Ashun Sound Machines Hydrasynth Keyboard

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Prodotto da ASM-Ashun Sound Machines (cioè, da Glen Darcey – il padre del MiniBrute – in collaborazione con Dominic Au, Chen Jiejun e Bob Liao), HydraSynth è uno di quei casi nei quali le attese confermano le aspettative. Annunciato, in tono pacato, nella Primavera 2019, e finalmente reso disponibile nel Dicembre dello stesso anno, lo strumento disponibile nella doppia versione tastiera e desktop è l’esempio classico di quanto sia proficuo per il musicista imbattersi in un team che viaggia orgogliosamente contro corrente, rifiutandosi di accodarsi al filone vaporwave e facendo uscire il proprio prodotto solo quando è finito, solido, a prova di errore. L’etica professionale di Glen e dei suoi compagni dovrebbe essere seguita più spesso da parecchi altri produttori hardware.

Di Enrico Cosimi

01 Hydra Apertura SMALL

A parte la bontà del prodotto, le condizioni storiche hanno contribuito al successo annunciato di Hydrasynth: una palpabile saturazione per maturità del turbine full analog (pochi ci hanno fatto caso, ma il mondo EuroRack – ad esempio – ha compiuto una significativa frenata), la conferma di quanto il modo digitale di fare produzione timbrica sia comodo, alternativo e complementare (basterebbe pensare a quanto l’accoppiata Massive/Serum continui a dimostrarsi indispensabile nella creazione veloce di timbriche cinematiche, e non solo), la disponibilità di una keybed con aftertouch polifonico che permette, in totale indipendenza, di aprire tasto per tasto e voce per voce l’espressività timbrica semplicemente premendo con il singolo dito nell’accordo, la promessa – mantenuta – di un motore di sintesi versatile, profondo ma affrontabile anche dopo solo poche pagine di manuale utente. Insomma, il prodotto c’è tutto, è arrivato nel momento giusto, maturo al punto giusto come è lecito attendersi da un pezzo di tecnologia complessa come questa.

02 Hydra BW Panel SMALL

In breve

HydraSynth Keyboard è un sintetizzatore digitale, polifonico ad otto voci, mono timbrico (per ora, ma con l’architettura numerica non si può mai dire mai…), dotato di un potente arpeggiatore programmabile che, insieme al Ribbon Controller indirizzabile e alla tastiera quattro ottave full scale – con dinamica iniziale, aftertouch poly e channel – controlla un motore di sintesi particolarmente raffinato.

Ciascuna delle voci ospita tre oscillatori (i primi due multi sintesi, il terzo solo Virtual Analog, quattro processori Mutant indirizzabili, un ring modulator, una coppia di filtri indirizzabili, amplificatore, quattro processori effetti, cinque generatori di inviluppo e cinque oscillatori a bassa frequenza.
L’interfaccia utente è generosa e comprende dodici controlli dedicati per l’arpeggiatore di bordo, due display OLED ad ampia leggibilità, otto encoder e otto tasti indirizzabili, sette controlli dedicati per la sezione filtri e una mappa di 26 tasti Module Select per accedere velocemente ad altrettante unità di gestione timbrica (se avete esperienza con il vecchio Ensoniq ESQ-1, vi troverete a casa vostra…). Un corposo blocco di comandi dedicati Browse, Init, Random, Voice, Macro, Mod Matrix, Glide, Chord, Octave completa la dotazione.
In aggiunta alle connessioni audio e di controllo “classiche “(Stereo Out TRS e Expression/Sustain In), sono disponibili sette connessioni analogiche CV/Gate per trasmettere e ricevere tensioni di controllo Pitch, Gate, Mod, Clock tranquillamente indirizzabili.

03 Hydra Phones SMALL

Tanti piccoli particolari hardware contribuiscono a rendere molto positiva l’esperienza HS Keyboard: doppia uscita Headphone doppio formato, con roller volume dedicato, wheel di design “infallibile”, retro illuminazione LED contestualizzabile a discrezione, macro personalizzabili, connessioni protette sul pannello posteriore, costruzione metallica (i fianchetti metallici spazzolati ricordano un classicone degli Anni 80); insomma, come disse una volta un imbecille di passaggio, peso e qualità sono di primordine.

Le potenzialità tecniche offerte dagli oscillatori permettono di soddisfare il classico comportamento Virtual Analog o di accedere, in alternativa, alla gestione di audio tabellato, attraverso organizzazione di forme d’onda precedentemente storate in memoria (per ora – vedi l’avvertenza precedente – si lavora con le 219 forme d’onda residenti); sono disponibili sofisticati trattamenti numerici che danno accesso alla FM Lineare, al WaveStacking, eccetera.

La memoria di bordo è organizzata in cinque banchi da 128 locazioni Patch ciascuna; i primi tre sono pieni di suoni factory, i banchi D ed E sono vuoti, pronti per le esperienze di programmazione User’s Patch.

04 Hydra desktop SMALL

Lo strumento è disponibile anche in versione desktop. In queste pagine, ci occuperemo solamente della versione a tastiera – quella che abbiamo a disposizione; le differenze più significative corrispondono all’assenza dei comandi dedicati per il filtro e nella complessa gestione delle ventiquattro pad dinamiche (con tutto il potente sistema di quantizzazione, scale select e gestione dell’aftertouch polifonico). Per le caratteristiche peculiari della versione desktop, rimandiamo cordialmente alla lettura della manualistica ufficiale.

 

Navigare nel pannello frontale

Gli 80 centimetri della plancia comandi offerta da HydraSynth Keyboard sono suddivisi in modo logico e facilitano la gestione dello strumento; da sinistra verso destra, trovano posto:

  • Master Volume non memorizzabile; immediatamente sotto, sono localizzati gli interruttori Glide On/Off, Ribbon On/Off, Octave Up/Down e Chord memorizzabile.
  • Pitch e Modulation Wheel; costruzione robusta, pitch con ritorno a molla e modulation libera; ambedue sono con leva sporgente che facilita la presa; la retroilluminazione LED è variabile e contestualizzata, come in tutto lo strumento.
  • Quattro ottave di tastiera synth action con sensibilità alla Key Velocity e all’Aftertouch; la keybed originale permette di interpretare la pressione in modo monofonico (Channel Aftertouch) o polifonico (Poly Aftertouch); in quest’ultimo caso, la trasmissione dati MIDI/USB può diventare più pesante. Immediatamente sopra alle 49 note passo standard, trova posto il Ribbon Controller indirizzabile e configurabile (il modo Theremin è particolarmente divertente).
  • Connessioni CV/Gate per la ricezione di due tensioni di controllo indirizzabili e la trasmissione di Pitch, Gate Mod 1/2, Clock.
  • Arpeggiatore con quattro potenziometri (Tempo, Ratchet, Chance, Gate), quattro selettori (Mode, Octave, Division, Swing) e quattro interruttori dedicati (On/Sustain, Latch/Edit, Triplet, TapTempo).
  • Sezione Main con il primo display OLED per la navigazione/browsing nei banchi di patches a bordo, impostazione del System, randomizzazione e/o inizializzazione dei valori, Shift.
  • Sezione Master Control, con il secondo display OLED diviso in otto piazzole di informazione, corrispondenti ad altrettanti encoder – con corona di LED per la visualizzazione del valore, in stile Nord Lead 3 – e interruttori indirizzabili. Le otto coppie encoder + interruttore possono essere personalizzate e lavorare come altrettanto Macro liberamente indirizzabili sui parametri ritenuti utili. Sul fianco destro del secondo display trovano posto i due tasti di navigazione Page Up/Page Down (per le diverse pagine nelle quali sono organizzati i parametri), l’accesso ai Menu Voice, Macro Assign e Mod Matrix. Il tasto Exit completa la dotazione.
  • Sezione Filter Control, con comandi dedicati alla gestione dei parametri di filtraggio (Cutoff, Resonance, Drive/Morph, Env1 Amt, LFO 1 Amt, Filter 1/2 Select).
  • Sezione Module Selection con i 26 tasti di accesso veloce ai moduli di programmaione timbrica (Oscillator 1-3, Mutant 1-4, Ring Mod/Noise, Mixer, Filter 1-2, Amp, PreFx, Delay, Reverb, PostFx, Env1-5, LFO 1-5.

Attenzione! Anche se può passare inosservato, per la contenuta luminosità dei tastini, i selettori ENV 1-5 e LFO 1-5 hanno illuminazione dinamica che visualizza l’andamento dei rispettivi generatori di modulazione, tanto in modo transiente che ciclico.

Il tasto SHIFT è particolarmente utile ogni volta che occorre centrare un preciso valore di parametro o scorrere velocemente una lista di opzioni troppo lunga: in modo contestuale, permette di muoversi “a scatti e per famiglie operative” all’interno di liste opzioni, o di perfezionare l’inserimento dati lavorando in “fine mode”, oppure ancora di rendere più veloce lo scrolling numerico fermandosi sui valori già arrotondati senza decimali dopo la virgola. Insiema ai due tasti +decina e –decina, rappresenta veramente una grande trovata per facilitare l’utilizzo dello strumento in funzione di editing.

05 Hydra Rear Panel SMALL

Pannello posteriore

Sono disponibili le connessioni relative a:

  • Stereo Output; coppia jack TRS bilanciate elettronicamente; la connesione sinistra è utilizzabile per l’impiego monoaurale.
  • Sustain e Expression; due ingressi per controlli switch e continuo a pedale; è possibile gestire polarità e calibrazioni nel menu System Setup.
  • MIDI In, Out e Thru.
  • USB
  • Power In per l’alimentatore esterno fornito in dotazione.

Kensington Lock e Cable Lock per l’alimentazione completano il corredo; ricordiamo che la (doppia) presa per cuffie è nel blocchetto delle wheel sul frontale dello strumento.

06 Hydra Structure SMALL

Struttura di voce – sorgenti sonore

Le sorgenti sonore principali di HydraSynth Keyboard sono i tre oscillatori e il Noise Generator inglobato nel modulo Ring Modulator.

Oscillator 1 e Oscillator 2

Possono essere configurati in modo Single – per leggere un singolo ciclo di forma d’onda alla volta (tanto in comportamento Virtual Analog, quanto come lettura di cicli audio più apertamente “digitali” nel timbro) o in modo WaveScan, per leggere tabelle audio compilate dall’utente.

In modo Single, è possibile scegliere una di 219 forme d’onda residenti, modificare l’intonazione +/-36 semitoni e +/-50 centesimi di semitono; il Keyboard Tracking è variabile tra lo 0 e il 200%; in posizione 100%, l’oscillatore rispetta il temperamento equabile; con il tracking allo 0 %, non c’è variazione d’intonazione lungo la tastiera. Diverse percentuali di tracking applicate a due oscillatori fatti confluire nel Ring Modulator facilitano la creazione di timbriche clangorose.

In modo WaveScan, le cose diventano molto più complesse. È possibile compilare una tabella di otto forme d’onda liberamente scelte tra quelle disponibili e navigabile attraverso le normali tecniche di modulazione (la wavetable position è eleggibile a destinazione di modulazione).
In questo modo, i parametri peculiari del modo WaveScan comprendono: WaveList Edit, Semitone Freq, Cent Freq, WaveScan (il valore statico del punto wt position dal quale si parte per la lettura dinamizzata della tabella). Ciascuna delle otto possibili posizioni è compilata con dieci valori intermedi di morphing raggiungibili attraverso numerazione 1.0 – 8.0; in questo modo, il valore 4.0 indica l’attestazione della wavetable position sulla quarta forma d’onda tabellata, mentre il valore 4.5 indica il morph “a metà strada” tra la quarta e la quinta forma d’onda organizzate nella tabella del musicista. Con il tasto SHIFT + encoder 5 si salta direttamente ai numeri interi senza decimali.

 

Compilare una WaveList

Per compilare la tabella, occorre premere il tasto sotto all’encoder #2, entrando così nel modo WaveList Edit. Le opzioni, per ciascuna delle otto piazzole/locazioni/frame di tabella comprendono: Off (niente forma d’onda), Silence (niente forma d’onda, ma valore di frame compilato, per determinati risultati timbrico/ritmici), Wave (una delle 219 forme d’onda residenti). Durante la programmazione, si può isolare in ascolto la singola forma d’onda delle otto raggruppate – utile quando la posizione di lettura è modulata dinamicamente – premendo il tasto sotto all’encoder corrispondente.

Se preferite, potete considerare l’opzione Off come uno Skip Step dei vecchi sequencer analogici: a differenza di Silence (che, a questo punto, corrisponde a Gate Off), un frame di tabella in Off accorcia la durata complessiva della tabella, mentre un frame di tabella in Silence inserisce – appunto – silenzio mantenendo invariata la durata della wavetable.

