KORG Minilogue. I dati indispensabili – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Tatsuya Takahashi colpisce ancora. Il giovane ingegnere KORG, già attivo con i progetti Volca e con la miniaturizzazione del modello MS-20, questa volta ha concepito un sintetizzatore polifonico analogico che coniuga agilmente facilità d’uso, linearità di concezione e prezzo amichevole. Minilogue, questo il nome dell’apparecchio, non è sicuramente il polifonico analogico più potente del mondo, ma (tralasciando il fatto che ampie fasce di utenza non hanno bisogno di macchine troppo complesse) non ha un grammo di superfluo al proprio interno. Anzi, offre delle interessanti fughe in avanti – basterebbe citare il display OLED utilizzabile anche come oscilloscopio dinamico – che rendono l’apparecchio molto desiderabile anche in contesti didattici oltre che performativi.

Di Enrico Cosimi

minilogue

Intendiamoci: la complessità di uno strumento deve essere valutata su diversi piani di lettura. Da una parte, c’è l’aspetto più immediato, che è la lettura del pannello comandi – con l’identificazione delle funzioni disponibili e l’elenco delle possibilità operative; ma, in secondo piano, c’è la possibilità che sotto al coperchio ci sia tanta altra roba raggiungibile da display.  Insomma, rendere uno strumento semplice, ma non limitato, non è un compito poco impegnativo… renderlo immediato lasciandosi margini di crescita è ancora più difficile. Minilogue, nella sua fascia di prezzo, si difende molto bene e, grazie anche a precise scelte dimensionali/costruttive, può insegnare parecchio a diversi competitori.

Di seguito, riporteremo quelle che sono le caratteristiche fondamentali dell’apparecchio e le consapevolezze altrettanto fondamentali che il musicista deve avere nel proprio bagaglio culturale per poter usare al meglio lo strumento. Con un prezzo così contenuto, è molto facile che l’ipotesi diventi presto operativa…

Synth Architecture

Lo strumento in breve

Minilogue offre: quattro voci di polifonia (ciascuna costruita con due oscillatori, un filtro passa basso, un amplificatore, due inviluppi, un generatore di modulazione), un delay controllabile, otto diverse logiche di assegnazione e gestione voci, pannello comandi popolato da 41 controlli dedicati, funzioni di editing organizzate in menu raggiungibili da display, funzione di oscilloscopio costantemente aggiornato visualizzabile sullo stesso display, step sequencer polifonico a 16 step, sincronizzabile, con automazione motion control di quattro parametri simultanei. Le tre ottave di tastiera sfruttano una meccanica di passo slim (il trend confermato è quello già sperimentato sul KORG ARP Odysssey) e, sulla plancia metallica dell’apparecchio, è disponibile un Level controller assegnabile a diverse funzioni. Lo strumento può filtrare segnali esterni, offre uscita mono aurale, coppia di collegamenti Sync In/Out, porte MIDI e porta USB. L’alimentatore è esterno.

minilogue front draw

Ci sono 200 Program residenti: 100 presettati e 100 a disposizione dell’utente; ciascun Program memorizza, oltre ai parametri di suono veri e propri, anche i dati della sezione Effetti, del Sequencer e quelli per la gestione della polifonia. Otto programmi a scelta del musicista possono essere promossi al rango di Favorite Program, con accesso immediato attraverso gli otto selettori presenti in plancia comandi.

 

Architettura di programma

Il canale di voce contempla la presenza di:

sche vco

VCO 1 e VCO 2

Due oscillatori audio (analogici, ovviamente) tra loro indipendenti e dotati di regolazioni separate per Octave (da 16’ a 2’) e Pitch (+/-1200 cent). Gli oscillatori possono generare una di tre possibili forme d’onda dente di sega, triangolare, impulsiva. Con il comando di Shape – presente per ciascuno dei due oscillatori – si varia la simmetria dell’onda impulsiva, si realizza wavefolding sull’onda triangolare (qualcuno la chiama “metallizazione” del suono), si ripiega e si inverte l’onda dente di sega.

In aggiunta, il VCO 2 è predisposto a: Ring Modulation, Hard Sync, Cross Modulation (VCO 1 modula la frequenza del VCO 2), Pitch EG Modulation (+/-4800 cent).

