A proposito di classici: TimewARP 2600 – Seconda parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Software

Riprendiamo il discorso da dove eravamo rimasti, passando in rassegna le fedeli rimodellazioni SW messe in piedi da Jim Heinz di WayOutWare per raggiungere l’elusivo suono dell’ARP 2600. Ora, è il turno del… Filtro

Di Antonio Antetomaso

FIGURA4 

Anche il filtro del TimeWARP 2600 è estremamente fedele alla conformazione del filtro della macchina originale, con l’unica differenza che è possibile dosare l’incidenza del CV di tastiera sull’apertura di esso, mentre nella versione originale non è presente l’attenuatore. Approfondendo le ricerche in rete,  appare chiaro come nelle diverse versioni del 2600 “vero”  ci siano differenze in termini di escursioni di frequenze lasciate passare dal filtro.

In particolare, sembra che la prima versione della macchina originale filtri da un minimo di 12Hz ad un massimo di 30 Khz mentre la versione software spazia da 10 Hz a 10 KHz circa. Ovviamente questo è un voler spaccare il capello in otto, ma mi sembrava simpatico riportare qualche testimonianza reperita on line, visto che di questo software si è parlato molto e ancora si continua a far parlare, nonostante gli anni di presenza sul mercato. Quindi, detta in parole più spicciole, il filtro del TimeWARP sembrerebbe “suonare più scuro” rispetto alla macchina originale.

 

Inviluppi, amplificatori e mixer

FIGURA5

Il TimeWARP ricalca ancora la struttura precisa della macchina originale, senza “frivolezze” sia per gli inviluppi, sia per l’amplificatore sia per il mixer. Ancora, ricerche più approfondite su Internet rivelano le uniche differenze “sotto al cofano” consistenti nei tempi di inviluppo lievemente superiori rispetto alla macchina originale nei valori massimi ma, in compenso, più precisi nei valori minimi con il risultato che il “THUMP” del vero ARP 2600 udibile con l’attacco dell’inviluppo ADSR regolato al minimo è un caro ricordo. Questa caratteristica è però presente nell’ARP2600V di Arturia….al solito, una questione di gusti su cosa è meglio e cosa no. Dal punto di vista della fedeltà, forse si sarebbe potuto replicare tale comportamento, magari rendendolo parametrico e regolabile con un pulsante presente in una sezione secondaria del software.

Per quanto concerne mixer ed amplificatore non mi risultano differenze tranne che nel modulo di riverbero: benchè quello del TimeWARP sia molto efficace, mi sembra nulla più che un riverbero lo-fi assai credibile che fa il suo lavoro più che dignitosamente, ma di emulazioni di reverberi a molla ne ho sentite di meglio…

 

Sample & Hold e Voltage Processor

FIGURA6

 FIGURA7

Nulla da dire: ricalcano fedelmente la struttura della macchina originale, con particolare punto di eccellenza nel modulo di modulazione ad anello: davvero eccezionale. Rispetto all’ARP 2600 originale, la versione software di WayOutWare offre un miglioramento nel trattamento dei segnali in input al synth: si può scegliere tra nessuna, una o due linee audio in ingresso che, se collegate, finiscono direttamente nel modulo di preamplificazione pronte per essere prelevate ed inviate dovunque.

Insomma, usare il TimeWARP come effetto di un channel strip può regalare davvero belle soddisfazioni.

 

Tastiera e LFO 

FIGURA8

Qui c’è da dire qualcosa di più. I primi modelli di ARP 2600 erano corredati con un modello molto semplificato di tastiera, l’ARP 3604P che offriva gate e trigger e controllo di intonazione.

 

FIGURA9

Negli anni successivi tale unità venne potenziata e gli ultimi modelli del sintetizzatore vennero corredati con la ben più generosa unità ARP 3620 che offriva:

 

  1. Duofonia (prelievo della nota più alta e di quella più bassa, se si eseguiva un bicordo), riportata anche nel fratellino minore ARP ODISSEY;
  2. Single triggering o multi triggering a scelta del musicista (l’invio di un impulso a nota suonata solo quando non sono pigiate altre note od in ogni caso rispettivamente);
  3. LFO con triplice forma d’onda e ritardo d’innesco.

FIGURA10

Inutile dirlo, il TimeWARP si ispira a questo modello di tastiera (sarebbe stato bello consentire all’utente di scegliere la serie di tastiera da adottare) e, con un layout decisamente diverso dal modulo hardware, offre i seguenti miglioramenti:

  1. 60 tasti anziché 49;
  2. Frequenza massima dell’LFO di 100 Hz invece dei 20 Hz dello strumento originale;
  3. Forma d’onda sinusoidale dell’LFO triggerata dalla tastiera, mentre nello strumento originale era “a corsa libera”.