Per facilitare le cose, specie durante il primo approccio alla compilazione e alla scelta delle forme d’onda, conviene lasciare il parametro WaveScan (prima pagina edit dell’oscillatore selezionato) sul valore 1.0 e poi usare – nella pagina WaveList Edit – l’encoder #1 per passare in rassegna tutti i “possibili suoni”. C’è da girare parecchio, quindi vi farete i muscoli sulle dita che ruotano l’encoder…

 

Modulare la WaveList

Per fare ciò che è abituale dentro Massive o Serum, cioè “navigare avanti e indietro nella posizione della tabella, è necessario affrontare questa serie di passaggi:

  • Ovviamente, ci deve essere una tabella WaveList già compilata, magari fatta solo di due frame/forme d’onda diverse tra loro (la prima e la seconda).
  • Si decide di modulare il punto di lettura della tabella con l’oscillatore a bassa frequenza LFO 1.
  • Si preme il tasto MOD MATRIX, per entrare nella matrice di modulazione.
  • Nel primo slot di modulazione (impaginato sotto all’encoder #2), si sceglie la SOURCE LFO 1 (usare l’encoder 2) e la DES(TINATION) OSC 1 . Per “spostarsi di riga” scendendo alla Destination, si usano i due tastini incolonnati con gli encoder #2 e #6 (up e down, a ripetizione se necessario).

Per fare prima, invece di scendere alla riga sotto e “cercare la destinazione”, si può sintonizzare velocemente la DEST cliccando sul tastino/modulo corrispondente – in questo caso, OSC 1.

  • Dopo aver scelto OSC 1 come “macro destinazione”, si scende ancora di una riga con i tastini e si seleziona il parametro WaveScan (la Wavetable Position di Massive, per intenderci…).
  • Con l’encoder #6, si definisce l’amount di modulazione. L’escursione massima è -128/+128. Con sole due forme d’onda caricate in tabella (in posizione adiacente), un amount pari a +8.0 può essere più che sufficiente per ottenere una fluida transizione.

 

Famiglie di forme d’onda residenti

Al momento attuale (Rev 1.2.x), HydraSynth Keyboard non prevede la possibilità di caricare forme d’onda dall’esterno e il musicista deve accontentarsi di lavorare con i 219 segnali audio residenti che risultano organizzati in 34 famiglie.

Ovviamente, i nomi non dicono molto e non è pensabile riportare una descrizione per ciascun segnale; accontentatevi di sapere che le trentaquattro famiglie timbriche corrispondono a: Classic, Pulse, Horizon, SyncLav, Esquire, ChriMey, SpectA, SpectB, Klangor, Induct, Scorpio, Belview, Chendom, Glefan, Sqarbel, Obob, Ingvay, Particl, Vokz, Flux, Alweg, Tronic, Duotone, Bobanab, Melotic, Micoten, Orland, Neuton, Xfer, Resyn, Sano, SquRoo, Harmon.

Qualche nome potrebbe risultare familiare, nevvero?

 

Oscillator 3

È limitato al solo modo Single precedentemente illustrato per gli Oscillator 1 e 2; se è necessario costruire il classico suono tre rampe dentro al passa basso risonante, basta copiare le impostazioni Single su tutti e tre gli oscillatori e giocare (accuratamente) con il Detune.

Di default, l’intonazione del terzo oscillatore viene offerta -12 semitoni più bassa di quella dei due oscillatori “principali”.

 

Destinazioni di modulazione selezionabili

I tre oscillatori possono essere modulati in Pitch (exponential frequency modulation con escursione pari a +/-12 semitoni; se servono salti più ampi, si duplica o si triplica il percorso di modulazione). I soli oscillatori 1 e 2 possono essere modulati nel parametro WaveScan per il punto di lettura della tabella. È disponibile una All Osc Pitch Modulation destination, con la quale influenzare simultaneamente – in un unico percorso sorgente/destinazione – le tre intonazioni dall’esterno. Anticipiamo qualcosa in relazione alle modulazioni da parte degli LFO: con il normale comportamento di modulazione bipolare, per coprire un semitono di escursione, occorre dare cinque punti di mod index al segnale di controllo; in questo modo, un’ottava è pari a 12 (semitoni) * 5 (incrementi) = 60.0 (indice di modulazione richiesto).

Una seconda piccola anticipazione: per ottimizzare il comportamento ottenibile sotto modulazione LFO “nativamente bipolare”, è possibile limitare l’escursione del segnale di controllo scegliendo le uscite LFO1-5+; in questo caso, si usa come sorgente di modulazione la forma d’onda a bassa frequenza sottoposta ad offset e interamente traslata nel regime dei valori positivi tra 0 e 1. Un mondo di trilli e incastri ottenibili con le cinque onde quadre prodotte da LFO 1+ LFO2+, LFO3+, LFO4+, LFO5+…

Attenzione!!! Con gli LFO+ ad escursione solo positiva, ogni dieci punti di escursione (compresi tra -128.8 e +128.0), scatta un semitono di intonazione; quindi, per avere un trillo di quinta sotto onda quadra, occorre impostare un’escursione pari a 7 (semitoni) * 10 (incrementi) = 70.0 (indice di modulazione necessario).
Estote parati

 

Interazione con il menu VOICE
È possibile influenzare l’intero comportamento dei tre oscillatori accedendo ai parametri contenuti nel menu Voice.

  • Analog Feel. Impartisce una percenetuale di instabilità e deviazione di intonazione che rende meno digitale il comportamento dell’apparecchio.
  • Random Phase. Abilita o disabilita lo start libero dei cicli di forma d’onda. Quando il parametro è On, il Nota On intercetterà i tre cicli audio in punti non prevedibili e non allineati tra loro; rinunciando al Random Phase (parametro in Off), i tre oscillatori partiranno sempre in fase tra loro ogni volta che si innesca una nuova nota. L’effetto, caratteristico della generazione sonora digitale, produce un transiente percussivo iniziale non privo di fascino, ma indesiderabile se si preferisce ottenere una variabilità più analogica.

Questo ultimo parametro deve essere tenuto sotto controllo per indirizzare la programmazione timbrica dello strumento verso comportamenti più apertamente “digitali” (Random Phase = OFF) o più imprevedibilmente “analogici” (Random Phase = ON).

 

Noise Generator

Il rumore è disponibile nei tre modi White, Pink e Brown(ian), rispettivamente calcolati con eguale energia per unità di banda, eguale energia per ottava (ovvero, filtrato low pass a -3dB/Oct) e filtrato low pass a -6 dB/Oct.
Il generatore condivide il modulo con la struttura di Ring Modulation, quindi è necessario ricordarsi che ci sono due volumi indipendenti da gestire per ascoltare a livello desiderato il rumore: un volume Noise “di circuito” all’interno del modulo Noise/Ring e un volume Noise “di canale” all’interno del Mixer audio vero e proprio. Attenzione a non esagerare.
Avremo modo di affrontare il Ring Modulator quando parleremo dei modificatori di segnale disponibili all’interno di HydraSynth Keyboard.

 

Struttura di voce – modificatori di segnale

I principali modificatori di HydraSynth Keyboard comprendono: Ring Modulator, Mixer Audio, Filter 1/2, Amplifier, Pre-FX, Delay, Reverb, Post-FX. Letteralmente, una barca di roba.

 

Mutant 1-2-3-4

Sono quattro processori collegati rispettivamente sull’uscita audio del primo oscillatore (Mutant 1 e Mutant 2) e del secondo oscillatore (Mutant 3 e Mutant 4); possono essere considerati come dei complessi processori che, una volta applicati al segnale audio, ne modificano in modo anche molto significativo il contenuto armonico. Perfettamente identici tra loro, permettono di scegliere uno di sette possibili algoritmi di trattamento audio – ciascuno dotato del proprio corredo di parametri (in buona parte eleggibili a destinazione di modulazione): FM-Lin (modulazione di frequenza lineare, con modulante selezionabile), WavStack (creatore di unison/unison stack in perfetto stile Massive/Serum/Sylenth-1), OSC Sync (hard sync con diverse personalizzazioni numeriche), PW-Orig (variazione nella simmetria dell’impulso), PW-Sqeez (versione time compressed della pwm), PW-ASM (interazione complessa tra PWM e FM Linear), Harmonic (selezione arbitraria di una singola armonica all’interno dello spettro armonico).

07 Hydra Mut fM SMALL

Mutant – FM-Lin

L’algoritmo di modulazione di frequenza lineare permette di ottenere C, C+M e C-M, con M espressa per tutti i numeri interi da 1 a infinito (in base all’indice di modulazione selezionato); maggiore è l’energia concessa al trattamento, maggiore sarà la quantità di coppie di armoniche collaterali generate nel processo. Ovviamente, il procedimento è più caotico se i segnali C e M – ovvero, portante/carrier e modulator – sono già armonicamente complessi.

  • Source. La scelta del segnale modulante: Sine, Triangle (lavorano con il rapporto di frequenza liberamente selezionabile dall’utente; vedi sotto), Osc 1-2-3, RingMod, Noise, Mutant 1-2-3-4, Mod In1-2. Nel caso ai due ingressi analogici Mod In 1-2 venga collegato un segnale in banda audio (magari polifonico…), diventa possibile ottenere interazioni veramente molto complesse nel flusso di generazione audio.
  • Ratio. Il rapporto di frequenza selezionabile per distanziare l’intonazione della sinusoide o della triangolare generata internamente all’algoritmo di FM-Lin come segnale modulante. È possibile lavorare tra 0.250 e 64.000 x in incremento variabile; se si tiene premuto il tasto SHIFT mentre si varia il valore di parametro, si procede per scatti di armonica. Rapporti espressi per valori non interi portano a risultati inarmonici.
  • Depth. L’indice di modulazione.
  • Feedback. La percentuale 0-150% prelevato dal segnale in uscita all’operatore Mutant e riutilizzato come segnale modulante.
  • Dry/Wet. Il bilanciamento tra ascolto del segnale originale presente all’ingresso del Mutant e segnale processato.

08 Hydra Mut WavStack SMALL

Mutant – WavStack

Permette di rinforzare il segnale passante sommando fino a cinque clonazioni detunate e regolabili in differenza di intonazione.

  • Depth. È la profondità dell’effetto, in soldoni il numero delle clonazioni di voce attivabili nell’algoritmo. Da non sottovalutare le possibiità espressive offerte dal controllo della Depth attraverso afttertouch polifonico.
  • Dry/Wet. Come è facile immaginare, regola il bilanciamento di ascolto tra segnale pulito – all’ingresso del modulo Mutant, e segnale processato.

09 Hydra Mut Sync SMALL

Mutant – OSC-Sync

La sincronizzazione dura forza il ciclo di forma d’onda dell’oscillatore schiavo sulla lunghezza del ciclo di forma d’onda dell’oscillatore master. Se lo schiavo ha frequenza più acuta del master, e quindi il suo ciclo è più corto, la differenza viene azzerata forzando la forma d’onda schiava e creando, di conseguenza, una componente armonico timbrica estranea al suono originale. Quando l’oscillatore schiavo sotto hard sync viene sottoposto ad una modulazione di frequenza possibilmente unipolare positiva (da parte di un generatore di inviluppo Pitch Envelope o da parte di un LFO+), l’effetto è metallico, viscerale, con precisi riferimenti a classiche patches divulgate con il Prophet 5, il Synthex e tanti altri grandi classiconi del secolo scorso.
Per ottenere il tradizionale effetto di oscillatore sincronizzato, basta modulare il parametro Depth del Mutant – OSC Sync.

  • Source. Permette di scegliere l’oscillatore master la cui frequenza diventa riferimento per l’oscillatore processato nel modulo Mutant. Nel magico dominio numerico, un oscillatore sincronizzato può essere master di se stesso, quindi Osc 1 può creare effetto di Hard Sync tradizionale usando il suo stesso segnale come Source. Perfetto. Le sorgenti possibili comprendono: Osc 1-2-3.
  • Ratio. Qui le cose diventano un pochino complicate: regolando il rapporto (con continuità o procedendo per armoniche) tra 0.250 e 64.000 si decide quante volte la forma d’onda schiava viene ri-sincronizzata all’interno di un singolo ciclo di riferimento. Se il rapporto è 1.000, il comportamento è quello classico del dominio analogico, ma si può decidere di forzare due volte (2.000), ottenendo lo stesso risultato che si raggiungerebbe potendo alzare di un’ottava la frequenza dell’oscillatore schiavo. Portando il valore di parametro su valori estremi, la struttura di HydraSynth Keyboard tira fuori una caratteristica componente aliasing di piacevole fascino timbrico Eighties.
  • Depth. È la profondità dell’effetto, rozzamente paragonabile a quanto si ottiene incrementando l’indice di pitch modulation per l’oscillatore schiavo. Questo è il parametro da mettere sotto controllo esterno per il classico suono della laser harp.
  • Window. Permette di pesare l’intervento del modulo Mutant in modo differente nei confronti del’intero flusso audio. La definizione dell’oscilloscopio di bordo e la natura musicale della documentazione fornita non permettono di identificare a colpo sicuro il tipo di pesatura/finestratura impiegata per applicare l’algoritmo OSC Sync.
  • Feedback. La quantità di segnale già elaborato immessa in ricircolo per ottenere un comportamento timbrico ancora più caratterizzato.
  • Dry/Wet. Bilanciamento tra segnale diretto e processato.

10 Hydra Mut PW Orig SMALL

Mutant – PW-Orig

Nel mondo analogico, la Pulse Width Modulation si ottiene variando ciclicamente il valore della tensione mandata in comparazione con l’onda rampa; in un regime di audio tabellato, è ovviamente necessario procedere numericamente. HydraSynth Keyboard offre tre diversi modi di modificare la simmetria della forma d’onda; di questi, il sistema PW-Orig è quello che più si avvicina al comportamento tradizionale analogico per comparazione.

