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KORG MS-20 Kit: cronache di un montaggio

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Questo testo potrebbe anche chiamarsi: un tranquillo weekend di paura… scherzi a parte, montare il KORG MS-20 Kit è facile e divertente; se avete un minimo di esperienza di modellismo o, più prosaicamente, se avete già cambiato l’interruttore della luce in salotto – e non siete rimasti fulminati – avete più esperienza di quella necessaria per assemblare l’apparecchio.

Di Enrico Cosimi

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Prima di procedere nella narrazione, un doveroso ringraziamento a Mario Bianco che ha fattivamente collaborato al montaggio, rendendo tutto più facile e divertente; le operazioni sono state gradevolmente sonorizzate dallo KNAS Polygamist lasciato in un’esaltante drone self-evolving patch, ma questo è un altro discorso.

Un altro, altrettanto doveroso ringraziamento, deve essere condiviso tra la EKO Music Group (attraverso gli sforzi di Simone Giacchetti e Giovanni Matarazzo), ditta importatrice ufficiale del marchio KORG in Italia e il centro Bandiera in Roma, per aver velocissimamente fatto materializzare il kit necessario alle prove.

Arturia BeatStep: all’atto pratico – Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Abbiamo fatto conoscenza con il piccolo sequencer/controller di Arturia; ora il momento di spostare la nostra attenzione sul MIDI Control Center, cioè sul programma free che permette la personalizzazione di tutti i parametri ritenuti significativi per il funzionamento dell’intero meccanismo.

Di Enrico Cosimi

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 Dopo aver agito con la sincronizzazione, si ottiene il trasferimento in MCC di tutto il contenuto ospitato nelle 16 + 16 memorie interne a BeatStep. A questo punto, siamo pronti per editare, salvare o programmare ex novo quello che riteniamo più opportuno. Inutile dire che, entro certi limiti “analogici”, si può lavorare con BeatStep senza mai ricorrere al programma MCC – in pieno stile Anni 70 – ma, superata una certa soglia di complessità, specie se si vuole accedere alle lusinghe del mondo moderno, il programma MCC diventa indispensabile. 

Arturia BeatStep: all’atto pratico – Prima parte

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Uno step sequencer è un “automatore di note” concepito per facilitare la ripetizione incondizionata di un numero relativamente ristretto di eventi, siano essi note articolate o valori parametrici assegnabili a controlli ritenuti degni di modulazione all’interno della struttura di sintesi. Dopo i primi esperimenti analogici di Buchla, Scott e Moog, ma – prima ancora – anche dopo le prime sperimentazioni numeriche di Mathews e Zinovieff, il mondo della musica elettronica ha velocemente interiorizzato le caratteristiche peculiari collegate alla feroce ripetizioni di otto, dodici, sedici o più eventi precedentemente programmati, scardinando, prima, l’assunto della non modificabilità in tempo reale (basterebbe pensare a Chris Franke e Klaus Schulze dal vivo) e, poi, l’automatismo di collegamento sequencer su oscillatori e inviluppi. 

Oggi, Arturia mette in discussione diverse regole con il nuovo BeatStep, un apparecchio hardware (coadiuvato da un MIDI Control Center liberamente scaricabile) destinato – se non altro per il rapporto Q/P – a far parlare a lungo di se.

Di Enrico Cosimi

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Costruttivamente, BeatStep ricalca l’impostazione degli ultimi hardware concepiti a Meylan: cabinet con livrea bianco e azzura, ad elevato coefficiente di visibilità, encoder sagomati “in stile Origin”, tastoni retro illuminati, uso discreto delle plastiche, robustezza sufficiente a garantire sopravvivenza on the road.

L’apparecchio dialoga simultaneamente sui tre fronti USB, MIDI e CV/Gate; all’interno della confezione – oltre ad una laconica QuickStart Guide, trovano posto il BeatStep, il convertitore mini jack TRS ⅛” to MIDI e il cavo USB. L’alimentazione può essere ricavata dalla connessione USB.

Attenzione! Contrariamente a quanto si potrebbe pensare ad un primo sguardo, BeatStep può essere usato anche come controller MIDI generico, con cui raggiungere un’ampia gamma  di parametri ritenuti necessari nei plug-in o nelle DAW poste sotto gestione.

Bitwig Polysynth: appunti per la navigazione facilitata – Terza parte

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Chiudiamo “l’argomento Polysinth” affrontando le capacità d’integrazione con FX  e sorgenti di modulazione esterne.

Di Enrico Cosimi

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Inserimento di componenti FX

Con il tasto FX, si abilita la possibilità di concatenare/inglobare un processore effetto nella strip già impegnata da Polysynth; dal menu a comparsa, è possibile scegliere il trattamento audio dedicato (nell’esempio riportato qui sopra, un Single Delay sincronizzato al BPM di progetto).

