Cubase 8 – uno sguardo da vicino. Prima parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Recording, Software

Diciamoci la verità, il primo amore non si scorda mai. Nel mondo delle DAW poi mai nulla fu più vero: la scelta del proprio ambiente di lavoro musicale, specie allo stato dell’arte, è prettamente soggettiva e dire:” una DAW è migliore di un’altra” può diventare una frase di poco senso se non rapportata alle proprie esigenze.

Di Antonio Antetomaso

COPERTINA

Nei confronti di Cubase non posso negare un certo legame affettivo, essendomi avvicinato alla computer music proprio grazie alla lontana e veneranda versione SX 3. Da allora ho seguito costantemente gli sviluppi di questo prodotto, avendolo da sempre trovato il “miglior compromesso” in termini di strumenti offerti all’interno di una DAW e credetemi se vi dico che ho provato praticamente tutte i principali suoi antagonisti, sia in ambiente Win e che in ambiente OSx.

Orbene, veleggiando rapidamente verso il nocciolo della questione, il mio rapporto con Cubase si è interrotto bruscamente con la versione 5 e il mio passaggio in ambiente OSx, dopo aver appurato, ahimè, che tale versione era assai deludente se eseguita nel “pianeta della mela morsicata”, rispetto a quanto apprezzato in ambiente Windows.

Preso dallo sconforto, mi sono avvicinato al mondo di Logic con notevole soddisfazione anche se certe scelte di impostazione di questo software non mi sono mai andate giù. L’uscita della versione 7 di Cubase, il suo test eseguito in ambiente OSx e la constatazione dei notevoli miglioramenti introdotti hanno riacceso le mie speranze di tornare alle origini, come si era velatamente capito nell’articolo redatto dallo scrivente tempo fa e visionabile qui.

La botta finale l’ha data la versione 8: dopo un’attenta prova eseguita su un progetto “bello cicciotto” migrato da Logic e un’analisi dei risultati ottenuti oltre ad uno sguardo alle novità introdotte non ho avuto più dubbi.

 

Permettetemi di raccontarvi allora delle prerogative di questa nuova versione accompagnando il tutto (laddove possibile) con quanto emerso dalla prova su strada sul mio venerando mac book pro del 2009 con 8 Gb RAM, Intel Core DUO e hard disk SSD. Data la quantità di ciccia sul fuoco cercherò di procedere in modo schematico per convincervi che “arrivare fino alla fine dell’articolo” è possibile, eh eh eh.

 

Prezzo, Pacchetti e distribuzione

Poche novità in questo campo, la tradizione è quella Steinberg. Tre versioni di crescente complessità e prezzo:

  • Cubase Elements: versione entry level per chi non ha particolari esigenze. 99 euro la versione full, 24 euro l’aggiornamento dalle versioni 6 e 7, 49 euro l’aggiornamento dalle versioni LE (versione base OEM fornita in bundle ad alcuni prodotti di terze parti) e AI (versione speciale fornita insieme ai prodotti YAMAHA) ;
  • Cubase artists: versione intermedia, forse la miglior soluzione per piccoli studi domestici. 299 euro la versione full, 49.99 l’aggiornamento dalla versione 7.5, 99.99 l’aggiornamento dalla versione 7, 149 l’aggiornamento dalla versione 6.x, 199 il crossgrade dalla versione element, 249 l’aggiornamento da versioni inferiori (LE e AI comprese);
  • Cubase pro: tutto di tutto e di più. Il mondo Steinberg aperto sotto le vostre mani. 549 euro la versione full, 99.99 l’aggiornamento dalla versione 7.5, 149 l’aggiornamento dalla versione 7, 199 l’aggiornamento dalla versione 6.x e il crossgrade dalla versione artist 8, 249 il crossgrade dalle varie versioni Artist, 299 l’aggiornamento dalle versioni 4 e 5 (il mio caso) ed infine 449 il crossgrade dalle versioni elements.

Come meccanismo di protezione ancora l’elicenser mediante dongle hardware obbligatorio. Inizio subito con il pronunciarmi su di un piccolo neo della versione aggiornamento: l’installer della versione 5 non funziona sotto le versioni più avanzate di OSx (Yosemite 10.10 in particolare). L’installer più vecchio a girare sotto Yosemite è quello della versione 6. La cosa si può risolvere installando la versione 5 mediante il tool Pacifist e poi lanciando l’installazione della versione 8 mediante il launcher di Steinberg.

FIGURA 1

Certo fa un po’ rabbia dopo aver pagato 299 euro ricorrere ad un tool esterno per mettere una pezza ad una leggerezza bella e buona…in compenso però l’installazione con Pacifist è molto più veloce e non crea problemi, provare per credere. Tra l’altro è la stessa Steinberg che cita la procedura, per cui si può procedere tranquillamente.

