Indent: distorci, filtra, modula. Con l’Unicorno.
Distorcere è un’arte. E con Indent – sulle prime distribuito gratis da Unfiltered Audio sulla piattaforma Plugin Alliance – diventa un’arte raffinata: cesellare con l’accetta, perché no?
Di Jacopo Mordenti
La formula vincente alla base di Indent, probabilmente, più che nei singoli, diversi stadi di trattamento del segnale sta nella logica semimodulare che permette di combinare questi stessi stadi: la somma è superiore alle parti, insomma, è soprattutto è fluida.
Entriamo nel dettaglio? Indent offre non uno, ma due stadi di distorsione del segnale: IN – a monte della catena – e OUT – a valle. In virtù del principio in base al quale si fa presto a dire “distorsione”, entrambi gli stadi permettono all’utente di scegliere fra quattro algoritmi:
- Soft Clip, più per una certa ruvidezza dal sapore analogico che non per una distorsione vera e propria. Rustico.
- Hard Clip, per una distorsione digitale che non ammette alibi: esaurita la gamma dinamica a disposizione, il segnale in eccesso viene piallato. Incarognito.
- Wavefold, per ripiegare su se stesso il segnale in distorsione, fino ad alterarne la percezione in fatto di frequenza. Sinistro.
- Overfold, per arricchire il wavefolding di cui sopra con un’ulteriore dose di overdrive. Irriducibile.
Si intuisce facilmente come il segnale risultante – tanto più se si manda in distorsione sia lo stadio di ingresso sia quello d’uscita – possa soffrire di un certo ingombro. Poco male: Indent permette di regolare sia il rapporto tra segnale processato e segnale pulito (via Mix: largo alla distorsione parallela!) sia il volume di uscita generale (via Trim). Soprattutto, Indent permette di filtrare il segnale fra IN e OUT attraverso un LPF risonante: il manuale a corredo – solitamente puntuale – non specifica di che pendenza stiamo parlando, ma al netto di ciò ci vuole poco a intuire quanto un simile stadio di trattamento, in una simile posizione, possa rivelarsi una manna dal cielo, tanto più in ragione di una certa, spiccata modulabilità.
… E qui arriviamo al quid di Indent: la presenza di ricco parco di modulatori per automatizzare – previo collegamento di appositi cavi virtuali: modulare è bello, recita l’adagio – un po’ tutti i parametri in gioco. Si direbbe che i ragazzi di Unfiltered Audio abbiano voluto dare fuoco alle polveri, mettendo l’utente nelle condizioni di schierare contemporaneamente fino a sei modulatori attingendo a un parco animato da LFO, Input Follower, Sample & Hold Noise, Macro Control. A fronte della ricorrenza di alcuni parametri – come dire? – di utilità generale, quali la velocità (assoluta o agganciata ai bpm), l’escursione (monodirezionale o bidirezionale), l’indice di modulazione (positivo o negativo), balza agli occhi come ogni tipo di modulatore abbia il suo specifico set di parametri su cui intervenire: una sinusoide non è una dente di sega che non è una quadra, evidentemente, per non parlare delle magnifiche sorti e progressive di cui è capace un Input Follower programmato a dovere. Come se non bastasse, nulla vieta di impiegare un primo modulatore per modularne un secondo: la pallina di neve che diventa valanga, per i più smaliziati. I più edonisti, peraltro, possono godersi lo spettacolo anche visivamente, lasciandosi ipnotizzare dall’ampio visualizzatore che troneggia al centro di Indent.
Una prova su strada chez l’Invisibile Unicorno Rosa vogliamo concedercela? Il pezzo appena sopra ospita una parte generata dal Collision di Live!: uno xilofono semplice semplice di cui è stato automatizzato il decay, che alla bisogna (ovvero intorno a 1:30) passa da 206 a 502 ms. All’incremento del decay da manforte l’attivazione di Indent:
E’ tutto nero su bianco:
- L’IN è distorto via Hard Clip, l’OUT via Overfold. Entrambi gli stadi sono parzialmente modulati da un LFO con onda a metà fra triangolare e dente di sega, onda che viaggia bidirezionalmente agganciata al clock del pezzo. Occhio, però: l’indice di modulazione è speculare fra la prima e la seconda sorgente, il che significa che la distorsione Hard Clip e quella Overfold si danno il cambio. Letteralmente.
- La frequenza di taglio del filtro – in partenza modesta, ma non nulla – è parzialmente modulata dall’Input Follower. Strategico il parametro Smooth, che pilota la reattività nell’agganciarsi al segnale in ingresso: a conti fatti quello che ci si trova per le mani è un inviluppo triggerato dallo xilofono, e se si volesse essere appena più raffinati si potrebbe valutare di modulare – magari con un apposito modulatore – anche la risonanza, staticamente fissata su valori pronunciati.
In attesa di individuare la prossima parte da devastare, buon ascolto e buona distorsione!
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