I segnali audio prodotti da due oscillatori raggiungo il Mixer, dove trovano ad attenderli, il…

Noise Generator

Produce rumore bianco.

sche filter

Filter

E’ un filtro passa basso risonante dotato di Cutoff Frequency, Resonance e EG Intensity (bipolare) regolabili. Può essere configurato in comportamento 4 o 2 poli (rispettivamente, 24 dB/Oct e 12 dB/Oct). Tanto il Keyboard Tracking quanto la Key Velocity possono essere disabilitate, usate al 50% o al 100% della loro energia; è un modo semplice, ma efficace, per tenere basso il livello di complessità dell’apparecchio e offrire una buona dose di controllo sulla programmazione.

sche amp eg

Amplifier

Praticamente “trasparente” al musicista, offre i solo i controlli relativi al suo inviluppo dedicato, cioè i classici Attack Time, Decay Time, Sustain Level, Release Time.

Envelope Generator

Principalmente, controlla la frequenza di taglio del filtro, ma il suo segnale può essere anche dosato per controllare l’intonazione del secondo oscillatore (la regolazione è Pitch EG Int). Comandi e comportamento sono gli stessi dell’Amplifier Envelope.

LFO

Produce modulazioni cicliche utilizzabili su tre diversi target: Pitch degli oscillatori, Shape degli oscillatori e Cutoff del filtro; non è possibile raggiungere più di una destinazione alla volta.

L’oscillatore a bassa frequenza offre forme d’onda quadra, triangolare e dente di sega; la velocità (Rate) del modulo è regolabile tanto in valori assoluti quanto in suddivisioni ritmiche (da 4/1 a 1/64) calcolate sul BPM di sistema. La forza con il quale il segnale LFO raggiunge la destinazione prescelta è dosabile attraverso comando Intensity, ma si può subordinare tanto la velocità quanto l’ampiezza del segnale LFO (una cosa alla volta) al controllo da parte dell’Envelope Generator.

sche delay

Delay

Può essere regolato in Time (il sistema non specifica valori ritmici per il delay time), Feedback (la quantità delle ribattute), filtraggio Hi Pass Cutoff (per sgonfiare le basse),  Routing (posizionamento del filtro passa alto solo sull’uscita del Delay o complessivamente sull’insieme di Delay e Input signal – a richiesta, il modulo HPF può essere disabilitato).

delay routing

La prossima volta, affronteremo gli altri livelli gerarchici di funzionamento. Stay tuned.

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Comments (21)

  • Nico

    |

    diversi utenti lamentano un non indifferente click che avviene con filtro a bassi valori di cutoff quando l’envelope ha tempi molto corti. ci sono anche diversi video online, ed effettivamente si sente eccome. Lei ha da dirci qualche cosa a riguardo? è una cosa risolvibile dato che l’envelope è controllato digitalmente (quindi è questione di software?)?

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    basta allungare di uno zinzino il tempo di attack (rendendolo meno “immediato” ) e il difetto sparisce

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  • Camillo

    |

    Prof non vedo l’ora di ascoltare e vedere una video recensione ben fatta, come Lei sa fare, per quanto riguarda questo Minilogue.

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  • SM

    |

    A quanto si estende il controlo del software in questa machina?

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  • Alessandro

    |

    Salve, sono un ragazzo di sedici anni, e mi servirebbe un sintetizzatore per suonare Pink Floyd, Pfm, e in generale musica Progressive. Specialmente per quanto riguarda i Pink Floyd, lei crede che la presenza in questo apparecchio di due soli oscillatori limiti la possibilità di avvicinarsi al suono di un Minimoog, o di altri sintetizzatori usati dal gruppo? L’apparecchio mi sembra molto interessante dal punto di vista qualità/prezzo, ha ottime recensioni, e sembra molto pratico, ma mi è venuto questo grosso dubbio…

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    • Enrico Cosimi

      |

      vai tranquillo con due oscillatori… rick wright usava spesso il terzo oscillatore come LFO e non come generatore audio

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      • Alessandro

        |

        Grazie mille, mi sa che allora sarà il mio prossimo acquisto.

        Reply

  • francesco

    |

    dovendo decidere ‘vuoto per pieno’ … chi ti convince di + come suono: Korg Minilogue o Bass Station II ?

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      bass station II
      (però, non paragonerei un monofonico a un polifonico…)

      Reply

      • francesco

        |

        hai ragione!

