Roland SE-02 Studio Electronics – Prima parte
Abbiamo avuto già modo di presentare, per sommi capi, il funzionamento del nuovo SE-02 Roland, sviluppato in collaborazione con Studio Electronics. Ora, grazie alla disponibilità di Roland (nella persona di Max Fattori, che pubblicamente ringraziamo), possiamo documentare più approfonditamente il funzionamento dell’apparecchio, anticipando la nostra assoluta soddisfazione.
Di Enrico Cosimi
SE-02 condivide le impostazioni della Boutique Series di cui fa parte: dimensioni molto contenute (i pomelli dei potenziometri sono appena più larghi dei classici trimmer “nudi” di altre apparecchiature), predisposizione al montaggio nel dock per angolare il pannello comandi o nella tastiera passo mini a 2 ottave, buona implementazione di funzioni per la porta USB. Ma, a questi, accoppia una serie di soluzioni che sono esclusivo appannaggio del tandem Roland/Studio-Electronics: natura full analog del circuito audio, completa mappatura dei parametri su MIDI CC (possono essere trasmessi, letti e riscritti in automazione), implementazione di controlli CV/Gate con accesso ai parametri più significativi. A questo, si aggiunge un layer multiplo di funzioni dedicate alla sequenza di bordo, all’automazione dei parametri, alla memorizzazione delle Song e alla gestione delle Patches memorizzabili. Per molti versi, questo apparecchietto è veramente irresistibile. Andiamo per ordine.
Per imparare a usare SE-02 occorre suddividerne il funzionamento in sezioni ben precise: a) come esce il suono (leggi: “canale di sintesi”); b) come si gestisce lo strumento dal punto di vista delle memorizzazioni timbriche, di sequenza e di motion control; c) come interagisce l’apparecchio col mondo esterno a colpi di CV/Gate, MIDI e USB.
Hardware – Pannello comandi
Per prima cosa, le dimensioni: SE-02 è lungo 30 centimetri e profondo 12 centimetri; ogni sua manopola ha 9 millimetri di diametro… fate le prove con un pezzo di carta e un righello per rendervi conto della cosa. A differenza del precedente JP-08, è comunque possibile programmare ed editare i suoni senza impazzire per le dimensioni ridotte, e anche la fascia bassa del pannello comandi, con la serie di tasti multifunzione, è facilmente gestibile. DI sicuro, non vi faranno pagare una franchigia supplementare per salire a bordo del volo Ryanair…
Per chi ha già esperienza con il Minimoog Model D o con i monofonici Studio Electronics, non dovrebbe essere un problema navigare nei parametri di pannello anche senza aver letto il manuale – di fondo, anche se lo strumento è più di un Model D, il riferimento è ad una struttura di sintesi sottrattiva tutto sommato facile da gestire… La fascia superiore del pannello è occupata dai comandi di sintesi veri e propri; la lunga fascia inferiore, invece, ospita il potenziometro/switch Value, la serie di tastini multifunzione retro illuminati e il display a tre cifre. Purtroppo, la presenza di diversi layer operativi obbliga il costruttore ad affastellare sullo stesso tastino fino a tre diversi comportamenti, con la conseguente necessità di consultazione per il manuale utente. Ne vale la pena.
Hardware – Le connessioni
Sul pannello posteriore, trovano posto: il collegamento per l’alimentatore proprietario PSB-1U, che eroga 9V su 2A (a differenza degli altri Boutique, questa volta la circuitazione full analog succhia più corrente di quanta non ne sia disponibile attraverso la porta USB); l’interruttore On/Off; la presa miniUSB (per far funzionare l’apparecchio con il computer, occorre scaricare un driver free); la porta MIDI con i connettori In e Out (è supportato il modo Chain per raggiungere una costosa polifonia); il Trigger Out (emette impulsi allineati con l’esecuzione degli step organizzati nel sequencer interno – le note non escono su una porta CV, ma è possibile rispettare l’articolazione interna); il Trigger IN (per far avanzare di un passo il sequencer interno); Gate In (per innescare gli inviluppi), CV IN (per intonare gli oscillatori), VCF CV (per aprire a distanza la frequenza di taglio); Ext Input (per filtrare segnali esterni nel filtro di bordo); Output (connettore TRS per ascoltare in dual mono il segnale del sintetizatore); Phones (per l’ascolto in cuffia); Volume (il trimmer di regolazione – potete dimenticarlo tranquillamente al massimo).
