UVI String machines – prima parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Software

Se un bel dì incontrassi per caso il genio della lampada pronto a realizzare 10 desideri a tema “strumenti musicali desiderati”, sicuramente un desiderio lo spenderei per avere una di queste meravigliose macchine. Le string machines sono infatti tra le macchine vintage che più mi affascinano, se non altro perchè, nate con l’intento di emulare una ensemble di archi mediante lo standard tecnologico dell’epoca (la divisione di frequenza), sono finite ben lungi dal diventare macchine di emulazione, trasformandosi in strumenti elettronici dotati di una ben precisa identità timbrica, ancora oggi assai ricercata ed apprezzata nonchè ispiratrice di artisti del calibro dei Pink Floyd, Jean Michelle Jarre, Vangelis e via discorrendo.

Di Antonio Antetomaso

COPERTINA
Lungi da me dal rubare la poltrona al buon Attilio De Simone che ha trattato l’argomento in modo assai esaustivo, ragion per cui mi permetto di rimandare a quanto da lui scritto e visionabile qui, qui e qui.
Quello che invece vorrei fare è parlarvi di una delle emulazioni di queste macchine presenti sul mercato ormai da un po’: String Machines di UVI Sound Source.


Le emulazioni software delle macchine vintage, ormai lo sanno anche i muri, si dividono in due grandi categorie: quelle che sfruttano algoritmi per simulare il comportamento dei componenti circuitali (oscillatori, filtri ecc.) e quelle che fanno uso di campioni.
I primi sono di piccole dimensioni ed avidi di CPU, i secondi più generosi in termini di risorse di calcolo ma più avidi in termini di spazio necessario e richiedono un programma terzo, in grado di leggere ed elaborare i campioni naturalmente.
In merito al “chi suona meglio” mi esprimo con un ricco “dipende”: algoritmo che fa acqua o campioni poco accurati uguale risultato timbrico finale poco convincente in entrambi i casi. Ergo, non è detto che un software sample based debba suonare per forza peggio di un equivalente software basato su algoritmi di emulazione e viceversa, mi spiego?
Orbene, “String machines” di UVI Sound source appartiene alla seconda categoria: trattasi di una libreria di espansione per il software campionatore “UVI Workstation” liberamente scaricabile da qui , dedicata appunto al mondo delle string machines.
Più nel dettaglio, al prezzo di 86 euro più IVA, vi portate a casa, mediante download, un insieme di campioni dedicati ad 11 tra le più famose string machines del passato quali:
Korg Poly Ensemble PE2000

FIGURA1

EKO Stradivarius
FIGURA2
Siel Orchestra
FIGURA3
Excelsior Strings Synthesizer K4
FIGURA4
Logan String Melody
FIGURA5
Crumar Performer
FIGURA6
Elka Rapsody
FIGURA7
Solina String Ensemble
FIGURA8
YAMAHA SS30
FIGURA9
ROLAND RS-505
FIGURA10
ROLAND VP-330
FIGURA11
I campioni sono fruibili attraverso un’interfaccia grafica sapientemente programmata in ambiente MachFiveScript che ricorda le possibilità di comando fornite da tali strumenti al musicista. A condire poi il tutto ci pensano gli “ammennicoli” forniti dal campionatore UVI workstation (effetti, step sequencer, multi layering ecc.) che spingono di fatto le potenzialità timbriche verso orizzonti non possibili sulle macchine originali.
Se siete dei puristi delle string machines e vi piace sentirvi “con le mani legate” pur di avere garantita l’estrema fedeltà alle possibilità offerte dalle macchine vere, probabilmente questo prodotto non fa per voi.
Se invece, come me, ritenete che, partendo da una fedeltà timbrica che in ogni caso deve essere garantita, avere possibilità aggiuntive contribuisca a rendere ancor più viva e attuale questa particolare categoria di timbriche, vi invito a proseguire con me questo cammino.
Procediamo però in ordine, cominciando dagli aspetti di base della libreria che, a proposito, una volta autorizzata (dongle iLok o autorizzazione online mediante iLok License Manager) e caricata, si presenta così:
FIGURA12
I meccanismi di caricamento sono quelli canonici delle librerie UVI: se avete letto la mia recensione di UVI Darklight IIx valgono le stesse considerazioni .
Iniziamo con lo spiegare un concetto a mio avviso fondamentale: ciascuna patch offerta dal virtual instrument è organizzata come layering di due parti: la parte A e la parte B. Esse sono naturalmente miscelabili tra loro a piacimento. In alto e immediatamente al di sotto dei controlli canonici di UVI Workstation (per i quali vi rimando al manuale del campionatore), vi è la sezione di caricamento dei master presets.
FIGURA13
Un master preset altro non è che una patch costruita appunto sul layering di due timbriche, quella caricata nella parte A e quella caricata nella parte B.
Ciascuna timbrica è liberamente modificabile mediante i controlli di dettaglio che approfondiremo tra poco. Accanto ai pulsanti di richiamo dei master preset c’è un potenziometro virtuale che regola il volume generale dello strumento.
30 i master presets offerti, non tantissimi in fin dei conti, ma c’è da dire che accanto ad essi sono disponibili, per ogni string machine, diversi timbri di base pronti per essere combinati (da un minimo di 3 ad un massimo di 10 per modello).
La sezione sottostante consente di agire sulle parti A e B e di commutare tra le due schermate principali dello strumento:

  • EDIT: l’insieme di controlli (inviluppi, filtri ecc.) che consentono di modificare la timbrica caricata in ciascuna parte;
  • STEP: l’insieme di controlli che consentono di controllare lo step sequencer offerto.
    FIGURA14

Di ciascuna parte è possibile controllare:

  • Attivazione/inibizione
  • Volume
  • Panning
  • Timbrica da caricare nella parte (selezionando categoria e preset)
  • Selettore di ottava (0, +1, -1)

Diamo un’occhiata alla sezione centrale, impostata in modalità “EDIT”:

FIGURA15
E’ possibile decidere quale parte controllare, eventualmente scegliendo di agganciare i settaggi impostati per i controlli offerti ad entrambe le parti simultaneamente. Niente male come grado di libertà, non trovate? Si possono ottenere con poco sforzo timbriche decisamente più sofisticate di quanto non si possa fare con una macchina hardware di questo genere.

Nel dettaglio, nella parte alta della sezione viene offerto:

  • Un inviluppo ADSR per il controllo del volume nel tempo;
  • Un filtro multimodale (HPF, BPF, LPF) risonante, controllato anch’esso da un inviluppo ADSR;
  • Abilitazione/inibizione della dinamica;
  • Controllo dell’incidenza della dinamica sul tempo di attacco dell’inviluppo dell’amplificatore;
  • Controllo dell’incidenza della dinamica sull’apertura del filtro;

Più in basso trovano posto:

  • Intonazione della parte regolabile in modo “coarse” (semitoni) e in modo “fine” (centesimi di semitono);
  • Portamento;
  • Controllo della stereofonia, agendo sul panning, sull’ampiezza della stereofonia e sul detuning delle due parti (meccanismo assai credibile ed efficace).

Diamo un’occhiata alla sezione più in basso:
FIGURA16
In essa trovano posto i seguenti controlli:

  • Incidenza della modulation wheel su tre LFO indipendenti e regolabili in frequenza, i quali agiscono, rispettivamente, sul’intonazione, sul volume e sulla frequenza di taglio del filtro;
  • I tre effetti a cui non si può rinunciare quando si ha a che fare con una timbrica di string machine: delay, phaser e riverbero.

In merito agli effetti, c’è da dire che UVI Workstation offre un arsenale degno di nota, ai quali potete accedere pigiando sul bottone “fx” in alto a destra. Non manca nulla, credete a me.
Nella prossima puntata analizzeremo l’efficace step sequencer, ascolteremo e visioneremo qualcosa e trarremo le nostre conclusioni.
Restate sintonizzati.

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Comments (5)

  • Attilio De Simone

    |

    “Se un bel dì incontrassi per caso il genio della lampada pronto a realizzare 10 desideri a tema “strumenti musicali desiderati”, sicuramente un desiderio lo spenderei per avere una di queste meravigliose macchine.”

    In verità una string machine in buono stato (Logan o Elka) la trovi rapidamente e pure sotto i 200 €. il desiderio lo puoi esaudire con dispendio minimo. Tranne l’arp solina (che puoi suona più o meno come altre strung machine, che erano fatte quasi tutte nel centro Italia) le string machine le trovi a ottimi prezzi.

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  • Antonio Antetomaso

    |

    Eh….troppi ne tengo di desideri da realizzare. :-D.

    In realtà il mio vero sogno sarebbe un Vp-330, ma lì veramente saliamo, credo.

    Grazie delle info.

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    • Attilio De Simone

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      Io ho la Logan String Melody 2 e devo dire che è la string machine con il suono più caldo.

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  • Michele Dall'Ara

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    Amo alla follia le string machines e ne ho tre :

    Logan String Melody 2

    Elka Rhapsody 610

    Crumar Performer

    Si trovano davvero a buon mercato e per quanto tutte più o meno simili devo dire che ciascuna ha una propria nuance che le rende un po’ unica … dovendo salvarne una però direi Logan String Melody 2 anche se sarei davvero in imbarazzo a rinunciare alle altre (ognuno ha il suo maledetto vizio ;-))… ah, non dimenticate uno Smallstone e un buon delay eheheheh!

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    • Attilio De Simone

      |

      L’Elka e la Logan sono le string machine che tirano fuori la forma d’onda più morbida, a mio avviso. altre string machine hanno una forma d’onda un pò troppo quadrata che tende molto all’organo combo. La Loga tira fuori un suono che levita. Va detto che il waldorf streichfett è un ottimo apparecchietto per tirare fuori un suono di strings credibile e facilmente gestibile soprattutto dal vivo.

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