ME & MY MODULAR 03 – I Formati (prima parte)

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Continuiamo con le tappe di avvicinamento forzato e cautelato al mondo della sintesi modulare hardware. Prima ancora, o parallelamente, alle decisioni su quale strada percorrere come configurazione, è necessario decidere che tipo di formato hardware si preferisce utilizzare. La scelta non è solo “di ingombro”, ma ha delle conseguenze importanti.

Di Enrico Cosimi

System_35

In questa come in altre fasi della nostra procedura di sopravvivenza al modulare, la nostra Bibbia sarà il prezioso sito www.modulargrid.net, dove confrontare in velocità e scioltezza le informazioni indispensabili (che poi approfondiremo sui siti web dei diversi costruttori).

Dicevamo: occorre prendere una decisione sul formato da adottare…

ModularGrid è un enorme database che contiene, in forma dinamica e più o meno aggiornata su base quotidiana, le informazioni relative a tutti i formati modulari commercialmente disponibili, tutti i moduli commercialmente disponibili, con la possibilità di assemblare – graficamente – un proprio sistema personalizzato, salvare la configurazione per futuri sogni e calcolare in perfetto stile foglio elettronico, ingombri meccanici con assorbimenti elettrici. Indispensabile, insomma.

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Torniamo ai formati

Nel corso degli ultimi decenni, il mercato modulare hardware si è stabilizzato su determinate configurazioni che hanno, appunto, consolidato la propria posizione fino a diventare veri e propri standard “di formato”. Stiamo parlando (e dovremo scegliere tra questi) di:

  • Euro Rack
  • Frac Rack
  • Buchla
  • MOTM
  • MU/5U

All’interno di queste cinque famiglie, c’è tutto e il contrario di tutto.

Per prima cosa, occorre sfoltire con l’accetta la discussione, semplificando al massimo e identificando criteri generici di preferibilità o di criticità per ciascuno di essi.

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MU/5U

Storicamente, il MU/5U è uno dei due formati modulari più vecchi: dopo la prematura dipartita di ARP, si contende con Buchla la palma dell’anzianità. Stiamo parlando della configurazione meccanica con la quale erano realizzati i primi moduli concepiti da Bob Moog per i suoi sistemi di sintesi modulare.

La sigla si scioglie con Moog Unit o come Five Unit (con riferimento all’altezza espressa in unità rack standard); attenzione a non cadere in inganno: Moog è stato il primo, ma oggi nella famiglia MU ci sono molti altri fabbricati e la stessa configurazione MU appartiene – di fatto – alla struttura 5U più generica, che condivide la stessa altezza, ma non altri parametri significativi. Con calma…

Un modulo MU è alto 8.75” (cioè 5U) e la sua larghezza/ingombro di pannello è calcolata per multipli di 2.125”. Un rack standard per apparecchiature professionali, in 5 unità di altezza, può ospitare fino a 8 “spazi” di moduli 5U; pertanto, è molto difficile, se non impossibile, trovare moduli 5U di larghezze superiori a 8 unità. Il classico Moog Sequential Controller 960 è un esempio tipico di grosso modulo 5U largo 8 unità d’ingombro.  

Un classico modulo singola unità può ospitare, con dignità, tre prese jack in fila per l’ingombro orizzontale (su più file, ovviamente) o 5 manopole in allineamento verticale.

 Dal punto di vista elettrico, c’è una certa anarchia tanto nelle alimentazioni, quanto negli standard di conversione quanto – attenzione – nei livelli picco picco di uscita dei singoli moduli. Un sistema DotCom contemporaneo standardizza le tensioni in uscita a 10V p-p; un venerando modulo Moog vintage puà avere 1V, 2V, 3V p-p “a seconda del modulo”… insomma, niente è come appare.

Dall’inizio degli Anni 2000, il merito di aver resuscitato il formato MU spetta a Roger Arrick di Synthesizers.com, un marchio texano che – tra i primi – ha sperimentato una politica di vendita solo in rete, a tutto vantaggio del rapporto qualità/prezzo. La storia è andata come è andata e, lo scorso anno, Moog Music ha trionfalmente recuperato le antiche competenze modulari con la Keith Emerson Tribute Edition (prima) e le versioni contingentate System 55, System 35 System 15 (dopo).

