Elektron Analog Rytm 8 Voice Drum Computer – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Lungamente attesa, è arrivata la drum machine analogica – ma non solo – che Elektron affianca ai suoi strumenti; come sicuramente è noto a chiunque abbia a che fare con la produzione elettronica contemporanea, Elektron ha – di fatto – creato uno standard timbrico e funzionale che si è imposto senza fatica; non privo di aspetti poco comodi, il funzionamento delle macchine nere è, di base, quasi sempre quello, ma questa volta l’intera struttura è concentrata sulla programmazione/produzione di pattern ritmici che sfruttano a fondo le capacità del motore di sintesi ottuplo.

Di Enrico Cosimi

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Analog Rytm produce otto voci indipendenti che possono essere usate per dare suono ad altrettante timbriche percussive generate con diverse modalità di sintesi; il tutto, organizzabile in pattern ritmico attraverso le 12 pad retro illuminate, sensibili alla dinamica e alla pressione, o con la consueta fila di 16 Trig Button. Per chi ha già avuto esperienze di programmazione sulla Analog 4 (con o senza tastiera), il percorso di apprendimento risulterà significativamente semplificato; per tutti gli altri, sarà necessario mettere in preventivo una serie di grattacapi che potranno essere superati con pazienza, lettura concentrata dello scarno manuale e un minimo di sacrificio.

Dal punto di vista hardware, l’impostazione è quella – ottima – delle macchine Elektron: cabinet metallico di dimensioni contenute, finitura a prova di graffio, connessioni ben allineate sul retro e chiaramente etichettata sul margine superiore, per non annaspare alla cieca durante i collegamenti. L’impostazione della scheda connessioni è ben configurata: oltre all’uscita per la cuffia e alla coppia di Main Out Left/Right, ci sono altre quattro prese TRS di diametro standard ¼” che supportano ciascuna due segnali individuali, accoppiati tra loro in modo da non creare problemi nel caso il musicista avesse solo cavi sbilanciati. In questo modo, la prima uscita TRS supporta BD e BT (cassa e timpano), la seconda SD e LT (rullante e tom basso), le altre due supportano ciascuna due coppie timbriche: CH/OH (hat chiuso e aperto) in coabitazione con MT/HT (tom medio e acuto); CY/CB (piatto e cowbell) in coabitazione con RS/CP (rim shot e clap). Si consiglia caldamente l’acquisto di quattro cavi ad Y, del tipo con connettore TRS da una parte e due connettori TS dall’altra.

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Qualche considerazione preliminare

Una batteria elettronica è – di solito – composta da due sezioni indipendenti, dedicate alla generazione timbrica (produzione dei suoni di cassa, rullante, eccetera) e organizzazione dei medesimi attraverso sequencer di bordo. A seconda degli stili, delle epoche e della tecnologia disponibile, la generazione timbrica può essere solo analogica (con oscillatori inviluppati, filtri, amplificatori), solo attraverso playback di campionamenti residenti, ibrida con l’accoppiamento delle due tecniche, aperta all’acquisizione di file audio digitali provenienti dall’esterno. In tutti i casi, specie quando si lavora solo in analogico, per fare una percussione convincente servono tre componenti indipendenti: il click della percussione iniziale, il tono della nota vera e propria, una componente di rumore.

Analog Rytm utilizza due strutture parallele (il click è nascosto all’interno di una delle due) per generare analogicamente la parte di sintesi cui è accoppiato il campionamento digitale (tanto residente quanto caricato dall’esterno).

La gestione in sequenza può avvenire per semplice playback dei pattern ritmici preconfigurati (basterebbe pensare all’antica KORG MiniPops…), programmabili dall’utente(come nella BOSS Dr. Rhythm DR-55) e auspicabilmente concatenabili in sequenze di pattern definite Song, che – di fatto – permettono di coprire tutto l’arrangiamento percussivo del brano in scaletta.

