Dopo aver messo a punto il micidiare motore del MOTIF, Yamaha ha consolidato la propria posizione sul mercato sfornando – con rassicurante regolarità – expander, sintetizzatori e workstation correttamente calibrate sulle necessità del musicista “militante”. Basterebbe controllare statisticamente su quanti palchi è comparsa, compare e comparirà una workstation MOTIF per rendersi conto del preciso riscontro funzionale. Oggi, Yamaha inaugura la serie MX con due modelli a 49 e 61 tasti appositamente disegnati per facilitare la vita al possessore di project studio con tanto di integrazione DAW.
Di Enrico Cosimi
Lo strumento – l’apparecchio in nostro (temporaneo) possesso è la versione a 61 note – possiede cinque ottave synth action sensibili alla key velocity, con un motore in grado di gestire sedici parti timbriche indipendenti; di queste, solo due possono agire sotto controllo diretto della tastiera in split/layer; le altre sono raggiungibili attraverso interazione con DAW esterna. Quale DAW? Si può lavorare con il Cubase fornito in bundle (non è un mistero che, da qualche anno, Yamaha abbia acquisito l’intero blocco commerciale Steinberg…), con Sonar o con Digital Performer e Logic Studio 9.
Inutile dire che, per contenere costi e complessità, si è deciso di tagliare molti angoli, ma la collocazione dell’apparecchio è possibile in diversi “slot applicativi”.