Drone event: tenere insieme il tutto

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Drone Department, Gear, Tutorial

Come promesso, eccoci all’ultima parte di questo approfondimento droneggiante; fatte fuori le sorgenti sonore (prima parte) e i generatori/delay/looper ausiliari (seconda parte), è il turno degli effetti “globali”, quelli cioè che è possibile assegnare con relativa indiffferenza a qualsivoglia segnale si trovi per caso a transitare nel nostro mixaggio droneggiante. Di fondo, si tratta di riverberi per l’ambientazione o di trattamenti meat and potatoes, ma anche in questo caso, le sorprese possono arrivare inaspettate.

Di Enrico Cosimi

Un classico collante  per tutti i mixaggi è – come facilmente immaginabile – il riverbero; non è assolutamente questa la sede per affrontare i parametri che ne gestiscono il funzionamento… diciamo che, dopo aver tirato giù dalla soffitta il classico Lexicon PCM90, lo si può far cantare su un tradizionale algoritmo di concert hall nel quale si abbia avuto l’accortezza di tirare su livelli importanti i tempi di riverberazione e predelay. In questo caso, la veridicità della spazializzazione non è l’obiettivo principale.

Drone event: effetti, effetti e ancora effetti

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Drone Department, Gear, Tutorial

Dopo aver archiviato l’argomento “sorgenti sonore”, è il momento di prendere in considerazione gli effetti con cui processare, arricchire o catturare in loop i segnali audio disponibili come materiale indifferenziato. Inutile dire che il punto debole di tutta la baracca è il tipo di mixer audio e, ovviamente, la quantità/qualità delle mandate aux simultaneamente disponibili.

Di Enrico Cosimi

Purtroppo, specie con le strutture di mixaggio analogico, tante ausiliarie corrispondono a tanti dobloni da spendere con le lacrime agli occhi; questo non esclude – specie per i musicisti più avventurosi e dotati di sangue freddo – che un qualsiasi virtual mix opportunamente gestito, meglio se controllato con un dummy fader box, può tranquillamente supplire alla bisogna.

Progettare un drone event: dalle fasi preliminari alla performance. Più o meno.

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La Drone Music ha delle regole (non scritte) abbastanza precise e prevede, per il suo svolgimento, la necessità di micro cambiamenti che spesso coincidono con la letargia. A differenza della normale produzione musicale elettronica, l’andamento drone è, per sua stessa definizione, “orizzontale” e privo di sviluppi ritmici… quantomeno, il ritmo (o il micro ritmo) non è la parte preliminare dell’impatto sonoro. Questo non significa che, nel punto di massimo climax esecutivo, non ci possano essere masse timbriche che si spostano, cozzano, si legano e contrastano tra loro in maniera “ritmica”, ma il tutto deve (o meglio, dovrebbe) lasciar un senso di naturale progressione nell’ascoltatore.

di Enrico Cosimi

Facile a dirsi, meno facile a farsi, specie se ci si lascia prendere la mano dall’oggettiva, illimitata, libertà operativa che qualsiasi applicativo da 10 euro offre oggi al compositore/sperimentatore. Per questo motivo, in occasione di un evento capitolino che ha visto alternarsi sul palco fenomenali macchine da guerra come la Ur.L.O. (Urbino Laptop Orchestra) e più intime configurazioni di musicisti, ci siamo divertiti a progettare e a varare un frozen drone concert che, per 17 lunghi minuti, ha seguito più o meno i dettami stilistici del genere.

Ripeto quindi sono. I sequencer “cartesiani”

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Uno step sequencer, da che Buchla è Buchla (simpatico terminus post quem…) nasce, vive e sopravvive principalmente per ripetere quasi all’infinito un determinato numero di step precedentemente programmati; il contenuto degli step e la destinazione dei medesimi – parametri lasciati a discrezione del musicista – fanno la differenza nei confronti del risultato finale. Ma, a parte qualche piccola variazione geografica, in tutto il mondo il sistema è piacevolmente prevedibile e ricorrente. Fino a che non entrano nel campo visivo i cosidetti “sequencer cartesiani”.

Di Enrico Cosimi

Con questo neologismo, si intende un numero (invero) ristretto di realizzazioni commerciali che basano la propria natura di sequencer analogico non più sul semplice tragitto/lettura di step unidimensionale da sinistra verso destra (o, a scelta, da destra verso sinistra), ma permettono al musicista un’organizzazione a matrice che garantisce la navigazione tanto da sinistra verso destra e viceversa (asse orizzontale X), quanto dall’alto in basso e viceversa (asse verticale Y), recuperando quindi la ben nota definizione dello spazio cartesiano che tutti noi abbiamo imparato ad apprezzare (o a temere, a seconda delle attitudini personali) durante i lontani giorni delle scuole  medie…

Modulare vs. polifonia: le brutte sorprese

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La volta scorsa, avevamo introdotto l’argomento concentrandoci sulla differenza tra polifonia come capcità di generare simultaneamente eventi diversi e polifonia come capacità di generare più voci unificate per timbro e comportamento. Sempre la volta scorsa, avevamo segnalato come solo la presenza simultanea di diversi VCA possa definire – a priori – la quantità simultanea di eventi generabili, articolabili e (in ultima analisi) controllabili a discrezione dell’utente. Adesso, è il caso di scendere in dettaglio.