  • Ratio. Definisce in base alla frequenza (in rapporti interi o inarmonici) applicata al trattamento il numero dei cicli di PWM che vengono creati all’interno del segnale passante. Per impratichirsi con sicurezza del meccanismo, si consiglia di partire da forme d’onda semplici come quadra (ovviamente) e sinusoide. Se il rapporto è 1.000, il Mutant si comporta come l’oscillatore analogico; se il rapporto è 2.000, la variazione di simmetria avviene due volte per ciclo di forma d’onda e, ad esempio con la sinusoide, porta a risultati timbrici simili all’overblown simulato attraverso Serge WaveShaper. Provare per credere.
  • Depth. È il parametro da modulare, manualmente o ciclicamente, per sentire il cambiamento nel segnale passante; come è ovvio, per ascoltare qualcosa di diverso occorre impostare il parametro Dry/Wet completamente sul 100% dell’ascolto bagnato.
  • Feedback. È possibile saturare al 150% il livello del segnale passante innescando il percorso di reiniezione di segnale. Occhio a non fare danni.
  • Dry/Wet. Bilanciamento tra segnale diretto e processato.

11 Hydra Mut PW Sqeez SMALL

Mutant – PW-Sqeez

Il trattamento è applicato simmetricamente all’intera larghezza dell’impulso, senza variare l’intonazione, con un risultato timbrico sottilmente diverso. Si consiglia di sperimentare, con oscilloscopio virtuale a portata di mano, usando l’onda sinusoide.

I parametri sono gli stessi dell’algoritmo precedente.

12 Hydra Mut PW ASM SMALL

Mutant – PW-ASM (Warp)

Il Warping della forma d’onda è un procedimento che ne permette la deformazione con tecniche e risultati differenti. Nel caso di HydraSynth Keyboard, si permette all’utente di dividere in otto sezioni indipendenti il ciclo di forma d’onda (separando segmenti di 45°) da modificare individualmente. Anche in questo caso, contrariamente alla classica onda quadra, si consiglia caldamente di sperimentare con una sinusoide.

I parametri sono gli stessi dell’algoritmo precedente, ma in più è possibile entrare nella pagina Custom Edit per inserire i valori di Warp indipendenti su ciascuno degli otto segmenti nei quali viene divisa la forma d’onda.

I valori di Warp degli otto segmenti sono eleggibili individualmente e indipendentemente a destinazione di modulazione. LFO multipli, Aftertouch polifonico o qualsiasi MIDI CC ricevuto dall’esterno può così impartire cambiamenti estemporanei alla qualità del segnale passante. Se questo è un ciclo statico di forma d’onda (provieniente da oscillatore in Single Mode) tanto meglio; se invece l’oscillatore processato è in WaveScan Mode e anche la tabella “si muove” per conto sui, il caso timbrico può essere terribilmente seducente.

13 Hydra Mut Harm SMALL

Mutant – Harmonic

Probabilmente, avrete già accumulato esperienze di ascolto col modo Spectrum di lettura tabelle presente in Massive: in questo caso, immaginate di avere a disposizione non il “super passa basso” di Massive, ma un “super super super passa banda” in grado di isolare in ascolto l’armonica desiderata lasciando comunque una buona enfasi sull’armonica di partenza (operazione facilitata attraverso parametro Ratio).

I parametri sono gli stessi degli algoritmi precedenti.

 

Destinazioni di modulazione selezionabili

Ciascuno dei quattro Mutant disponibili permette il controllo a distanza dei parametri: Ratio, Depth, Window (ove applicabile), Feedback, Dry/Wet e Warp1-2-3-4-5-6-7-8 (ove applicabile).
Il paradiso della modulazione, letteralmente.

14 Hydra Ring SMALL

Ring Modulator

Il modulatore ad anello è uno storico circuito analogico – originalmente ottenuto con un ponte a diodi – che permette di ottenere somma e sottrazione delle componenti armoniche presenti nei due segnali presenti agli ingressi del modulo. In questo modo, due segnali A e B composti da semplici sinusoidi, produrranno RM = A+B e A-B, senza avere riscontro dei valori A e B originali nel percorso di uscita; se – ovviamente – i due segnali sono (si spera) armonicamente più complessi delle semplici sinusoidi, la somma e sottrazione andrà effettuata per ciascuna coppia di armoniche ottenibili nei due segnali A e B. I risultati possono essere caotici, complessi, inarmonici o clangorosi (secondo un ormai classico neologismo coniato negli Anni 70). Sempre in ambiente analogico, il Ring Modulator viene velocemente ottenuto collegando due onde quadre prodotte dalla coppia di oscillatori principali agli ingressi di un modulo XOR e ascoltando direttamente il risultato prodotto. Come è facile immaginare, dentro HydraSynth Keyboard, il Ring Mod è ottenuto nel dominio numerico e utilizzando tabelle audio, magari passate in lenta scansione, si possono ottenere risultati particolarmente efferati.

 

Il modulo permette di agire sui parametri relativi a:

  • Source 1 e Source 2: i segnali rispettivamente collegati agli ingressi 1 e 2 del RingModulator. Si può optare per Osc1-2-3, Noise, Mutant Out 1-2-3-4, Mod In 1-2. Ancora una volta, nel caso ai due ingressi analogici Mod In 1-2 venga collegato un segnale in banda audio (magari polifonico…), diventa possibile ottenere interazioni veramente molto complesse nel flusso di generazione audio.
  • RM Depth: la profondità dell’effetto ottenuto per modulazione bilanciata ad anello.
  • Ring Volume: il livello di uscita della sezione Ring Mod rispetto al volume del coinquilino Noise Generator.

 

Mixer

Normalmente, il mixer posto prima del filtro serve a sommare tra loro le diverse sorgenti audio in modo di fonderle in un unico percorso audio. Il Mixer di HydraSynth Keyboard offre funzioni aggiuntive di Solo, Panpot e Filter Routing con estese possibilità di controllo.

Ciascun segnale (i tre oscillatori, il Noise e il Ring Modulator) è dotato di Solo selezionabile, regolazione di livello, panpot sul bus stereo di uscita (ciò significa che, dal mixer in avanti, l’intero funzionamento di HydraSynth è stereofonico), routing indipendente verso Filter 1 e/o Filter 2. In aggiunta, è possibile configurare in serie o in parallelo i due moduli di filtraggio; i parametri sono distribuiti su tre pagine di intervento.

  • Pagina 1. Source Level Osc 1, Osc 2, Osc 3, Noise, Ring Mod; Solo Mode On/Off (una volta abilitato, è possibile isolare in Solo la sorgente sotto indagine).
  • Pagina 2. Pan Out Left/Rigth Osc 1, Osc 2, Osc 3; Filter 1/Filter 2 Routing Osc 1, Osc 2, Osc 3.
  • Pagina 3. Pan Out Left/Rigth Ring, Noise; Filter 1/Filter 2 Routing Ring, Noise; Filter Configuration Series/Parallel.

 

Destinazioni di modulazione selezionabili

Tutti i parametri, ad eccezione della configurazione filtri serie-parallelo, sono eleggibili a destinazione di modulazione. È Possibile controllare a distanza il livello audio di un oscillatore e, con cinque LFO sincronizzabili in battuta, diventa interessante costruire complessi incastri ritmici.

 

Filter 1

Commercialmente, lo si chiamerebbe “filtro multi modo”, dando per scontata da parte dell’utente la possibilità di cambiare il comportamento di filtraggio in base alla propria esigenza. Sono disponibili modi riconducibili a:

  • LP Ladder 12 e LP Ladder 24 (con la caratteristica attenuazione sulle basse frequenze in coincidenza con valori elevati di Resonance).
  • LP Fat 12 e LP Fat 24 (con compensazione automatica dell’input level per recuperare le basse frequenze).
  • LowPass Gate (emulazione riconducibile al modo Buchla di processare il segnale attraverso struttura Vactrol-based).
  • LP MS20 e HP MS20 (trattamento -12dB Sallen-Key passa basso e -6dB Sallen-Key passa alto “in stile nipponico”).
  • LP 3-Ler e BP 3-Ler e HP 3-Ler (comportamenti passa basso, banda e alto in stile modular boutique).
  • Vowel. Filtro per formanti in grado di riprodurre il tratto vocale.

Dopo aver scelto il tipo di filtro desiderato, ci si può concentrare sui (classici) parametri di personalizzazione, per i quali non è necessario spendere troppe parole: Cutoff Frequency, Resonance, ENV 1 Amount (bipolare), LFO 1 Amount (bipolare), Velocity Envelope Amount (bipolare, permette di moltiplicare la quantità di inviluppo per la dinamica di tastiera) e Keyboard Tracking (bipolare, con escursione massima pari a +/-200%).
Il solo Vowel Filter usa Cutoff Frequency per scegliere la vocale e il comando esclusivo Control per il gender bender.

In aggiunta, è possibile controllare localmente il Filter Routing (Series/Parallel), Drive Amount con Drive Route configurabile pre/post filtraggio e Vowel order (AEIOU o UIEAO).

Nella versione a tastiera, i comandi Cutoff, Resonance, Drive/Morph, Env 1 Amt, LFO 1 Amt e i selettori Filter 1/Filter 2 sfruttano comandi dedicati presenti sulla plancia del sintetizzatore.

 

Filter 2

È un vero filtro a variabili di stato (SVF), con possibilità di passare con continuità da LowPass a BandPass e a High Pass. I parametri regolabili comprendono:

  • Morph. Transizione fluida tra LP-BP-HP.
  • Cutoff Frequency.
  • Resonance.
  • Env1 Amount. Escursione bipolare.
  • LFO 1 Amount. Escursione bipolare.
  • Velocity Envelope. Per scalare/enfatizzare la quantità di inviluppo con la dinamica di tastiera.
  • KeyTrack. Bipolare, estensibile fino a +/- 200%.

 

Destinazioni di modulazione selezionabili

È possibile controllare a distanza Cutoff, Resonance, Drive, Control, Env1 Amt, LFO1 Amt, Keytrack, Morph (ove disponibile, cioè nel solo Filter 2).

 

Amp

La funzione principale dell’amplificatore consiste nel permettere la moltiplicazione del livello raggiunto dal segnale filtrato per un controllo transiente (inviluppo) o ciclico (oscillatore a bassa frequenza) fino a gestire l’articolazione della nota o il suo comportamento di tremolo.
Tradizionalmente, per forza di cose, il corredo di parametri che riguardano l’ampificatore è molto spartano e si riduce, nel caso di HydraSynth Keyboard a: LFO 2 Amount (utile per reaizzare comportamenti di tremolo eventualmente sincronizzabili), Velocity (risposta del livello alla dinamica di tastiera), Amp Level (non si tratta di un Initial Gain, bensì del livello audio programmabile per la patch prima che il segnale entri nella sezione effetti).

 

Destinazioni di modulazione selezionabili

È possibile controllare a distanza LFO2 Amount e Level.

Ovviamente, Level risponde meglio a controlli con andamento unipolare 0/1, ma la sperimentazione è sempre consigliabile.

Rimandiamo la discussione relativa ai quattro blocchi che compongono la sezione effetti (Pre-FX, Delay, Reverb, Post-FX) al dopo sorgenti di controllo.

 

Interazione con il menu VOICE
Si può modificare il comportamento nei confronti del flusso audio stereo agendo sui parametri di:

  • Stereo Mode. Permette di gestire la posizione di ciascuna voce nel panorama stereofonico Left-Rigth. In modo Rotate, le voci 1-2-3-4-5-6-7-8 sono piazzate in posizioni che muovono progressivamente da sinistra verso destra, con un’apertura regolata attraverso parametro Stereo Width (vedi sotto). In modo Alter(nate), le voci con numero progressivamente più alto si allontanano dal centro del fronte stereofonico (3-1-2-4, 7-5-6-8, eccetera). In modo Random, la posizione viene scelta in modo imprevedibile.
  • Stereo Width. Definisce il raggio di dispersione per lo spostamento nel fronte stereofonico delle voci 1-2-3-4-5-6-7-8.

 

Struttura di voce – Sorgenti di controllo

Le sorgenti di controllo locali di HydraSynth Keyboard comprendono (appunto) le quattro ottave di tastiera, con tutti i segnali generati, le wheel bend e modulation, il magico Ribbon Controller i cinque generatori d’inviluppo ENV 1-5, i cinque oscillatori a bassa frequenza LFO 1-5, l’Arpeggiator e la predisposizione per ricevere segnali analogici di controllo provenienti dall’esterno. A questi, si sommano i footswitch e foot control eventualmente collegati allo strumento. Parleremo più avanti dei pedali, delle connessioni analogiche e del modulo di arpeggio.

 

Tastiera e interazione col menu VOICE

Le quattro ottave (49 note di passo standard) generano precisi segnali di controllo che trovano altrettanto preciso riscontro nell’architettura dello strumento. Buona parte del loro funzionamento può essere personalizzata nel menu VOICE che, di conseguenza, siamo costretti ad affrontare marginalmente a questo punto del nostro percorso.