Attenzione! Con l’attuale Firmware, appena si collega una tensione di Gate alla porta Gate In sul pannello posteriore, il sistema sgancia dal MIDI anche l’intonazione degli oscillatori… insomma, non è possibile intonare col MIDI e contemporaneamente articolare con il Gate analogico. Caveat emptor.
Canale di sintesi, modulo per modulo
La struttura è ispirata in egual proporzione al Model D Moog e agli storici monofonici rackmount prodotti (prima) da Ed St.Regis e (poi) dall’intero staff SE. Come in ogni buona macchina che si rispetti, ci sono tre oscillatori, un noise e un feeback, che confluiscono in un filtro low pass risonante e in un amplificatore. Le modulazioni sono affidate a una coppia di inviluppi rigorosamente AD/RS, un LFO sincronizzabile e un generatore di glide. In aggiunta, ci sono percorsi di cross modulation, pw modulation, hard sync. Il segnale audio è arricchito da un delay sincronizzabile, alla stregua del modulo LFO multiwave.
Sorgenti sonore – oscillatori
I tre oscillatori hanno un corredo di controlli dedicati a Range (da Lo, a 32’, a 2’ – in Lo freq, l’intonazione scende a 64’), Tune/Fine (il primo oscillatore sposta l’intonazione dell’intero strumento; le altre due regolazioni di frequenza coprono intervalli paralleli compresi tra -6/+6 semitoni) e Waveform (triangolare, triangle-saw nei primi due osc, ramp nel terzo osc, sawtooth, square, pulse 30, pulse 10).
L’intonazione del terzo oscillatore può essere sganciata dal keyboard tracking agendo sul comando KYBD; in questo modo, la sua frequenza viene leggermente demoltiplicata ed è possibile utilizzare Osc 3 come sorgente di modulazione lo freq nella sezione XMOD.
Il secondo oscillatore può essere forzato sull’intonazione del primo con il selettore SYNC; in questo modo, diventa interessante assegnargli anche una quantità bipolare di ENV1 per ottenere i classici sync sweep di vecchia scuola (in maniera altrettanto classica, il synch sweep non fa effetto se l’inviuppo è di segno negativo…).
Hai voluto la bicicletta analogica? E ora pedali. Quando spostate le ottave degli oscillatori, se vi allontanate di più di un piede, dovrete ritoccare il fine tune per azzerare il battimento. E’ l’analogico vecchia scuola baby, e tu non puoi farci niente…
Oscillatori – modulazioni e XMOD
Nelle vecchie macchine di riferimento, si usava il noise generatore e/o i segnale di Osc 3 per produrre le modulazioni applicabili al filtro e/o all’intonazione dei due oscillatori “principali”. Qui, le cose sono un pochino più moderne e complete.
Nella sezione XMOD, si può ruotare una quantità arbitraria di Osc 2 al controllo audio-rate della frequenza di taglio; se il filtro è in auto oscillazione, con frequenza e forma d’onda giusta in Osc 2 escono fuori timbriche glottali, gutturali e grottesche da non sottovalutare.
Il segnale full audio o più lento (Lo Freq con KYB track disinserito) prodotto da Osc 3 può controllare con una mandata l’intonazione di Osc 3 e con l’altra la simmetria PWM degli Osc 1 e 2. Ovviamente, se i due oscillatori non sono sintonizzati sull’onda quadra, non c’è effetto.
Una e solo una delle tre modulazioni XMOD può essere ruotata al controllo/dosaggio da parte della Modulation Wheel; in questo modo, spostando la posizione fisica della rotella si aumenta, o si attenua, la modulazione complessa. A proposito di modulazione: attraverso la scalatura della Mod Wheel passa la dissolvenza incrociata di due possibili sorgenti di controllo: in posizione antioraria del comando WHL MIX passa solo la tensione del LFO; in posizione completamente oraria, passa solo il percorso XMOD abilitato con l’interruttore a tre posizioni TO MW. In questo modo, il musicista può lasciare costantemente aperti due di tre percorsi XMOD e dosarne a discrezione un terzo che rende più espressivo – o caotico – l’effetto audio. Attenzione! Per lasciare la massima escursione espressiva allo spostamento della Mod Wheel (e alla conseguente azione di scalatura applicata al segnale modulante), è meglio che i tre potenziometri di XMOD 2 Over Filter, 3 Over 2 e 03 Over PW 1-2 siano lasciati a zero.