Passato il primo periodo pionieristico, nel quale la timbrica analogica era tollerata per supplire, con buona volontà, il supporto ritmico inevitabilmente eseguito da esseri umani, passata la fase della sperimentazione man-machine techno pop, passata la fase di entusiasmo digitale per la programmazione “espressiva come e più dell’umano”, superata la fase dei groove campionati e warpati/allineati, ci si è resi conto che nel corso dei decenni l’uso della batteria elettronica non è più considerato sostitutivo del Carmine Appice di turno, ma è divenuto un fenomeno timbrico (e di costume) a se stante, in maniera simile a quanto è successo col sintetizzatore: basta brass, strings e choir… il synth deve suonare da synth, la batteria elettronica deve emozionare con l’incastro timbrico, non far credere che ci sia Keith, o Ringo, o Charlie, o Stefano (eh eh eh) seduto sullo sgabello.

Analog Rytm sfrutta una logica di pattern concatenabili e organizzabili, privilegiando – attenzione… – l’interazione in tempo reale con i dati programmati: l’intera struttura è concepita per poter fare con una mano sola le selezione e lasciare l’altra mano libera di suonare sul pannello comandi. Dagli otto Data Entry, alle 12 pad dinamiche, passando per le logiche di Mute, Chromatic e (terminologicamente criptiche) Scene e Performance, si può far vivere la programmazione ritmica sull’onda dell’emozione. Non male.

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Cosa deve imparare il musicista per sopravvivere alla Analog Rytm?

Una volta chiarita la struttura gerarchica, si richiede sufficiente polso per imparare:

  • la programmazione timbrica dei singoli Sound, divisa nelle sotto sezioni di sintesi e di campionamento
  • il routing delle timbriche sulle uscite separate
  • la gestione degli effetti comuni di Delay & Rev e la gestione dei trattamenti comuni di Distortion & Compression
  • la mappatura dei suoni sulle Track/Pad/Trig Button
  • la registrazione in tempo reale o in griglia dei Pattern, l’impiego della configurazione di scale, la divisione ritmica, il metronomo
  • la conquista della quantizzazione microtime e del retrig/roll
  • l’assemblaggio delle Chain e delle Song
  • la gestione dell’integrazione MIDI e USB con eventuali apparecchiature o DAW esterne
  • la gestione degli archivi Sound, Sample, Pattern, Chain, Song interni al +Drive o esterni alla macchina
  • l’esecuzione arricchita di Mute/Solo, Chromatic, Scene/switch e Performance/morph
  • l’acquisizione di una padronanza sufficiente con l’uso spontaneo ed estemporaneo delle strutture disponibili.

You pay what you got.

 

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Le 12 pad

In origine, nelle batterie elettroniche del secolo scorso, c’erano solo interruttori non sensibili alla dinamica che permettevano di scrivere il nota on dei singoli strumenti percussivi organizzati in pattern ritmico; poi, con tecniche diverse, è stata conquistata la risposta alla dinamica, e ancora dopo quella alla pressione. In tempi più recenti, la galassia MPC targata AKAI ha insegnato a generazioni di producers come usare le pad per richiamare tracce, mutare strumenti, modificare i mixaggi. Ora, è il turno di Analog Rytm.

Ci sono quattro comportamenti aggiuntivi (sommabili al normale nota on/off) che possono essere caricati sui 12 pad sensibili:  Mute, Chromatic, Scene e Performance.

 

Performance

Oltre a funzionare come una semplice batteria elettronica da playback (premi Play e ti ascolti fino alla fine quello che hai programmato in precedenza), Analog Rytm prevede un comportamento di “Performance” nel quale è possibile sfruttare le 12 pad retro illuminate per intervenire in tempo reale sui parametri timbrici, e non solo, ritenuti più significativi. In questo modo, come dicono certi DJ atteggioni, puoi suonare sul pannello comandi… Inutile dire che, se ci si dimentica di assegnare i parametri al controllo realtime, la delusione sarà grandissima. La modalità Performance è individuata dalla retro illuminazione verde per le pad abilitate. Chiamare “Performance” per quello che realmente è, cioè un morphing di valori parametrici, avrebbe reso le cose troppo facili per noi poveri umani.