Ogni tasto produce:

  • Articolazione di Gate On/Off. Viene ruotata agli Envelope Generator per innescarne la transizione e definire, con la persistenza, la durata del Sustain. Il transiente positivo Gate On viene ruotato agli LFO per sincronizzarne il ciclo di modulazione.
  • Tensione CV. In tempi moderni, è stata sostituita dal numero di nota MIDI. Viene utilizzato per intonare gli oscillatori e controllare a distanza la frequenza di taglio dei filtri.
  • Aftertouch. Uno dei punti di forza di HydraSynth nelle due versione tastiera e desktop è la capacità di discriminare – e utilizzare indifferentemente – il Channel Aftertouch monofonico e il Poly Aftertouch dotato di lettura indipendente tasto per tasto. Il controllo può essere ruotato a qualsiasi parametro ritenuto degno di modulazione; ovviamente, la gestione del Poly Aftertouch oltre a risultare più pesante sulla trasmissione/ricezione MIDI/USB richiede una maggior tecnica tastieristica specie nella condotta delle parti polifoniche.

 

Interazione con il menu VOICE
In questo menu, trovano posto parametri che personalizzano il comportamento del sintetizzatore in rapporto alle sollecitazioni performative esterne. Da questo punto di vista, con riferimento a quanto generato da tastiera come sorgente di controllo, è necessario decidere la regolazione dei parametri Voice relativi a:

  • Polyphony. HydraSynth Keyboard può lavorare in Poly Mono Lo/Last/Hi, Unison Lo/Last/Hi. Se si sceglie il comportamento Unison, acquista senso il successivo parametro di…
  • Density. Definisce il numero delle voci (da 1 a 8) impilabili in Unison Mode.
  • Detune. Governa la deviazione di intonazione ottenibile tra le voci impilate in Unison Mode. Occorre ricordare che, tramite Mutant, si può sfruttare l’algoritmo WavStack per simulare in polifonia lo stesso comportamento.
  • Glide. Permette di abilitare (anche attraverso comando dedicato di pannello) il portamento di tastiera applicato al keyboard control voltage.
  • Glide Time. Regola la velocità o la lentezza del trattamento Glide. Con l’attuale revisione firmware, non è possibile controllare da remoto il Glide Time che, pertanto, richiede l’accesso alla seconda pagina del menu Voice (speriamo in una futura revisione).
  • Glide Curve. Permette di scegliere tra comportamento Log – Lin – Exp applicato alle transizioni di Glide Time.
  • Glide Legato. Abilita o disabilita la subordinazione del Glide all’esecuzione legata.

Come in tutti i sintetizzatori polifonici, l’uso del Glide diventa scarsamente controllabile se la macchina lavora in polifonia: non è possibile prevedere i collegamenti tra vecchie e nuove voci, a meno di non impegnarle tutti procedendo per block chords di otto voci in otto voci.

Non c’è obbligo di lavorare col temperamento equabile e/o con la divisione dell’ottava in 12 semitoni cromatici; il temperamento è modificabile scalando il valore di Keytrack per ciascun oscillatore e, con il parametri KeyLock, Scale e Scale Edit, si può scegliere una di trentotto diverse scale (consultate il manuale in pdf per i dettagli) sulla quale far aderire l’esecuzione e la ricezione MIDI/USB (i dati trasmessi dalla tastiera interna non sono influenzati dalla scala selezionata e fanno riferimento esclusivamente alla serie meccanica dei 49 tasti “occidentali” Do-Do disponibili nello strumento).
La programmazione delle scale custom può essere gestita, nel menu Voice, attraverso display o velocizzata accorpando l’uso della tastiera con i quick assign. Ancora una volta, la lettura del manuale operativo facilita le cose.

 

Wheel Pitch e Modulation

Sono dotate di maniglia che ne facilita la gestione e la loro retro illuminazione è personalizzabile a discrezione dell’utente. La Pitch Wheel è dotata di ritorno a molla e la sua escursione è regolabile attraverso menu Voice (parametro Pitch Bend, con escursione 0-24 semitoni).

 

Ribbon Controller

Oltre al Poly Aftertouch, oltre all’audio in tabella, uno dei motivi per i quali l’acquisto di HydraSynth Keyboard deve essere seriamente considerato è la presenza del Ribbon Controller. Lungo quanto tutte le quattro ottave di tastiera, può essere utilizzato come semplice controllo vero e proprio (assegnandolo, ad esempio, ad aprire la frequenza di taglio del filtro o a velocizzare una modulazione ciclica), oppure può essere usato come sostituto della tastiera musicale.

Attraverso menu dedicato, raggiungibile con il tasto RIBBON sul pannello comandi, lo si può far lavorare in modo:

  • Pitch Bend. La superficie reagisce in modo auto centrante: nel punto di contatto, si posiziona il valore zero ed è possibile scorrere sul ribbon per inflettere l’intonazione a salire e a scendere. Con le procedure di taratura, si può raggiungere la perfetta corrispondenza tra posizione dei semitoni cromatici di tastiera e risultato raggiungibile con la superficie del Ribbon. Attraverso specifica LOCK GLOBAL, il comportamento auto centrante viene esteso a tutte le patches memorizzate e sopravvive al cambio di patch.
  • Mod Only. Il Ribbon Controller viene sganciato dal controllo sull’intonazione Pitch Bend e può essere usato solo ricorrendo alla matrice di modulazione. In questa configurazione, è sempre possibile lavorare in LOCK GLOBAL per tutte le patches e si può subordinare il valore generato all’azione latching di un Sample & Hold attivato attraverso comando HOLD a display. Quando quest’ultimo è attivato, il valore del Ribbon rimane stabile anche allontanando il polpastrello dalla superfice del Ribbon.

Attenzione! Il Ribbon Controller come “semplice” sorgente di modulazione può essere interpretao in modo ABSOLUTE (facendo riferimento al suo zero centrale), ABSOLUTE + (posizionando lo zero sul margine sinistro del Ribbon e usando la sua escursione come un unico percorso di incremento valore), RELATIVE (dovunque si tocca, si imposta il valore zero e spostandosi verso sinistra si diminuisce o verso destra si cresce). 

  • Theremin Mode. È il modo più complesso e divertente con il quale lavorare (tra l’altro, giustifica la presenza delle maniglie innestate sulle wheel…). In questa configurazione, il Ribbon ruba una delle otto voci di polifonia che viene esclusivamente dedicata al controllo combinato Gate+Pitch del Ribbon e all’articolazione di volume attraverso Modulation Wheel. In questo modo, le altre sette voci rimangono sotto controllo della tastiera.

Il modo Theremin è talmente articolato che richiede altri sette parametri di personalizzazione; una volta che è stato selezionato, diventa possibile personalizzare:

  • Key Span. L’escursione pitch coperta dal Ribbon Controller (due, quattro o sei ottave; con quattro ottave, il comportamento rispecchia – a calibrazione fresca – quello delle quattro ottave cromatiche di tastiera).
  • Octave Shift. Trasposizione +/-4 ottave per il controllo Theremin sull’ottava voce dedicata.
  • Quantize. Quantizzazione per semitoni dell’escursione pitch controllabile attraverso la superficie del Ribbon Controller.
  • Glide. Impartisce un tempo di Glide regolabile tra le diverse intonazioni raggiungibili via Ribbon; il parametro interagisce con la quantizzazione ed è indipendente dalle regolazioni Glide dedicate alla tastiera.
  • Wheel Volume. Abilita il funzionamento (invertito) della Mod Wheel come gestore del volume. Nel Theremin reale, l’antenna a racchetta funziona governando il volume in modo inverso alla distanza con la mano sinistra (mano più vicina, volume più flebile; mano più lontana, volume più imperioso); la Mod Wheel abilitata funziona riducendo al minimo il volume quando la rotella è tutta verso la plancia e rendendo il suono forte (nei limiti del Master Volume) quando la rotella è verso il musicista. Con il firmware attuale, si percepisce un minimo zippering sulla scalatura dinamica del volume.
  • Hold. Abilita o disabilita il latching per l’informazione d’intonazione.
  • Lock Global. Abilita o disabilita il comportamento per tutte le patches.
  • Key Lock. Definisce il tasto – tonalità per l’esecuzione con il Ribbon sotto quantizzazione di scala (vedi sotto).
  • Scale. È un parametro indipendente dalle scale selezionabili per l’intero strumento. Permette di scegliere la maschera di quantizzazione tra le 38 disponibili o, in alternativa, di crearne una personalizzata.

Il Ribbon Controller usato in Theremin Mode si impadronisce di una delle otto voci di polifonia e, pur mantenendo il comportamento inevitabilmente mono timbrico, è articolabile e intonabile in modo completamente indipendente dall’eventuale esecuzione delle altre sette voci da tastiera o (attenzione…) da arpeggiatore. Detto in italiano più chiaro: HydraSynth Keyboard può suonare un arpeggio sulla tastiera e un fraseggio sul Ribbon in Theremin Mode in modo simultaneo e indipendente. Scusate se è poco…

 

Envelope Generator 1-2-3-4-5

Ci sono cinque generatori di inviluppo indipendenti, ciascuno in struttura Delay-Attack-Hold-Decay-Sustain-Release, utilizzabili in modo veloce nella configurazione ADSR. Di default, l’inviluppo 1 è dedicato all’apertura dei due filtri e l’inviluppo 2 è dedicato al controllo dell’amplificatore. In ogni caso, attraverso matrice di modulazione, si può fare l’ira di Dio all’interno dello strumento. La regolazione dei tempi può avvenire attraverso scala di valori assoluti (millisecondi e secondi) o attraverso loro conversione in valori ritmici calcolati in rapporto al BPM di sistema (o ricevuto attraverso MIDI Clock esterno). Le curve dei segmenti di tempo sono personalizzabili log-lin-exp a disrezione. Gli inviluppi possono essere sganciati dalla persistenza di Gate e, resi sensibili solo agli impulsi di Trigger/Gate On, lavorare in modo Freerun. Allo stesso modo, si può impostare la ripetizione incondizionata della traiettoria d’inviluppo, per un numero specifico di volte o all’infinito, di fatto annullando la differenza tra inviluppo transiente e LFO ciclico. Sono previste ampie possibilità di modulazione per i parametri più significativi di ciascun inviluppo.

I cinque selettori di modulo ENV 1-2-3-4-5 sfruttano una retroilluminazione dinamica che evidenzia lo stato di attività degli inviluppi e, con la semplice pressione sui tastini, è possibile mettere a fuoco le procedure di edit per l’inviluppo corrispondente. La descrizione è identica per tutti e cinque i circuiti.

Di seguito, i comandi più importanti:

  • Attack Time. Da 0 msec a 36 secondi in modo assoluto; da 0, poi 1/64t fino a 16 battute da quattro quarti (64/1) in modo BPM.
  • Decay Time. Da 0 msec a 60 secondi in modo assoluto; da 0, poi 1/64t fino a 16 battute da quattro quarti (64/1) in modo BPM.
  • Sustain Level. Da 0 a 128.
  • Release time. Da 0 msec a 60 secondi in modo assoluto; da 0, poi 1/64t fino a 16 battute da quattro quarti (64/1) in modo BPM.
  • Delay Time. Da 0 msec a 32 secondi in modo assoluto; da 0, poi 1/64t fino a 16 battute da quattro quarti (64/1) in modo BPM.
  • Hold Time. Da 0 msec a 36 secondi in modo assoluto; da 0, poi 1/64t fino a 16 battute da quattro quarti (64/1) in modo BPM.
  • BPM Mode. On/Off per il computo dei tempi su base BPM di sistema.

 

  • Atk Curve. Log-Lin-Exp variabile con continuità.
  • Dec Curve. Log-Lin-Exp variabile con continuità.
  • Rel Curve. Log-Lin-Exp variabile con continuità.
  • Legato. On/Off per l’abilitazione del Nota On/Gate On solo suonando staccato (On) o indifferentemente (Off). A seconda delle preferenze, può essere interpretato come Single (Legato On)/Multiple (Legato Off) Trigger di vecchia scuola.
  • Reset. On/Off per l’abilitazione del reset forzato al superamento della polifonia disponibile. Se il parametro viene disabilitato, la nona voce farà ripartire l’invuppo dal livello di sustain precedentemente impostato; a parametro abilitato, l’inviuppo della nona voce partirà forzatamente dal valore zero di ampiezza.
  • Freerun. Sgancia l’inviluppo dalla persistenza del Gate (il Sustain cessa di funzionale) e i contatori dell’inviluppo una volta innescati dal solo impulso di Trigger/transiente positivo Gate On, proseguono indisturbati la loro corsa anche se il musicista leva le dita dalla tastiera. È particolarmente utile per la programmazione di timbriche percussive eseguite con rapida sequenza di note.
  • Env Loop. Permette di abilitare la ripetizione arbitraria (da 1 a 25 ripetizioni), infinita (fintanto che dura il Gate di tastiera) dell’inviluppo o di disabilitarla (valore 0) per avere il comportamento standard transiente. Il Loop contiene solo le porzioni Attack-Hold-Decay e il numero specificato con il parametro documenta la quantità complessiva di cicli iterati.

È possibile copiare le regolazioni di un inviluppo sopra quelle di un altro.

 

Destinazioni di modulazione selezionabili

I parametri Attack, Hold, Decay, Sustain e Release di ciascun inviluppo possono essere raggiunti da modulazioni esterne.

