I Pro e i Contro della musica digitale in rete

Written by Paolino Canzoneri on . Posted in Tutorial

“Chi più ne ha, più ne metta”. Si potrebbe usare questo detto comune e riferirlo espressamente alla mole oceanica di musica in formato mp3 disponibile nel web che colma e satura interi hard disk con una semplicità spiazzante. Parliamoci chiaro, ormai l’ascolto di tutto il quantitativo di musica digitale acquisibile e scaricabile con pochi click richiederebbe il tempo di almeno altre tre vite cadauno e il tutto accade con una serenità e una pacatezza che però mostra degli effetti collaterali non indifferenti. Ma andiamo in ordine.

Di Paolino Canzoneri

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Il progresso tecnologico informatico degli anni 90 oltre a cambiare le nostre abitudini di vita, ha evidenziato per i files musicali quanto fosse necessario inventare un codice, un algoritmo in grado di ridurre la grandezza, ossia il “peso” del file, e allo stesso tempo preservare il più possibile la qualità del suono. Con la compressione dei file e l’invenzione del codec MP3 (per fare l’esempio storicamente più diffuso), si è arrivati a poter diffondere, scambiare, vendere e anche rubare praticamente intere discografie che una volta messe in rete non ne si può piu arrestare la diffusione, per non parlare della “sacrilega” separazione dei brani di concept album che non andrebbero separati e venduti singolarmente disgregando cosi l’opera complessiva.

Questo in primis ha consentito la fruizione di musica autoprodotta e ha definitivamente espanso la presenza di artisti o pesudo tali che nella rete garantiscono la propria presenza offrendo all’ascoltatore una immensa scelta per tutti i gusti. Artisti di talento o ancora acerbi e immaturi, nella rete c’è posto per tutti. Per gli appassionati di musica, quelli veri, quelli magari nati negli anni 60 come il sottoscritto che ascoltavano vinili fino a lacerare l’intero solco degli LP comprati con i sudati risparmi delle paghette settimanali dei genitori; quelli che in sostanza arrivavano a memorizzare all’unisono brani e fruscio del solco annesso; quelli che a forza di sentire per giorni e giorni lo stesso LP conoscevano a memoria l’ordine dei brani del vinile e che contemplavano in catalessi le copertine degli album con gli occhi illuminati di gioia. Questa generazione ha dovuto fare i conti con un progresso tecnologico che ha decuplicato la musica disponibile per l’ascolto privato ma ne ha causato anche una sorta di dispersione ed assenza di assimilazione dell’album stesso. Posseggo castelli immensi ma non ho mai scrutato a dovere le singole stanze. E tutto questo per le nuove generazioni ha fomentato una ignoranza abissale sugli artisti che hanno segnato la storia della musica.

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La confusione regna sovrana e la strada del “pressapochismo” è divenuta maestra. Confondere generi e sottogeneri o copertine di capolavori assoluti e sopratutto confondere le paternità di brani storici rivela quanto l’abbondanza a volte condanni ad una sorta di ignoranza indotta. Non è certo necessario essere degli studiosi e scenziati della musica, per carità, ma quando sento confondere brani dei Pink Floyd attribuiti agli Yes o nel filone della musica elettronica sento confondere Kraftwerk con i Daft Punk, beh viene la nausea allo stomaco e prende la voglia di praticare al più presto un harakiri come atto liberatorio da cotanta mediocrità. La musica quindi necessita perentoriamente di ascolti attenti e per gli artisti che hanno rappresentato la storia o che si sono rivelati protagonisti fondamentali per certi passaggi epocali, serve ascoltare con calma e con dovizia l’intera discografia lasciando che col tempo gli accordi, le note e gli arrangiamenti entrino nel nostro dna consentendoci di assimilare e comprendere perfettamente l’imponente talento creativo e la capacità compositiva. La musica da sempre è colonna sonora della nostra vita e va vissuta con estremo rispetto e apertura.

Solo questo infonde un piacere unico e apre la nostra concezione e le nostre orecchie a tanta musicalità a venire.

 

 

 

 

Comments (6)

  • Dario

    |

    Ciao.
    Non penso che la colpa, sempre che di colpa si parli, sia da dare alla musica digitale.
    Anzi, questo mezzo riesce a portare la musica a tutti, anche auto prodotta. Non la vedo come una cosa così brutta. Come credo che nel moderno ci sia moltissima musica valida.

    Secondo me la musica va semplicemente educata. Poi, come tutte le cose istintive, da piacere o provoca disgusto indipendentemente dal mezzo.

    Dario

    Reply

    • Paolino

      |

      Ciao Dario,
      ..si infatti credo che l’abbondanza sia una cosa positiva ma viviamo in un mondo che corre e che ha sempre meno tempo per concentrarsi attentamente nell’ascolto e questo poi causa una confusione e una dispersione. Non credi?

      Paolino

      Reply

  • glauco

    |

    sono completamente d’accordo con te però devo ammettere che l’era digitale se da una parte inonda di tutto un pò lasciando nullo il tempo alla assimilazione (e spianando verso il basso il livello di mediocrità) dall’altra ci permette, quando non fruitori ma creatori della musica, un livello assai alto di qualità, che un tempo era ai comuni mortali proibito.
    insomma ogni medaglia ha il suo rovescio

    Reply

    • Paolino

      |

      Si, lo penso pure io

      Paolino

      Reply

  • Hunnytheurry

    |

    Il problema riguarda tutta la cultura diffusa. L’eccesso di diffusione non solo sta abbassando la qualità, o soprattutto la visibilità, di ciò che è richiesto/diffuso, ma sta anche livellando verso il basso il livello di acquisizione della cultura, creando un fenomeno di perdita di memoria alla quale indissolubilmente è legata l’identità dell’individuo. Rifkin agli inizi del 2000 scriveva “dall’era del possesso all’era dell’accesso” definendo il salto culturale che il web stava, e tuttora sta, diffondendo che è paragonabile ad altri periodi storici quali l’introduzione della scrittura e l’introduzione della stampa, anche se nei due appena citati è oramai noto il passo in avanti.
    Gli effetti di questa nuova situazione li vedranno bene solo i nostri successori… ci vorranno molti anni.

    Per adesso è così.

    Ottima analisi Enrico: grazie come al solito!

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  • Enrico Cosimi

    |

    Ringrazio, ma l’articolo è di Paolino Canzoneri

    Reply

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