Il formato MU è caratterizzato da pannelli in alluminio con profilo a “U” e piegatura laterale che ne aumenta la rigidità; le schede dell’elettronica sono montate parallele al pannello comandi (in DotCom, abbreviazione colloquiale per Synthesizers.com e in Moon Modular) o sporgono perpendicolari al pannello nelle vecchie realizzazioni Moog o nelle nuove produzioni Club Of The Knobs. Nel primo caso, è possibile limitare la profondità dei cabinet, senza mai arrivare alla comodità degli skiff tipici Euro Rack; nel secondo caso, i cabinet devono essere di dimensioni storiche come quelle dei vecchi Moog Modular.

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Le altezze dei moduli sono di due tipi: oltre ai moduli standard, alti 5U, ci sono i moduli “di fascia bassa”, alti metà fila, che nel modulare Moog classico occupavano la fascia inferiore dello slanted cabined Model 35. All’interno di queste strutture hardware, era (ed è) possibile ospitare mixer audio e di controllo, multipli, unità di filtraggio statico per i segnali di uscita, alimentazioni, distribuzione di segnale/trunk line, piccoli convertitori audio/voltage/trig, quantizzatori, sequential switch. Di solito, i moduli half height hanno senso nella configurazione dei cabinet cosidetti portable, quelli cioè di classica accezione Moog che ospitano due file da 8 in orizzontale e una fila a mezza altezza nella fascia bassa.

 

cables

Le connessioni tra moduli sono affidate al classico jack Tip/Sleeve mono ¼” (il jack “da chitarra” per intenderci), che assicura una buona tenuta meccanica ed un gran bell’ingombro sul pannello comandi. Un sintetizzatore modulare MU è grosso, spesso costoso, visivamente imponente, facile da gestire perché – per le sue stesse dimensioni – lascia molto spazio alle dita del musicista. Insomma, volenti o nolenti, è un format “di lusso” per persone che considerano secondario il problema dello spostamento.

 

I costruttori

Chi costruisce moduli in 5U? Tanti fabbricanti, non quanti in Euro Rack, ma più di quanti si potrebbe immaginare:

  • 20Objects
  • Analog Craftsman
  • Anyware
  • Benting
  • Bridechambers
  • Caleb Condit
  • Club Of The Knobs
  • Corsynth
  • Curetronic
  • Cyndustries
  • Encore Electronics
  • Grove Audio
  • Grp
  • Happy Nerding
  • KL-Module
  • Krisp1
  • Macbeth
  • MegaOhm
  • Moog (vintage)
  • Moon Modular
  • MOS-Lab
  • Oakley
  • Resynthesis
  • Rob Hordijk
  • Sputnik
  • STG Soundlabs
  • Synth-Werk
  • com
  • Synthetic Sound Labs
  • Trouby Modular
  • YuSynth
  • Zerosum Inertia

Alcuni di questi produttori sono i classici one man band: costruiscono per se, o per gli amici, potrebbero non avere una struttura commerciale, potrebbero non avere disponibile nulla se non dopo lunghi (veramente lunghi) periodi di attesa. Altri, sono i più noti, hanno un’organizzazione per la vendita che non ha nulla da invidiare al mainstream commerciale più classico.

 

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L’offerta

Che tipo di moduli posso aspettarmi di trovare? Che piaccia o meno, l’acquirente medio di formato 5U è un “malato di Moog”, molto spesso affezionato ad un look tradizionale, a prestazioni tradizionali (è facile vedere il tripudio di cabinet in mogano…), senza eccessivi guizzi di sperimentalismo. Nel catalogo classico dei più grossi costruttori, si trovano sempre i moduli più indispensabili, può essere difficile reperire comportamenti particolare, possono mancare del tutto meccanismi più estremi che solo recentemente sono stati acquisiti anche in questo formato. Per dire, fino a qualche anno addietro, non esistevano inviluppi loopable in formato 5U e anche trovare un modulo di operatore logico poteva risultare difficoltoso. Un pochino come il cultore della Harley Davidson, il sintetista affezionato al 5U tende a identificare con Tangerine Dream, Keith Emerson e Klaus Schulze i propri eroi di riferimento… musicisti per i quali lo step sequencer 8×3 era già sufficientemente sperimentale e ipnotico.

Attenzione! Questa visione fin troppo pessimistica è stata rivoluzionata dai costruttori che più di recente si sono aggiunti al rooster 5U: oggi, è possibile trovare non solo oscillatore-filtro-amplificatore-inviluppo, ma anche altre cose più di nicchia. Da non sottovalutare, infine, le edizioni “remake” di circuiti nativamente disponibili in altro formato e trasferiti in standard 5U. Lo scorso anno, per dire, sono stati commercializzati circuiti MakeNoise “ricostruiti” in “formato Moog”. Insomma, occorre visitare periodicamente i siti dei diversi costruttori.

