Drone event: effetti, effetti e ancora effetti

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Drone Department, Gear, Tutorial

Dopo aver archiviato l’argomento “sorgenti sonore”, è il momento di prendere in considerazione gli effetti con cui processare, arricchire o catturare in loop i segnali audio disponibili come materiale indifferenziato. Inutile dire che il punto debole di tutta la baracca è il tipo di mixer audio e, ovviamente, la quantità/qualità delle mandate aux simultaneamente disponibili.

Di Enrico Cosimi

Purtroppo, specie con le strutture di mixaggio analogico, tante ausiliarie corrispondono a tanti dobloni da spendere con le lacrime agli occhi; questo non esclude – specie per i musicisti più avventurosi e dotati di sangue freddo – che un qualsiasi virtual mix opportunamente gestito, meglio se controllato con un dummy fader box, può tranquillamente supplire alla bisogna.

Il problema, ancora una volta, è la simultaneità dei possibili trattamenti. Da questo punto di vista, un mixer analogico come il classico Mackie 1640i Onyx è perfetto e, anzi, con le sue sei mandate ausiliarie rappresenta una soluzione di gran lusso.

Sei mandate ausiliarie permettono – ad averceli… – il collegamento di altrettanti effetti con cui lavorare sulle sorgenti sonore; è facile elencare qualche considerazione immediata:

  • una sorgente sonora costante, cioè non articolata in eventi inviluppati, avrà poco senso se sottoposta a un delay con ribattute discrete; fornirà parecchio materiale sonoro per short modulation come chorus, phaser e flanger; l’andamento ciclico delle modulazioni può essere un’arma a doppio taglio: ipnotico nella sua ripetitività, ma anche noioso se lasciato troppo scoperto;
  • una barra ausiliaria può lavorare in pre fader o in post fader; il primo comportamento è più raro (specie nei piccoli mixer), ma permette di sganciare la quantità di segnale inviato all’effetto dal livello reale dello strumento in uscita; il secondo comportamento, più standardizzato, mette anche il livello della aux al valore di fader sul buss di uscita principale; semplifichiamo ancora di più il discorso: con un pre fader, si può lasciare solo l’effetto chiudendo il segnale principale, con un post fader, quando si abbassa il potenziometro del volume, sparisce anche il segnale collegato all’effetto. Tutti e due i comportamenti hanno un senso, il secondo è più “sicuro” per un controllo immediato delle dinamiche;
  • archiviate le funzionalità delle short modulations, specie nei confronti dei segnali lunghi, si possono prendere in esame le linee di ritardo non solo per produrre eco e ribattute, ma per catturare in loop porzioni di esecuzione; in questo modo, si può prolungare artificialmente una condizione timbrica mentre si libera la sorgente sonora per progettare qualche altro tipo di intervento successivo; occorre un minimo di allenamento, ma il divertimento è assicurato;
  • una delay line sufficientemente dimensionata può catturare notevoli porzioni di audio; se poi la sua quantità di feedback può raggiungere il guadagno unitario, si può congelare all’infinito il segnale precedentemente acquisito;
  • un effetto solo, spesso, non basta sulla sorgente sonora; a seconda del grado di ipnosi collettiva che si vuole ottenere, può essere utile prevedere la presenza di un riverbero globale con cui spazializzare e localizzare i segnali tanto delle sorgenti sonore quanto degli altri trattamenti; a quel punto, servono almeno due mandate ausiliarie.

 

Linee di ritardo come looper (volenti o nolenti)

E’ il caso di non sottovalutare quanto disponibile nei vari mercatini dell’usato: una grande quantità di apparecchi utili al nostro scopo poola in pianta più o meno stabile le righe degli annunci second hand. Un classico, da questo punto di vista, è il venerando Electrix MoFX, un processore parallelo che offre flanger, tremolo e delay su bande low-mid-high di segnale audio specificabili dall’utente.

Concentriamoci sulle sue caratteristiche di funzionamento più utili alla nostra causa. MoFX incorpora un delay – in tecnologia digitale, ma in funzionamento virtual analog – che può essere elongato fino a 2 secondi, sincronizzabile con tempo tap e impostabile a discrezione con ping-pong sulle due uscite stereo. A differenza delle normali relizzazioni digitali, il segnale catturato nella RAM è deformato in pitch/time a seconda delle variazioni anche drastiche che il musicista impartisce al tempo di ritardo. In questo modo, un loop con andamento ritmico (ottenuto catturando una porzione di segnale mandata al massimo della rigenerazione di delay…) può essere sbatacchiato a destra e a manca giocando con i selettori di ping-pong e/o sottoponendolo alla sincronizzazione con il clock generale di sistema (che è regolabile tramite tempo tap): gli incastri ritmici ottenibili, a fronte di una ripetizione pressochè infinita dello spezzone audio catturato possono condurre a risultati suggestivi che, se opportunamente addolciti da una riverberazione generale, da soli producono abbastanza velocemente l’ambiente giusto

Come è ovvio, una volta che il MoFX è divenuto protagonista con le sue ribattute eterne, non rimane che riprogrammare la sorgente sonora – il cui livello audio deve essere tenuto al minimo e ascoltata PFL in cuffia – per preparare l’ambiente successivo.