Una volta installato ed avviato si apprezza subito la dashboard iniziale (Steinberg Hub), una sorta di control center attraverso cui gestire i propri progetti, essere notificati circa il rilascio di nuovi aggiornamenti e package aggiuntivi ed avere accesso alla documentazione del prodotto e ad un numero assai cospicuo di tutorial. Niente male.

FIGURA 2

Creato il nostro primo progetto, la DAW si apre in tutta la sua magnificenza mostrando un’interfaccia dal look and feel decisamente rinnovato ma assolutamente in linea con la filosofia Cubase alla quale i fedelissimi del prodotto sono ormai abituati e che può causare ribrezzo in coloro che usano altri prodotti (è un dato di fatto).

FIGURA 3

Veniamo dunque alle principali novità introdotte dalla nuova versione; per i dettagli di ciascuna feature e per la lista completa (non ci sarebbe lo spazio e il tempo di trattare tutto) vi rimando alla pagina apposita sul sito della Steinberg.

 

Performances migliorate

Due parole: core engine e ASIO guard 2. La prima ad indicare una completa riscrittura del core elaborativo della piattaforma, a migliorare le performances di caricamento ed esecuzione dei vari progetti. La seconda ad indicare una versione completamente rinnovata della componente del prodotto che ha in cura la gestione della latenza facendo in modo che essa venga ridotta od aumentata dinamicamente per ogni traccia a seconda della sua tipologia e delle necessità di risorse di calcolo. La gestione mediante ASIO Guard ora riguarda anche le tracce “instrument” con particolare riferimento a quelle che sono agganciate a virtual instruments multi timbrici e a quelli che fanno uso di campioni mediante streaming dal disco.

 

Console di missaggio ulteriormente potenziata

Uno dei punti di forza della versione 7 era proprio la rinnovata console di missaggio, eguagliabile di fatto da pochi altri software. Nella versione 8, in particolare nella pro, tale strumento è stato ulteriormente potenziato con le seguenti features.

 

VCA faders

Ovverosia la possibilità di raggruppare dinamicamente assieme più channel strips e governarne simultaneamente i parametri attraverso un unico punto di accesso sul mixer e, all’occorrenza, mediante automazione.

FIGURA 4

Date un’occhiata a questo tutorial per capirci qualcosa di più.

Direct routing

Una nuova sezione della mixing console che consente di inviare uno o più canali su bus diversi simultaneamente in modo veloce ed efficiente.

FIGURA 5

 

Channel strip EQ

Notevoli miglioramenti anche nell’equalizzatore integrato all’interno di ogni channel strip, che offre informazioni in tempo reale al passaggio del mouse sui vari punti di equalizzazione e consente di impostare questi ultimi introducendo anche l’altezza delle note oltre che gli HZ.

FIGURA 6

Qui un video tutorial sull’argomento.

 

Virgin territories

Ovverosia la possibilità di gestire sezioni all’interno di una traccia in cui non è presente alcuna automazione, una sorta di “terra di nessuno” in cui nessun evento viene letto o scritto.

FIGURA 7

 

Wave meters

In presenza di tracce audio, la forma d’onda associata al file audio caricato all’interno della traccia viene mostrata in verticale sul corrispondente channel strip, allo scopo di fornire immediatamente l’associazione tra un evento audio e il punto preciso all’interno della forma d’onda di base in cui esso si verifica senza il bisogno di tornare indietro alla visuale del progetto nascondendo la mixing console.

FIGURA 8

Qui maggiori approfondimenti.

Ambiente di lavoro migliorato

Nella schermata principale di ciascun progetto sono stati inseriti nuovi accorgimenti volti a semplificare il workflow di lavoro del musicista.

 

Instrument rack e Mediabay

Ovverosia due aree “dockable” con cui gestire rispettivamente i virtual instruments caricati all’interno del progetto e i files multimediali (loops, campioni, catture ecc.). In merito alla prima area per la prima volta i virtual instruments vengono separati in “Track instruments” e “Rack instruments”: i primi sono indissolubilmente legati ad una traccia, i secondi sono strumenti inseriti nel rack a prescindere dal numero di tracce che li utilizzano e sono stati inseriti per la gestione ottimizzata del versioning delle tracce midi (feature che si è rivelata una vera chicca sul campo) oltre che della multi timbricità. Per ogni virtual instrument sono offerti dei controlli macro che consentono di intervenire sui parametri interni dello stesso senza bisogno di aprirne l’interfaccia grafica.

La seconda area offre invece la possibilità di categorizzare e ricercare capillarmente i files audio del progetto e quelli presenti all’interno della libreria generale della DAW, dando altresì la possibilità di gestire presets.

FIGURA 9

FIGURA 10

Qui maggiori approfondimenti.

Domani, il resto. Stay tuned.

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