Galileo Organ

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software

E’ un clone Hammond & Transistor Organ per iPad. Dotato di undici tipi diversi di simulazione, permette la corretta riproduzione del classico suono elettrofonico (e non solo), con tanto di rotary speaker, percussione, vibrato scanner, keyclick, eccetera.

Di Enrico Cosimi

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Disponibile su iTunes Store, Galileo Organ costa 4.99 dollari, pesa 25 Mb ed è compatibile con tutti gli iPad in grado di montare iOS 5.1 o successivo.

L’organo offre generazione virtual tonewheel e transistor organ selezionabile, realizzati con calcolo 32 bit a virgola mobile. La latenza è bassissima e la generazione si prende cura anche del preamplificatore valvolare e della cabinet emulation. Ci sono due manuali e una pedaliera configurabili, con 11 organ types selezionabili, caratterizzati da diversi livelli di leakage, diafonia, comportamenti dovuti all’età e all’assenza di manutenzione. Come in ogni elettrofonico che si rispetti, sono disponibili le funzioni di key click sul nota on/off, chorus, vibrato, percussione sulla seconda o terza armonica; la risposta delle tastiere è regolabile con una funzione di attack e release.

Il segnale è processato con effetti collegabili pre o post volume; la parte bassa della tastiera ha il foldback, per la ripetizione dell’ottava e mezza inferiore sul piedaggio da 16’; grazie al controllo di Brilliance, si possono eliminare progressivamente le armoniche più acute; contrariamente allo strumento vero, è possibile bilanciare il livello tra il manuale inferiore/superiore e la pedaliera. La polifonia totale raggiunge le 48 voci simultanee.

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Rotary Cabinet

Sono disponibili 3 tipi di cabinet con e senza baffle, con speaker in condizione open; oltre al passaggio tra tremolo e chorale, è previsto il freno per lo stop assoluto della rotazione. Accelerazione e decelerazione sono previste per contratto, così come il bilanciamento tra tromba delle acute e tamburo delle basse; anche la separazione stereo è regolabile, in rapporto ai due microfoni virtuali.

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Preamplificatore valvolare

Correttamente emulato, riproduce il comportamento di clipping asimmetrico in Classe A ed offre le regolazioni di gain & blend per la gestione delle armoniche di saturazione. A differenza del vero rotary 122, sono disponibili regolazioni di volume, bassi, medi e acute, con possibilità di variare il focus sulle medio basse, per alternare risposta di tipo american o british.

 

Wah/Autowah e effetti

Quattro tipi di wah selezionabili, con sweep, range e emphasis regolabili; possibilità di sincronizzare l’escursione di modulazione sul BPM, aprendo a sedicesimi il pedale virtuale.

Gli altri effetti comprendono il Ring Modulator, Tremolo, Delay, Reverb.

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La app è compatibile CoreMIDI e VirtualMIDI, con supporto Audiobus Input ed Effect Slot. Ogni manuale ha il proprio canale MIDI indipendente, con MIDI Learn su più di 130 parametri raggiungibili. In aggiunta, è disponibile un arpeggiatore incorporato, con 10 algoritmi diversi.

L’audio generato può essere registrato e condiviso con altre app, trasmesso wifi su SoundCloud, Audio Copy o Audio Paste.

 

 

 

 

 

 

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Comments (7)

  • Cactus

    |

    Devo dire che più passa il tempo più diffido diffido da vst e simulazioni varie. Benché ne apprezzi sicuramente la flessibilità e comodità d’uso, mi avvicino sempre di più all’esaltante mondo della musica fatta “con le mani”. Pensando che ho 20 anni forse è strano…
    Ho visto l’articolo e pensavo in una recensione super positiva, però quello che avevo voglia di leggere, ovvero il commento personale, purtroppo è assente.
    Peccato.

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    • Enrico Cosimi

      |

      per politica personale, non commento apparecchi o programmi che non ho modo di provare “di persona”; l’articolo su Galileo Organ è una presentazione/anticipazione, NON una prova su strada 😉

      come al solito, il confronto tra hardware e sua virtualizzazione ha bisogno di tali e tante contestualizzazioni per essere affrontato da risultare quasi impossibile; specie nel caso dell’elettrofonico hammond o wannabe, le variabili in gioco sono moltissime – meglio considerare la app come un modo veloce per avere “qualcosa del genere”, non certo per sostituire il venerando strumento