Synthesizer Factory Synth Machine

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E’ un modulo euro rack che contiene un’intera voce sintetica, composta da due oscillatori, noise, filtro, amplificatore, inviuppo, lfo e diversi punti di connessione. 

Di Enrico Cosimi

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Sviluppato da Thomas Welsh e Michael Schwelkard, la struttura può essere liberamente programmata agendo sul suo pannello frontale. I moduli principali sono: VCO 1, dotato di onda dente di sega, quadra a simmetria variable, fm esponenziale; VCO 2, con analogo corredo di forme d’onda, frequenza regolabile per intervalli paralleli, fm lineare.

Bitwig Polysinth: appunti per la navigazione facilitata – Seconda parte

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Continuiamo con il nostro percorso di avvicinamento a Polysynth targato Bitwig, uno dei più divertenti Instruments disponibili nel nuovo, feroce, antagonista di chi non deve essere nominato…

Di Enrico Cosimi

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Modulazioni

Dentro gli strumenti di Bitwig, le modulazioni sono gestite con una soluzione di fenomenale impatto ed eleganza che merita un approfondimento.

Hornet Modular. Se clone deve essere…

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Pochi fortunati musicisti hanno messo le mani sul vecchio EMS Synthi AKS; ancora meno lo posseggono oggi, facendo quotidianamente i conti con una storia intrisa di fragilità e di complesse interazioni. Oggi, Hornet Modular potrebbe garantire ad altri – non molti, ma sicuramente non pochi… – la possibilità di sperimentare la stessa esperienza.

Di Enrico Cosimi

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Alloggiato dentro una case Explorer – virtualmente a prova di roadie scatenato – il sintetizzatore recupera un buon 95% della filosofia originale AKS e aggiunge diversi tocchi di modernità non sottovalutabili. Partiamo dalle brutte notizie, e poi risaliamo con le caratteristiche tecniche: lo strumento costerà 4999 euro, probabilmente da anticipare in parte al momento del preorder e successibamente da chiudere come final balance al momento della spedizione. Come tanti costruttori “one man”, anche Hornet Modular ha lanciato una sottoscrizione che, se saranno raggiunti quantitativi significativi, permetterà di procedere alla costruzione vera e propria.

Yamaha MG06X: piccolo, ma sentito…

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La necessità di portare, quasi nel taschino della giacca, un mixer in grado di regolare accuratamente un ristretto numero di canali audio, meglio se provenienti da sorgenti disparate, meglio ancora se con accesso ai toni e all’effettistica, ha da parecchio tempo solleticato l’interesse dei grossi produttori di hardware dedicato.

Di Enrico Cosimi

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Per questo motivo, dopo i punti messi a segno da Behringer e Mackie (ma l’elenco potrebbe continuare parecchio), non stupisce l’ingresso a gamba tesa di Yamaha in questo settore: può non sembrare, ma regolare una tastiera, una coppia di microfoni e… basta senza doversi portare appresso tutto l’Andrea Doria è una necessità molto più comune di quanto non si possa credere. Il nuovo, piccolo, MG06 (senza DSP effetto) e MG06X (con DSP effetto) può risolvere veramente tanti problemi del musicista on the move, come del docente itinerante, come – ancora – del performer più o meno occasionale o dell’home producer minimal.

Per questa prova, praticamente in anteprima, abbiamo avuto –  grazie alla cortesia di Yamaha Italia – accesso alla versione più piacevole, quella dotata di DSP effetti incorporato.

Bitwig Polysinth: appunti per la navigazione facilitata – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Recording, Software, Tutorial

Come è facile immaginare, la tanto attesa disponibilità di Bitwig ha creato un vero e proprio polverone tra gli addetti ai lavori: chi ha investito anni di studio e denaro in Ableton Live si interroga sull’oggettiva convenienza di passare ad una nuova piattaforma; chi sta iniziando ora ha di fronte un’alternativa più che valida… insomma, molte discussioni, molti pareri non sempre concordanti, molte caratteristiche da tenere presenti nella valutazione di una DAW che – diciamolo chiaramente – parte già con il piede giusto e non potrà che migliorare. 

Di Enrico Cosimi

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All’interno delle mosse giuste non si può non parlare della dotazione di Instruments (destinata a divenire notevolissima con il prossimo sint modulare) che contiene apparecchi di notevole potenza. Oggi, parliamo di Polysynth, la struttura dedicata alla realizzazione di timbriche analogiche.

Lennar Digital Sylenth1 Polyphonic VSTi Synthesizer – Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software

Prima di tirare le somme, concludiamo la panoramica delle funzioni previste all’interno di Sylenth1.

Di Enrico Cosimi

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La tastiera

Ovviamente, Sylenth1 non ha bisogno di una tastiera virtuale per suonare: con il piano roll o con un qualsiasi controller esterno, si può/si deve lavorare per inserire le note necessarie. Comunque, nella fascia bassa della schermata è riprodotta la tastiera virtuale e il grappolo dei comandi necessari alla sua personalizzazione.

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