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A proposito di classici: TimewARP 2600 – Seconda parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Software

Riprendiamo il discorso da dove eravamo rimasti, passando in rassegna le fedeli rimodellazioni SW messe in piedi da Jim Heinz di WayOutWare per raggiungere l’elusivo suono dell’ARP 2600. Ora, è il turno del… Filtro

Di Antonio Antetomaso

FIGURA4 

Anche il filtro del TimeWARP 2600 è estremamente fedele alla conformazione del filtro della macchina originale, con l’unica differenza che è possibile dosare l’incidenza del CV di tastiera sull’apertura di esso, mentre nella versione originale non è presente l’attenuatore. Approfondendo le ricerche in rete,  appare chiaro come nelle diverse versioni del 2600 “vero”  ci siano differenze in termini di escursioni di frequenze lasciate passare dal filtro.

A proposito di classici: TimeWARP 2600 – Prima parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Software

 Le macchine ARP mi hanno da sempre affascinato, questo è un dato di fatto. Sarà per la timbrica particolare di fatto molto più metallica, sporca e rude di una macchina Moog, sarà perchè, ascoltando l’Herbie Hancock dei tempi passati quando suonava con gli Headhunters, delle timbriche ricavate da lui sull’Odissey mi sono follemente innamorato, sarà perchè l’ARP 2600 è una costante della musica di Jean Michelle Jarre che adoro, sarà per l’impostazione dell’interfaccia utente che, a mio avviso, mette in condizione subito quest’ultimo di capire chi finisce in cosa e quando….sta di fatto che sui synth ARP sono alla continua ricerca di video su Youtube, di manuali da spulciare, di guide da leggere e soprattutto, di emulazioni software degne di essere chiamate tali.

Di Antonio Antetomaso

 

COPERTINA

Di tutte, forse il fratellone maggiore della serie, l’ARP 2600 è quello che mi ha accalappiato di più, probabilmente a causa del fatto che, come ogni modulare che si rispetti, padroneggiarlo non è cosa da tutti. Delle prerogative che mi hanno preso di più di questa macchina, forse quella più interessante è la sua caratteristica di “modulare a metà”: l’organizzazione, si, a moduli da interconnettere tra loro mediante patch cords ma il corredo di collegamenti “built in” tra i vari moduli per semplificare la vita del programmatore alla ricerca di timbriche veloci e “standard” pronte all’uso. Sto parlando delle connessioni “normalled”, naturalmente…ma andiamo per ordine.

TheWARP: la resurrezione del 2600?

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Negli anni appena trascorsi, la valutazione media di un ARP 2600 è cresciuta a dismisura, raggiungendo picchi impensabili: oggi, per una macchina in condizioni appena decenti, è facile sentirsi chiedere 6000 euro, mentre per una vera bellezza, il prezzo richiesto può sfiorare i 7000/7500 euro. Se a tutto questo si aggiunge che, già in origine, la qualità costruttiva dei 2600 originali lasciava parecchio a desiderare, è facile capire lo stupore ingenerato. Ma, da oggi, le cose potrebbero cambiare…

Di Enrico Cosimi

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Un gruppo di musicisti e tecnici svizzeri, coordinato da Roberto Ranieri-Seith e Neil Otupacca, si è infatti lanciato nella clonazione (ma sarebbe più corretto parlare di reinterpretazione) dello strumento originale, proponendo TheWarp, una belva alta 12 rack unit che potrebbe dare parecchio filo da torcere ai coraggiosi sintetisti analogici.

Come suona l’ARP 2600 blu? Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Dicevamo: questo simpatico, e raro (e costosissimo) ARP 2600 blu è caratterizzato da una notevole potenza degli oscillatori, un diverso rapporto di livello tra mixer out/filter in e filter out/vca in che lo rende particolarmente sensibile alle regolazioni.

Di Enrico Cosimi

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Anche i comandi di modulation amount (gli slider verticali sotto a ciascun modulo) rispondono in maniera diversa, più ampia, rispetto ai tradizionali modelli bianco/nero e nero/arancione. Di seguito, l’ultima serie dei video realizzati con il prezioso strumento.

Come suona l’ARP 2600 blu? Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Nelle scorse settimane, complice la disponibilità di Gianni Giudici e Toni La Camera, siamo riusciti a mettere le mani sul raro ARP 2600 blu – uno dei primi 25 esemplari prodotti da Alan Robert Pearlman all’inizio degli Anni 70. Tralasciando le discussioni sulla corretta nomenclatura dello strumento (da noi, per anni, è stato chiamato blue meanie, in modo simile al successivo grey meanie; da altre parti, lo si è etichettato come blue marvin…), è il caso di ascoltare qualcosa prodotto da questa fenomenale apparecchiatura.

Di Enrico Cosimi

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Di seguito, una serie di video in cui – per piccoli frammenti – è possibile assaggiare le potenzialità dell’apparecchio.

Un ARP 2600 colorato di blu… – prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Vintage

Due o tre anni addietro, era un altro periodo e c’era un’altra community online, ci è capitato di recuperare – nel laboratorio di Organ Studio – un Blue ARP 2600 in pieno restauro. Dopo anni di (duro e paziente) lavoro, lo strumento è stato riportato agli antichi splendori, pronto per essere venduto a qualche facoltoso collezionista che – con sprezzo del pericolo – potrà così aggiudicarsi uno dei 20 o 25 esemplari seminali dello storico strumento. Ma cosa ha di così speciale il 2600 blu?

Di Enrico Cosimi

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Il Blue Meanie (come lo si chiamava all’epoca della carta stampata) o Blue Marvin (come lo si chiama nell’epoca della rete) è stato il primo sintetizzatore semi modulare prodotto da Alan Robert Pearlman per contrastare i successi commerciali di Bob Moog, insidiando il mercato educational e portable senza dover ricorrere al mastodontico Model 2500.

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