Posts Tagged ‘ARP’

Le string machine: dall’analogico al virtuale – Prima parte

Written by Attilio De Simone on . Posted in Gear, no-categoria, Software, Tutorial

Sono passati tanti anni dai magici tappeti sonori di Oxygene di Jarre o dalla storica introduzione di Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd, in cui un sol minore frutto di un mix tra un accordo di un Arp Solina, un pad di bicchieri di cristallo sfregati, un Hammond e una pedaliera Moog Taurus ha fatto disperare per quasi 40 anni i musicisti che cercavano di ricreare quel suono. Dicevamo: sono passati decenni dal periodo in cui queste macchine cominciarono a riempire i solchi di migliaia di LP, dalla musica progressive alla disco dance, eppure il fascino di quegli strumenti resta ancora oggi immutato nel tempo. Cerchiamo di capirne di più

Di Attilio De Simone

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In principio erano i Combo Organ

Esiste uno stretto legame ingegneristico che di fatto rende più che semplici parenti le string machine e i combo organ, quei simpatici organetti dai colori sgargianti che negli anni ‘60 si proponevano come alternativa all’organo di riferimento (l’Hammond) coniugando contemporaneamente anche trasportabilità e  “leggerezza” (intesa rispetto al peso mastodontico dell’Hammond, tutto è relativo nella vita).

Come suona l’ARP 2600 blu? Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Dicevamo: questo simpatico, e raro (e costosissimo) ARP 2600 blu è caratterizzato da una notevole potenza degli oscillatori, un diverso rapporto di livello tra mixer out/filter in e filter out/vca in che lo rende particolarmente sensibile alle regolazioni.

Di Enrico Cosimi

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Anche i comandi di modulation amount (gli slider verticali sotto a ciascun modulo) rispondono in maniera diversa, più ampia, rispetto ai tradizionali modelli bianco/nero e nero/arancione. Di seguito, l’ultima serie dei video realizzati con il prezioso strumento.

Come suona l’ARP 2600 blu? Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Nelle scorse settimane, complice la disponibilità di Gianni Giudici e Toni La Camera, siamo riusciti a mettere le mani sul raro ARP 2600 blu – uno dei primi 25 esemplari prodotti da Alan Robert Pearlman all’inizio degli Anni 70. Tralasciando le discussioni sulla corretta nomenclatura dello strumento (da noi, per anni, è stato chiamato blue meanie, in modo simile al successivo grey meanie; da altre parti, lo si è etichettato come blue marvin…), è il caso di ascoltare qualcosa prodotto da questa fenomenale apparecchiatura.

Di Enrico Cosimi

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Di seguito, una serie di video in cui – per piccoli frammenti – è possibile assaggiare le potenzialità dell’apparecchio.

Un ARP 2600 colorato di blu… – prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Vintage

Due o tre anni addietro, era un altro periodo e c’era un’altra community online, ci è capitato di recuperare – nel laboratorio di Organ Studio – un Blue ARP 2600 in pieno restauro. Dopo anni di (duro e paziente) lavoro, lo strumento è stato riportato agli antichi splendori, pronto per essere venduto a qualche facoltoso collezionista che – con sprezzo del pericolo – potrà così aggiudicarsi uno dei 20 o 25 esemplari seminali dello storico strumento. Ma cosa ha di così speciale il 2600 blu?

Di Enrico Cosimi

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Il Blue Meanie (come lo si chiamava all’epoca della carta stampata) o Blue Marvin (come lo si chiama nell’epoca della rete) è stato il primo sintetizzatore semi modulare prodotto da Alan Robert Pearlman per contrastare i successi commerciali di Bob Moog, insidiando il mercato educational e portable senza dover ricorrere al mastodontico Model 2500.

ARP ODYSSEY – Lavoriamo con Reaktor – Prima parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Tutorial

In questa nuova miniserie di articoli riprenderemo in mano il tema “reverse engineering” e proveremo ad effettuare un porting della struttura modulare programmata da Enrico Cosimi in ambiente Clavia a modellare lo storico Arp Odyssey, in un altro linguaggio di programmazione visuale, il celeberrimo Reaktor di Native Instruments.

di Antonio Antetomaso

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Per chi non lo conoscesse, trattasi di un virtual instrument che costituisce più che altro un framework di programmazione con cui realizzare strumenti elettronici virtuali o processori multi effetto: al “programmatore” viene offerto un insieme di moduli più o meno complessi da assemblare mediante patch cord virtuali a realizzare, appunto, uno strumento elettronico od un processore o quanto solo la nostra fantasia può suggerirci.

