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Elektron Analog Rytm 8 Voice Drum Computer – Terza parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Una batteria elettronica, in base alla tecnologia con cui è costruita, mette a disposizione del musicista diversi circuiti (o diversi campioni) finalizzati alla produzione ottimizzata delle timbriche percussive che compongono il drum kit – se poi questo debba essere aderente all’idea tradizionale Ludwig, DW, Pearl, Sonor, o più sperimentale, è un discorso che ci riguarda fino ad un certo punto. L’ottimizzazione di funzionamento è antica quanto la tecnologia stessa applicata alle drum machine. Già nelle storiche SP-12 e SP-1200 targate Emu Systems, i canali di generazione erano differenziati per risposta in frequenza, presenza o meno di filtri inviluppati, eccetera. Lo stesso approccio variegato e ottimizzzato è presente oggi nella Analog Rytm, con i più il duplice vantaggio di un’oggettiva profonda ri-configurabilità di sintesi e, per corredo, di un ampliamento stilistico accettato e consolidato dell’oggetto “batteria elettronica”. Come dire: non c’è momento storico migliore per avere una drum machine analogica che, in realtà, è l’insieme di diversi sintetizzatori dedicati.

Di Enrico Cosimi

APERTURA MACHINES

Da questo punto di vista, per apprezzare fino in fondo le funzioni e le conseguenze timbriche sulla programmazione/produzione, non c’è niente di meglio che fare una bella immersione nel mondo delle Machines e delle strutture di sintesi dei Sound e degli FX o – se preferite – affrontare il come e quando che si cela dietro i singoli meccanismi timbrici previsti nella AR. Non sarà facile, ma – specie nei confronti delle numerose abbreviazioni utilizzate per comprimere il tutto all’interno del display di bordo – è la strada migliore per conquistare completamente il funzionamento della macchina. Andiamo per ordine.

Elektron Analog Rytm 8 Voice Drum Computer – Seconda parte

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Continuiamo con la nostra panoramica sul funzionamento della, notevolissima, Elektron Analog Rytm, la batteria analog/sample based che sta riscrivendo i canoni di performance e interazione tra musicista elettronico in performance. E’ l’ora di approfondire l’organizzazione delle sequenze di programmazione, per Pattern, chain e song e le tecniche d’inserimento dati.

Di Enrico Cosimi

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Come accennato altrove, la struttura della batteria elettronica è di tipo Pattern based, cioè organizzata per spezzoni di programmazione che possono avere lunghezza variabile fino ad un massimo di quattro battute. Il Pattern, come unità di programmazione, prevede la memorizzazione di una serie di argomenti relativi non solo all’incastro ritmico, ma anche correlati al funzionamento performativo della batteria stessa. Andiamo per ordine.

Elektron Analog Rytm 8 Voice Drum Computer – Prima parte

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Lungamente attesa, è arrivata la drum machine analogica – ma non solo – che Elektron affianca ai suoi strumenti; come sicuramente è noto a chiunque abbia a che fare con la produzione elettronica contemporanea, Elektron ha – di fatto – creato uno standard timbrico e funzionale che si è imposto senza fatica; non privo di aspetti poco comodi, il funzionamento delle macchine nere è, di base, quasi sempre quello, ma questa volta l’intera struttura è concentrata sulla programmazione/produzione di pattern ritmici che sfruttano a fondo le capacità del motore di sintesi ottuplo.

Di Enrico Cosimi

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Analog Rytm produce otto voci indipendenti che possono essere usate per dare suono ad altrettante timbriche percussive generate con diverse modalità di sintesi; il tutto, organizzabile in pattern ritmico attraverso le 12 pad retro illuminate, sensibili alla dinamica e alla pressione, o con la consueta fila di 16 Trig Button. Per chi ha già avuto esperienze di programmazione sulla Analog 4 (con o senza tastiera), il percorso di apprendimento risulterà significativamente semplificato; per tutti gli altri, sarà necessario mettere in preventivo una serie di grattacapi che potranno essere superati con pazienza, lettura concentrata dello scarno manuale e un minimo di sacrificio.

