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BOTPF: Step Sequencer Ratchet – Quarta parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Nelle puntate precedenti, ci siamo occupati di rendere funzionale lo step sequencer evitando che il Gate di tastiera potesse in qualche maniera danneggiare l’andamento ritmico dell’esecuzione: attraverso un complesso, ma non difficile, meccanismo di interruttori controllati, i generatori d’inviluppo presenti nel sintetizzatore sono sottoposti alla gestione del keyboard gate (quando il clock è in stop) o del sequencer stesso (quando il clock è in on).

Di Enrico Cosimi

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Ora, è la volta di approfondire le possibilità di ratcheting – cioè di “rimbalzo” – ottenibili alternando al controllo degli inviluppi il normale flusso di dati provenienti dallo step sequencer oppure da una sorgente di gate alternativa, opportunamente regolata su una densità di eventi maggiore.

La voce del filtro

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Tutorial

Direttamente da Il manuale del piccolo smanettone, Vol. I (“La sintesi sottrattiva”), Tomo II (“I filtri”), capitolo V (“Mirabilia”):

Dicesi auto-oscillazione del filtro passabasso la curiosa situazione che si viene a creare nel momento in cui si regolano taglio e risonanza del filtro medesimo su valori rispettivamente minimi e massimi; più ancora che il segnale filtrato, ciò che verrà percepito sarà una sinusoide di frequenza equivalente a quella di taglio. 

Di Jacopo Mordenti

vecchio tomo

 

Ovvero: una volta portato in auto-oscillazione un LPF, l’altezza del timbro risultante si troverà di fatto ad essere demandata al cutoff. Ne consegue che modulando il cutoff si modulerà l’altezza, vi pare?

BOTPF: Step Sequencer – Terza parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Senza cambiare cartellone, procediamo per la tombola, chiudiamo il discorso e vediamo come risolvere i problemi rimasti aperti nella programmazione dello step sequencer “perfetto”, ovvero della struttura che in maniera più indolore possibile è integrabile all’interno ( a fianco) di un percorso di sintesi.

Di Enrico Cosimi

CHADABE 03

A stretto giro, l’obiettivo principale da raggiungere è la possibilità di suonare il sintetizzatore sia con la tastiera sia con lo step sequencer. Come al solito, il problema principale si divide in due problemi secondari: gestione del CV e gestione del Gate.

BOTPF: Step Sequencer – Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Ci eravamo lasciati dibattendoci nell’angoscia: come evitare che, ogni volta che si suona una nota sulla tastiera, la tensione di Gate On/Off distrugga la densità ritmica dei Trigger che lo step sequencer invia al generatore d’inviluppo? …essò probblemi, dicono nei quartieri periferici della Capitale…

 

Di Enrico Cosimi

CHADABE 02

Il meccanismo da adottare, se non si vuole faticare troppo, è semplice e immediato: nel modulo EnvADSR, c’è un tastino KB che, di default è selezionato – la selezione operativa è evidenziata da un acceso color verde smeraldo.

BOTPF: Step Sequencer – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Che significa BOTPF? Con il massimo rispetto per Don Henley, l’acronimo deve sciogliersi come: Building Of The Perfect Beast, in questo caso la ricerca del meccanismo più cattivo, più complesso, più performante che possa essere assimilato alla categoria degli Step Sequencer. Nel corso di questi appuntamenti, cercheremo di capire come e perchè talune apparecchiature che rientrano in questa categoria possano o non possano funzionare secondo i desideri del musicista e – peggio ancora – perchè vengano prese talune decisioni al momento del loro progetto.

Di Enrico Cosimi

CHADABE

Come dicevamo tempo addietro, a proposito dello splendido ARP Step Sequencer, un sequencer analogico è un apparecchio che permette la memorizzazione “analogica” di un ristretto numero di valori con cui controllare parametri ritenuti significativi all’interno della catena di sintesi; se la sequenza di 8, 12, 16 o più valori è inviata all’intonazione dell’oscillatore, diventerà una sequenza di note; se è inviata al guadagno di un amplificatore, diventerà una sequenza di accenti e così via.

Creiamo un brano chill-out con Logic: seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Nello scorso appuntamento ci siamo lasciati con la nostra struttura di base bella e pronta: un pattern di piano, un loop di batteria sintetica, un synth bass percussivo e un pad avvolgente. In questa seconda e ultima puntata useremo questa struttura per dare vita alla nostra composizione. Per fare questo utilizzeremo l’approccio descritto nel primo articolo, non come ferrea regola di composizione, sia ben chiaro, ma solo per descrivere un possibile modo di procedere step by step.