 

Scene

Ogni drum pad diventa un vero e proprio sound shifter, con possibilità di gestire più parametri in macro dalla singola superficie sensibile. Anche in questo caso, l’organizzazione preventiva è fondamentale per rendere interessanti le variazioni in tempo reale. La retro illumazione è di colore blu scuro. Chiamare “Scene” per quello che realmente è, cioè variation o multi switch, avrebbe reso – ancora una volta – le cose troppo facili per noi poveri umani.

 

Chromatic

I più anziani potranno sorridere… il vecchio modo “multi pitch” permette di suonare il timbro assegnato alla traccia prescelta rispettando l’incremento cromatico, di semitono in semitono accoppiato alle 12 pad. In questo modo, si può programmare un’uscita melodica con il suono di high tom, o decidere quale tonalità dare al suono di rullante. Con le frecce Up e Down, si salta di ottava a blocchi di quattro pad. La retro illumianazione è azzurra; la trasposizione d’ottava sfrutta una retro illuminazione a colorazione variabile in base all’ottava seleziona (-2/+1).

 

Mute

Non vi serve più la cassa? Basta mettere in Mute la traccia corrispondente, premendo sulla pad retroilluminata in verde: il suono contenuto sarà disabilitato fino a nuova pressione.

Come si identifica il suono da far tacere? Semplice, durante il playback, Analog Rytm fa blinkare i pad corrispondenti ai timbri che stanno suonando…

E’ possibile mettere in Mute più di una traccia/strumento alla volta, con Function; è possibile mettere  in Solo lo strumento desiderato, usando il tasto Retrig.

 

A proposito di affidabilità: nei mesi precedenti, circolavano segnalazioni sporadiche di problemi derivati dalla tenuta delle pad dinamiche… sia come sia, l’esemplare in nostro possesso è sottoposto ormai da giorni ad una vera e propria “tortura hardware”. Se problemi ci sono stati, fanno parte del passato. 

 

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Qualche anticipazione sulle “macchine” disponibili

Nell’organizzazione generale dell’apparecchio, spicca la possibilità di sfruttare diverse Machines, intese come algoritmo di sintesi con cui generare le timbriche percussive; possono esserci machines ottimizzate per fare la cassa analogica in stile TR, o altre machines più adatte allo sfruttamento della FM lineare o alla lettura piana e semplice dei campionamenti, o – magari – dei cluster da sei oscillatori analogici necessari per fare i ferri della batteria. Avremo modo di parlarne in seguito.

 

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Piramide gerarchica

Da molti anni, Elektron deve fare i conti con le coseguenze della potenza messa in campo nelle proprie apparecchiature: quando si fornisce la possibilità di programmare il suono “di parte”, di arricchirlo con gli effetti, di usarne “n” esemplari diversi timbricamente, di organizzare il tutto per pattern e sequenze, è chiaro che bisogna trovare il modo di rispettare un ordine rigoroso ai diversi livelli di programmazione. Il tutto, mantenendo le dimensioni e il costo dell’oggetto entro limiti tollerabili dal mercato. Per questo motivo, c’è una ricorrente organizzazione gerarchica che è stata già incontrata all’epoca di Analog Four e che oggi, opportunamente adattata, risulta ancora valida per Analog Rytm.

 

Fatte salve le regolazioni Global, che influenzano il comportamento generale della macchina, il musicista – partendo dal basso – ha a che fare con:

127 Samples

Fino a 127 timbriche diverse gestibili nel singolo progetto di arrangiamento. Se non dovessero bastare, o se risultassero inadatte, si può fare riferimento al Plus Drive di scambio dati Elektron o al trasferimento bidirezionale tramite porta USB.

