ASMOC 04 – Cronaca del mondo parallelo
Si è conclusa, ieri, la tredicesima edizione di Acusmatiq, preziosa manifestazione di musiche possibili che – grazie alla direzione artistica di Paolo Bragaglia, la responsabilità Arci di Michele Cantarini e il coordinamento tecnico/scientifico di Leonardo Gabrielli – ha definitivamente proiettato la Mole Vanvitelliana di Ancona nella galassia degli ascolti consapevoli. All’interno di un cartellone sempre stimolante, da quattro anni trova posto ASMOC cioè Acusmatiq Soundmachines Modular Circus, il circo modulare voluto da Paolo Bragaglia e Davide Mancini per sfidare la sorte, la forza di gravita e l’entropia riunendo tredici modularisti tredici in una performance ogni anno più imponente.
Di Enrico Cosimi
In attesa di documentazione grafica – statica e dinamica – di maggior qualità (prodotta dall’organizzazione), vi forniamo un primo assaggio (a colpi di smartphone) di quello che c’era, di cosa è stato fatto, di come è andata a finire l’avventura della quarta carovana modulare.
Cosa è ASMOC 04? La struttura del modular circus prevede un numero variabile (mai inferiore alle dieci unità) di musicisti elettronici principalmente modularisti, principalmente hardware – ma non mancano aperture verso la virtual modularità, magari su hardware PC customizzato pesantemente – che suonano uno dopo l’altro per cinque/dieci minuti.
Non ci sono collegamenti che non siano quelli nati dall’ascolto del musicista precedente e dalla auto sintonizzazione del proprio sistema nei confronti dell’esecuzione estemporanea.
In alcuni casi, le patches sono impostate in precedenza, i più avventurosi patchano al volo il proprio sistema per permettere la ri-programmazione immediata.
Non ci sono limiti di genere, anche se – ormai alla quarta edizione – è possibile definire almeno quattro macro aree di parziale riferimento (drone/ambient, idm, kassadritta, cosmico tedesco).
All’interno di questi quattro (blandi) contenitori, l’ascoltatore è letteralmente sballottato nella staffetta a 13 esecutori che si dipana per quasi un’ora e mezza di improvvisazione performativa.
Quest’anno, oltre alle mini-performance individuali, è stata orchestrata da Paolo Bragaglia la parte finale con l’orchestrazione per sezioni di quattro musicisti insieme, più altri quattro, più altri quattro più uno (indegnamente, il semper voster E.C.).
Il tutto, nella ampia, avvolgente, fresca sala del Magazzino Tabacco al piano basso della Mole Vanvitelliana, mentre fuori il clima alternava vampe equatoriali a minacce di tifoni tropicali.
Hanno improvvisato, rischiato camminando in equilibrio sul patch cord, Luca Radarstation Minelli (Mr. Synth Cafè), Brando Torri, Stefano Fagnani, Francesco Trivilino (con il suo secchio acusmatico e una mascotte molto batterseana), Leonardo Gabrielli, Diego Dioguardi aka Dr.Guardi, Luca Droni, Alessandro Bonino, Gianni Proietti aka Gattobus, Alina Kalancea (l’illustrata signora del Buchla System 100), Alessandro Buggio (con i suoi Binson nautici), Davide Mancini aka Ingegner Cassadritta e il sovrappeso Enrico Cosimi aka Tau Ceti.
Di ciascuno, a parte l’ultimo, occorrerebbe parlare lungamente illustrando strutture e metodologie performative; per ora, in attesa della già annunciata comunicazione ufficiale, vi basti lurkare tra quanto disponibile sul mitico tavolone…
L’appuntamento, inutile dirlo, è per la prossima edizione.
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