Dal punto di vista hardware, l’impostazione è quella – ottima – delle macchine Elektron: cabinet metallico di dimensioni contenute, finitura a prova di graffio, connessioni ben allineate sul retro e chiaramente etichettata sul margine superiore, per non annaspare alla cieca durante i collegamenti. L’impostazione della scheda connessioni è ben configurata: oltre all’uscita per la cuffia e alla coppia di Main Out Left/Right, ci sono altre quattro prese TRS di diametro standard ¼” che supportano ciascuna due segnali individuali, accoppiati tra loro in modo da non creare problemi nel caso il musicista avesse solo cavi sbilanciati. In questo modo, la prima uscita TRS supporta BD e BT (cassa e timpano), la seconda SD e LT (rullante e tom basso), le altre due supportano ciascuna due coppie timbriche: CH/OH (hat chiuso e aperto) in coabitazione con MT/HT (tom medio e acuto); CY/CB (piatto e cowbell) in coabitazione con RS/CP (rim shot e clap). Si consiglia caldamente l’acquisto di quattro cavi ad Y, del tipo con connettore TRS da una parte e due connettori TS dall’altra.

Elektron Analog Keys – Terza parte

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Dopo aver passato in rassegna l’impostazione di base e l’organizzazione di sequenza, non rimane che affondare nelle strutture di sintesi disponibili, tenendo presente che tutto quanto viene detto è moltiplicato per quattro, cioè per il numero delle voci – timbricamente indipendenti – disponibili nell’apparecchio.

Di Enrico Cosimi

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La struttura di sintesi

Diciamo subito che Analog Keys è un sintetizzatore a quattro parti monofoniche: è possibile organizzarle in gestione polifonica, ma – di fondo – se una voce viene usata, diciamo, per fare una cassa e una seconda voce si impiega per fare il rullante, rimarranno solo due voci per i compiti aggiuntivi. Chiarito questo, è il caso di approfondire, senza annegare troppo nei dettagli (il motore è lo stesso della Analog Four, già trattata su Audio Central Magazine) la struttura di sintesi vera e propria.

Elektron Analog Keys – Seconda parte

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Dopo aver assaggiato l’impostazione di base dello strumento, è giunta l’ora di approfondire – in maniera inevitabilmente incompleta – le funzioni offerte dal motore di Step Sequencer, che permette la programmazione ritmico/armonico/melodica delle quattro voci disponibili all’interno dell’apparecchio.

Di Enrico Cosimi

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Lo Step Sequencer

Analog Keys lavora con un pattern sequencer, cioè con un’unità di memorizzazione che organizza i dati in una griglia di celle (gli step, appunto) che può essere lunga una, due, tre o quattro battute, ciascuna comprendente 16 step. L’insieme dei dati contenuti in griglia è un pattern.

Elektron Analog Keys – Prima parte

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Questo articolo potrebbe sottotitolarsi: “tante cose in poco spazio”. Come già visto nel precedente modello Analog Four, anche in questo caso Elektron ha compresso numerosi comportamenti all’interno dello stesso apparecchio, ponendoli sotto controllo di un’interfaccia utente densa (ci sono comandi in triplice layer shift), ma non priva di fascino. L’importante, è sapere che si vogliono utilizzare – in un colpo solo –  quattro sintetizzatori monofonici analogici, tre effetti, un mixer, uno step sequencer a sei tracce, un motore di conversione/gestione CV/Gate e una tastiera a tre ottave. Insomma, ci vuole pazienza…

Di Enrico Cosimi

A4k front

L’apparecchio, secondo i recenti canoni Elektron, è costruito in maniera solida e affidabile: dimensioni compatte per il box rettangolare schiacciato che si allinea perfettamente all’Analog Four e si allineerà altrettanto perfettamente alla soon to be available Analog Rytm, lunghezza incrementata per ospitare la tastiera.

