Lavoriamo con un virtual instrument di batteria -Prima parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Tutorial

Ciao a tutti. In questa nuova mini serie di articoli vorrei focalizzare l’ attenzione su una categoria di prodotti che trovano sempre più posto nelle produzioni musicali moderne, anche di un certo spessore, i virtual instrument dedicati al campionamento e alla riproduzione di suoni di batteria (prevalentemente acustica, ma non solo).

di Antonio Antetomaso

Qualche piccola premessa: la mini serie si prefigge di spiegare cosa ci si deve aspettare e cosa non ci si deve aspettare da una tale categoria di prodotti e, soprattutto, qual è l’uso tipico che si fa di essi in ambito, diciamo così, “dilettantistico” e che cosa invece si può arrivare a fare con essi se usati ad un certo livello in ambito professionale. Procederemo per punti, analizzando nel dettaglio le prerogative principali di questa famiglia di prodotti e, durante il nostro cammino, coglieremo l’occasione per analizzare due prodotti ritenuti (almeno da me) ai primi posti in una ipotetica hit parade a tema.

Detta in altri termini, lo scopo è quello di prendere un po’ due piccioni con una fava,  cercando di proporvi la mia esperienza con questi prodotti e di recensirne due opportunamente selezionati. Alla fine della mini serie, mi riservo di proporvi una piccola chicca per conferire un certo sapore pratico al tutto. Promesso!

Partiamo senza indugio, ma questa volta, prima di entrare nel dettaglio della discussione vorrei rispondere in anticipo alla critica dell’ipotetico avvocato del Diavolo che leggerà l’articolo: tutto fiato sprecato! Una batteria acustica è un’altra cosa!

Bene: da dove iniziare? E’ naturale che il feeling offerto dalla controparte acustica non potrà mai essere campionato e offerto all’utente.. da questo non si scappa.  Ma questo vale per qualunque strumento acustico campionato/emulato dagli “infinito elevato a n” (perdonate la divagazione ingegneristica) strumenti virtuali presenti ad oggi sul mercato.

Dov’è la verità allora? Semplice, la mia opinione in merito è legata alla considerazione che tutto ruota attorno al nostro orecchio, conta cioè il segnale audio che, a conti fatti (e sottolineo ciò), il nostro apparato uditivo arriva a percepire. Questo indica semplicemente il segnale prodotto dallo strumento originale e processato attraverso l’impianto di missaggio/equalizzazione.

Senza farla troppo lunga (non è questo certo l’ambito), se questo è vero, è ovvio che posso avere la migliore batteria del mondo, ma se l’impianto audio (specie la parte di cattura del suono) è scadente o mal equalizzato, il risultato finale sarà pessimo.

Viceversa, un ottimo impianto audio ben regolato, accoppiato con un prodotto di emulazione di qualità timbrica decisamente inferiore ad una DW Collector’s series può produrre risultati sorprendenti che, se inseriti in un mix con altri strumenti specialmente, darebbero del filo da torcere al più ostinato dei puristi.

Quindi la verità è, come sempre, nel mezzo: dipende tutto dal contesto di utilizzo!

Nel Jazz o nella musica classica, tali prodotti possono non aver senso, o averne di meno a mio avviso. Nel pop, nel rock, e a maggior ragione nella musica elettronica,  invece trovano un’ottima collocazione senz’altro in tutti quei contesti di utilizzo in cui avere a disposizione una batteria acustica (oppure una sola tipologia di batteria) dotata di un buon impianto microfonico è meno perseguibile/sostenibile o, in generale, i requisiti sono diversi e meglio si sposano con l’adozione di un prodotto del genere, decisamente più malleabile.

 

Al dunque

Chiusa la predica, entriamo nel vivo e iniziamo con l’inquadrare la famiglia di prodotti software di cui vi parlerò. Si tratta di librerie audio, generalmente fruibili come software multi piattaforma (Windows/ Mac OSX) in modalità standalone (come programma eseguibile) o come plug-in compatibili con le specifiche VST, AU, RTAS. Presentiamo i nostri due ospiti a rullo di tamburi (proprio il caso di dirlo):

  • Toontrack EZDrummer (http://www.toontrack.com/products.asp?item=7);
  • XLN Audio Addictive Drums (http://www.xlnaudio.com/en/products-addictive_drums).