Dove vanno a finire le modulazioni dosate con la Mod Wheel? Dipende dalla posizione dei due interruttori MWHL posizionati nella sezione LFO (nel vecchio Model D, avremmo fatto riferimento ai due interruttori orizzontali arancioni vicini agli oscillatori e al filtro, tanto per capirci). I due interruttori di SE-02 non sono semplici abilitatori On/Off, ma permettono di scegliere ciascuno tra tre condizioni di Off incondizionato (niente modulazione a destinazione), Half Modulation Amount o Full Modulation Amount. Considerando che l’oscillatore a bassa frequenza è uno solo (con buona pace dell’Osc 3…), la cosa non è affatto da disprezzarsi.
Sorgenti sonore – Noise e Feedback
Il Noise Generator produce rumore bianco pronto per simulare vento, maree, pioggia… e poco altro. Non sottovalutate la possibilità di ottenere modulazioni caotiche – in mancanza del Noise come sorgente di modulazione – usando le forme d’onda randomiche Step e Smooth del modulo LFO.
Il Feedback recupera il segnale all’uscita del VCA (prima del delay) e lo immette nuovamente in ricircolo all’ingresso del filtro. Come ormai sanno anche i sassi, il risultato è un incremento abnorme delle basse frequenze, con facile realizzazione di timbriche industriali (nel vecchio senso del termine), rumoristiche, torturate. Il prodotto audio è direttamente collegato alla quantità di oscillatori aperti in mixaggio, al loro livello, alla loro accordatura, alla frequenza di taglio del filtro stesso. Provate anche con una semplice onda quadra prodotta dal primo oscillatore e, a nota tenuta, alzate progressivamente il valore di Feedback: otterrete una notevole enfatizzazione subarmonica all’ottava inferiore.
Se a questo aggiungete la possibilità di automatizzare qualsiasi parametro sul pannello di SE-02, ecco che il piccolo apparecchio diventa di colpo molto meno piccolo.
Come nel blasonato Model D, tre forme d’onda full range (rampa o quadra, per dire), appena in detune e messe a pieno volume nel Mixer producono nel filtro analogico il leggendario strappo che è alla base di decenni di discografia analogica. Hats Off.
Filtro, Ampificatore e inviluppi
Il filtro Low Pass è il classico 24 dB/Oct auto oscillante che, aumentando l’Emphasis, tende a cancellare le basse frequenze. Grosso, carnoso, organico, analogico, inesorabile, è la chiave del buon suono di SE-02. I comandi sono quelli classici che più classici non si può, con qualche aggiunta che non creerà problemi all’utenza navigata.
E’ possibile regolare la Cutoff Frequency, influenzarla con il Keyboard Tracking (dosabile, secondo il più classico dei sistemi, con i due selettori 1/3 e 2/3), modularla con l’Envelope Generator dedicato (dotato di amount unipolare e di invertitore di polarità). In aggiunta, si può prelevare il segnale audio del secondo oscillatore (nella sezione XMOD) e usarlo per le modulazioni audio rate sul Cutoff. Il modulo LFO è dotato di un suo amount indipendente per raggiungere la frequenza di taglio.
Come tradizione dello spartano design analogico integrato, l’Amplificatore non ha comandi di pannello e deve essere immaginato dal musicista come semplice moltiplicatore di audio x inviluppo. Controllando gli inviluppi, si controllano filtro e amplificatore.
Gli inviluppi sono del “tipo Minimoog”, con egual regolazione per Decay e Release Time; ciascun inviluppo ha quindi tre controlli rotativi di pannello per Attack Time, Decay Time e Sustain Level; un apposito interruttore REL permette di usare il tempo di Decay di ciascun inviluppo per regolarne anche i rispettivi Release Time o di limitare la cosa al solo inviluppo di amplificazione (lasciando l’inviluppo di filtraggio al più percussivo comportamento ADS). Il solo inviluppo di filtraggio può essere convertito in funzionamento Multi Trigger, usando il selettore MTRIG. In questo modo, anche se si suona legato, ad ogni Nota On ci sarà nuovamente l’innesco dell’inviluppo. La differenza pratica, tra Single e Multiple Trigger è proprio nella maggior facilità esecutiva che il secondo modo offre rispetto al primo: per articolare tutte le note, non è necessario staccare con tecnica pianistica durante l’esecuzione. Se, ovviamente, volete avere il risultato più wakemanescamente originale, meglio lasciare tutto su Single Trigger.