Di Antonio Antetomaso

FIGURA1

Personalmente trovo tale approccio molto efficace per questo tipo di musica perchè non obbliga a pensare a TUTTO SUBITO, ma invoglia a sperimentare sempre di più, un passettino alla volta dando sfogo alla propria creatività e al proprio gusto. Si ma, scusa, così non c’è il rischio di non finire mai? Obiezione accolta, avvocato….

Case Study – L’oscillatore Moog multiwave 2001

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

A cavallo tra il 2000 e il 2001, Robert Moog si rimette al lavoro per ultimare il progetto Minimoog Voyager (il nome arriverà a breve) e tornare saldamente in sella alle classifiche analogiche del pianeta… Non siamo qui per parlare del successo raggiunto con il nuovo apparecchio, quanto per concentrare la nostra attenzione su un caratteristico circuito che, appositamente sviluppato per l’apparecchio, è stato poi utilizzato nelle successive realizzazioni Little Phatty, Slim Phatty, Sub Phatty: l’oscillatore multiwave.

Di Enrico Cosimi

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Caratteristica peculiare di questo raffinato circuito è la possibilità di offrire con continuità il passaggio graduale dalla semplice onda triangolare alla dente di sega e, da questa, all’onda quadra prima con simmetria 50% e poi con simmetria variabile; il tutto senza click, bumps o altri transienti indesiderati e senza obbligare l’utente a selezionare opzioni diverse attraverso attuatori meccanici: un semplice controllo, denominato Wave, rende disponibili lungo la sua corsa, tutte le variazioni timbriche previste dal circuito di generazione sonora.

Non è il primo esempio di comportamento con continuità, ma – nel panorama degli strumenti commerciali – è sicuramente una delle sue incarnazioni più eleganti.

Questa volta, cercheremo di emulare lo stesso comportamento – peculiarmente, in Clavia Nord Modular G2, ma il ragionamento è applicabile a qualsiasi linguaggio di programmazione o struttura modulare sufficientemente flessibile.

Model D – il tocco finale

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Concludiamo questa lunga cavalcata nella rimodellazione del Model D – ma, ricchi e spietati come il Conte di Montecristo, torneremo presto alla carica utilizzando Reaktor 5.x… – mettendo a punto gli ultimi particolari rimasti.

Di Enrico Cosimi

Schermata 12-2456280 alle 11.57.00

 

Una delle caratteristiche più oltraggiose del Model D è il suono potente, aggressivo e caratterizzato da sottili (e non tanto sottili…) distorsioni che si verificano in punti chiave del circuito.

Model D: ricostruzione – Terza parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Stringiamo qualche bullone prima di addentrarci nella bieca materia di (ri)progettazione. Il circuito originale del Minimoog Model D prevede  – ovviamente – il controllo di tastiera monofonico, con priorità alla nota più bassa. Per questo motivo, lavorando nella piattaforma Clavia Nord Modular G2, sarà necessario utilizzare il modulo Mono Key e limitare l’impiego della normalizzazione di tastiera sugli oscillatori.

Di Enrico Cosimi

Schermata 12-2456280 alle 10.39.38

Inoltre, come è facile immaginare, il comportamento di tastiera è subordinato alla possibilità di smussamento ottenute attraverso modulo Glide; in questo modo, i bruschi salti di intonazione tra un tasto e l’altro sono integrati dallo spostamento progressivo d’intonazione garantito dal Glide stesso. Anche se, in alcune versioni dello strumento originale, il Keyboard CV ai danni del filtro non è sottoposto a Glide, nella nostra ricostruzione, provvederemo a fornire, tanto agli oscillatori quanto al filtro, la versione addolcita con l’integrazione di Glide.

Minimoog D: adesso ricostruiamolo. Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Eravamo rimasti al blocco delle sorgenti sonore – opportunamente privato dell’ingresso per segnali esterni che, nella versione Clavia Demo Editor, potrebbe creare problemi di accessibilità… – ora, è il momento di proseguire nel percorso audio incontrando prima il filtro low pass e successivamente l’amplificatore.

Di Enrico Cosimi

Osserviamo ancora una volta lo schema a blocchi: superato il mixer, le cinque (per noi, quattro) sorgenti sonore entrano nel VCF e, da questo, proseguono per due amplificatori controllati in tensione.

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