 

Low Frequency Oscillator LFO 1-2-3-4-5

Si può pensare superficialmente che un LFO serva solo per creare vibrato o wah wah, ma in realtà quasi tutti i parametri di sintesi assumono un valore particolare se sottoposti a modulazione ciclica. I cinque LFO “ufficiali” di HydraSynth Keyboard (ricordiamo che c’è un sesto LFO dedicato alla esclusiva realizzazione del Vibrato…) sono dotati di un interessante corredo di parametri che, specialmente in rapporto alla sincronizzazione BPM ne amplia significativamente i campi di applicazione.

Oltre al normale corredo di forme d’onda, è possibile programmare una sequenza di valori arbitrari lunga fino a 8 step, con la quale pilotare in modo melodico/pattern parametri ritenuti significativi all’interno del percorso di sintesi. Ulteriori particolari in seguito.

Ciascun LFO è disponibile tanto nell’uscita standard bipolare, con forme d’onda che coprono i valori -1/+1, quanto in formato unipolare (LFO 1+, LFO 2+, eccetera); con le forme d’onda sottoposte a offset e traslate nel solo quadrante dei valori positivi compresi tra 0 e +1. Quando si usa un LFO per la modulazione di frequenza e si vuole un riscontro in semitoni, occorre ricordare che il comportamento LFO bipolare richiede 5 punti di incremento per coprire un semitono dell’ottava cromatica, il comportamento LFO unipolare richiede 10 punti di incremento per coprire lo stesso semitono. Ancora, estote parati.

I parametri più importanti comprendono:

  • Wave. Si può scegliere tra Sine, Triangle, Saw up, Saw down, Square, Pulse 27%, Pulse 13%, S&H, Noise, Random, Step (programmable).
  • Rate. La velocità di oscillazione può essere espressa in valore assoluto (da 0.02 Hz a 150 Hz) o in BPM (da un ciclo lungo 16 battute da 4/4, cioè 64/1 a un ciclo lungo 1/64t).
  • BPM Sync. Abilita o disabilita la conversione delle velocità in valori ritmici.
  • TrigSync. In maniera poco lecita, riunisce la subordinazione di ciclo al nota on di tastiera con la gestione polifonica o monofonica degli LFO in rapporto alla polifonia. Col valore Poly, ogni voce ha accesso ad un LFO indipendente (quale che sia, dei cinque disponibili simultanemanente) per ottenere totale sganciamento ritmico nella modulazione. Con il valore Single, la richiesta polifonica di 2, 3 o più voci farà riferimento ad un unico LFO modulante che, ovviamente, manderà perfettamente in battuta il ciclo di modulazione nella condotta polifonica. Col valore Off, la modulazione prodotta dal modulo LFO è completamente libera.
  • Phase. Da che punto viene calcolato il ciclo della forma d’onda? La risposta è nel valore di Phase espresso in gradi sessagesimali da 0° a 360°.
  • Delay. Quanto tempo passa tra il Nota On e l’inizio della modulazione ciclica? Se il parametro è espresso in valori assoluti (BPM Sync = Off), da 0 msec a 32 secondi; se il BPM Sync è On e si usano valori musicali, da 0, poi 1/64t a 61/1.
  • Fade In. Il periodo di progressiva enfatizzazione che apre la modulazione dal nulla fino al pieno livello. Durate comprese tra 0 msec e 5943 msec in valore assoluto o da 0, poi 1/64t a 61/1 in valori musicali.
  • Level. L’intensità – controllabile a distanza – della modulazione ciclica.

Come accennato in precedenza, se si sceglie l’opzione forma d’onda “Step”, si può programmare una sequenza lunga fino a otto valori liberamente regolabili dall’utente. Entrati in Step Edit, si decide il numero dei passi (da 2 a 8), l’eventuale integrazione Smooth per collegare i salti di valore, il comportamento Loop/One Shot. Gli otto valori si regolano con gli encoder di pannello, tra un minimo di -64 e un massimo di + 64; come specificato in seguito, è possibile coprire due ottave di escursione.

Anche in questo caso, a fronte di un’escursione di step compresa tra -64 e +64, impostando la modulation depth al massimo sulla destinazione (cioè a 128.0), per raggiungere un’escursione pari a un semitono cromatico, è necessario generare 5 incrementi. In questo modo un valore di step pari a 60 corrisponde ad un salto di ottava (12* 5 = 60).

 

Destinazioni di modulazione selezionabili

Ciascun LFO può essere controllato a distanza nei parametri di Rate e Level.

 

Vibrato

C’è un sesto oscillatore a bassa frequenza dedicato all’esclusiva creazione del vibrato, ovvero una modulazione di frequenza con onda triangolare e frequenza tradizionalmente impostata a 5 Hz.
Il Vibrato è raggiungibile nella seconda pagina del menu VOICE e offre tre parametri di regolazione:

  • Vibrato Amount. L’escursione massima, espressa in semitoni, portando la Modulation Wheel alla massima posizione in avanti; il default è 2 semitoni.
  • Vibrato BPM. Abilitazione o sganciamento dellaa frequenza espressa in valori musicali calcolati sul BPM di sistema (o ricevuto attraverso sorgente di clock esterna).
  • Vibrato Rate. Da 0.30 Hz a 10.00 Hz in BPM Off e da 1/4 a 1/32dot in BPM On.

 

Pedali e interazione con menu Sistem Setup

Sul pannello posteriore di HydraSynth Keyboard trovano posto le connessioni per un Expression Pedal e un Sustain Pedal. Il primo può essere calibrato nei suoi valori Min/Max attraverso parametro ExpPedal Set raggiungibile attraverso menu SYSTEM SETUP. Oltre alla calibrazione Min/Max (che rende compatibile lo strumento con autentici capolavori di archeologia industriale tipo Roland EV-10 o Yamaha FC-7), si può decidere la polarità +/- della tensione processata; l’importante è che il pedale abbia un connettore di tipo jack TRS adeguato a ricevere e scalare la tensione generata dal sintetizzatore. Il risultato della calibrazione viene salvato nella memoria di sistema dello strumento e non è necessario ripetere l’operazione fino a quando non si cambia il tipo di foot pedal.

La curva di risposta per l’Expression Pedal è selezionabile (nel menu SYSTEM/MIDI) tra log, lin, sigmoid, exponential. Il segnale di controllo prodotto attraverso Expression Pedal è utilizzabile attraverso matrice di modulazione.

Allo stesso modo, anche il pedale di Sustain può essere matchato con i più disparati modelli in commercio a patto che il loro funzionamento sia momentaneo e che siano dotati di connettore jack TS.

 

Più avanti parleremo dell’Arpeggiator

 

Modulation Matrix

Dal pieno degli Anni 80, la matrice di modulazione è il modo elegante, ma non facilissimo, per risolvere tutti i problemi di interconnessione tra sorgenti e destinazioni di controllo all’interno di un sintetizzatore degno di questo nome.
La struttura è concettualmente semplice: in una quantità definita dall’utente (20 slot nel vecchio Oberheim Xpander, 8 nel nuovo Behringer DeepMind 12, 16 nel Novation Peak, 40 e passa in Xfer Serum, letteralmente infinite nel Moog One, eccetera), si prevede l’esistenza di tre attori che interagiscono tra loro, ovvero una sorgente di modulazione che genera il segnale di controllo, una destinazione di modulazione che lo deve ricevere e, in mezzo alle due, un indice di modulazione che permette la scalatura 0/1 o l’attenuverting -1/+1 dell’intensità passante. Come è facile immaginare, maggiore la quantità di sorgenti e destinazioni, più ampia la possibilità di processare, scalare, moltiplicare, sommare, invertire, quantizzare, eccetera, i segnali di controllo, superiore risulterà la flessibilità (e la complessità) dell’apparecchio che stiamo usando.

HydraSynth Keyboard ha trentadue slot di modulazione ciascuno composto da sorgente, destinazione e amount. La matrice comprende nelle destinazioni anche le intensità di modulazione di altri slot, permettendo la costruzione di percorsi shaping di modulazione della modulazione.

La programmazione della matrice avviene attraverso undici pagine di display, ciascuna delle quali ospita tre slot indipendenti; una serie di scorciatoie (troppo lunghe da riportare, ma correttamente elencate nel manuale utente) permettono di velocizzare le procedure di selezione sorgente e assegnazione destinazione. Per uscire dalla matrice, caso unico nell’architettura dello strumento, è necessario premere l’apposito tasto EXIT, altrimenti il sistema interpreterà ogni pressione su altri tastini di pannello come scorciatoie di assegnazione.

Ci sono alcune cose che devono essere tenute a mente:

  • Con il firmware attuale, non è possibile usare i segnali audio come sorgenti di modulazione, a meno di non convogliarli agli ingressi analogici Mod 1 e Mod 2 sul pannello comandi. La procedura è sufficientemente sfiziosa, ma specie in presenza di audio polifonico proveniente dall’esterno porta velocemente al caos timbrico.
  • È possibile modulare i parametri significativi degli effetti (evviva!), ma solo per i primi due parametri di ciascun algoritmo caricato negli slot Pre-FX e Post-FX; ovviamente, il rapporto Dry/Wet è sempre modulabile.
  • Allo stato attuale, non è possibile modulare il Glide Time: per regolarlo, occorre entrare nel menu System Setup.
  • È possibile copiare il contenuto di uno slot di modulazione all’interno di un altro slot; ad esempio, per raddoppiare l’energia concessa al modulante.
  • Si può cancellare velocemente uno slot di modulazione usando il tasto INIT e poi il Control button dello slot corrispondente. Si può cancellare l’intero contenuto della matrice di modulazione premendo il tasto INIT e poi il tasto MOD MATRIX.
  • È possibile randomizzare il contenuto della matrice di modulazione. Buona fortuna…

 

Sorgenti di modulazione

Sono parecchie: Envelope 1-2-3-4-5, LFO 1-2-3-4-5 in formato bipolare e unipolare, Mono Aft, Poly Aft, KeyTrack, Key Velocity, Pitch Wheel, Mod Wheel, Ribbon Abs Bipolar, Ribbon Abs Unipolar, Ribbon Relative, Expression Pedal, Mod In 1, Mod In 2, MIDI CC # 000-127.

 

Destinazioni di modulazione

Sono ancora di più:

  • Arpeggiator: Mode, TimeDiv, Swing, Gate, Range, OctMode, Length, Phrase, Ratchet, Chance.
  • Osc 1-2-3: Pitch, WaveScan.
  • All Osc: Pitch.
  • Mutator 1-2-3-4: Ratio, Depth, Window, Feedback, Dry/Wet, Warp 1-8.
  • Ring Mod: Ring Depth.
  • Mixer: Osc 1-2-3 Vol, Ring Vol, Noise Vol, Osc 1-2-3 Pan, Ring Pan, Noise Pan, Osc 1-2-3 F1/F2 Bal, Ring F1/F2 Bal, Noise F1/F2 Bal.
  • Filter1-2: Cutoff, Resonance, Drive, Control, Env1 Amt, LFO1, Amt, Keytrack, Morph.
  • Amp: LFO2 Amt, Level.
  • Pre-FX: Param 1, Param 2, Dry/Wet.
  • Delay: Time, Feedback, Wet Tone, Feed Tone, Dry/Wet.
  • Reverb: PreDelay, Time, Tone, HiDamp, LoDamp, Dry/Wet.
  • Post-FX: Param 1, Param 2, Dry/Wet
  • ENV 1-2-3-4-5: Attack, Hold, Decay, Sustain, Release
  • LFO 1-2-3-4-5: Rate, Level.
  • Mod Matrix: Depth 1-32
  • CV: Mod Out 1, Mod Out 2
  • MIDI: CC #000-127.

Se si sceglie un preciso numero di MIDI CC, diventa possibile automatizzare l’escursione di uno o più parametri interno con un controllo fisico di un’altra periferica, o con una traiettoria di automazione precedentemente scritta in una traccia MIDI della vostra DAW.

 

Modulare una modulazione

Con le destinazioni Depth 1-32 diventa possibile controllare l’ampiezza di un percorso di modulazione usando una seconda sorgente di modulazione. In pratica, si moltiplicano due sorgenti tra loro; classicamente, il vibrato prodotto dal primo LFO viene scalato dal valore/posizione della modulation wheel… L’esempio appena riportato non è applicabile in Hydrasynth Keyboard perché c’è già un oscillatore a bassa frequenza dedicato (si chiama Vibrato) la cui uscita è costantemente scalata dalla posizione delle Mod Wheel; ma, per chiarezza, immaginiamo una condizione come la seguente:

Tre oscillatori Saw detunati, dentro al LowPass -24dB/Oct, modulato da un LFO Saw Down che, in BPM, lavora ad ottavi; l’uscita di LFO 1 Saw Down è collegata a Cutoff attraverso Mod Matrix e viene lasciata con Depth pari a ZERO.
Nello slot adiacente di modulazione, si seleziona sorgente Poly Aftertouch e destinazione Depth 1. In questo modo, il valore dell’aftertouch polifonico scala (si può mettere amount pari a 48.00) l’intensità della modulazione ritmica prodotta da LFO1 nei confronti della frequenza di taglio.

 

Macro

Dopo aver impaginato la plancia comandi con otto piazzole display, otto encoder e otto tastini, era inevitabile per gli ingegneri A.S.M. spremersi le meningi e trovare qualche utilizzo diretto per cotanto hardware…. Il macro comando, come insegna Massive, è un controllo hardware (o mappato hardware) generico che può essere assegnato a qualsiasi parametro il musicista ritenga più utile avere a portata di mano patch per patch. In questo modo, gli otto encoder possono essere assegnati/accoppiati a ciò che si vuole (quasi a tutto ciò che si vuole…) per personalizzare la disponibilità parametri sul pannello hardware.