I due inviluppi possono essere innescati (tutti e due simultaneamente, attenzione…) da: una tensione di Gate ricevuta al Gate Input del pannello posteriore, un codice MIDI Nota On ricevuto al connettore MIDI In o alla porta USB (ulteriori particolari in seguito), l’esecuzione di uno Step di sequenza interna all’apparecchio; in aggiunta a tutti questi sistemi, si può usare anche il ciclo di LFO per creare interessanti incastri di modulazione.
Delay
Un delay dentro al sintetizzatore è sempre un dono del Cielo. Un delay che sia anche sincronizzabile via MIDI semplifica ancora di più la vita del musicista dotato di velleità berlinesi. La sezione Delay di SE-02 (non sappiamo, dalla documentazione in nostro possesso, se la linea di ritardo sia ottenuta attraverso componentistica analogica BBD di vecchia scuola o se invece la sua timbrica calda è frutto di una modellazione numerica…) offre un secondo e mezzo abbondante di Delay Time in modalità non sincronizzata. Se si aggancia il Delay Time al MIDI Clock, l’intervallo utile diminuisce, ma mantiene sufficiente lunghezza per garantire ribattute ai quarti (ovviamente, non a 30 BPM…), agli ottavi dotted e a figure ritmiche più dense.
La dotazione dei comandi è semplice: bilanciamento AMOUNT tra i segnali Dry e Wet (che supplisce alla mancanza di un vero e proprio On/Off), quantità di ribattute REGENERATION regiolabili fino al congelamento in Feedback Loop (Il segnale non cresce e non cala: rimane inchiodato sul guadagno unitario, pur offrendo un timbro più povero di acute per le ribattute) e, ovviamente, Delay Time. Quest’ultimo, quando il Delay è sotto sincrono MIDI, diventa un controllo di Time Division. In generale, l’escursione del Delay Time è molto più ampia quando il modulo non è sincronizzato; potete fare la vostra scelta…
Con i delay lunghi, si creano incastri ipnotici sulle sequenze e sui fraseggi – consigliatissimo, per gli amanti dei Tangerine Dream e di Klaus Schulze, l’impiego delle ribattute agli ottavi dotted – con i delay molto corti, si può raggiungere la pasta metallica tipica dei sistemi Karplus-Strong opportunamente mandati in eccitazione.
Accelerando o rallentando il delay, con o senza sincronizzazione, l’intonazione delle ribattute viene alterata in modo molto analogico.
Low Frequency Oscillator
E’ regolabile in velocità (Rate), scelta della forma d’onda (sinusoide, triangolare, dente di sega, rampa, quadra, impulsiva 1 e 2, random smooth e random stepped), amount su Pitch degli oscillatori e amount su filtro (i due amount sono indipendenti dal percorso di modulazione scalabile attraverso Modulation Wheel e controllo Wheel Mix precedentemente incontrato). In aggiunta, è possibile dosare, con gli interruttori a tre posizioni MWHL, l’intensità ruotata attraverso la Mod Wheel con i gradi Off, Half e Full.
Con l’interruttore MODE, si influenza il comportamento della modulazione; in questo modo, si può avere un unico ciclo di modulazione (posizione 1X), si può resettare il ciclo di modulazione al Key On (posizione KEY), si può intercettare la modulazione in maniera sempre imprevedibile (posizione FREE).
Tanto il ciclo della modulazione LFO quanto il Delay Time possono essere sincronizzati al MIDI Clock in maniera singola o comuulativa.
Glide
Può avere andamento lineare o esponenziale (con un progressivo rallentamento sulla parte finale della traiettoria); la velocità è regolabile liberamente dal musicista. Manca la possibilità di subordinare l’inserimento del Glide alla sola esecuzione legata. Per ottenere delle efficaci esecuzioni di synth bass, conviene alternare l’uso della mano sinistra sulle wheel e sul glide time (a meno di non avere sufficiente tecnica col pitch bend da riuscire a simulare l’inserimento arbitrario del glide).
La prossima volta, affronteremo gli altri argomenti – appena più complessi di questi per la loro apparente “evanescenza hardware”. Stay tuned.
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