Altri miglioramenti

Approfittando del fatto che siamo in un software, e non nel mondo reale  viene ovviamente data la possibilità di salvare le proprie patches, di catalogarle e di richiamarle all’occorrenza.

FIGURA11

Ancora, è permesso all’utente di regolare i parametri del synth (ad esclusione del patching) via MIDI utilizzando un controller esterno (come farne a meno?) come pure, mediante una sezione nascosta attivabile con un click del tasto destro del mouse sul logo “TimeWARP” è possibile accedere ad un menu dal quale:

  1. Si può salvare il proprio mapping midi e richiamarlo;
  2. Si può operare un micro tuning;
  3. Si può decidere di sincronizzare il clock dello strumento a quello della DAW che lo ospita.

Infine, è fornita una polifonia di 8 voci, se volete. Avreste mai immaginato di provare a fare un PAD con l’ARP 2600? Con il TimeWARP si può…a patto di avere una CPU con le alette e le minigonne.

 

Al dunque

Il lavoro di Way out ware con questo prodotto rasenta senza ombra di dubbio l’eccellenza. Il synth ha una “botta” incredibile…forse a volte anche troppo visto che di default il livello delle patches manda in clipping il channel strip quasi sempre.

Qui () potete rendervi conto della qualità audio, avendo, tra le altre cose, la possibilità di confrontare con dei samples tratti dalla macchina originale.

Cosa che mi è piaciuta particolarmente, a proposito di patches, è la disponibilità di timbriche di difficoltà progressiva in una collezione didattica da studiare bene, allo scopo di apprezzare tutte le peculiarità del synth e sfruttarlo a dovere. Ogni patch didattica è descritta bene nel manuale dello strumento, anch’esso ottimamente concepito, in quanto non si limita a descrivere il prodotto ma spazia nelle tecniche di sintesi offerte dal synth.

L’interfaccia è veramente ben concepita a dispetto dei tanti parametri offerti ed, inutile dirlo, assai più fedele allo strumento originale di quanto non lo sia la versione virtuale di Arturia (ad esempio).

Volendo fare un minimo di paragone….direi inevitabile…con l’ARP 2600V, in sintesi la versione di Way out ware predilige la fedeltà allo strumento originale con tutti i pro e i contro che questo può comportare e soprattutto senza esagerare con i miglioramenti potenzialmente ottenibili solo “perchè si è in ambiente software”.

La versione di Arturia invece, e non è l’unico caso in cui è vero ciò (basti pensare al Jupiter 8V) parte dalle caratteristiche della macchina originale e spazia introducendo tutti quei miglioramenti che “sarebbe stato bello avere” nel synth reale. Il tutto, però, a discapito della fedeltà nell’emulazione.

Al solito… è questione di gusti, io continuo a ribadire che se si deve emulare, si deve emulare. Altrimenti si fa un synth nuovo e ci si mette dentro tutto quello che si vuole. Ma è ovviamente una mia opinione.

Tornando a noi, qualche piccolo appunto al TimeWARP 2600 si potrebbe fare: diciamo che, si è fatto trenta si sarebbe potuto fare trentuno….corredando il synth con l’emulazione dello step sequencer di casa ARP, come pure, già che c’eravamo, offrendo all’utente la possibilità di avere a che fare con i diversi modelli di ARP 2600 usciti nel tempo sul mercato, come il Blue Marvin ed il Grey Meanie.

FIGURA12

Caveat Emptor

Il synth è sul mercato da parecchio tempo e, da quello che mi è parso di capire, la Way out ware sta operando per lui soltanto una (lenta) manutenzione correttiva, che prevede più che altro l’adeguamento ai nuovi sistemi operativi Windows e Mac OSx, ma solo per le versioni plugin. La versione standalone, benchè fornita, è ferma alla 1.4.1 a 32 bit.

Manca ancora il supporto AAX per gli interessati e non sembra che ci sia l’intenzione di rilasciarlo, almeno per il momento.

Considerato che il synth non costa proprio poco poco (249 dollari) e che l’unica procedura d’acquisto prevista, al momento, è da pannello del synth una volta attivato, il consiglio che posso darvi è riassunto in tre parole: “TRY BEFORE BUY”. Lo provate, lo fate funzionare, ci giocate e, se ritenete, procedete con l’acquisto. Per fare ciò dovete:

  1. Scaricare ed installare la demo della versione 1.4.1;
  2. Registrarvi al sito;
  3. Scaricare la versione 1.6 dalla sezione “Support”, installarla, attivarla e prelevare il codice di attivazione;
  4. Inserire il codice on-line qui (http://www.wayoutware.com/register.php), pagando con una carta di credito la cifra richiesta ed ottenendo così il contro codice di sblocco.

Anche perchè, come c’è da aspettarsi, il giocattolino è avido di CPU. In ogni caso, la somma è più che giustificata dalla qualità che avete tra le mani, credete a me.

A presto.

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