la lettura della sequenza un passo dopo l’altro, rendendo attive le diverse colonne verticali di controlli programmabili.

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