Approccio alla programmazione: risolvere gli indovinelli… con le orecchie

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Giorni orsono, mentre si ciacolava amabilmente su Facebook, è uscita fuori una richiesta, apparentemente innocua, ma foriera di possibili – e interessanti – sviluppi di discussione; è presto detto: un fenomenale hammondista del Nord Italia, tanto esperto di gospel organ, quando (finora) poco interessato alla sintesi del suono, chiedeva con cosa e come fosse stato realizzato il timbro lead synth che caratterizza While You See A Chance del mai sufficientemente apprezzato Steve Winwood.

Di Enrico Cosimi

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Come è facile immaginare, la richiesta nasceva dalla necessità di ricostruire il suono per un suo possibile futuro uso coveraro o – quantomeno – performativo. Premesso che il suono in questione non brilla per eccessiva complessità di programmazione ed è, credeteci o meno, alla portata di un’infinità di apparecchiature analogiche, virtual analog, full digital, eccetera, l’intera operazione ha innescato una serie di considerazioni che – con sprezzo del pericolo – vi sottoponiamo come “palestra per la programmazione”. Considerazioni preliminari Concentriamo il nostro discorso sulle possibilità (individuali o meno) di ricostruire, lavorando con le strutture a nostra disposizione, un suono ascoltato all’interno di un mixaggio o di una produzione discografica. Come è facile immaginare, la durata della fase che separa l’ascolto dalla codifica degli elementi fondamentali è inversamente proporzionale all’esperienza del programmatore e alla completezza delle informazioni indispensabili. Partiamo da queste.

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Informazioni indispensabili (o che, almeno, farebbero tanto comodo)

Cosa è stato usato, nel brano XYZ? Nello specifico, cosa ha impiegato Steve Winwood per registrare While You See A Chance? E’ molto difficile, anche se per un certo periodo è andato di modo affastallare informazioni di questo tipo, che sulla busta del vinile – o nel booklet dell’album – siano riportate queste informazioni brano per brano; se poi si tratta di musica liquida, la difficoltà è ancora più ampia. Può tornare utile fare una ricerca su YouTube, sperando in un’esecuzione dal vivo della canzone incriminata; non c’è, invece, da fidarsi di esecuzioni in playback più o meno costruite a fini visivi… nello specifico, esiste un video in cui Winwood è alle prese (per motivi visivi) con un Sequential Prophet 10. Ma, per fortuna, esiste un’intervista coeva all’uscita dell’album in cui il musicista dichiara, senza mezzi termini, di aver utilizzato per il brano in questione, un Moog Multimoog processato attraverso un pedale. Perché è importante sapere cosa è stato utilizzato? Semplice: se si ha anche una media conoscenza dell’apparecchio originale, si riesce a ricostruire velocemente i suoi limiti e le sue dotazioni tecniche, ergo si può capire cosa è possibile e cosa non è possibile fare con quell’apparecchio. Nel caso del Multimoog, ci sono due oscillatori con triangolare, rampa e quadra, che finiscono in un filtro passa basso 24 dB/Oct risonante, con una coppia di inviluppi semplificati AD/RS e – attenzione – una tastiera dotata di aftertouch assegnabile a Pitch, Cutoff e altri parametri secondari. In aggiunta, ci sono un piccolo ribbon controller per il bending e una Modulation Wheel standard.  A questo punto, sappiamo che tutto ciò che ascoltiamo (vuoi per l’epoca storica, vuoi per il personaggio) è stato probabilmente suonato o – al massimo – aiutato con un impiego particolare dell’effettistica, ma non programmato con artifici particolarmente esoterici… insomma, ci vuole del manico per far suonare uno strumento che non presenta aiuti e automatismi di sorta (del resto, da Winwood, non ci si sarebbe aspettato niente di meno…). Andiamo avanti.

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La curiosità uccise il gatto…

…ma è molto utile per velocizzare le procedure di riconoscimento. E’ necessario scomporre l’ascolto del timbro in una serie di fattori tra loro collegati, che affronteremo separatamente secondo l’antico adagio che recita: un problema grosso si risolve scomponendolo in problemi più piccoli. Queste le cose a cui è necessario fare caso:

  • Fare astrazione dall’esecuzione; ci sono caratteristiche espressive conseguenti all’uso del fraseggio, all’inflessione d’intonazione col pitch bend, all’impiego del vibrato, all’apertura del filtro (può essere manuale, se ci sono mani libere, o automatica attraverso aftertouch);
  • Un conto è il suono; un conto è il fraseggio, cioè la pronuncia; un conto sono le note; occorre tenere presente tutto ed estrarre ogni informazione utile (se c’è un vibrato, è probabile che ci sia un modulo LFO che controlla l’intonazione… a meno che non si tratti di un ARP Odyssey nelle mani di Chick Corea, che vibrava col pitch bend…);
  • Relativamente al suono: è possibile riconoscere al volo il tipo di forma d’onda? E’ nasale come il clarinetto (quadra), è aspra come un oboe (rettangolare) o è piena come una tromba (dente di sega)? Facciamo esempi brutali: Lucky Man è il suono dell’onda quadra al 50%, The Final Countdown  è il suono della dente di sega; Sunny Revival (per i più anziani) è il suono dell’onda rettangolare.
  • Sempre sugli oscillatori: è uno solo, bello pieno, perfettamente accordato, a tutta potenza, o sono più di uno, con lento battimento che anima il suono e gli fornisce una carnosità quasi tridimensionale? Ovvio che, conoscendo il modello dello strumento, si può escludere un numero di oscillatori superiori a quelli effettivamente disponibili, ma in tutti i casi l’ascolto attento ci permette di capire se è una sola sorgente sonora, se sono più oscillatori in lieve battimento o se sono due in regime di hard sync. A questo proposito, Hello Again è il suono della hard sync.
  • L’altro aspetto importante non è il filtraggio, ma l’inviluppo, cioè l’articolazione del suono, quel complesso insieme di parametri che definisce l’andamento di ciascuna nota. Il suono rimane tenuto come sull’organo Hammond? C’è un attacco immediato, oppure c’è un periodo di transizione iniziale, durante il quale il suono si apre a poco a poco? E, la fine di ogni nota è brusca o risuona liberamente?

Dare risposta, o quantomeno provarci, a questa lista di domande ci permette di tracciare un identikit del suono che dobbiamo ricostruire.

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While You See A Chance

Applichiamo questi suggerimenti al suono in questione e circoscriviamo l’indentikit ad un certo numero di sospettati:

  • Non ci sono oscillatori eccessivamente scordati tra loro; o è un unico oscillatore o, se sono due, sono accuratamente accordati per evitare battimenti e fluttuazioni eccessive.
  • Il fraseggio è denso e quindi, per essere realizzato, i tempi di attacco e rilascio nell’inviluppo non potranno essere particolarmente elongati… se non sono immediati, in stile Hammond per intenderci, poco ci manca; il Sustain è al massimo: fintanto che il musicista tiene premuta la nota, il livello rimane costante.
  • Non c’è un filtraggio particolarmente aggressivo, ovvero non c’è apertura di filtro durante la nota: il contenuto armonico del suono rimane costante senza aperture di alcun tipo.
  • La/le forme d’onda utilizzate possono essere dente di sega (rinforzata da un pizzico di resonance “statica”) o rettangolari… personalmente, propenderemmo per la prima ipotesi.
  • C’è un pitch bend di +/- un tono, applicato con maestria e facente parte integrante della pronuncia timbrica.
  • C’è una Modulation Wheel che governa la quantità di vibrato prodotto dal modulo LFO (con onda triangolare) e applicato all’intonazione degli oscillatori.

Insomma, un sacco di informazioni… Non rimane che metterle in atto nello strumento che abbiamo deciso di utilizzare per la ricostruzione.

😉

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Comments (8)

  • mirko

    |

    Buongiorno,
    una cortesia:
    sapreste indicarmi con quali plugin e con quali settaggi potrei avvicinarmi al timbro di pad che si sente salire al minuto 1:10 e si evolve in tutto il pezzo?

    Grazie

    http://www.youtube.com/watch?v=d7zBePUZMog

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      da quello che si capisce, sembra un qualsiasi sint polifonico con due oscillatori su quadra (sotto pwm) e rampa, inviluppo relativamente rilassato (tipo string machine, per intenderci); le cose che lo rendono particolare sono un LENTO phaser e l’uso di un pizzico di pitch bend per piegare certe note lunghe…

      Reply

  • mirko

    |

    La ringrazio tantissimo. Solo un quesito: come ottengo un’onda rampa? Nei plugin che uso io non c’è.

    Grazie

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    che plug in usi?
    se sono in lingua inglese, puoi trovarla “nascosta” sotto i termini “saw” o “ramp”… 😉

    Reply

  • mirko

    |

    Utilizzo molto l’Omnisphere della Spectrasonic.
    Quindi se non ho capito male rampa = saw in inglese?
    Ha qualche plugin da consigliarmi per raggiungere quel timbro?

    Grazie mille.
    Queso sito e le persone che lo frequentano sono splendide.

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    sono commosso!!! :-)

    dal punto di vista della terminologia:

    ramp (wave) = onda rampa ascendente
    saw (wave) = onda dente di sega discendente

    che differenza c’è tra le due? Timbricamente, nessuna; dal punto di vista del contenuto energetico, le armoniche che costruiscono la rampa sono tutte in fase, quelle della dente di sega sono alternativamente in fase e in antifase…

    Reply

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