 

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Considerazioni 5U

  • Il 5U è ingombrante: bene che vada, un modulo singola unità è una sleppa alta e larga; alla fin fine, un minimo di complessità si paga con almeno 2 unità di larghezza. Esiste, comunque, la possibilità di lavorare con moduli concepiti per ammassare in poco spazio tanta funzionalità. Il classico step sequencer 8×3 Moog 960 (tanto in versione originale che nelle clonazioni Synthesizers.com o COTK, occupa 8 unità di pannello, ma il più moderno Sequencer 569 di Moon Modular offre 8×4 in sole 6 unità di pannello. Ovviamente, le cose risulteranno un pochino più affastellate.
  • La compatibilità meccanica è garantita, quella elettrica un poco meno: i moduli DotCom hanno tensioni e formati di connettore incompatibili con i requisiti di Club Of The Knobs, tanto per dire; alcuni costruttori più illuminati e di nicchia offrono moduli in doppio formato elettrico, o personalizzabili a richiesta dell’acquirente (si controlli, ad esempio, l’offerta Moon Modular di Gert Jalass).
  • I cabinet sono grossi e costosi: in legno di mogano, in multistrato, in MFB più o meno nobilitato, in rivestimento tolex con regolamentari para spigoli metallici, si tratta sempre di bombardoni che è difficile spostare in automobile, impossibile caricare in cabina Ryanair, che non sono previsti nella struttura skiff classica. Una sorta di prestigioso mobile da salotto che è difficile movimentare e gestire…
  • Il 5U, sotto le dita, è una bella soddisfazione: potenziometri Alpha nella maggior parte dei casi, alberini metallici, antigiro e dado di fissaggio per una presa salda e solida, manopole storicamente Cosmo Corporation o versioni Taiko similari, tanto spazio per le dita, per le serigrafie, per le connessioni, per i comandi. Se suonate tanto sul pannello comandi, non sottovalutate questo standard.
  • Il 5U nasce tradizionalista, ma sta vivendo una seconda giovinezza meno parruccona. I costi non sono quelli stringatissimi dell’Euro Rack (minor diffusione commerciale corrisponde a maggiori costi di distribuzione, costruzione, vendita). Iniziano ad arrivare anche comportamenti che sembravano esclusiva di Buchla o di altri costruttori più “visionari”. Basterebbe pensare alla versione Sputnik del classico Source of Uncertainty Buchla, logicamente ribattezzato West Coast Random Source. Tutto sta nell’avere un budget costantemente disponibile per le aggiunte di sistema…
  • Il 5U non può usare i connettori di tipo Stackable. Sembra una sciocchezza, ma non lo è. Un sistema 5U basa buona parte della sua efficacia sulla disponibilità simultanea e incondizionata dei multipli con i quali distribuire copie dello stesso segnale – ce ne vogliono almeno 1, se non 2, per ogni fila/cabinet orizzontale – e di mixer con i quali sommare i segnali. Ovviamente, mixer e multipli costano e portano via spazio.

 

Per oggi, basta.

 

Nel frattempo, iniziate a mettere in pratica le sane procedure di allenamento: consultare ModularGrid e verificate – fabbricante per fabbricante – le offerte suddivise per funzioni principali e secondarie (Dove trovo un LFO largo 1 sola unità? Esiste qualcuno che abbia importato i Joystick in formato 5U?), fino ad avere un quadro mediamente chiaro dell’offerta. Ancora non sappiamo cosa chiedere al nostro sistema modulare, ma intanto inizieremo a “masticare” terminologie e casistiche offerte sul mercato.

Ah, non sottovalutate mai il prezzo di ciascun modulo. Meglio evitare brutte sorprese in fondo alla colonna di numeri sommati… 😀

 

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Comments (2)

  • MdM

    |

    Ancora, ancora!! La torta è squisita, la aspettavamo con ansia in tanti (anzi tantissimi, sicuro), e come bimbi golosi ne volevamo tanta tanta..ma forse è giusto così, meglio non ingozzarsi, che poi si digerisce male.. non farci attendere troppo però per la prossima fetta, che poi cominciamo a strillare..
    Grazie Chef, sempre al top, sempre troppo pochi i complimenti.

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