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Ashun Sound Machines Hydrasynth Keyboard

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Prodotto da ASM-Ashun Sound Machines (cioè, da Glen Darcey – il padre del MiniBrute – in collaborazione con Dominic Au, Chen Jiejun e Bob Liao), HydraSynth è uno di quei casi nei quali le attese confermano le aspettative. Annunciato, in tono pacato, nella Primavera 2019, e finalmente reso disponibile nel Dicembre dello stesso anno, lo strumento disponibile nella doppia versione tastiera e desktop è l’esempio classico di quanto sia proficuo per il musicista imbattersi in un team che viaggia orgogliosamente contro corrente, rifiutandosi di accodarsi al filone vaporwave e facendo uscire il proprio prodotto solo quando è finito, solido, a prova di errore. L’etica professionale di Glen e dei suoi compagni dovrebbe essere seguita più spesso da parecchi altri produttori hardware.

Di Enrico Cosimi

01 Hydra Apertura SMALL

A parte la bontà del prodotto, le condizioni storiche hanno contribuito al successo annunciato di Hydrasynth: una palpabile saturazione per maturità del turbine full analog (pochi ci hanno fatto caso, ma il mondo EuroRack – ad esempio – ha compiuto una significativa frenata), la conferma di quanto il modo digitale di fare produzione timbrica sia comodo, alternativo e complementare (basterebbe pensare a quanto l’accoppiata Massive/Serum continui a dimostrarsi indispensabile nella creazione veloce di timbriche cinematiche, e non solo), la disponibilità di una keybed con aftertouch polifonico che permette, in totale indipendenza, di aprire tasto per tasto e voce per voce l’espressività timbrica semplicemente premendo con il singolo dito nell’accordo, la promessa – mantenuta – di un motore di sintesi versatile, profondo ma affrontabile anche dopo solo poche pagine di manuale utente. Insomma, il prodotto c’è tutto, è arrivato nel momento giusto, maturo al punto giusto come è lecito attendersi da un pezzo di tecnologia complessa come questa.

Behringer Model D

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Il Mooog Minimoog Model D è, probabilmente, il sintetizzatore monofonico più iconico dell’epoca moderna: usato da migliaia di musicisti, ha contribuito a definire un suono elettronico caratterizzato dall’energia timbrica e dalla falicilità d’utilizzo, specie nella programmazione di sonorità semplici da approntare sulla sua interfaccia utente. Seguendo una strategia produttiva consolidata dai riscontri commerciali, Behringer ha messo su strada una versione miniaturizzata (nel prezzo e nelle dimensioni) del popolare monofonico statunitense, alterandone in parte il circuito originale per includere alcune interessanti espansioni; lo strumento, ovviamente, si chiama Model D, per gli amici, Boog.

Di Enrico Cosimi

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Molto si è discusso, e si continuerà a farlo, sui risvolti filosofico/etici  di operazioni che, a parecchi, sono sembrate disinvolti prelievi di altrui farine; come qualunque laureato in Giurisprudenza potrà confermare, un conto è la Legge, un conto è la giustizia, un contro è il mondo commerciale. In queste righe, non affronteremo la questione (ognuno è libero di pensarla come meglio crede)  e ci limiteremo ad analizzare l’apparecchio nei suoi comportamenti operativi e nella sua resa timbrica. Buona lettura.

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