U-He Diva + Satin: a vincere è il suono!

Written by Attilio De Simone on . Posted in Software

 Questa volta evitiamo i soliti complimenti alla U-He per il grande lavoro svolto in ricerca e sviluppo per rispondere con un esempio pratico ad una questione sollevata via email da un lettore di ACM: “…ogni volta che si discute di uno strumento virtuale, si lodano sempre le capacità sonore dello strumento. A me, però sembra, che alla fin fine tutti gli strumenti abbiano più o meno le stesse caratteristiche sonore, si tratta pur sempre di analogico virtuale e le sonorità che si possono tirare fuori sono bene o male le stesse. La domanda che ti pongo, dopo queste considerazioni, è la seguente: ma cosa hanno davvero di così speciale i plugin U-He che mi spinga a prenderli in maggiore considerazione rispetto ad altri plugin?”.

di Attilio De Simone

diva

Per rispondere alla domanda del lettore, ho deciso di “agire” direttamente con la programmazione, in modo tale da fare ascoltare perché i plugin U-He hanno davvero delle caratteristiche completamente differenti, che li avvicinano molto agli hardware.

Programmiamo un suono

Il primo passaggio consiste nella programmazione di un suono. Ho optato per una nota bassa, con cutoff e resonance ben in evidenza, attacco dell’inviluppo del filtro abbastanza lento e un lfo che va a modulare il cutoff.

01

Per la generazione delle forme d’onda sono andato a prendere il suono modulo presente nell’aggiornamento 1.3, il Digital Oscillator che consente di accedere alle forme d’onda digitali tipiche dei primi sintetizzatori virtuali della seconda metà degli anni ‘90, che ci offrivano le prime forme d’onda supersaw, ben note agli amanti dei generi musicali che andavano in voga nelle discoteche europee a cavallo tra i due secoli.

Il Digital Oscillator dispone di due forme d’onda, ad entrambe ho attribuito proprio la forma d’onda supersaw (sul Diva denominata Multisaw), spostando su un’ottava acuta il Tune (numero 1) della seconda forma d’onda e mantenendo un Mix (numero 2) di volume equilibrato tra le due forme d’onda.

Ho aggiunto un po’ di feedback al suono prima di farlo confluire nella sezione VCF multimode, utilizzando un passa basso a 4 poli (LP4, numero 3), con cutoff e resonance bene in evidenza, una modulazione del cutoff ben sostenuta (LFO2, numero 4) e un attacco del filter envelope abbastanza lento (Digital Env, numero 5).

Un po’ di riverbero e il risultato sarà un basso bello presente e ricco di frequenze grazie alla forma d’onda supersaw, dal suono pieno e ben definito, pronto per essere piazzato all’interno di un mix senza farci sfigurare.

Munitevi di cuffie degne di tale nome a ascoltale il seguente esempio

1osc.wav

Tutto qui? No, siamo appena all’inizio

02

Andiamo nella sezione Trimmer e notiamo la presenza una una tripla fila di 8 potenziometri l’una. Il Diva riprende l’approccio dei vecchi sintetizzatori polifonici analogici, nei quali la polifonia si otteneva moltiplicando il numero di schede VCO-VCF per il numero di voci di polifonia da ottenere (a tutto danno dei costi, ovviamente).

In questa sezione possiamo andare a regolare il detune di ogni singola voce, ottenendo un suono dal sapore fortemente analogico emulando un’intonazione delle singole voci non perfetta.

Perchè tre file? Perchè ogni fila cura le voci di un solo oscillatore della sezione OSC. Dato che la sezione oscillatori che abbiamo prescelto (la Digital Oscillator) dispone solo di due oscillatori, potremo lavorare solo sulle prime due file (se avessimo scelto, invece,  un modulo a tre oscillatori, come l’emulatore della sezione VCO del Minimoog, avremmo potuto gestire tutte e tre le file).

Se abbiamo deciso di lavorare in monofonia (come nel nostro caso) in che modo potremo sfruttare questa sezione? Tramite la funzione Stack (numero 2), possiamo decidere di far lavorare le note, anziché in modalità polifonica (per ogni nota suonata, suona un oscillatore differente), in modalità monofonica o unisono attribuendo ad ogni nota suonata due o più oscillatori che lavorano in unisono. Operando in questa modalità possiamo gestire per ogni nota un massimo di 6 oscillatori contemporaneamente (quindi i primi sei, gli ultimi due non saranno utilizzabili).

Già solo operando su questa sezione di Detune riusciamo ad ottenere risultati devastanti.

 

Aperta parentesi…

Va segnalato che se operiamo in modalità polifonica, per esempio a 8 voci, e decidiamo di incrementare il numero di voci destinate ad una singola nota, la polifonia si ridurrà o si lavorerà in monofonia. Esempio pratico: abbiamo una polifonia di 8 note, ma abbiamo selezionato un valore di Stack pari a 2, non avremo più una polifonia di 8 note, ma di 4, perché per ogni nota suonata saranno impiegati due oscillatori. Se avremo un valore di stack di 4 con una polifonia di 8 la massima polifonia raggiungibile sarà di 2 voci perché 4 oscillatori saranno impiegati su una singola voce.

