Wavetable: la sintesi del camaleonte

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Tutorial

In principio era la forma d’onda, dannatamente statica. Sì, certo: il contenuto armonico di essa poteva essere filtrato, così da alterarne – magari dinamicamente – il profilo, ma ciò non toglie come – per dire – una dente di sega rimanesse di fatto una dente di sega, pure data in pasto al più bieco passa basso modulato dal più bieco inviluppo.

di Jacopo Mordenti

Poi, la luce: nel 1978 Wolfgang Palm, la mente di PPG, rilascia il Wave Computer 360, con il quale si affaccia sul mercato il concetto di wavetable. L’unico oscillatore della macchina non produce una forma d’onda, bensì legge una tabella che ne ospita, una dietro l’altra, un certo numero: in prospettiva, modulare tale lettura spalanca le porte a timbri nuovi, cangianti, evolutivi. Roba da camaleonti.

 

Tutto rose e fiori? Macché: la creatura di Palm, priva di qualsiasi stadio di filtraggio, pure polifonica risulta troppo acerba per colpire davvero nel segno. Riscontri degni di questo nome si cominciano ad avere nel 1981, quando la PPG rilascia il Wave 2: a valle dell’unico oscillatore previsto dall’architettura della macchina viene posto un filtro passabasso, atto a rintuzzare l’asprezza digitale della generazione sonora. Il salto di qualità definitivo avviene però a partire dall’anno successivo, quando il Wave viene portato alla versione 2.2. La maturazione si direbbe raggiunta: la macchina offre non più uno ma due oscillatori, i quali accedono a 32 wavetable ospitanti ognuna 64 forme d’onda; a valle della generazione viene posto un filtro passabasso basato su chip SSM2044, nonché un rudimentale sequencer. Non basta: viene concepito un sistema che, di fatto, possa ampliare ad libitum gli orizzonti timbrici della macchina: è il Waveterm A, deputato al campionamento (a 8 bit) di forme d’onda e al conseguente allestimento di nuove wavetable. L’abbinamento Wave/Waveterm raggiunge i massimi livelli un paio d’anni più tardi con il Wave 2.3 e il Waveterm B: l’utente si ritrova per le mani una combinazione che gli garantisce multitimbricità (nell’economia delle otto voci di polifonia, beninteso), lettura del campione a 12 bit (a fronte perdipiù di un campionamento a 16 bit), ed en passant MIDI di serie.

Sul finire degli anni ’80 la PPG fallisce: sic transit gloria mundi. Il bagaglio tecnologico alla base del successo della serie Wave passa ad un’altra azienda tedesca, la Waldorf, che si direbbe avere ben chiaro quanto ghiotta sia la strada della sintesi per wavetable: già nel 1989 rilascia il MicroWave, capostipite di quella fortunata serie di expander e tastiere che, nel volgere di un decennio scarso, annovererà Wave (1993), MicroWave 2 (1997), Microwave XT (1998), MicroWave XTk (1999). La logica del MicroWave ricalca quella del Wave 2.2/2.3: due oscillatori con accesso a 32 wavetable a monte, un filtro passabasso a quattro poli (Curtis CEM) a valle; in mezzo ampie capacità di modulazione e, non ultima, la possibilità conferita all’utente di disegnare ex novo altre 32 wavetable (almeno a partire dall’aggiornamento del sistema operativo alla versione 2.0, nel 1994). Se è vero che l’interfaccia utente si riduce ai minimi termini o quasi, è anche vero che per una volta buon suono e portafoglio vanno a braccetto: cos’altro desiderare?