 

Partiamo con il primo punto, quello più importante: la generazione timbrica di un prodotto del genere. Chi bazzica abbastanza il mondo dei virtual instruments sa che, da questo punto di vista, essi possono essere sostanzialmente divisi in due famiglie: “sample based” e “physical modeling” con separazione non di certo netta a causa di eccezioni ibride delle cui caratteristiche non parleremo in quest’ambito. La differenza tra le due famiglie? Presto detta, la prima famiglia genera il timbro facendo uso di campioni caricati in RAM e mandati in esecuzione, la seconda modellando la forma d’onda oggetto d’emulazione con algoritmi che hanno radici nell’acustica e che vengono tradotti in binario ed eseguiti “on the fly”.

Nell’ambito delle batterie virtuali mi sento abbastanza sicuro di poter affermare che abbiamo quasi solo prodotti basati su campioni; non mi risultano esempi numericamente significativi di prodotti basati su PM. Nello specifico, EZDrummer e Addictive drums sono prodotti sample based e prevedono, quindi, che l’utente abbia uno storage adeguatamente carrozzato in quanto a spazio per la memorizzazione del set di campioni di base (una tantum in fase di installazione) e anche in quanto a prestazioni di I/O: non penserete che i campioni vengano caricati tutti in RAM?

Si ma di quali campioni parli? Ma naturalmente della batteria o delle batterie acustiche (o elettroniche) scelte come “oggetto del disio” e offerte alle mani dell’utente. Per ogni pezzo della batteria un set di campioni più o meno cospicuo, secondo il livello di dettaglio richiesto e/o la qualità del prodotto software di cui stiamo parlando. Nel caso dei nostri due amici, essi adottano un approccio che prevede il campionamento di ogni singolo componente sia in base alla dinamica dell’esecuzione (classico layering), sia in base alla tecnica di ripresa microfonica (es. sotto il rullante, di lato, sopra…), sia in base al tipo di bacchette impugnate (bacchette o spazzole) sia in base alla zona di percussione (es. rimshot sul rullante).

E come si innesca tutto ciò? Beh via MIDI naturalmente anche se i modi sono diversi, in ordine di resa finale:

  1. Utilizzando un controller MIDI o una tastiera: un tasto per ogni componente della batteria e, in genere alcuni tasti speciali per colpi come rullate, crescendi di piatti ecc.
  2. Utilizzando i loops midi, generalmente a corredo di ciascuno di questi prodotti o acquistati/scaricati separatamente (ce ne sono davvero tanti).
  3. Utilizzando una batteria elettronica  in grado di inviare dei segnali di trigger via MIDI. E’ questo lo scenario di utilizzo più professionale ed è quello che produce, naturalmente, i risultati migliori. Anzi, la qualità di un prodotto software di questo tipo viene valutata proprio facendo sedere un batterista vero dietro ad una batteria MIDI collegata al primo e visionando la reattività/sensibilità di quest’ultimo di fronte ai soli più sfrenati o a quelli più dinamici del musicista.

Altra cosa da considerare che, in genere, varia  da prodotto a prodotto: i mappings sulla tastiera dei componenti. Non ci scordiamo che tali prodotti viaggiano sulle onde del MIDI, dove esistono i messaggi di nota, non quelli di “pezzo della batteria scelto”. In quasi tutti i prodotti viene offerto il mapping basilare basato sullo standard General Midi unito ad altri proprietari che meglio si adattano alle potenzialità del prodotto stesso.

I nostri due amici, ad esempio, in questo differiscono:

  • EZDrummer adotta un unico schema di mapping basato su un arricchimento di General MIDI e, quindi, compatibile con tutti i loops programmati rispettando questo standard.
  • Addictive Drums offre il mapping GM base, alcuni suoi proprietari, la possibilità di definirne dei custom ed alcuni tipici di drum machines più o meno famose in modo da consentire l’importazione immediata di loops programmati per esse in illo tempore (niente male).

Nella prossima puntata approfondiremo il nostro viaggio parlando dei timbri offerti, del missaggio, delle espansioni, degli effetti, eccetera.  A presto.

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Comments (2)

  • Matteo Paiato

    |

    Interessantissimo!!!!
    faccio delle basi con garageband per suonarci sopra la chitarra proprio usando da un bel po’ di tempo EZdrummer, che trovo fantastico, ma che sicuramente non sfrutto a dovere, credo che questi articoli mi aiuteranno a tirar fuori delle tracce di batteria convincenti!! e proprio sul mapping di Ezdrummer spesso mi trovo ad aver problemi quando non uso i suoi midi ma importo in garageband dei files midi dei brani da cui voglio trarre la parte di batteria, aspetto con ansia la prossima puntata.

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  • Antonio Antetomaso

    |

    Grazie, spero sia all’altezza delle tue aspettative. Un saluto.
    Antonio.

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