ARP 1601 & 1623: un’occasione per riparlare di step sequencer

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Vintage

Girellando per la rete, si finisce sempre per cadere su ghiotti – ma inevitabilmente out of reach – offerte che, su Ebay e siti simili, propongono esemplari di ARP Step Sequencer 1601 o, più raramente, della sua edizione più recente 1623 (soggetta solo all’intervento cosmetico denominato black & orange. Pur se arrivati a prezzi al di fuori di qualsiasi logica seria, sono apparecchiature potenti, versatili, affidabili e utilissime per ragionare sulle capacità proprie dello step sequencer applicato al sintetizzatore analogico. Quale miglior occasione, mentre la GAS sale inesorabile e il portafoglio langue, per riparlare di step sequencer?

Di Enrico Cosimi

ARP Seq angled 2

Per prima cosa, una minima pillola storica… Nel pieno del furore analogico, era il lontano 1975, la ARP Instruments introdusse sul mercato il suo primo standalone Step Sequencer Model 1601: a fronte di un prezzo d’acquisto non proprio popolare, l’apparecchio permetteva la facile programmazione in modalità 16×1 o 8×2, garantendo la compatibilità instantanea con qualsiasi apparecchiature rispettosa del formato 1V/Oct e Positive Gate (in pratica, tutto tranne le più ancestrali realizzazioni Korg, Moog e Yamaha).

Octave THE CAT – Avevano torto o ragione?

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Vintage

Sulla fine degli Anni 70, ARP Instruments (in quel periodo, praticamente all’apice del loro percorso commerciale) trascinò Octave in una causa per copyright infringement sostenendo che il loro sint bifonico The Cat assomigliava troppo al ben più noto ARP Odyssey. Complice la disponibilità, su Ebay, di un esemplare The Cat in perfetto stato – e documentato da un ricco corredo fotografico – ci siamo divertiti a stenderlo sul tavolo operatorio, per cercare di capire se veramente i due apparecchi erano strutturalmente così simili da giustificare (e vincere) una causa di quel tipo.

Di Enrico Cosimi

Premettiamo subito, a scanso equivoci, che il suono dei due strumenti  è differente, molto femminile e fine nel modello Odyssey, ben più rude e (pre)potente nel The Cat. Detto questo, passiamo ad analizzare i comportamenti ottenibili con l’apparecchio prodotto da Octave Electronics Inc.

CASE STUDY: ARP ODYSSEY Terza Parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Concludiamo la nostra cavalcata di (ri)programmazione affrontando un problemino non da poco, relativo alla generazione di controllo bifonico all’interno della struttura di sintesi squisitamente monofonica a nostra disposizione.

Di Enrico Cosimi

Bifonia Low – High Priority
L’implementazione della bifonia è meno banale di quanto potrebbe sembrare ad una prima analisi; l’ostacolo maggiore è – all’interno del Demo Editor – il combattimento contro la monofonia di base su cui è impostato il programma; per sconfiggerla, è necessario costruire un percorso che, nella singola voce generata, renda indipendenti i due oscillatori nei confronti del controllo di tastiera. Vediamo di capire come fare.

CASE STUDY: ARP ODYSSEY. Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Riprendiamo la modellazione dello storico ARP Odyssey, condotta all’interno del linguaggio di programmazione object oriented Clavia Nord Modular G2 Demo. Come dicevamo la scorsa volta, nel corso della programmazione siamo stati, siamo e saremo costretti a diversi compromessi inevitabili visto l’alto livello operativo del linguaggio Clavia. Ciò non toglie che l’esperienza acquisita in questo formato ci permetterà di navigare più velocemente un domani che, con coraggio e sprezzo del pericolo, dovessimo approdare su linguaggi più complessi e di basso livello, come N.I. Reaktor o MAX/Msp et similia.

Di Enrico Cosimi

E’ il momento di affrontare i generatori di modulazione (ovvero, LFO, ADSR e AR), i modificatori di controllo (ovvero Sample & Hold e Sample & Hold Mixer) e le strutture di controllo più subdole, come la trasposizione di tastiera, la gestione della bifonia e l’articolazione automatizzabile degli inviluppi.  Come al solito, procediamo dal semplice al complesso.

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