Volendo però guardare al nuovo, cosa offre oggi il mercato dell’hardware in fatto di sintesi per wavetable? La “nuova” Waldorf, risorta dalle sue ceneri appena pochi anni fa, ha rispolverato il concetto nello stuzzicante Blofeld. Ma, a ben guardare non è sola: la lettura dinamica delle tabelle è offerta ad esempio anche dall’Ultranova di Novation. Posto come la condicio sine qua non per divertirsi sia una wavetable e un modulatore, vediamo in quanti e quali modi dare fiato alle trombe:

Il classico: la wavetable & l’inviluppo

Ah, il gusto della semplicità! L’oscillatore 1 dell’Ultranova legge la prima delle 36 wavetable a disposizione, a partire dalla prima delle nove forme d’onda contenuta in essa (PW/Idx: -64). Mettendo mano al primo slot della matrice di modulazione, rendiamo dinamica tale lettura: quale sorgente di modulazione scegliamo l’inviluppo 3, quale destinazione il parametro 01PW/Idx; contestualmente, portiamo la profondità di modulazione al massimo, +64.

Non ci resta che intervenire sui valori dei segmenti ADSR dell’inviluppo 3 (e in particolare sul segmento di attacco, da gustarsi len-ta-men-te)… e suonare: sentiremo l’oscillatore 1 scandire una dopo l’altra le forme d’onda contenute nella wavetable selezionata, obbedendo ai tempi e ai valori dettatigli dall’inviluppo 3. Suggestivo, no? Se si considera come il quadro si possa facilmente impreziosire con ulteriori oscillatori, modulatori, filtri, effetti e stratagemmi, si capisce come le porte di un bel pad cangiante siano spalancate.

L’ossessivo: la wavetable & l’LFO

Alziamo il tiro: regoliamo l’oscillatore 1 perché legga, sì, la prima delle 36 wavetable a disposizione, senza tuttavia posizionarsi all’inizio di essa quanto piuttosto a metà (01PW/Idx: 0). Poste le medesime destinazione e profondità di modulazione, quale sorgente scegliamo l’LFO 1 +/-, di cui andiamo a regolare forma d’onda (diciamo sinusoidale) e velocità di ciclo (diciamo 64): suonando, sentiremo l’oscillatore scandire le forme d’onda verso un estremo della tabella, per poi invertire il senso di marcia, ripassare per il punto di partenza e puntare all’estremo opposto: e così all’infinito. Optare per una diversa forma d’onda dell’LFO può portare a risultati finali profondamente diversi, giacché di fatto è il profilo dell’onda – al pari dei segmenti dell’inviluppo – a dettare la traiettoria della lettura della wavetable

Non ci credete? Provate così: da una parte selezionate, quale forma d’onda dell’LFO, una cosiddetta Sample&Hold, dall’altra agganciate la velocità del ciclo ai sedicesimi di uno specifico clock espresso in bpm; quella che otterrete sarà una modulazione dalla forte valenza ritmica.

Il delirante: la wavetable & l’LFO & l’inviluppo

E se quello che state cercando fosse il caos? Prendiamo spunto dall’esempio precedente, allestendo una patch dove la lettura della wavetable da parte dell’oscillatore 1 è modulata dall’LFO 1 con forma d’onda sinusoidale; aggiungiamo al piatto un ulteriore modulatore – l’inviluppo 3, per mezzo dello slot di modulazione 2 – e destiniamolo non a sua volta alla lettura della wavetable, bensì alla velocità dell’LFO (L1Rate). Non ci resta che regolare con raziocinio la profondità di questa seconda modulazione (XXX) e allacciare le cinture: la scansione procederà accelerando prima (pilotata dal segmento di attacco dell’inviluppo 3) e decelerando poi (pilotata dal segmento di decay), attestandosi infine, quanto a velocità, sui valori espressi dal segmento di sustain. L’ottovolante della sintesi per wavetable è in partenza!

 

Vedere e ascoltare con le orecchie ben aperte…

 

 

 

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Comments (35)

  • Lorenzo

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    Bello, ma dal lato software che alternative ci sono?

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    • dxmat

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      Software?
      Waldorf PPG wave 2.v, un classico.

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  • Enrico Cosimi

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    senza andarsi troppo a cacciare nei guai, Massive di Native Instruments e Malström nel Reason Rack…

    Reply

  • Dropout

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    http://youtu.be/hyMR8DSLHSc
    Ad ascoltare, il wave 360 non era poi così tanto malvagio… posso solo immaginare cosa fosse sentire questo genere di suoni dopo decenni di sintesi sottrattiva!