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    • Attilio De Simone

      |

      Cactus, secondo me le “guerre di religione ” nella musica non esistono. Io ho un Hammond (che ora ho parcheggiato in uno studio di registrazione per esigenza di spazio). Ti posso garantire che da quando sono usciti i cloni virtuali è una benedizione. E poi cos’è il suono di un Hammond? Il suono delle ruote foniche? Il suono sporcato dal leakage o dal keyclick (tutti elementi che esulano dall’intervento del musicista)? Il suono del Leslie? Il suono dei microfoni che riprendono il leslie e lo portano nel mix? O il suono che ti tira fuori il tecnico del suono che ti capita al concerto (se è il grado di tirare fuori un buon suono)? Onestamente sono contentissimo di avere delle alternative. Si va sul palco con un computer con tutti i suoni preimpostati, due master molto leggere e si fa una serata con un suono di ottima qualità, credibile e che si sente bene su un mix indipendentemente dalla bravura o meno del tecnico. Dico questo pur avendo strumenti analogici. Ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro. L’hammond è un bellissimo strumento, ma dal vivo lo lascio a chi si fa carico di farlo uscire dalla propria casa, caricarlo su un furgoncino, scaricarlo, farlo arrivare fin sul palco, collegare i vari componenti, fare il setup per poi ritrovarsi comunque il suono rovinato da un tecnico scarso (e quanti se ne trovano in giro…..). E tutto questo col rischio che un piccolo urto generi qualche danno (che significa costi di manutenzione ingenti) e per compensi sempre più risicati. Onestamente con un computer è molto più semplice. Due borse (una per spalla) uno zaino e trasporto due tastiere, un computer, scheda audio, mixer, pedali e cavi. Carico tutto in auto in una sola andata. Scarico in 5 minuti, monto tutto in 5 minuti, cablo in meno di un minuto, sound check di pochi istanti (poi i volumi sono tutti mixati per come mi servono). Tutta questa poca fatica per ottenere comunque un suono credibile (e dal vivo, all’interno di un mix con altri strumenti chi lo capisce se suoni un hammond reale o un clone di buona qualità?). Gli analogici sono belli, ma dal vivo cerco la praticità e un Hammond non ti dà la praticità, anzi, con i guadagni sempre più ridotti (ormai si suona per passione), il gioco di un “cassone” trascinato in giro non vale più la candela. Questo secondo la mia modestissima opinione pur possedendo e apprezzando gli strumenti analogici.

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      • Antonio Antetomaso

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        Condivido pienamente. Personalmente mi sono trovato a discutere più e più volte sull’argomento con altri colleghi musicisti. Lo strumento originale è ovviamente il top…ma il livello raggiunto dai software di emulazione allo stato dell’arte è tale che, a conti fatti, specie in contesti di utilizzo normali (impianti di mixaggio non al top della gamma, locali dall’acustica tutt’altro che perfetta…) , alle orecchie dell’ascoltatore arriva sempre il risultato di un missaggio che snatura il suono originale rendendolo credibile quanto è credibile quello di una emulazione.

        Anzi, a volte, il risultato è migliore con un virtual instrument di qualità dove magari con poco sforzo riesci a far sentire anche la risonanza di un pedale di sustain o i “clang” delle componenti elettromeccaniche. Per dirne uno, prova “Neo Soul Keys” dedicato al Rhodes e poi dimmi…

        Il suono dello strumento “fisico” lo sente purtroppo solo il musicista che lo suona e…neanche sempre.

        My two cents.

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        • Attilio De Simone

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          E’ proprio così, inoltre si parla di software e applicazioni che costano pochi euro contro le migliaia di € che bisogna spendere per un hammond (oltre alla manutenzione).
          E’ chiaro che il suono dell’originale ha qualcosa di magico e irripetibile, ma questa cosa la sa solo chi mette le mani sullo strumento (e non è detto sempre, a volte capitano strumenti con un brutto suono). Con gli strumenti virtuali si va sul “sicuro”, nel senso che il software ti offre un suono sempre identico a quello che si vuole replicare. Alla fine dal vivo, quello che conta è portare a casa il risultato e con un virtuale il risultato lo porti a casa tranquillamente.

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      • Cactus

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        In realtà credo di non essermi spiegato affatto, io non suono assolutamente organi, al contrario suono sintetizzatori di vario genere ma sempre e comunque in un ottica minimalista, sia per una questione di budget che per una questione di scelta, infatti mi trovo molto più stimolato nella composizione se davanti mi trovo poche cose da sfruttare piuttosto che un arsenale infinito.

        Non per questo sono un fanatico dell’analogico, anzi, ritengo validissimo l’uso dei vst che uso anche molto, però non mi convincono appieno. Li trovo abbastanza noiosi da suonare, sempre nel campo dei sintetizzatori ovviamente, e spesso non così soddisfacenti come risultato, dove comunque il problema potrebbe essere anche il computer che uso poi per il rendering.

        Per il musicista che vuole suonare hammond su un palco poi, sono convinto che la strada migliore sia un emulazione, sia per la praticità che anche per la possibile resa sonora. La mia non voleva essere una critica né al concetto di emulazione per iOs ne all’articolo.

        L’unica cosa è che avevo la curiosità di sapere cosa ne pensavate di questo prodotto, sapendo che in queste pagine posso trovare idee obiettive e che non avreste detto che è una schifezza per partito preso solo perchè il suono esce da un tablet.

        Continuerò a leggere aspettando la prova su strada… =)

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