Ricky Sirone & Elektron Analog 4

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Events, Gear

Elektron Analog 4, che è stata recentemente oggetto di una nostra pagina, è una struttura analogica che integra quattro canali di sintesi particolarmente raffinati con altrettante tracce di sequenza a chiara impostazione ritmico/armonica. Come tutti gli apparecchi Elektron, anche Analog 4 si candida naturalmente per l’utenza concentrata sulla produzione dance oriented. Recentemente, abbiamo avuto modo di intercettare una tappa del product demo tour gestito da Ricky Sirone per Soundwave.

Di Enrico Cosimi

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Le immagini del video sono rubate alla tappa romana della manifestazione che, come è facile immaginare, ha approfondito la costruzione delle timbriche analogiche e il loro sfruttamento all’interno della “normale” produzione elettronica.

Non bisogna dimenticare che Analog 4 comprende quattro sintetizzatori, ma le quattro parti possono essere usate tanto per gestire compiti ritmici che per coprire parti di sequenza melodica o incastri di arrangiamento.

Buona visione.

 

 

Elektron Analog 4 – Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Dopo aver fatto un’indigestione di parametri analogici, relativi alle quattro parti Synth contenute – una per pista – nella quadruplice macchina Elektron Analog Four, è il momento di affrontare le altre funzionalità con cui sono organizzate le memorizzazioni step e pattern.

Di Enrico Cosimi

totale

Come al solito, la materia è densa.  Una doverosa premessa: Analog Four (o Analog 4, a scelta…) può essere tranquillamente suonato real time attraverso una qualsiasi tastiera MIDI (basta aver accoppiato canali MIDI e timbri…), non è necessario impegnarsi sul pannello comandi per la programmazione dei diversi pattern. Ciò non toglie che, il pattern e gli step sono gli attrezzi più utili che il musicista abbia a disposizione per organizzare la quadri timbricità disponibile. Niente tastiera MIDI a disposizione? Potete sempre arrangiarvi con l’ottava di mini tasti/buttons disponibile sul pannello comandi, con tanto di trasposizione Octave Up/Down a colpi di freccia su e freccia giù…

Elektron Analog 4 Four Voice Analog Synthesizer – Prima parte

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Senza troppa fatica, Elektron si è conquistata una credibilità a prova di bomba che l’ha resa uno dei marchi di riferimento all’interno della produzione elettronica hardware oriented: musicisti di tutto il mondo hanno imparato ad apprezzare, dalla SID Station in poi, la versatilità degli apparecchi Elektron e l’impostazione priva di fronzoli, che li rendono – di fatto – micidiali macchine per la produzione e la performance. Dopo parecchia attesa, è arrivato finalmente il nuovo Analog 4, un sistema che integra step sequencer a quattro tracce, altrettanti sintetizzatori analogici, effetti, gestione dell’audio esterno e generazione di CV/Gate per il controllo di altre apparecchiature analogiche. Il risultato è di prim’ordine.

Di Enrico Cosimi

A4 01

Al primo impatto, Analog 4 colpisce per la densità hardware: come da tradizione Elektron, il pannello comandi è ben inzeppatto di controlli e l’insieme pesa quei sani due chili e mezzo che incutono rispetto per la solidità hardware; alimentazione esterna, breve manuale di primo approccio e lussuosa confezione in nero tipografico completano il tutto. Non rimane che collegare l’apparecchio, scaricare il manuale di riferimento in pdf e partire per un giro…

Prima di partire, provvediamo ad aggiornare il firmware alla nuova versione 1.3 – liberamente scaricabile dal sito – che risolve alcuni piccoli bachi e fortifica le prestazioni generali dell’apparecchio. Adesso, possiamo partire.

Inutile dire che, vista la complessità dell’apparecchio, saranno necessari diversi appuntamenti; questa prima parte è dedicata, oltre che al primo approccio, alle funzionalità “di sintesi”. 

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