Chiusa parentesi

 

Torniamo all’oggetto del nostro articolo. Senza apportare alcuna modifica ai parametri delle sezioni VCO-VCF-VCA, andiamo semplicemente ad incrementare il numero di stack e portiamolo sul valore 2.

Facciamo divergere un poco i valori dei primi due potenziometri delle prime due file e mandiamo in esecuzione la nota.

Rimettiamoci la cuffia e ascoltiamo il risultato del esempio audio relativo

2osc.wav

 

La differenza tra questa nuova esecuzione e quella precedente è nello spessore sonoro.

Incrementiamo il numero di stack, portiamolo a quattro oscillatori per nota, e giochiamo con i valori di detune, ascoltiamo l’esempio

4osc.wav

Il gioco comincia a farsi sempre più pesante, il suono si impossessa letteralmente delle nostre orecchie e se stiamo ascoltando l’audio tramite dei monitor consiglio vivamente di abbassare il volume, perché stiamo per ascoltare l’esempio audio relativo all’impiego di ben 6 oscillatori per nota e la terra “tremerà”

6osc.wav

Facciamo un ulteriore passaggio, proviamo a dare una collocazione “fisica” a questo suono saturandolo e imprimendolo sul nastro virtuale di Satin.

03

Apriamo il Satin come effetto per il Diva e cominciamo a modificare i parametri. Come modalità Tape preferiamo quella Vintage (numero 1) e attiviamo il Soft Clip (numero 2). Adesso andiamo ad impostare la velocità del nastro tramite Speed ips (numero 3), qui possiamo optare tra varie velocità di scorrimento del nastro. Selezioniamo un valore intermedio. Sperimentare con questo parametro ci aiuterà a capire come a differenti velocità del nastro corrispondono risultati sonori molto differenti.

Impostiamo la Pre-Emphasis (numero 4) su valori abbastanza elevati.

Nell’ultima sezione, quella in basso a sinistra (numero 5) regoliamo il valori di rumore di fondo (Hiss) e di irregolarità del nastro (Asperity) in modo da aggiungere elementi “fisici” al suono.

 

Ascoltiamo il risultato nel file

6osc+satin.wav

Il raffronto con il suono originario è impietoso: ora abbiamo un suono tridimensionale, pieno, grossissimo e potente, in cui avvertiamo distintamente il rumore di un nastro muoversi ed assorbire completamente la forma d’onda offrendo una sua saturazione naturale e una serie di sfumature aggiuntive che rendono il suono molto più musicale.

Se facciamo un passo indietro a andiamo a riascoltare l’esecuzione della nota con un solo oscillatore noteremo una differenza impressionante della pasta sonora che riusciamo a realizzare aumentando semplicemente il valore di stack, applicando un po’ di voice detune e aggiungendo il nastro virtuale.

Se il primo esempio ad un primo ascolto poteva anche esserci risultato gradevole e convincente, al confronto con l’ultimo esempio audio, non potrà che sembrare piccolo, stretto, insufficiente, noioso e non in grado di darci soddisfazione.

Adesso dovrebbe essere chiaro perché i plugin U-He hanno una marcia in più….

 

 

 

 

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Comments (5)

  • Artux

    |

    Complimenti x la spiegazione completa di esempi.
    Amo Diva, però ci vuole latenza e ram.
    Continuate così in ACM!

    Reply

  • Antonio Antetomaso

    |

    Attilio, ho fatto come hai detto tu. Non volevo credere alle mie orecchie…
    Un calore ed una grinta incredibili. DIVA ruggiva letteralmente.

    Reply

    • Attilio De Simone

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      Si, azzardo col dire che un suono di questo tipo non tutti gli analogici te lo riescono a tirare fuori. Forse qualche vecchio Oberheim polifonico, con tutti gli oscillatori settati in unisono e un poco sfasati, un DSi Tetra o un Prophet 8, o qualche modulare in cui non si è badato a spese quanto a blocco oscillatori e ne sono stati montati una buona dozzina, oppure una decina di Moog Slim Phatty gestiti in unisono in modalità poly chain. L’accoppiata Diva+Satin è davvero potentissima e il Satin garantisce un’ulteriore tridimensionalità al suono. Bisogna fare attenzione ai propri monitor, però….. La cosa impressionante è che ascoltando il primo suono (quello generato con un solo oscillatore) ad un primo ascolto ti sembra ottimo, ma se lo paragoni all’ultimo in cui hai 6 oscillatori e il Satin, il suono ti sembra piccolissimo, striminzito, non più profondo e dettagliato. Più si approfondisce la conoscenza del Diva e più si esplorano mondi nuovi.
      Con il Diva si è portata la sintesi virtuale su un’altra dimensione e davvero vale la pena di pensare ad una macchina per la gestione di questo synth. Non esagero dicendo che Diva è un mondo a parte che offre nuove possibilità sonore che ottimamente si combinano con i synth analogici.

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