La febbre del vintage: quale cura sostenibile? (parte 3)

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Tutorial

 … Ed eccoci finalmente alla terza e ultima parte di questa rapida riflessione sui colori vintage delle registrazioni d’annata.

Di Jacopo Mordenti

magnetic bass

Alle prese con Magnetic II di Nomad Factory, ci siamo finora limitati a processare il master in uscita alla nostra DAW: cosa succederebbe se intervenissimo traccia per traccia?

In effetti, è sufficiente appena un pizzico di fantasia per intravedere in Magnetic II una channel strip applicabile  – risorse di calcolo permettendo – a ognuna delle tracce di cui si compone il nostro mix. I punti nevralgici del segnale – gamma dinamica e spettro – sono di fatto facilmente gestibili, se non chirurgicamente certo con una buona approssimazione. E allora azzardiamola, questa prova, a partire ad esempio dal basso:

  • Scegliamo, come modello di riferimento, l’Otari MTR-90, 24 tracce su nastro da 2”
  • Il circuito Boost fornisce +6db di guadagno
  • Wow & Flutter sono valorizzati a ore 2 ca
  • Body e Detail sono regolati rispettivamente a + e – 50
  • La velocità del nastro è settata a 30” al secondo
  • Saturazione (Tube) e colore (Natural)  sono regolate entrambe a + 62.5 ca

magnetic clavi

Passiamo poi al clavinet:

  • Ampex MM1200, ancora 24 tracce su nastro da 2”
  • Boost +6db
  • Wow & Flutter a ore 12
  • Warm -25 e Focus + 50
  • Reel Speed 7,5 ips
  • Tube/Tape +75 e Vintage +75

 

magnetic drum 

E’ la volta della batteria:

  • MCI JH24, ancora 24 tracce su nastro da 2”
  • Boost +6db
  • Wow & Flutter a ore 12
  • Lush e Brilliance a +25
  • Reel Speed 15 ips
  • Tape e Modern a +50

 

magnetic brass 

… e infine quella degli ottoni:

  • Studer A820, una volta di più 24 tracce su nastro da 2”
  • Boost +12db
  • Wow & Flutter a ore 3
  • Warm +50
  • Reel Speed 3,3/4 ips
  • Tape +50 e Vintage +25

 

Quattro tracce, quattro scelte molto diverse, sia in termini di modelli di partenza, sia in termini di gestione della dinamica e delle frequenze sollecitate o al contrario smorzate. Particolarmente strategico il controllo della velocità del nastro, che permette di spaziare dalla profondità del basso alla pochezza degli ottoni: un simile ventaglio di risultati potrebbe persino consentire di azzardare che, nato come plugin emulativo, Magnetic II – e in generale questa tipologia di plugin – può regalare piacevoli sorprese anche e soprattutto quando usato alla stregua di un tool creativo.

Qui, il master risultante (privo di equalizzazione e controllo della dinamica a valle, se si esclude un prudenziale brickwall limiter a -0.1 db):

… Ma torniamo a bomba: la febbre del vintage. Può un plugin curarla? No, perché l’esatto – e spesso indefinibile – comportamento di certo, pregiatissimo hardware d’annata è attualmente inarrivabile. Può però alleviarla? Magari sì, o quanto meno può permetterci di rompere il ghiaccio con determinati processamenti altrimenti non facilmente ottenibili, garantendoci una buona dose di divertimento a un costo tutto sommato accessibile: il paragone fra i vari esempi allestiti con Magnetic II dovrebbe rendere l’idea degli orizzonti sonori che si spalancano davanti all’utente.

Dopodiché: investimenti superiori – e esigenze maggiori – sono dietro l’angolo. Come sempre, buon divertimento!

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