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    • Enrico Cosimi

      |

      beh, più che il wave 360 (ne giravano veramente pochi, all’epoca…), il grosso shock culturale sono stati il PPG 2.2 e il 2.3! Hanno segnato il suono degli Anni 80 :-)

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  • Dropout

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    Un’altra evoluzione interessante della wavetable, da segnalare, è la sintesi vettoriale di Smith e Bowen (Sequential Circuit), tecnologia poi migrata a Korg.

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    • Jacopo Mordenti

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      … In effetti, chissà che in futuro non si facciano due chiacchiere sui vettori e sulle wavesequences della Wavestation.

      Reply

  • Enrico Cosimi

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    quella che ora Bowen, nel suo Solaris, chiama “Rotor Mode”…

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  • giovanni

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    Ma, per esempio, parlando del Roland J800, anche se non c’è un tipo di struttura a wavetable, i parametri che possiede sono tali da configurare una evozione del suono anche molto profonda, presentando 4 suoni distinti con la possibilità una diversa evoluzione temporale, per quanto riguarda tutti gli inviluppi, pitch, TVF e TVA. Questo da la possibilità di una evoluzione del suono nel tempo sempre diversa. O sbaglio?

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    • Jacopo Mordenti

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      Non sbagli, Giovanni. Tuttavia il lavoro di programmazione a monte sarebbe cospicuo, così come intervenire sul timbro generale, nel corso dell’esecuzione, potrebbe rivelarsi farraginoso.

      Reply

      • Giovanni

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        Ti ringrazio della risposta. Certamente le modifiìche del timbro in escuzione sono, alcune volte, difficilmente prevedibili se non si ha una conoscenza approfondita della funzione dei diversi parametri (come accade a me!). Ma il risultato finale è comunque un suono in costante evoluzione che mi pare (posso solo dire mi pare perchè non ho un confronto diretto da poter fare) non abbia nulla da invidiare ai famosi tibri evolutivi dei synth a wavetable…

        Reply

  • Enrico Cosimi

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    una sorta di macro tabellona per synth tones…

    Reply

  • mirko

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    Buongiorno,
    una domanda l’ensamble di Reaktor Limelite può essere considerato un plugin che lavora in wavetable?
    Io sto cercando un plugin che, come il Limelite, piloti attraverso uno stepsequencer, dei piccoli frammenti di campioni audio.

    Grazie

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    Limelite usa dei moduli di Sampler, con possibilità di variare lo start play per ciascun campione; concettualmente, può essere considerato abbastanza simile alla possibilità di spostarsi all’interno di una tabella, ma è molto più limitato… quantomeno, si tratterebbe di una tabella “mono dimensionale”, con un singolo (lungo) campionamento che può essere indirizzato a salti o seguendo un percorso lineare; una tabella che si rispetti potrebbe avere dimensioni X e Y uguali, magari con 128 passi orizzontali PER 128 passi verticali…

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    comunque, nella user’s library di reaktor – raggiungibile sul sito Native Instruments – c’è una categoria SAMPLER che è gonfia di ensemble fatte sfruttando le wavetable…

    facci un giro! :-)

    Reply

  • mirko

    |

    La ringrazio, sempre gentilissimo. Questo sito è un vero tesoro.
    Io mi trovo molto bene con il Limelite a livello di risultati creativi, il problema è che, e qui attirerò le ire del sig. De Simone, la qualità sonora che ne tiro fuori è proprio brutta e non so il perché.
    I sample che dò in pasto al Limelite sono di ottima qualità se ascoltati singolarmente ma quando li carico nel modulo POD, cominciano ad essere tutti plasticosi e sgranati anche disattivando TUTTI gli effetti e altri fronzoli.
    Credo sia proprio un problema di scrittura dell’ensamble: forse i relativi filtri o non so che altro.