 

128 Sound

Il “suono” è il Sample rivestito del corredo di parametri timbrici organizzati nelle pagine Synth, Sample, Filter, Amp, LFO. Praticamente, il passaggio che collega il semplice file audio alla timbrica utilizzabile per la programmazione.

 

128 Kits

Sono collezioni di Sound precedentemente realizzati, o caricati dalla libreria di bordo, che vengono accorpati, in blocchi di 12 – quante le pad dinamiche disponibili sulla plancia dello strumento – e rinforzati con le decisioni timbriche relative agli FX.

 

Tutto questo è organizzabile in:

128 Pattern

Lunghi fino a quattro battute, organizzati in 16 pattern (indirizzati sui 16 Trig Button) per ciascuno degli otto banchi A-H raggiungibili sul pannello comandi. Il pattern comprende l’incastro ritmico costruito con i 12 suoni (ma la polifonia massima simultanea è pari a otto voci…), il mute eventuale delle parti, il lock dei parametri ritenuti fondamentali, la gestione degli effetti, lo swing, la lunghezza di pattern, la time signature, eccetera.

 

16 Song

Dopo aver programmato tutti i pattern necessari alla propria esecuzione, li si può organizzare in 16 Song indipendenti, che li concatenano con le ripetizioni ritenute necessarie a coprire le strutture complete dei brani in scaletta.

 

4 Global

I corredi di parametro globale influenzano l’intero comportamento della Analog Rytm e possono essere alternati in base alle diverse condizioni d’utilizzo. Ad esempio, potrebbe esserci un set di regolazioni global per l’impiego in studio, sotto controllo di una DAW esterna, e un set completamente diverso, per il live, nel quale la Analog Rytm comanda a bacchetta tutte le macchine presenti sul palco.

 

L’insieme delle regolazioni timbriche (Sample-Sound-Kit) e di gestione arrangiamento (Pattern-Song, ma anche Global) è messo in bundle all’interno di un Project, che – una volta scelto tra i 128 disponibili nel Plus Drive Elektron – riconfigura completamente il funzionamento di Analog Rytm.

 

Una volta definita la lunghezza del Pattern da programmare, è necessario ricordare che ci sono 12 Drum Track – una per ciascuno strumento percussivo – articolare “verticalmente” nel Pattern, più una FX Track, che comprende i parametri di Distortion, Compressor, Delay e Reverb. Le “tracce” possono essere messe in Mute su base individuale, isolando gli strumenti programmati che vengano ritenuti non necessari durante l’esecuzione o la performance. 

 

Ancora una volta, pensare che “Track” si riferisca alla serie di eventi musicali organizzati sulla traccia lineare – come nel resto del mondo, da circa 80 anni a questa parte – è fuorviante: nella terminologia Elektron, una traccia è l’equivalente di una linea orizzontale nel piano roll (virtuale) che organizza la vostra programmazione di pattern. Detto in maniera meno odiosa, con “traccia” si intende il suono assegnato al Pad (uno di 12) e interpretato come “entità timbrica indipendente”. Puoi programmare real time le “tracce” di cassa e rullante, poi puoi cancellare o mettere in mute la traccia di hihat, a prescindere che tu sia all’interno dell’unica traccia ritmica programmata nella Analog Rytm. Potrà aiutare (alla sopravvivenza e alla comprensione) ricordare che ciascuna traccia/strumento è indirizzata/indirizzabile sopra un diverso canale MIDI simultaneamente gestibile.

 

Non è l’unico caso nel quale la progettata interazione tra device Elektron e l’eventuale DAW esterna prende la mano al progettista; non si spiegherebbe, altrimenti, come sia possibile, in una batteria elettronica hardware standalone, la decisione di impostare per default il metronomo in Off quando si programma real time. Se la batteria è sincronizzata – poniamo – ad Ableton Live, è chiaro che l’indispensabile metronomo “sopra cui” stendere la programmazione timbrica real time sarà fornito direttamente dalla DAW. Basta saperlo (e avere una confezione di antidolorifico a portata di mano).

