Nell’appuntamento precedente, ci siamo occupati delle procedure basic per la costruzione della classica timbrica di synth bass: questa volta, è il caso di mettere al fuoco altre funzionalità che apparentemente sono considerabili come secondarie. Attraverso il loro impiego, è possibile personalizzare il suono e ampliare significativamente il raggio d’azione dello strumento. Ancora una volta, ci baseremo sul classico funzionamento virtual analog offerto da Roland SH-01 GAIA, confermando – se ce ne fosse bisogno – l’assoluta portatilità su altre macchine delle caratteristiche illustrate.
di Enrico Cosimi
Il synth bass che si rispetti è costruito con un solo oscillatore, sparato a tutta manetta dentro al filtro low pass per sfruttare fino in fondo la dinamica e la totale assenza di interferenze distruttive/costruttive, tipiche nelle strutture analogiche con più oscillatori aperti simultaneamente; ma più oscillatori, possono dare maggior peso al suono, a patto che si sappia a cosa rinunciare.
Andiamo per ordine.