    Reply

    • Attilio De Simone

      |

      Carissimo Mirko, non vedo perchè un tuo problema debba essere fonte delle mie ire. Secondo me con il Limelite non riesci a fare quello che vuoi perchè probabilmente non è lo strumento adatto ai tuoi scopi. Il Limelite manipola molto i campioni. Abbiamo il comando di gain, il drive della saturazione, due tipi di shaper, i filtri e tutta una catena effetti finalizza soprattutto ad orientare i suoni in una dimensione lofi e noise. Se ascolti anche i preset e le librerie del Limelite non hai mai dei suoni puliti ed orientati verso gli stili musicali che imperavano nel momento in cui il Limelite venne concepito (ad occhio, una decina d’anni fa). Se vuoi che un campione suoni esattamente come lo hai campionato probabilmente devi usare un campionatore o un player, perchè il Limelite tratta volutamente il suono in modo da farne degradare la qualità. Se ti trovi bene a lavorare con il pannello del Limelite, dovresti trasferirlo all’interno di un campionatore o di un player differente, in questo modo abbini la praticità che hai riscontrato nel Limelite ad uno strumento che ti dia l’agio di restituirti i campioni proprio come li hai realizzati tu. Comunque quando ho tempo provo ad importare qualche campione e ti faccio sapere se il problema è riconducibile alla mia ipotesi e quindi non si può fare nulla, oppure se configurando l’ensemble in un certo modo si riesce ad ottenere un passaggio trasparente del campione.

      Reply

      • Attilio De Simone

        |

        Ciao Mirko,
        mi sono andato a vedere la struttura del Limelite. Il campione caricato dal sampler entra dentro ad uno shaper, dove subisce tantissimi trattamenti distorsivi, poi finisce in in un filtro, e poi accede a tutta la catena di effetti, orientata molto a degradare i suoni che le vengono dati in pasto. Come puoi pretendere che da questa architettura, volutamente costruita in questo modo, il tuo suono venga replicato così come lo hai campionato tu? Non è possibile. Devi trovare un altro metodo di lavoro. Se entri nell’ensemble puoi salvare solo il sequencer del Limelite, lo esporti, ti crei un nuovo ensemble più semplice e fai gestire i campioni dal sequencer del Limelite che avrai avuto cura di importare e di cablare virtualmente.

        Reply

        • mirko

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          Gentilissmo sig De Simone, innanzitutto grazie per l’aiuto.
          Ieri ho fatto ulteriori prove e confermo che il modulo POD del Limelite con i sample caricati da me, è proprio quello che vado cercando da tempo per questo vorrei provare ad insistere con questo plugin.
          Lei potrebbe aiutarmi a creare un ensamble che partendo dalla struttura del Limelite e mantenendo il suo sequencer ed il player ma eliminando tutti i trattamenti distorsivi restituisca l’ascolto del materiale audio il più pulito possibile?
          A livello di “costruzione” degli ensamble io non saprei nemmeno da dove cominciare.

          Grazie infinite

          Reply

          • Enrico Cosimi

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            possibile che tra TUTTE le ensemble liberamente disponibili sulla user’s library nel sito N.I. non ce ne sia una che vada bene per i tuoi scopi?

            controlla nelle categorie “sampler”, “synthesizer”, “sequenced synthesizer” e “wavetable synthesizer”… 😉

            Reply

          • Enrico Cosimi

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            in ogni caso, togliere di mezzo le saturazioni è semplice: entri nella STRUCTURE WINDOW delle macro che contengono le distorsioni e le bypassi “saltandole” direttamente, cioè collegando direttamente uscita del modulo precedente con ingresso del modulo successivo…

            oppure, in maniera meno drastica, sul pannello comandi, le metti al minimo

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Si, questo è il metodo corretto, devi bypassare le connessioni che ti conducono nello shape e nel filtro e porti direttamente l’output della macro del lettore campioni nell’input dell’uscita.