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Pad, Machine e polifonia

E’ necessario fare un minimo di chiarezza sui rapporti che esistono tra le 12 superfici retro illuminate, le Pad, sensibili alla dinamica e alla pressione, i tipi di sintetizzatore da utilizzare, le Machine, e la polifonia globale a otto voci. Dal momento che, se la matematica non è un’opinione, otto e meno di dodici, occorre qualche meccanismo per definire chi suonerà cosa.

 

Nella griglia 3×4 delle Pad, esiste una gerarchia di funzionamento tout cour, focalizzato sulle pad BD-Kick, SD-Snare, BT-Bass Tom, LT-Low Tom, il cui playback impegna un canale di voce dedicato per ciascuno, e le altre quattro coppie di Pad che condividono – in alternanza monofonica – gli altri quattro canali di voce rimasti liberi; in questo modo, la coppia di pad RS-Rims Shot e CP-Clap lavora in duplex sullo stesso canale (se il musicista suona o programma i due tasti contemporaneamente, vince quello a destra; in questo caso, il Clap). La stessa cosa avviene per le coppie MT-Mid Tom e HT High Tom, CH-Closed Hat e OH-Open Hat, CY-Cymbal e CB-Cowbell.

Attenzione! I nomi fanno riferimento ad una condizione Sample/Sound/Kit di default, ma il musicista può assegnare quello che vuole alle 12 pad agendo con la massima liberta. 

Non è tutto: oltre all’allocazione polifonica, occorre fare i conti con il tipo di Machine necessaria a produrre la timbrica desiderata. Avremo modo di approfondire il discorso in seguito, ma – per ora – basterà considerare le Machines come “sintetizzatori percussivi dedicati” a diversi tipi di comportamento timbrico; ce ne sono diversi,  relativi a BD Hard, Classic, FM; SD Hard, Classic, FM; RS Hard, Classic; CP Classic; BT Classic, LT Classic, CH Classic, OH Classic, CY Classic, CB Classic. Le abbreviazioni non dovrebbero creare problemi a chiunque abbia un minimo di esperienza con la vecchia scuola Roland. Non tutte le Machines possono essere caricate indifferentemente su tutte le Track (cioè sulle Pad di controllo). Una traccia raggiunge sempre l’uscita dedicata, ma può essere abilitata/disabilitata sull’uscita Main a discrezione dell’utente.

Ulteriori particolari in seguito.

 

Analog Rytm e il MIDI

La batteria può lavorare con la porta MIDI tradizionale, con la porta USB o con tutte e due; sono supportati i program change (da 1 a 128, si richiamano i pattern residenti i memoria), i control change, il clock, i comandi di trasporto e gli NNRP ampiamente documentati sul manuale utente. In aggiunta, le 128 note della tastiera MIDI sono mappate da 0 a 11 per il controllo delle 12 timbriche attive nel Kit (le tracce, grrr…), le note MIDI 12-59 possono essere usate per la trasporre cromaticamente, in tempo reale, l’intonazione del suono assegnato alla traccia selezionata. Attenzione a non sottovalutare l’abilitazione Chromatic indipendente per Synth e Sample (raggiungibile in Sound Settings) , altrimenti correte il rischio di diventare viola nel vano sforzo traspositivo.

In aggiunta, le due prese MIDI Out e Thru possono essere convertite in Sync 24 (Roland) o Sync 48 (KORG) per gestire costosissimi e blasonatissimi hardware vintage. Scusate se è poco.

 

Le prossime volte, ragioneremo sulle capacità di programmazione e sulle funzioni timbriche.