Un esempio classico potrebbe essere: Encoder da 1 a 4 mappati su Filter A-D-S-R, Encoder 5 su Pre-FX Drive, Encoder 6 e 7 su Delay Time & Feedback, Encoder 8 su Reverb Time. Ma, ovviamente, si possono ipotizzare infinite condizioni operative di assegnazione. Da non dimenticare le possibilità di controllo estemporaneo offerte anche dagli otto interruttori, personalizzabili in modalità toggle, trigger o reset…

Ma, nella mente del progettista, si è andati oltre: ciascun comando rotativo e ciascun bottone di pannello – del blocco degli otto controlli – può essere mappato al comando di otto parametri indipendenti e simultanei.

Volendo continuare con l’esempio di prima, quando si cambia il tempo di attacco del Filter Envelope, si può simultaneamente spianare il detune del secondo oscillatore, aumentare il livello del distorsore pre fx, spostare il punto di resonance del flanger post fx e “asciugare” il tempo di riverberazione. Ovviamente, ogni parametro ha la propria escursione di controllo indipendente.

In questo modo, ogni manopola e ogni interruttore della sezione Control fa riferimento ad un elenco di otto valori per l’escursione ed altrettanti valori per il cambio di stato On/Off degli interruttori. La mente vacilla…

La procedura di assegnazione è abbastanza semplice: si definisce il macro comando che si vuole editare, si sceglie la destinazione/modulo e all’interno di questa si isola il parametro che si vuole influenzare; poi, con gli encoder, si scrive il valore massimo concesso al comando rotativo e il valore concesso al bottone. Quest’ultimo può reagire in modalità bistabile/toggle o momentanea, in modo personalizzabile a seconda delle necessità. La macro così creata (può essere una, due o tutte e otto) può essere rinominata e verrà salvata insieme a tutto il preset/patch con il comando SAVE.

I bottoni possono essere programmati per rispondere in modo:

  • Toggle. La prima pressione innesca l’esecuzione del valore programmato, che rimane attivo fintanto che una seconda pressione sul bottone spegne l’effetto. Il paragone più immediato è con l’interruttore che accende la luce in salotto.
  • Trigger. L’effetto del valore programmato è attivo fintanto che il bottone rimane premuto. Appena lo si lascia, il valore cessa. Il paragone più immediato è con il campanello di casa.
  • Switch. Diventa possibile isolare “in modo Solo” l’attività di un bottone alla volta.
  • Reset. Il bottone si usa per riportare immediatamente a zero il valore raggiunto ruotando l’encoder Macro.

L’ultima condizione Button Reset può essere indispensabile quando si lavora con parametri potenzialmente pericolosi tipo Feedback Delay e li si voglia ricondurre “in zona sicura” con la semplice pressione del tasto.

 

Struttura di voce – Modificatori di controllo

I modificatori di controllo sono qualsiasi cosa possa influenzare, in un modo o nell’altro, il comportamento di una sorgente di controllo. Qualche avvocato potrebbe sostenere che, da questo punto di vista, la Pitch Bend Wheel è tanto una sorgente di controllo quanto, sovrapposta alla tastiera, un modificatore dell’intonazione espressa con i tasti…
Senza impazzire troppo, dentro HydraSynth Keyboard, si può banalmente circoscrivere l’elenco dei modificatori di controllo ai tasti Octave Up/Down, al tasto Chord e, ma ne abbiamo già parlato, al meccanismo di Glide applicato alla tensione di tastiera.

 

Octave Down-Up

Permettono di traslare le note suonate sulla tastiera spostandole fino a -3/+3 ottave di distanza; premendo simultaneamente i due tasti, si resetta la tessitura originale.

 

Chord

Si tiene premuto l’accordo desiderato (ad esempio, una quarta) e mentre le note sono ancora abbassate, si schiaccia il tasto CHORD che memorizza gli intervalli impostati sulla tastiera. Da quel momento, in perfetto stile Anni 80, le note fraseggiate sulla tastiera diventano le toniche dell’accordo memorizzato. Si possono impegnare fino a 8 note nel singolo accordo. La programmazione di accordo non sopravvive al ciclo di spegnimento e accensione e l’accordo programmato non viene trasmesso come tale via MIDI/USB: la tastiera trasmetterà solo “la tonica” effettivamente suonata.

 

Sezione Effetti

La sezione effetti compresa in HydraSynth Keyboard è molto piacevole; organizzata in quattro blocchi indipendenti e personalizzabili, ha un’architettura suddivisa in PRE-FX, DELAY, REVERB, POST-FX. Il contenuto di ciascun blocco può essere scelto a livello di algoritmo (sezioni Pre e Post) o personalizzato nei valori di parametro (sezioni Delay e Reverb).

 

PRE-FX e POST-FX

Sono identiche e differisono solo per la posizione prima o dopo il motore Delay/Reverb. Il musicista può richiamare uno degli algoritmi: Off, Chorus, Flanger, Rotary, Phaser, Lo-Fi, Tremolo, EQ, Compressor. Per ciascuno di questi, è disponibile una schermata corrispondente di parametri da editare.

Quale che sia l’algoritmo, successivamente sarà possibile controllare a distanza i primi due parametri nella schermata (Param # 1 e Param # 2, incolonnati sotto agli encoder 1 e 2) più il rapporto Dry/Wet.

  • Chorus, Flanger e Tremolo offrono ciascuno tre preset template, velocità e intensità di modulazione con fase iniziale e feedback regolabili. È possibile scegliere il comportamento mono o stereo. Tremolo permette di scegliere la forma d’onda modulante (sine, square) e la deviazione di pitch mod.
  • Rotary offre tre preset template, due velocità nominali Lo-Hi (per il controllo a distanza, basterà modulare con continuità la velocità Lo mappata su Param 2), bilanciamento tra basse e acute, profondità indipendenti su rotore e tromba.
  • Phaser offre architettura simile a chorus, con in più offset relativo alla fase del segnale in ingresso e phase relativa al punto più basso della modulazione.
  • Lo-Fi ha due preset. Prevede il filtraggio low variabile tra 160 e 20000 Hz, resonance regolabile, tipo di filtraggio selezionabile (thru, pwbass, radio, tele, clean, low). C’è la gain compensation e il downsampling variabile tra 44.1 kHz e 2756 Hz.
  • EQ offre preset flat, lowboost, bass cut, high cut, smile, lo-fi, warm. Tre guadagni indipendenti lo-mid-hi (-36/+24dB), due punti di crossover Xover Lo e Xover Hi posizionabili liberamente tra 32-2000 Hz e 512-16000 Hz.
  • Compressor permette di scegliere sidechain off, bpm duck, tap, Mod In 1, Mod In 2. La ratio è regolabile con continuità tra 1.0:1       a 20.0:1, threshold regolabile etra -64 e 0 dB, attack e release regolabili (rispettivamente, 1-400 e 5-560 mse); è presente la gain compensation in uscita.

 

Delay

Ci sono cinque algoritmi di delay selezionabili liberamente: Basic Mono, Basic Stereo, Pan Delay, LRC Delay, Reverse (i nomi sono sufficientemente esplicativi). Quale che sia l’algoritmo di ritardo selezionato, i parametri svolgono sempre lo stesso compito:

  • Time. Può essere espresso in millisecondi o in valori ritmici calcolati sul BPM di sistema. Nel primo caso, l’escursione è compresa tra 1 e 3000 msec; nel secondo si va da 1/64 t a 1/1 dot.
  • Feedback. Da 0 a 128%. Attenzione a non esagerare.
  • Wet Tone. Equalizzazione tilt per il solo segnale processato nel delay. Varia con continuità tra lowpass – flat – highpass.
  • BPM. On/Off per il calcolo ritmico.
  • Feed Tone. Permette di scurire progressivamente le ribattute.
  • Dry/Wet. Bilanciamento tra segnale pulito ed effettato.

È possibile modulare a distanza: Time, Feedback e Dry/Wet.

 

Reverb

Sfrutta quattro algorimti selezionabili di: Hall, Room, Plate, Cloud.
I parametri regolabili sono:

  • Predelay. Estendibile fino a 250 msec, conferisce impressione di grandezza all’ambiente virtuale allontanando nel tempo il suono diretto dalla coda di riverberazione vera e propria.
  • Time. Da 120 mse a 90 secondi, fino a freeze incondizionato. Denso, ben suonante, sicuramente più grande del sintetizzatore che lo contiene. Una piacevole sorpresa.
  • Tone. Equalizzazione tilt variabile con continuità       lowpass-flat-highpass.
  • Hi Damp. Perdita di energia sulle acute.
  • Lo Damp. Perdita di energia sulle basse.
  • Dry/Wet. Bilanciamento di segnale pulito ed effettato.

Da non sottovalutare le possibilità espressive offerte dal Freeze controllabile attraverso macro di pannello: tutte le nuove note eseguite si sommano nella coda infinita di riverberazione.

Da non sottovalutare, ancora, la possibilità di “catturare” note nel Freeze Reverb mappando su macro di pannello il livello mixer della sorgente sonora. Se suonate drone ambient, HydraSynth può diventare velocemente la vostra main axe…

 

Arpeggiator

Tecnicamente, un arpeggiatore è un meccanismo in grado di catturare un accordo impostato dal musicista sulla tastiera e scioglierlo in sequenza arpeggiata rispettando regole di precedenza, ripetizione, andamento definite dal musicista. Come è facile immaginare, un arpeggiatore può funzionare solo quando c’è qualche tipo di scansione numerica della tastiera – in grado, cioè, di prendere in considerazione il dato polifonico – e non può lavorare a secco su una semplice tastiera CV/Gate.

La sezione Arpeggiator di HydraSynth Keyboard è oggettivamente molto potente, anche se può lasciare sconcertati – specie se si proviene da altre macchine – per l’impostazione tutto sommato informaticamente di alto livello. Ci sono otto parametri personalizzabili, compresa la velocità BPM estesa a tutto il resto del sistema, che permettono il facile raggiungimento di condizioni di estrema suggestione performativa. Il tutto, unito al piacevole corredo di patches factory, è un plus non indifferente dell’apparecchio. La mappatura di pannello degli otto parametri operativi (nella versione a tastiera) è ridotta a quattro nella versione desktop, ma in tutti e due i casi è possibile fare affidamento al menu Arpeggiator Edit, raggiungibile su display attraverso la combinazione SHIFT + ON; in questo, trova posto l’universo mondo delle regolazioni di arpeggio.
Allacciate le cinture di sicurezza.

La descrizione dei parametri segue l’ordine di apparizione sul display; per comodità, segnaleremo i casi nei quali il controllo è solo a display o ha anche una “fisicità di pannello”.

  • Tempo. Disponibile come regolazione fisica sul pannello della versione a tastiera, è regolabile con continuità offrendo precisione pari a un decimale dopo la virgola. A discrezione del musicista, si può impostare l’apparecchio per lavorare su sorgenti esterne di clock ricevute attraverso le porte digitali MIDI e USB. La regolazione locale avviene con il main encoder di pannello o con il tasto TAP presente sulla plancia di comando.
  • Division. Comando di pannello che regola la durata ritmica per ciascuno step di arpeggio. SI può scegliere tra quarti, ottavi, sedicesimi e trentaduesimi secchi o terzinati. Quando si sceglie la terzina (ad es. 1/4T), sulla plancia comandi si accende il tastino TRIPLET retro illuminato. Nella revisione firmware attuale, non ci sono i valori dotted. Ce ne faremo una ragione…
  • Swing. Fino a qualche anno addietro, lo si sarebbe considerato il comando più inutile della galassia sintetica… ora, complici produzioni di un certo rilievo, è comodo poter alterare la simmetria di quartina e duina dal 50% di base fino a raggiungere l’asimmetria al 75%. Di pannello, sono disponibili otto selezioni con percentuali fisse e non modificabili comprese tra Off/50% e 75%; da display, è possibile centrare il valore numerico desiderato in modo più libero.
  • Gate. Definisce la percentuale Staccato-Legato di ciascun evento incluso nel pattern di arpeggio; vista l’importanza espressiva del comando, è inevitabile la sua presenza a pannello.
  • Octave. Il comando a pannello permette di decidere se l’arpeggio è contenuto in una, due, tre, quattro ottave. Impostando un pattern di note nativamente più esteso dell’ottava, il numero espresso col parametro si riferirà alle ripetizioni nelle escursioni contigue di tastiera.
  • Octave Mode. Il parametro a display è attivo solo se il numero di Octave è maggiore di uno. Solo in questo caso, diventa possibile decidere se la scansione delle ripetizioni/letture di ottava procede dal basso verso l’alto (Up), dall’alto verso il basso (Down), simmetricamente basso/alto e alto/basso (UpDn), a salire e poi invertito (Alt), come il precedente senza ripetizione delle note terminali (Alt2).

Il parametro non dee essere confuso con il MODE che definisce l’ordine di scansione delle singole note nel pattern: MODE si occupa di note, OCTAVE MODE si occupa della scansione di ottava.