Di Enrico Cosimi

Perchè il VCA è così importante nella catena di sintesi? Perchè la sua presenza o meno rende un sistema articolabile o, in alternativa, utilizzabile solo per produrre determinati tipi di eventi sonori?

Polifonia sul sint modulare: ha senso?

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Molto spesso, nella comunità dei synth addicted (e, all’interno di questa, nel condominio dei modularisti a tutti i costi…), si discuto sulla congruità o meno di realizzare polifonia con una struttura modulare. L’argomento è complesso e richiede, come al solito, un minimo di organizzazione per evitare errori, spese tragiche e costose delusioni.

Di Enrico Cosimi

Per prima cosa, è necessario mettersi d’accordo sul senso che diamo al concetto di polifonia: stiamo parlando della capacità di generare simultaneamente eventi tra loro indipendenti? E ancora, gli eventi simultanei devono essere tra loro omogenei timbricamente e funzionalemnte, o possono essere eterogenei e accomunati solo dalla simultaneità?

Roland Kuit SoundLab II

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software, Tutorial

Da molti anni, nella comunità dei modular addicted (analog e virtual), il nome di Roland Kuit è pronunciato con rispetto misto a timore: già dall’epoca del primo Clavia Nord Modular, storici tutorial firmati RK hanno insegnato a legioni di musicisti come trare fuori il meglio dal proprio strumento senza cadere nella banalità del classico VCO-VCF-VCA, ovvero ad utilizzare in maniera non banale strumenti apparentemente semplici. O anche meno semplici.

Oggi, dopo aver aperto la strada con SoundLab I, Roland Kuit ha presentato il suo nuovo lavoro SoundLab II, destinato a fornire molto materiale a chiunque – dotato di Clavia Nord Modular G2 – voglia spremere il massimo dal proprio strumento seguendo un approccio di programmazione assolutamente non convenzionale.

Di Enrico Cosimi

Per programmazione non convenzionale, intendiamo quel modo di procedere nell’assemblaggio della patch che prevede l’impiego di strategie di basso livello (inteso nel senso informatico del termine), quindi la costruzione di logiche di funzionamento molto personali che non usano moduli preconfigurati, ma che estraggono i comportamenti più consoni partendo da elementi semplici.

Moog Moogerfooger CP-251 Control Processor

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Il coltellino svizzero della sintesi modulare non è una novità, ma il suo valore pratico e le possibilità d’impiego sono così elevate che è sempre salutare recuperarne le funzioni riparlandone a posteriori… Il Moogerfooger CP-251 é un control processor, ovvero un apparecchio il cui unico scopo nella vita è fornire trattamenti di modifica funzionale a segnali audio e/o di controllo collegati ai suoi numerosi ingressi; l’adesione incondizionata allo standard elettrico e – per molti versi – meccanico della famiglia (non solo)  Moogerfooger ne garantisce l’integrazione all’interno di network modulari che solo apparentemente possono risultare limitati al mondo 5U legato ai jack ¼”, ma che – realisticamente – può essere esteso anche alla galassia dei produttori Euro Rack. In tutti i casi, una corrente è una corrente è una corrente…

Di Enrico Cosimi

Qual’è la filosofia di fondo? All’interno del normale funzionamento di un sintetizzatore analogico, si ha a che fare con Control Voltage (CV, per gli amici), ovvero tensioni di controllo, che intervengono sui valori parametrici dei circuiti cui sono applicate; modificando la consistenza delle tensioni di controllo, si altera il tipo di risultato ottenibile a destinazione; il che non è poco.

STG Soundlabs Pulse Matrix: non un semplice suboscillatore

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Uno dei sistemi più facili per rinforzare il timbro di un sintetizzatore mono oscillatore consiste nel raddoppio all’ottava inferiore, cioè nella sub oscillazione realizzata con consolidati metodi di progettazione. Per “consolidati metodi di progettazione”, intendiamo tutto quello che può essere messo in campo pur di non utilizzare un secondo oscillatore, risparmiando – specie in epoche analogiche – circuiti particolarmente impegnativi. Da che sintetizzatore è sintetizzatore, tutte le macchine di taglio economico hanno sempre accoppiato all’oscillatore principale un sub oscillatore in grado di rinforzare a una o due ottave di distanza il suono principale, offrendo un’onda quadra o rettangolare di rinforzo. Ora, STG Soundlabs ha deciso di spremere la sub oscillazione offrendo, per pochi spiccioli, una marcia timbrica in più, utile in parecchie condizioni operative.

Di Enrico Cosimi

ReWire: (scampoli di) cos’è, cosa non è e come si usa

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Tutorial

Ben ritrovati amici. L’intento di questo nuovo articolo è quello di confezionare una sorta di prontuario sull’utilizzo di questo strumento. Prontuario significa sostanzialmente “pratica” e difatti l’articolo non vuole assumere un carattere enciclopedico anche perché trattasi di una prodotto proprietario di cui non è dato conoscere i dettagli implementativi, bensì una sorta di tutorial da tenere nel cassetto e ripescare all’occorrenza.

di Antonio Antetomaso

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