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Comments (17)

  • Lucio

    |

    ho l’analog rytm da maggio, e dopo aver provato gran parte delle drum machine odierne, non posso far altro che attestare che questa sia una delle migliori su cui abbia messo le mani. Mi stupisce giornalmente, e le elektron sono entrate a forza nel mio cuore… costeranno tanto, ma danno tantissimo … qui un paio di miei video della rytm in azione :)

    1 – https://www.youtube.com/watch?v=3pZmDvb9HLs
    2 – https://www.youtube.com/watch?v=-T3yhpI99cY

    Reply

  • Chris Faux

    |

    Please help me! Dopo varie ricerche su google ancora non sono riuscito a capire:

    – Se può essere utilizzata anche come Sampler, potendo modificare almeno il Pitch, Attack, Decay dei campioni (immagino di si).. O se questi vengono usati solo come layering.

    E secondo ma non meno importante:

    – Se supporta campioni audio esterni a 24 bit 44.1 kHz

    Reply

    • Chris Faux

      |

      Ok ho appena guardato un video dove ci fanno di tutto con i campioni 😀

      Ti prego dimmi che supporta questi dannati 24 bit

      Thanks!

      Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    come sampler, è abbastanza limitata, ci sono parametri di controllo per pitch e inviluppo; la gestione dei file non è “illimitata”…

    ulteriori particolari nelle prossime puntate :-)

    niente 24 bit

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    a stretto giro, vediamo di scoprire tutto – comunque, sul manuale in pdf intanto ti dicono che i convertitori sono 24 bit 48 kHz…

    Reply

  • Chris Faux

    |

    Acc….peccato, ho tutta la libreria in 24 bit.
    Thanks!

    attendo con ansia la prossima puntata 😀

    Reply

  • Manuel

    |

    C è la possibilità di fare anche le bass lines ?

    Reply

  • Manuel

    |

    Carissimo Enrico scusa se disturbo ancora il tuo sapere, alla fine l’ho acquistata e a livello di suoni sono molto contento ma ho scoperto una grossa pecca che mi turba ovvero nel funzionamento . La
    Macchina non suona esattamente come componi ma fa di testa sua. Ovvero avolte annulla dei suoni non fa suonare le cose insieme, sono sicuro che hai capito cosa voglio dire . Come risolvere ?

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      non è che hai superato la polifonia disponibile?

      Reply

  • Manuel

    |

    Il tuo collega lo chiama effetto chouck sorry non so come si scrive . Sta di fatto che una cosa semplice e dritta diventa dura scriverla .. Boh non capisco, dovrò acquisire separatamente i suoni . Facendo un loop ritmico separato da Cassa ecc e stenderlo. Però strano che una drum del genere abbia questo limite, magari ci sono delle impostazioni non so ..

    Reply

  • Manuel

    |

    Couch

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    calcola che certe pad sono “monofoniche”, tipo hihat, se suoni quello aperto, ti uccide quello chiuso o viceversa…

    controlla sul manuale!!!

    Reply

  • Manuel

    |

    Questo si ma vedi avolte e anche la cassa stessa a uccidere la ritmica . Grosso lite, lavorerò separatamente

    Reply

    • Attilio De Simone

      |

      Mi sembra molto strano. Hai letto accuratamente il manuale?

      Reply

  • maurizio

    |

    Ciao bellissimo articolo e complimenti per il sito non so se sia tuo… devo ancora darci un’occhiata…

    avevo un quesito che non riesco a risolvere …

    Come settare la rytm come tempo master, e sincronizzare a lei ableton live… e avere di conseguenza tutto il set up in studio sincronizzato alla rytm

    Ti ringrazio vivamente.

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      te lo sconsiglio vivamente; Ableton Live ha talmente tante cose da fare che è sempre meglio far lavorare lui come MASTER.

      nel frattempo – l’articolo è stato scritto MOLTO tempo addietro – ho venduto la AR e non posso più verificare quella funzione. :-(

      Reply

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