La voce del filtro

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Tutorial

Direttamente da Il manuale del piccolo smanettone, Vol. I (“La sintesi sottrattiva”), Tomo II (“I filtri”), capitolo V (“Mirabilia”):

Dicesi auto-oscillazione del filtro passabasso la curiosa situazione che si viene a creare nel momento in cui si regolano taglio e risonanza del filtro medesimo su valori rispettivamente minimi e massimi; più ancora che il segnale filtrato, ciò che verrà percepito sarà una sinusoide di frequenza equivalente a quella di taglio. 

Di Jacopo Mordenti

vecchio tomo

 

Ovvero: una volta portato in auto-oscillazione un LPF, l’altezza del timbro risultante si troverà di fatto ad essere demandata al cutoff. Ne consegue che modulando il cutoff si modulerà l’altezza, vi pare?

E dunque: cosa succederà nel momento in cui ad occuparsi della modulazione sarà un LFO Sample & Hold? Date un’occhiata qui:

Schermata 03-2456365 alle 22.12.25

La risposta esatta era: una sorta di frase random dall’andamento ritmico, generata per l’occasione dal Pulse di Waldorf a partire dal suo noise, sulle prime, e dalla sua saw sulle seconde. Chiaro: le variabili da considerare – putacaso si volesse ritentare il colpaccio con altri generatori – sono diverse. Non tutti i filtri passabasso raggiungono l’auto-oscillazione, e quelli che lo fanno non si comportano necessariamente allo stesso modo, anzi; aggiungiamo pure – tanto per scendere nello specifico – quanto fra una macchina e l’altra possano differire modulatori e circuiti S/H: ce n’è abbastanza per sostenere che ogni auto-oscillazione del genere fa storia a sé. E voi, che aspettate a auto-oscillare?

 

Tags: , ,

Trackback from your site.

Comments (5)

  • Marco

    |

    Ma in termini pratici cosa fà il Sample & Hold? Sò che in Massive c’è ma non sò come usarlo…

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      il sample & hold prende un qualsiasi segnale (audio o di controllo) e lo campiona ogni volta che riceve un impulso di clock; in questo modo, scatta delle “fotografie” di valori isolati dal resto del segnale originale e prolunga (hold) quei valori permettendoti di usarli come controllo. Un uso classico del S&H è la realizzazione del suono da “computer impazzito” Anni 70: prendi il noise, lo campioni nel S&H, usi un clock veloce per avere tanti campionamenti e mandi l’uscita del S&H al controllo di frequenza di un oscillatore… ottieni una serie di blib blop blup che sembrano – con la buona volontà degli Anni 70 – il comportamento fuori controllo di un circuito minaccioso :-)

      questa è la teoria, nella pratica di Massive, S&H è usato come “effetto” inseribile all’interno del circuito audio e, in maniera MOLTO meno evidente dal punto timbrico, diciamo che “depaupera” (o, se preferisci, rende “meno nornmale” il segnale audio su cui lavoro); comunque, puoi consolarti: il modulo S&H di Massive non è il circuito più esemplare come comportamento, con cui studiare la teoria… 😉

      se hai tempo da perdere, su youtube ho pubblicato una serie di video sul funzionamento del sintetizzatore, si chiamano “il giro del sintetizzatore in 80 giorni” o roba del genere (è passato qualche annetto…), in una delle ottanta puntate (ma te la devi trovare da solo, eh eh eh), è descritto il funzionamento “canonico” del circuito S&H. :-)

      Reply

      • Lorenzo

        |

        Se non ho capito male in massive il S&H in pratica ha lo stesso effetto di abbassare la frequenza di campionamento (più o meno).

        Reply

        • Enrico Cosimi

          |

          praticamente…

          prendo il segnale audio e lo campionano “più lento”, per sgranarlo…

          Reply

    • Jacopo Mordenti

      |

      A margine della spiegazione di Enrico, proviamo a intendere il prodotto di un circuito S/H come una forma d’onda: la sua complessità/irregolarità/variabilità (caratteristiche molto variabili da un circuito all’altro) può rivelarsi perfetta per alcune modulazioni “strategiche” che esulino dal profilo rassicurante della triangolare, della dente di sega, ecc. ecc.

      Il “cosa” modulare con un profilo simile dipende dalla matrice di modulazione di cui si dispone: sulla base della destinazione e della profondità di modulazione sarà più o meno evidente un andamento, se non ritmico, certo non necessariamente equivalente a quello che si otterrebbe con una forma d’onda RANDOM o NOISE. Il massimo? Agganciare il ciclo dell’LFO a un clock: cosa non sempre possibile, come ad esempio con il Pulse di Waldorf.

      … Con l’Ultranova di Novation, invece… interessa?

      Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');