Linee guida per la programmazione dei sintetizzatori – Terza parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Giunti al terzo appuntamento,  è il caso di ricordare una linea guida… alle linee guida: il discorso è volutamente generico e privo di approfondimenti su strutture hardware/software. Non a caso, utilizziamo il Clavia Nord Modular G2 che, nella sua infinita configurabilità, può essere ferro e può essere piuma, come la mano del Principe di verdoniana memoria. 

Di Enrico Cosimi

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Ma, citazioni cinematografiche a parte, la voluta genericità delle informazioni fornite ne permette l’incarnazione il più indolore possibile all’interno delle diverse strutture di sintesi. Provare per credere. Questa volta, è il turno dei Synth Strings… terribile categoria da tempo dimenticata.

O no?

03 SYNTH STRINGS – La teoria

Con il termine Synth Strings si intendono, purtroppo, due tipi di timbriche:

  • il suono delle classiche “tastiere archi” degli Anni 70: tastiere che sfruttavano oscillatori a divisione di frequenza e arricchivano la timbrica di base attraverso la Pulse Width Modulation asincrona, la short modulation di chorus e sfasatori e la buona volontà degli ascoltatori;
  • il suono degli archi veri e propri, interpretato alla luce della pericolosa “sintesi imitativa”, ovvero la possibilità – più teorica che reale – di simulare accuratamente la resa acustica di una sezione archi o (peggio ancora) di un violino solista. Inutile dire che, salvo fortunatissimi casi, l’andamento velleitariamente imitativo è molto  difficile da ottenere, specie in un periodo storico acusticamente viziato da campionatori, sample player, eccetera.

Nonostante tutto ciò, è possibile definire alcune linee guida per lo sviluppo delle timbriche Synth Strings che dovranno essere valutate caso per caso:

  1. L’articolazione di una famiglia orchestrale complessa ed evoluta come quella degli archi non può essere mimata in maniera soddisfacente con un semplice inviluppo ADSR; per questo motivo, ci si deve limitare alla massima semplificazione: timbriche con attacco lento, o con andamento vagamente più marcato, saranno il massimo che il metodo analogico potrà offrire. Dimenticatevi i marcato strings, gli staccati, gli sforzati, i pizzicati e tutto il mondo espressivo collegato all’archetto… siete sopra un sintetizzatore.
  2. Il vibrato: i violinisti vibrano la nota dopo averla accuratamente intonata sulla tastiera; per questo motivo, sarà preferibile dosare il poco vibrato con la modulation wheel, facendo entrare l’effetto solo dopo aver definito le intonazioni e non da subito. Alternativamente, si può controllare l’ampiezza del vibrato con il channel aftertouch.
  3. Il filtraggio può essere tanto Low Pass quanto Band Pass; ovviamente, usando il trattamento passa band, ci sarà un sensibile decremento nel livello d’uscita, con la necessità di pompare in qualche modo il segnale. Quasi sempre, è preferibile la minor selettività del comportamento 12 dB/Oct, più ricca di “aria” sulle acute.
  4. Animazione e (micro)modulazione: a livello di forme d’onda, se è vero che le denti di sega rappresentano la massima generazione timbrica disponibile nel sintetizzatore, è anche vero che – specie per simulare i comportamenti delle string machines Anni 70 – sia preferibile sperimentare le possibilità sonore offerte dalla Pulse Width Modulation asincrona sui due oscillatori; per la vera asincronia, sarebbero necessari due LFO indipendenti, uno per ciascuna onda quadra da modulare, ma questo può non essere disponibile all’interno della struttura. In maniera alternativa, si può sperimentare con cautela il comportamento modulante del chorus o di eventuali ensemble generator; come al solito, la parola d’ordine è asimmetria nel ciclo di modulazione: se il trattamento rivela troppo velocemente la sua ciclicità, ci sarà un’immediato calo dell’attenzione da parte dell’utente, immediatamente annoiato dal birignao birignao birignao della Ensemble di turno. A proposito: chi non ha ricevuto una formidabile mazzata in testa all’ascolto dello spaventoso Ensemble Generator incarnato negli altrettanto spaventosi, limitati, arcaici polifonici PS di produzione nipponica? 😉
  5. Intonazione di base: la famiglia degli archi copre un’estensione enorme… per questo motivo, è necessario scegliere volta per volta se accordare i propri oscillatori su 16’ o 8’ o 4’, tenendo presente che, specie nella simulazione della massa orchestrale “a tappeto”, può tornare utile lavorare con un raddoppio di ottava, accordando cioè un oscillatore a distanza di ottava dall’altro.

 

SYNTH STRINGS – Modelli di riferimento

Al terzo appuntamento, avrete capito che la genericità banale (o, se si preferisce, la banalità generica, è il punto forte del taglio adottato); per questo motivo, senza alcuno sforzo sulle sinapsi, è facile ricordare Shine On You Crazy Diamond – Part One, dall’album “Wish You Were Here” dei Pink Floyd e (yuk, yuk, yuk) Sospesi nell’incredibile, dall’album “Felona e Sorona” de Le Orme.

 

SYNTH STRINGS – Una patch semplice semplice

Due oscillatori producono onde quadre sottoposte a modulazione PWM con una coppia di oscillatori a bassa frequenza dedicati; se la struttura non permette l’intervento di due LFO indipendenti, si può ripiegare su un’unica sorgente di modulazione, eventualmente risparmiando la seconda per una lieve modulazione di frequenza/vibrato – sempre nell’ordine dei 5 Hz – con cui animare il segnale.

Synth Strings

 

Il filtraggio è di tipo Low Pass, con pendenza morbida a 12 dB/Oct; come già detto precedentemente, si può sostituire il trattamento passa basso con un comportamento passa banda. La regolazione dei due inviluppi è critica per definire il tipo di articolazione richiesto che, nei limti dell’inviluppo ADSR, può simulare abbastanza agevolmente un comportamento di sezione.

La presenza di Chorus (instanziato su base individuale, voce per voce – ma anche utilizzabile sull’insieme polifonico richiesto) e del Reverb permettono di spazializzare e caratterizzare ulteriormente il suono.

Per passare ad una maggior “sinteticità” del timbro, basterà lavorare sui tempi d’inviluppo, accorciando l’Attack Time fino a raggiungere il grado di artificialità richiesto.

Alternativamente, se la struttura lo permette, si possono subordinare l’ampiezza delle modulazioni di frequenza e simmetria alla posizione della Modulation Wheel e/o alla pressione di Aftertouch esercitata sulla tastiera. Le strutture da implementare saranno simili a quelle già illustrate a proposito della timbrica Synth Brass.

 

Synth Strings

Strutture di riferimento, di analogica memoria:

  • Omni ARP
  • Oberheim Xpander

Punti chiave:

  • oscillatori in saw wave o pwm
  • vibrato? A seconda dei gusti…
  • filtraggio 12 dB/Oct, componente medio acuta nel segnale
  • filtraggio low pass e/o band pass
  • scelta dell’articolazione d’inviluppo
  • chorus e riverbero

 

Patches di riferimento nella sound library Clavia

  • 1-19 StringVariations
  • 1-50 VA Strings1

Buona programmazione

 

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