  • Mode. Disponibile su pannello, permette di decidere l’ordine di interpretazione delle note premute in accordo: Up, Down, Up/Dn (con ripetizione delle note terminali), Up & Dn (senza ripetizione delle note terminali), Order (l’ordine di esecuzione), Random, Chord (tutte simultaneamente), Phrase (fino a 64 possibili pattern programmabili a priori).
  • Length. Imposta la lunghezza di pattern arpeggio. Se si suonano tre note contro una lunghezza impostata a 4, la prima nota viene ripetuta per riempire la differenza. La massima lunghezza specificabile è pari a 32 eventi; superato questo valore, il parametro si imposta automaticamente su Default e “interpreta” la lista di note inserite come valore numerico di riferimento.
  • Tap Trig. Qui le cose diventano abbastanza curiose: invece di avanzare automaticamente nel pattern di arpeggio in base a BPM e scansione ritmica pre definita, si può scorrere l’arpeggio facendo avanzare il singolo step ogni volta che si preme il tastino TAP sul pannello comandi. Ricordiamo che, normalmente, TAP serve a impostare manualmente la velocità di esecuzione; in questo caso, invece, diventa possibile inventarsi ritmi assurdi di avanzamento o studiare in lenta rassegna il comportamento programmato col motore di arpeggio.
  • Phrase. Permette di scegliere una di 64 maschere ritmico/armoniche che vengono applicate alla singola nota premute sulla tastiera e usata come tonica. Come in altre macchine, la phrase scandisce intervalli e avanzamenti ritmici preconfigurati e (per ora) non modificabili dall’utente.

Attenzione! Per lavorare con le frasi occorre premere sulla tastiera solo la tonica desiderata: se si suonano due o più note simultaneamente, la phrase viene eseguita in polifonia parallela sui diversi intervalli impostati da tastiera. Il risultato può o non può essere gradevole…

  • Ratchet. Il rimbalzo durante una sequenza o un arpeggio è una tecnica che prevede la suddivisione ritmica del singolo step in due, tre o più eventi che – appunto – condividono la durata isoritmica della struttura. Se la sequenza/arpeggio avanza ai quarti e viene impostato un ratched x2, lo step eseguirà due ottavi con la stessa intonazione, o una terzina di ottavi (ratchet x3) o una quartina di sedicesimi (ratchet x4). Come è facile immaginare, densità di rimbalzi troppo alte, specie con un BPM andante o veloce, rendono poco espressiva la raffica di eventi generata, ma regolando con cura la densità di eventi, si ottengono arpeggi e sequenze dall’irresistibile charme cosmico. Il parametro permette di scegliere, a pannello come da display, la densità 1,2,4 o 8 rimbalzi assegnata allo step. A quale step si applica il ratchet? È un problema che HydraSynth Keyboard assegna al parametro successivo.
  • Chance. Definisce la percentuale di probabilità (da 0 a 100%) con la quale gli step di arpeggio saranno influenzati dai rimbalzi/ratchet.

Un certo tipo di utente potrebbe trovare limitante il lasciare tanto potere decisionale alla casualità percentuale, senza poter definire una “maschera di ratchet” attivabile a discrezione solo su certi step e non su altri. Per esigenze di maggior precisione e prevedibilità, meglio affidarsi a macchine (o software) che prevedono un’impostazione ancora più di basso livello.

  • Latch. La memorizzazione delle note da arpeggiare permette di lasciar andare i tasti per lavorare sugli altri comandi a pannello. È possibile personalizzare ulteriormente il comportamento abilitando la combinazione…
  • SHIFT+LATCH = SUSTAIN. Con il Sustain abilitato, l’arpeggiatore lascia risuonare le note arpeggiate come se il musicista stesse premendo il pedale di Sustain. I quattro comportamenti (Latch On/Off e Sustain On/Off) sono combinabili tra loro. Ovviamente, il musicista dovrà preoccuparsi di non lasciare appese le note con il Sustain+Latch abilitato, quando si vuole smettere di arpeggiare.

I dati elaborati dall’Arpeggiator di bordo possono essere trasmessi su MIDI e USB abiitando il comando ARP TX presente nella settima pagina del menu SYSTEM/MIDI.

 

Gestione delle Patches

HydraSynth Keyboard ospita cinque banchi (A-B-C-D-E) da 128 locazioni ciascuna per il salvataggio delle patches; una volta disabilitata la protezione di memoria, è possibile modificare e sovrascrivere il contenuto dei banchi A-B-C forniti con suono della casa o scrivere direttamente nei banchi vuoti D-E per partire da una condizione empty di partenza.
La mancanza di un tastierino numerico, solo in parte mediata dalla velocità del main encoder e dalla coppia di tasti -10/+10 è aggirabile facendo riferimento alla logica FAVORITE, ovvero alla possibilità di trasferire, direttamente dalla pagina SAVE, i suoni che si reputano più importanti per il proprio lavoro in 32 locazioni di memoria più facilmente raggiungibili da pannello.
Consigliamo, per non invecchiare ruotando il main encoder, di iniziare a fare pratica con la procedura, trasferendo nel menu FAVORITE la prima locazione D-001 Empty. In questo modo, si ottiene un accesso immediato alle locazioni sulle quali fare pratica di programmazione e scrittura.
Le operazioni con le patches sono gestite attraverso le opzioni disponibili nella pagina menu BROWSE. È possibile ricorrere a:

  • Patch Select. Scrolling individuale delle singole locazioni di memoria. Si procede unitariamente per scatti del main encoder o per blocchi di dieci. La patch è individuabile per Patch Name (solo lettura) e Category (solo lettura).
  • Find By. Scelta del criterio di ricerca: per Patch # (numero di patch), per Name e per Category. La ricerca per categorie si basa su un elenco nutrito di aggettivi, che una volta abilitato rende visibili solo le patches precedentemente assegnate a quel meta criterio. La stessa tecnica è consigliabile durante le fasi di scrittura/salvataggio. Per uscire dalla ricerca vincolata alla singola categoria, occorre riallargare la caccia al criterio di indicatore numerico Patch #.
  • Compare. Per paragonare lo stato timbrico raggiunto dalle modifiche in Edit con il comportamento originale.
  • Favorite Assign. La patch corrente viene assegnata a una di otto locazioni disponibili come prima pagina delle Favorite Patches. Ci sono quattro pagine (1-8, 9-16, 17-24, 25-32) per totali 32 locazioni preferite. Per navigare nelle locazioni Favorite ad accesso immediato, basta premere SHIFT+BROWSE.
  • Color. Scelta del colore per la retro illuminazione del Patch Knob/Main Encoder, Pitch e Mod Wheel; le due ruote cambiano di tonalità cromatica in base alla posizione fisica.

Al momento del salvataggio dati, il sistema chiede: la scelta di una locazione di memoria (5×128 possibili destinazioni), la definiione di un patch name lungo fino a 16 caratteri (8 per due righe; col tasto SHIFT, si naviga velocemente nei caratteri maiuscoli, minuscoli, numerali, eccetera), la definizione di una di 42 possibili Categorie, la definizione del comportamento Macro, la scelta di un colore di riferiment per la retro illuminazione LED di ruote, patch knob, main encoder eccetera (ci sono 32 possibili scelte cromatiche).

 

Interazione tra dati Macro e salvataggio della Patch

È possibile istruire il sistema in modo che, al caricamento della Patch, i valori assegnati ai parametri sotto Macro possano essere:

  • riportati zero, con tutti i bottoni macro su off;
  • lasciati nella condizione operativa (valori di encoder e stato dei bottoni);
  • allineati alla posizione fisica, cioè “convertiti”, dei controlli

 

Il Menu System Setup

Come al solito, quando non si trova una cosa importante, conviene andare a dare un’occhiata nel Menu System Setup. Organizzato (con il firmware attuale) in dieci pagine, ospita molti parametri (di alcuni, abbiamo già parlato), relativi a:

  • Transpose. Permette la trasposizione dell’intera macchina in un range compreso tra +/- 11 semitoni.
  • Tuning. Accordatura complessiva della macchina. È possibile far aderire il La di riferimento a una frequenza liberamente scelta tra 380 e 500 Hz. I mistici saranno felici di poter lavorare a 432 Hz facendo risonare la terra cava sotto i loro piedi…
  • O’Scope. Abilita o disabilita la rappresentazione grafica tempo/ampiezza dell’oscilloscopio visibile nel display OLED principale. Il segnale viene analizzato a valle della sezione effetti.
  • Memory Protect. Mette l’utente al sicuro da catastrofi indesiderate.
  • Left Contrast. Imposta il contrasto per il display OLED principale di sinistra.
  • Rigth Contrast. Imposta il contrasto per il display OLED di destra, suddiviso nelle otto piazzole/parametro.
  • Ligth Show. Abilita a 5, 10 o 30 minuti di inattività l’attivazione automatica dello show Las Vegas. Inutile, se non nelle rastrelliere del negozio, se ne consiglia la disattivazione (attenzione a non sottovalutare la durata finita del monte ore concesso ai display OLED…).

 

  • Knob Mode. Definisce la risposta dei pomelli dedicati al filtro (in alto a destra nel pannello) e degli otto encoder assegnabli (in plancia comandi). Si può scegliere tra comportamento Absolute (il comando “salta” al valore che corrisponde alla posizione fisica), Pickup (il comando funziona solo quando la posizione fisica “incrocia il valore memorizzato), Scale (appena lo si sposta, il comando somma o sottrare valore rispetto a quanto memorizzato, senza rispetto per la corrispondenza con la posizione fisica).
  • Knob Speed. Permette di definire dettaglio e corse Slow, Medium e Fast nell’escursione dei parametri “a lunga gittata”. Ovviamente, maggior dettaglio corrisponde a maggior rotazione necessaria per coprire l’intera escursione.
  • Tempo Lock. Decide se fare riferimento (Tempo Lock On) ad un’unica indicazione BPM comune a tutta la macchina, o lasciare il BPM indipendente – e memorizzabile – per ciascuna patch (Tempo Lock Off).
  • Macro Button. Imposta il comportamento Toggle, Trigger, Switch o Reset per i tasti impiegati nella programmazione/personalizzazione delle Macro di modulazione.
  • Safe Edit. Abilita o inibisce il messaggio di Alert visualizzato quando si passa da una patch editata ad un’altra senza prima completare l’operazione di salvataggio dati.

 

  • Velocity. Accende o spegne la trasmissione della Key Velocity di tastiera al motore di sintesi.
  • Velocity Curve. Si può scegliere tra cinque curve comprese tra very soft e very hard.
  • Aftertouch. Accende o spegne la trasmissione dell’Aftertouch di tastiera al motore di sintesi.
  • Aftertouch Delay. Quanti millisecondi debbono passare tra la pressione del tasto e l’innesco dell’Aftertouch? Da 0 a 400 msec liberamente gestibili.
  • Aftertouch Fade: quanto tempo è necessario per riportare a zero l’aftertouch dopo che il musicista ha cessato la pressione addizionale? Da 0 a 50 msec; valori più lunghi rendono meno brusca la transizione.
  • Aftertouch Curve. Si può scegliere tra sei diverse curve comprese tra Soft e Hard
  • Aftertouch Offset. Sposta il “punto di attacco” dell’aftertouch lungo la corsa addizionale del tasto.
  • Aftertouch Release. È una sorta di compressione sulla lettura dei valori generati, adatta ad evitare rimbalzi e micro fluttuazioni indesiderate nell’interpretazione delle variazioni di pressione.

 

Porte analogiche di collegamento

Un’avvertenza indispensabile: quando si lavora con tensioni analogiche scambiate tra apparecchi di diversi costruttori è quasi impossibile non dover accettare dei compromessi sulle tarature e – di conseguenza – sulle risposte dei circuiti esterni sottoposti a CV e Gate. Da questo punto di vista, HydraSynth non fa eccezione e, specie nel controllo a distanza di sintetizzatori analogici esterni, bisognerà essere soddisfati di una linearità di funzionamento pari a due ottave delle quattro disponibili.

È necessario ottimizzare i segnali in uscita alle porte Pitch e Gate specificando i valori (e le sorgenti) adatte al funzionamento dell’apparecchio analogico di destinazione:

  • Control Voltage Source. Permette di scegliere se trasmettere intonazione dalle quattro ottave di tastiera o dal Ribbon in Theremin Mode. Nel primo caso, non sperate di tenere le cose accordate per più di due ottave/due ottave e mezza. (Nel corso di queste prove, abbiamo fatto diversi esperimenti con hardware analogici di più produttori, dei quali possiamo confermare la correttezza della taratura nei propri circuiti, e questo è il miglior risultato che abbiamo ottenuto.
  • Gate Volt & Gate Type. La personalizzazione riguarda l’ampiezza della tensione CV in uscita (un modulo MakeNoise potrebbe chiedere +10V di tensione, un normale EuroRack potrebbe farsi bastare +5V) e       la polarità (il comportamento “standard” V-Trig fa corrispondere il nota On con +V e il nota Off con zero       è il comportamento accettato da tutti tranne che da Moog Vintage, Korg, Yamaha Vintage – il comportamento S-Trig fa cadere a zero la tensione col nota On e la tiene alta nei segmenti di nota off.
  • Control Voltage Range. L’intonazione Pitch può rispondere al sistema esponenziale V/Oct lo standard più diffuso) disponendolo in modo unipolare 0/+10V o bipolare -5V/+5V; in alternativa, può lavorare con il sistema lineare Hz/V (come nel vecchio MS-20 Korg) disponendo di 0/+10V di margine operativo.
  • Reference Note. Permette di definire quale è il tasto che corrisponde allo zero Volt.
  • Control Voltage Offset. Permette di spostare la tensione trasmessa sommando -99/+99 cent di semitono.