Un altro eccellente produttore di ripetizioni è lo Stereo Memory Man w. Hazarai prodotto da Electro Harmonix: forte di nobili ascendenze (il suo progettista è quel Dave Cockerell coautore del VCS3 EMS…), può realizzare potenti trattamenti digitali sul segnale, catturandone le ribattute, leggendole al contrario e definendone densità (cioè il numero di voci riprodotte artificialmente); in questo modo, l’eventuale segnale audio con valenza armonico/timbrico/ritmica può essere riprodotto infinite volte tanto al dritto quanto al rovescio e, se ci si prende la briga di dosare con cautela segnale diretto e ritorno di Hazarai, l’incastro dritto-rovescio assume affascinanti valenze uditive. Come al solito, il gioco è sempre quello: partire da materiali di base molto semplici, poche frequenze, poche generazioni, per arrivare attraverso sovrapposizioni successive ad un climax sonoro di relativo affollamento. Un poco come dipingere un acquarello per successive velature e sovrapposizioni.

Terzo looper suo malgrado o, se preferite, terzo delay con esagerate quantità di feedback: TC Electronic Flashback. In questo caso, la scelta dell’algoritmo può essere più laboriosa, vista la presenza di tante – interessanti – opzioni; si può lavorare in modalità straight digital, senza cadute di segnale e con una quantità di ribattute industriali, oppure si può rendere progressivamente più organico e simil analogico il comportamento sul segnale ribattuto, fino a lavorare in ping-pong (l’incastro ritmico è, come al solito, dietro l’angolo), in reverse o in looping mode vero e proprio. Come al solito, l’importante è non esagerare e ricordarsi di catturare un segmento interessante per liberare la programmazione sulla sorgente sonora.

Se tracciamo un veloce bilancio, ecco che alle due sorgenti sonore presentate la scorsa puntata, dobbiamo affiancare tre possibili percorsi di cattura, ripetizione incondizionata o incastro in looping; le cose iniziano a farsi complesse.

La prossima (e ultima) volta, parleremo dei trattamenti generali sul sistema. Stay well.

 

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Comments (15)

  • Luca

    |

    Slurp…attendo con ansia il terzo episodio :)

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  • Leland

    |

    Succosissimo articolo!
    Qualche particolare controindicazione nell’uso dello Stereo Memoryman con un Virtual Analog come il Nord Lead?

    Ciao!

    Reply

  • Mario

    |

    Premetto che il mixer è uno strumento che ho sempre sottovalutato, posseggo un peavey pv10…. (immagino non proprio il massimo).
    In un mio set up noise/drone 4 canali sono occupati da 2 T-resonator.
    Questi ultimi,come già letto e appurato di persona, sono molto difficili da gestire e riscontro due problemi in fase di uso live:
    1-sono molto rumorosi in stato di quiete,tanto da dover tenere il livello dei canali intorno ai -20
    2-sempre loro (T-resonator ) mi mandano spesso in picco i canali….passo più tempo a controllare che non vadano in picco quando suono,piuttosto che concentrarmi su quelli che sto facendo.
    Cambiando mixer,magari uno analogico, limiterei i problemi?

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    i T-Resonator sono molto difficili da tenere a bada; principalmente, possono “esplodere” a livello audio quando si usa la resonance non invertita in polarità – la cosa è segnalata chiaramente anche sul manuale utente; per di più, se lasciati soli (senza precauzioni, intendo dire), tendono a tirar fuori abbastanza rumore di fondo…

    si potrebbe risolvere, parzialmente, con l’equalizzazione sui canali, chiudendo un pochino le acute per tenere a bada il fruscio.

    alla peggio, se proprio non si vuole stare sempre con la testa sopra i due T-Res per il controllo, li si può ruotare in un gruppo stereo del mixer e schiaffarci un bel compressore CATTIVO

    Reply

  • Mario

    |

    In pratica,li dovrei collegare in due canali stereo del mixer(risparmierei 2 canali mono) facendoli passare prima per un compressore che impedisca di mandare in picco i canali?

    Reply

  • Mario

    |

    Provo
    Grazie!!

    Reply

  • Mario

    |

    Problema alimentazione
    Il mio set up è così composto:
    -mother 32
    -Illogic
    -volca beats
    -waldorf 2 pole
    -2x T-resonator
    -kaosspad 3 pro
    Vorrei prendere un alimentatore isolato per alimentare tutto così da eliminare 7 alimentatori,ciabatta e rumore di corrente sporca quando suono ad alti volumi.
    Avevo pensato ad un iso brik dunlop
    Però non sono sicuro degli ampere che vogliono il kaosspad ed il waldorf …se mi affido ai loro alimentatori, dovrebbero essere,rispettivamente, 700 e 500 mA.
    Se così fosse,con l’iso brik, dovrei alimentare tutto;2 pole e kaosspad a parte,con i loro alimentatori.
    Esiste un altro alimentatore isolato che riesca ad alimentarmi tutto?
    Gli amperaggi richiesti dal 2 pole e dal kaosspad,sono quelli indicati sui loro alimentatori ?

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    sulla carta, dovrebbe funzionare: per sicurezza ti conviene sempre tenerti largo con gli amperaggi.

    in alternativa, prova a vedere quanto dichiarano gli alimentatori CIOCS

    Reply

  • Mario

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    Il cioks power factor potrebbe far al caso mio
    Speriamo bene…

    Reply

  • Mario

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    Come faccio a sfruttare il panorama stereo del mio Voyager o di un altro strumento stereo se il mackie 1640 ha solo canali mono?

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      Semplice! Colleghi le uscite Left e Right del tuo Voyager a DUE canali del 1640 e poi panpotti i due canali uno tutto a destra e l’altro tutto a sinistra… :-)

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  • Mario

    |

    Ci stavo pensando mentre scrivevo,ma non avevo gli strumenti sotto mano.
    Grazie

    Reply

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