        Reply

  • Maurizio

    |

    Sign. Enrico un saluto, volevo chiederle un suo personale parere riguardo una mia scelta in merito all’acquisto di un Minilogue o in alternativa di un Minibrute, probabilmente un Se, ma in questo caso lo farei solo ed esclusivamente perché, forse, essendo una versione limitata, sempre se Arturia non dovesse riprendere a produrre altri modelli in base alla richiesta, in futuro potrebbe avere una certa (logicamente limitata visto il prezzo di partenza) “quotazione”, altrimento ho visto che è possibile effettuare una sorta di modifica tramite sysex dei modelli “base” al fine di ottenere le stesse funzioni del sequencer che supporta la versione Se.
    Ho visionato diversi video, ascoltato (seppur non da vivo) il Minilogue ed il Minibrute e devo dire che mi piacciono tutte e due, anche se prevale un pò di più il Minibrute, perché a me piacciono le cose non completamente convenzionali, ma il suono è convincente.
    I miei dubbi vertono non molto sulle dotazioni in fatto di controlli fisici (sono due macchine diverse, ma il Minilogue a prima vista denota un panorama più asciutto e meno versatile rispetto a quello del Minibrute), quanto sul fatto che a differenza del Minibrute, il Minilogue da la possibilità di salvare i propri suoni e soprattutto è polifonico (ho comunque visto un Minibrute modificato e reso polifonico a 3 voci).
    Non mi dispiace pensare di dover fare un lavoro “manuale” per “salvare” i parametri di suoni che via via si vanno creando sul Minibrute, ma questo aspetto condiziona e non poco la scelta, che altrimenti cadrebbe subito sul Minibrute.
    Possibile che via sysex non ci sia la possibilità di salvare le impostazioni dei suoni?
    Grazie e i miei più sinceri complimenti per come imposta i suoi video tutorial, che risultano essere chiari anche ad uno come me che è già avviato sulla via della demenza senile, visto che ho “seri” problemi di concentrazione e di conseguenza di memorizzazione.

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      L’unico modo per salvare i suoni nel minibrute è quello “analogico” che consiste nello scriversi la posizione fisica dei controlli; il minibrute viene fornito, appunto, con una serie – mi sembra siano una ventina, ma potrei sbagliarmi, di fogli fustellati sovrapponibili perfettamente al pannello comandi.
      In questo modo, con la penna è facile “scrivere” la posizione meccanica di tutti i controlli di pannello.
      Sono molto curioso a proposito di una versione modificata a tre voci: non mi risulta sia possibile, a meno di non stravolgere completamente la circuitazione dell’apparecchio. A margine, si può caricare il firmware SE e passare, con relativa comodità dal comportamento “normale” con l’arpeggio a quello SE con lo step sequencer.

      Tra le due macchine, polifonia a parte, il minibrute è sicuramente quello dotato di maggior personalità. Il minilogue potrebbe vincere per la presenza di uno step sequencer di bordo (se non ricordo male) e di un delay che, seppur molto rumoroso e non sincronizzabile, rende facile costruire situazioni timbriche “ipnotiche”. Di più, lo strumento korg ha memorie, scrittura in motion recording dei parametri spostati dal musicista durante l’esecuzione, tastiera – seppure mini – a tre ottave. Non mi sembra avere connessioni analogiche di tipo cv/gate, cosa invece disponibile sul minibrute…

      Reply

      • Maurizio

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        Grazie della risposta, come sempre esauriente.
        Si, avevo letto dei fogli utili alla “memorizzazione” su carta delle modifiche apportate ai parametri e sono sincero, questo approccio “manuale” non mi dispiacerebbe del tutto (a patto di ricrearmi delle repliche di questi fogli per illimitati usi). Il minibrute fino ad ora è il sintetizzatore con un prezzo abbordabile (molto abbordabile sull’usato) che ho apprezzato di più per la personalità che lo contraddistingue a livello di sound.
        Oggi ho ascoltato anche il Roland Boutique JP 08 e devo dire che anche questo sintetizzatore non è male, oltretutto è polifonico (un bonus da non sottovalutare) e questo complica la scelta.
        Rimanendo in tema di Minibrute, le allego il video in cui si fa riferimento alla presunta polifonia del Mini, cosa che (leggendo con più attenzione e soprattutto facendo caso all’accordo suonato o meglio premuto, da chi ha fatto il video, un do_mi_la, che in realtà suona come un reb_fa_lab) si è rivelata una bufala, peccato perché sarebbe stato interessante.
        Ecco il video in questione:
        https://www.youtube.com/watch?v=xxSc6pchmMI&list=FLNyC5M-md1j-o6hD__Uuopw&index=1

        Reply

  • Francesco Panarese

    |

    Salve Prof Cosimi

    da qualche giorno posseggo una korg minilogue.
    Sto cercando di collegare una drummaschine tramite l’entrata audio in, visto che non posseggo una midi su entrambe.
    Il suono arriva al circuito ,ma premendo una nota si avvia sia il suono preset e anche la mia fonte esterna mischiandosi non in maniera positiva. Non do se questo è normale?!
    Forse sbaglio qualcosa nel collegamento?
    Mi farebbe piacere se mi riuscisse ad aiutare
    Grazie saluti Francesco

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      Ciao Francesco, è normale – se vuoi sentire solo la drum machine, devi abbassare a zero il volume degli oscillatori… 😉

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