Per un comportamento veloce e pratico, ad esempio per pilotare un Moog Mother-32, conviene impostare CV Range: Oct -5/+5, RefNote: C-1, CVOffset: 34 Cent, GateType: -Trig, Gate Volt: 5V. Non è il massimo, ma ci si può accontentare.

Oltre alla trasmissione di Pitch e Gate, è possibile mandare fuori due segnali Mod 1 e Mod 2 e il Clock; quest’ultimo può essere personalizzato in ampiezza d’impulso (3,5 o 10V), densità PPS 1,PPS2, PPQ24, PPQ48 e Offset (delay compensation pari a +/-100 msec). In aggiunta, si può usare un divisore di frequenza (Off, 1/2, 2, 4 – rispettivamente accelerare al doppio, dividere a metà, dividere a un quarto la velocità) applicabile al valore di PPQ/PPS per ottenere praticamente tutti i valori più utili a garantire la corretta sincronizzazione con gli hardware analogici esterni.

 

Come si calibrano i segnali Mod 1 e Mod 2?

È possibile fare riferimento, per i segnali in uscita e quelli in entrata, a una personalizzazione +/-5V, 0-10V, 0-1V e un offset (sempre indipendente per I/O) pari a +/-3V.

Attenzione! La calibrazione in ingresso è importante tanto per l’uso come segnale di controllo quanto per ottimizzare il livello audio di sorgenti audio esterne collegate a Mod 1 e Mod 2 per successivi trattamenti di filtraggio, “mutazione” e modulazione ad anello.

 

Implementazione MIDI

HydraSynth Keyboard è una macchina moderna ad elevata implementazione numerica: è normale attendersi una estesa e raffinata implementazione MIDI che, a fronte di un minimo impegno da parte del musicista, permette estrema flessibilità nella personalizzazione.

È possibile decidere la sorgente di Clock (internal, USB, MIDI IN Din, Auto – in tutti i casi, l’eventuale clock selezionato tra le sorgenti esterne viene convertito e reso disponibile alle porte MIDI/USB e CV Analog), impostare il Local On/Off, il canale MIDI in trasmissione e – indipendentemente – in ricezione. Il MIDI Program Change può essere abilitato indipendentemente in trasmissione e/o in ricezione.

Scegliendo “Auto”, HydraSynth Keyboard si uniforma automaticamente al clock esterno e, nel caso dovesse sparire, continua la performance mantenendo la stessa velocità.

Si può impostare l’interpretazione Mono/Channel Aftertouch (più economica dal punto di vista della trasmissione dati) o Poly Aftertouch; si possono filtrare separaamente le trasmissioni del Sustain Pedal, Expressione Pedal, Mod Wheel (quest’ultima, anche in ricezione con un interruttore separato). La trasmissione e la ricezione degli NRPN può essere implementata o disabilitata; si può innescare il trasferimento dei dati di programmazione patch, bank o all.

Due esemplari HydraSynth (indifferentemente, a tastiera o desktop) possono essere collegati in Overflow per creare un’unica struttura a sedici voci.

 

Conclusioni

HydraSynth Keyboard incarna una visione terribilmente intelligente, portata a maturazione prima della distribuzione in modo da allontanarsi il più possibile dalla tendenza vaporware che colpisce molti apparecchi di questo periodo storico.
La sua organizzazione full digital, con capacità di produrre credibili timbriche virtual analog da affiancare al più caratterizzante vocabolario wavetable, la rende complementare e – possiamo dire – indispensabile a quanti vogliano avere nel proprio keyboard rig una capacità timbrica a 360°, finalmente includendo quei suoni squisitamente Anni 90 che sembravano averci lasciato per sempre; se siete innamorati di Massive e Serum, come gestori di audio tabellato, vi troverete velocemente a casa vostra con HydraSynth.

 

Ci hanno colpito in modo estremamente favorevole la keybed con aftertouch polifonico, l’implementazione WaveScan, la mappatura dei parametri su pannello, l’organizzazione complessivamente matura del firmware, i criteri di navigazione, la ricchezza delle opzioni, la timbrica.

Non ci dispiacerebbe chiedere al coniglio pasquale una serie di piccoli aggiustamenti: eleggere a destinazione di modulazione il glide time, includere i ratchet a 3 rimbalzi (visualizzandone il valore di display in termini assoluti e non generici 0-127, accedere a WaveScan preset memorizzabili a discrezione, un’implementazione più controllabile per il CV Pitch Out.

 

Lo strumento è assolutamente consigliato.

Tags: ,

Comments (30)

  • R3Valt

    |

    Più di una recensione, più di un manuale.
    Vorrei che ogni synth che merita fosse recensito dal Maestro e per come è stato recensito l’HydraSynth è evidente che questo è piaciuto davvero molto !

    Reply

  • paoloconti

    |

    E’ in arrivo un mostriciattolo targato Korg, vedi NAMM…….

    Reply

  • Cristian

    |

    Grande prof. Il suono può essere migliore di un rev2 dave smith? Come puoi definire i suoni usciti da questo synth?meglio o peggio di benhringer deep mind 12. Grazie

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      sono diversi. rev2 è un polifonico analogico, questo è un sintetizzatore wavetable che può ANCHE fare suoni virtual analog…

      semplificando (troppo) il discorso, rev 2 fa benissimo una cosa sola, hydrasynth fa molto bene almeno due cose 😉

      Reply

  • giorgio EV

    |

    Uno straordinario lavoro di studio e divulgazione!
    Una recensione imprescindibile per chi vuole approfondire la conoscenza dell’Hydrasynth.
    Complimenti e grazie!

    Reply

  • Stefano Ianne

    |

    Attendevo con impazienza i tuoi commenti…..

    Reply

  • paoloconti

    |

    Capisco l’entusiasmo per una nuovo arrivato dal quell’oriente alternativo a quello storico, musicalmente parlando, ma il successo a prezzi molto vicini se lo deve guadagnare risultando vincente dal confronto con macchine più o meno simili. Oggi per 600/800 € si compra bella roba ma i concorrenti sono alle porte, e il recente NAMM ne è stata testimonianza. E il re dei clonatori a prezzi cinesi dove lo m mettiamo? Aspettando OB6…..
    Ogni giorno c’è del nuovo, forse nuovi mercati, nuovi musicisti e nove idee ma non vorrei che dall’epica battaglia trovassimo tanti caduti e pochi, i soliti, a reggere il moccolo.Ci sarebbe anche un certo Modal. poi aspettiamo anche la resurrezione di Oscar…….Potendo ne comprerei qualcuno ma preferisco la via computer/sosftware + midi controller che mi rigenera ogni quali volta ci metto le mani. Stamani usavo un SEM virtuale, poi un Serum, poi un Dune, poi un Synclavier poi l’OScar, l’orgia si è compiuta!
    I cinesi sono anche loro nel mucchio vedremo se spunteranno dalla sintesi a tabelle rispetto a celebrati competitori Waldorf ed i tedeschi in testa dopo l’apertura dell’ufficio KORG in quel di Berlino………

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      1) la roba che si compra a 600/800 euro è uscita dopo e non ha senso paragonare l’ante quem col post quem
      2) ob6 è stato già posposto almeno al 2021 se non oltre direttamente dal suo produttore
      3) per modal argon8, vedi punto 1 – tra l’altro, non ha senso paragonare oggetti che costano uno il doppio dell’altro
      4) oscar è (HW o SW che lo si voglia interpretare) un analogico sottrattivo con una parte di additiva a 24 sinusoidi – niente wavetable
      5) terrei l’argomeno HW separato da quello SW
      6) waldorf non ha più neppure un importatore nazionale…

      Reply

  • paoloconti

    |

    Comunque fa piacere interloquire con il massimo esperto del settore su argomenti che richiederebbero di stare a veglia con biscottini e vin santo! Grazie per la disponibilità!

    Reply

  • giorgio

    |

    buongiorno . Ma perchè ancora cosi poche note di polifonia dal digitale ? esistono ancora problemi di potenza di calcolo ? bello però …cosi d’acchito mi intriga piu di argon 8

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      con dieci dita, otto voci monotimbriche possono essere più che sufficienti; magari, in una prossima revisione software trovano il modo di aumentare la polifonia o di innescare la politimbricità… è il bello del digitale

      Reply

  • Andrea

    |

    i miei complimenti per l’esaudiente recensione sull’hydrasynth veramente magistrale, peccato , mi chiedo un ottava in più di tastiera comportava tutto questo sforzo di risorse per i progettisti? si può fare un paragone con l’access virus ti? O siamo per essere entrambi virtual analog, su campionati totalmente diversi? grazie !

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      sono contento che l’articolo sia tornato utile; sulle quattro ottave, è da tanto tempo che se ne discute ma alla fine ti tappano la bocca appellandosi sempre al fatto che “ormai nessuno suona più” e quindi l’industria cerca di risparmiare dove e come si può… non è il massimo della vita, ma bisogna rassegnarsi.

      nel caso specifico di hydrasynth, le quattro ottave si fanno perdonare per l’eccellente implementazione dell’aftertouch polifonico…

      col virus TI ci sono ampie zone di sovrapposizione (l’implementazione virtual analog, ad esempio) e altrettanto ampie zone di unicità (hydrasynth lavora con le tabelle, il TI ha modelli di sintesi attualmente non implementati dentro Hydra); non mi stupirei se, visto il successo commerciale di Hydra questi venissero implementati in futuro.

      da non sottvalutare la relativa “archeologia informatica” del TI che, ormai, è a rischio per quello che riguarda diversi sistemi operativi Mac/PC… insomma, un acquisto da prendere con le molle del caminetto

      Reply

  • alex

    |

    un articolo eccellente, grazie Enrico.

    Reply

  • giuseppe

    |

    Salve prof, cosa consiglieresti tra hydrasynth e novation peak?

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    Hydra è molto più potente, ma…
    Peak può caricare le tue tabelle

    Reply

    • giuseppe

      |

      Grazie prof, velocissimo. Scusa l’ignoranza, cosa s’intende per “caricare le tue tabelle?”

      Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    puoi costruire le tue tabelle disegnando le forme d’onda che preferisci o assemblandole a partire da audio di tua scelta – devi usare un software novation gratuito che trovi sul loro sito

    Reply

  • giuseppe

    |

    Ok. Così va meglio. Ancora grazie mille.

    Reply

  • Kowalski

    |

    Buongiorno. La necessità impellente è quella di sostituire il mio Virtual Analog, passato a miglior vita, che usavo nell’ambito del classico set-up del tastierista a cui piace portare peso in giro (piano digitale – workstation – clone hammond – VA – un paio di expander, sale, pepe e aceto q.b.).
    Hydrasynth potrebbe coprirne la mancanza di un VA (aprendomi a nuove possibilità timbriche) oppure meglio cercare altrove? In altri termini, considerando il solo modo single e le sole forme d’onda “classic” (praticamente la sezione VA), lo strumento funge?

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      immagina Hydrasynth come una sorta di “Massive Hardware”… il suo core business sono i suoni con le wavetable modulate, quindi suoni ampiamente “cinematici”; ma è talmente potente che non ha problemi nel generare tre rampe detunate e buttate dentro un passa basso risonante, quindi direi di si…

      Reply

      • Kowalski

        |

        Grazie della risposta. Lo strumento aveva atttirato la mia attenzione per le potenzialità cinematiche, da usare a casa. Ora che ho cotanta benedizione per farci il lead di impressioni di settembre, va ufficialmente in wishlist
        …anche perché passare dalla discutibile meccanica dell’alesis ion al polyaftertouch è un plus non da poco…

        Reply

  • Roberto

    |

    Buongiorno. Vorrei chiedere cortesemente se sarà possibile prima o poi avere in italiano il manuale dell’Hydrasynth. Lo chiedo visto lo splendido lavoro fatto da lei con Wavestate e OpSix (aspetto quello dell Modwave ). Grazie.

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      ci sto lavorando, ma il tempo è sempre meno…

      Reply

  • Claudio Preto

    |

    Maestro,

    Sono assillato da un dubbio. Ho ascoltato e riascoltato Hydrasynth e mi è sempre piaciuto. Mi comprato perché ho altri synth hardware che al momento mi bastano.
    Adesso però mi interesserebbe anche per il poly-aftertouch e il ribbon. Non voglio nascondere che la scimmia l’ho avuta dopo che ho comprato (parolone, visto il prezzo) un gran bel plugin che è un merge di GX1 e CS-80, ovvero Cherry Audio GX-80.
    Non lo prenderei solo per usarlo come controller (sperando che aftertouch e ribbon escano anche su USB–MIDI o su MIDI DIN), però… in fondo non costa un rene.
    So che è una scelta personale, ma chiedere al massimo conoscitore galattico di sintesi e sintetizzatori, non costa niente. Quindi, sarebbero 1400€ spesi relativamente male?
    Grazie.

    Claudio

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      ringrazio per la fiducia preventiva :-)

      o hydra a quattro ottave o hydra explorer, sempre con tastiera poly aftertouch ma tasto mini

      non ci sono alternative :-(

      Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');