            Reply

          • mirko

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            Ho passato una notte insonne a cercare, ma non ho trovato nulla di simile a livello di risultato.
            Con il limelite carico 4 o 5 sample carico lo step sequencer e ottengo subito cose meravigliose.
            Questa sera proverò a modificare l’ensamble e domani mattina sarò qui a elemosinare nuovamente il vostro aiuto.
            Vi ringrazio ancora.

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Una domanda: quando carichi i campioni negli altri ensemble, suonano come vorresti tu? Non puoi provare a crearti un ensemble con le caratteristiche operative del Limelite ma con le caratteristiche sonore che tu richiedi?
            Capisco che la programmazione non sia agevole, ma vere il Reaktor solo per usare gli ensemble di default o quelli sviluppati da terzi significa usare lo strumento al 40%. Infatti tu hai delle esigenze individuali che non riesci a soddisfare con gli strumenti a disposizione. E allora devi crearlo tu. Sfrutta questa possibilità determinata da una tua esigenza insoddisfatta per studiare gli ensemble e crearne una che faccia proprio quello che vuoi.

            Reply

          • mirko

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            Dipende dagli ensamble: in alcuni sì e in alcuni no: come dice lei dipenderà da come sono costruiti.
            Le caratteristiche operative che mi servirebbero sono proprio quelle del Limelite. Tenterò di fare il reverse engineer e vediamo cosa salta fuori ma sicuramente avrò bisogno del suo aiuto.
            Cordialità

            Reply

  • Enrico Cosimi

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    ma suonano male TUTTE le ensemble di reaktor o solo limelite? e, dentro limelite, suona male tutto o solo le cose che carichi tu?

    se suona tutto male, potrebbe essere un problema di configurazione, di interfaccia, eccetera;

    Reply

  • mirko

    |

    Suona male solo il limelite che è proprio quello che mi serve ahimé.
    In generale i pattern di fabbrica sono discreti ma niente di eccezionale,
    anche perché si tratta di piccoli shot percussivi.
    Io invece carico dei piccoli sample di suoni di synth e chord e lì si perdo davvero molto. Farò degli export audio così potrete ascoltare anche voi.
    Le configurazioni sono ok, anche perché altri ensamble suonano bene.
    Non sono un esperto ma credo che sia proprio la progettazione del Limelite che vada a degradare i sample ed è davvero un peccato.

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    beh, ma se con i tuoi suona ancora peggio, parte della responsabilità dipende da cosa ci metti dentro… 😉

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    comunque, suila loro user’s library sicuramente troverai altri sample/wavetable player…

    Reply

  • mirko

    |

    Una domandina:
    sto leggendo l’application reference del Reaktor.
    Qual è la differenza tra il caricare un sample direttamente nella Sample Maps Editor e creare io una mia Simple Sample Map?

    Grazie

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      ben poca differenza: in un caso, usi una sample map “iniziata” da qualcuno; nell’altro, parti da zero… :-)

      Reply

  • mirko

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    Alla fine mi sono arreso: non riesco a creare un ensamble che rispecchi quello che ho in testa.
    Qualcuno di voi potrebbe crearlo per me a pagamento su mie indicazioni?

    Grazie

    Reply

    • Enrico Cosimi

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      domandina cattiva cattiva: ma la tua copia di reaktor è ufficiale?

      perché, nel caso, prima di gettare la spugna, potresti prenderti una giornata all’interno della loro user’s library e passarti in rassegna TUTTE le programmazioni depositate; possibile che, tra giga e giga e giga di materiale non si sia nulla che faccia al caso tuo? 😉

      Reply

  • mirko

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    Sì sì è ufficiale: dopo la pubertà ho messo la testa a posto e ho detto basta ai crakkoni.Meglio poca roba ma sfruttarla il meglio possibile. Possiedo il Komplete 8.
    Ho già controllato abbastanza a fondo (ma domani ricontrollerò) e non trovo quello che serve a me ovverosia: un sampler che legga campioni wave pilotato da uno step sequencer: that’s it!
    L’unica cosa che chiedo è che suoni davvero bene e cioè che riproduca fedelmente il sample in entrata.
    Niente effetti, niente granularizzazioni etc…

    Reply

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