ABC del Sound Design – Settima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Ora che sappiamo tutto, diventa facile imbarcarsi per una lunga serie di programmazioni timbriche “tipo”, cioè per costruire sonorità che passeranno dalla configurazione generica alla caratterizzazione funzionale necessaria alle nostre esigenze.

Di Enrico Cosimi

101

Dopo aver recuperato le competenze teoriche, dopo averle reinterpretate alla luce della semplificazione pratica, non rimane che metterle in ordine scegliendole sulla base di cosa serve veramente per configurare il sistema timbrico. Stavamo girando attorno al synth bass…

Synth Bass

E’ una timbrica che, storicamente, deve essere in grado di assolvere alla mancanza di un bassista (riascoltate velocemente Ray Manzarek dei Doors con il suo Rhodes Piano Bass, ma anche K.E.9 del compianto Keith Emerson, o anche tante altre pagine più o meno commerciali del decennio successivo).

Frequenza

E’ semplice: il suono deve essere basso; quindi, ottava a -1 o a 16’ (a seconda del tipo di visualizzazione parametrica disponibile) senza alcun tentennamento.

Quantità di sorgenti sonore

Qui, come già discussso ampiamente altrove, si combatte l’antica battaglia quante, quali, come:

  1. un solo oscillatore garantisce la massima tenuta timbrica; niente cancellazioni, niente imprecisioni; suono efficace, semplice al limite della rozzezza, niente sfumature;
  2. due oscillatori devono essere molto accordati in regime analogico (per fornire la classica timbrica con lento, inevitabile, battimento); il suono diventa carnoso, ma il livello audio può subire cancellazioni, abbassamenti e rinforzi ciclici;
  3. due oscillatori possono lavorare per intervalli paralleli (quinte e quarte e ottave…), in perfetto stile hard rock; non sempre si può fare, ma è divertente;
  4. due oscillatori possono lavorare in ottava evocando gli antichi sistemi di sub oscillazione; si genera un’onda quadra e la si mette all’ottava inferiore; se possibile, si può lavorare con un’onda sinusoide, sempre all’ottava inferiore.

Scelta della forma d’onda

Più la forma d’onda è ricca di armoniche (rampa e impulsiva), più il suono uscirà in mixaggio; più la forma d’onda è cupa (sinusoide e triangolare), meno il suono bucherà il mixaggio; fate la vostra scelta.

Filtro

Nel 99% dei casi, impostate un Low Pass a 24 o a 12 dB/Oct (se preferite, a 4 o a 2 poli); il primo è cupo, fermo, inequivocabile; il secondo è più aperto e aggressivo.

La quantità di Resonance – trattenete i conati… – vi permetterà di caratterizzare il grado di acidità del segnale; niente Resonance per una timbrica ferma e aggressiva, media Resonance per una certa caratterizzazione, ancora più Resonance per l’acidità; Resonance al massimo per i marziani che atterrano.

La quantità d’inviluppo vi garantisce l’articolazione e la percezione dell’articolazione stessa.

Amplificatore

C’è poco da dire: risponde al proprio generatore d’inviluppo e tiene bello forte il segnale.

Inviluppo di filtraggio e di amplificazione

Come deve essere questo suono: percussivo? Attenuate un pochino il livello di Sustain e lavorate con il Decay Time per la pronuncia. Il suono deve essere tenuto e solido come un bordone di organo liturgico? Mettete il Sustain al massimo. Dovete eseguire una sequenza a sedicesimi? Attack al minimo, Decay e Release stretti e Sustain al minimo.

Tutto qui; si tratta solo di sperimentare sulle diverse piattaforme hardware e software che avete a disposizione, avendo cura di memorizzare/salvare tutti i risultati che via via troverete interessanti. 

La prossima volta, ragioneremo sui percorsi di programmazione necessari alla costruzione delle timbriche pad. 

Tags: , , ,

Comments (18)

  • pierpaolo

    |

    salve professore….volevo chiederle…, ma il Waldorf Rocket, synth di basso, in+ parafonico……. può essere più complicato, raggiungere e ottenere un suono di basso diciamo Ricercato, o l aggiunta del Parafonico complica le cose?……ho il Rocket da quasi un anno Prof…..ma non ancora riesco a farlo……Mio…!!!!

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    puoi tralasciare la parafonia e (per fare il basso) concentrati sulle funzioni base di sintesi; scegli la forma d’onda che preferisci, metti il filtro mezzo chiuso, dosa la quantità di inviluppo e regola il decay sulla velocità più adatta al fraseggio che devi eseguire…

    Reply

    • Fabio

      |

      Dopo una vita mi riaffaccia a questo meraviglioso mondo con il mio nuovo singolo waldorf Blofeld, ed ora si studia…
      Dunque prof, non riesco a collocare teoricamente l’effetto finale di diverse impostazioni di forma tra inviluppo del filtro e dell’amplificatore. Esempio: quest’ultimo agisce sul volume quindi sustain medio = volume medio a nota premuta. L’inviluppo del filtro dinamicità la frequenza di taglio nei limiti di volume ovviamente. Girerà quanto vuole per poi finire su un volume di sustain medio. La differenza è sul come? Ho capito bene? Quando parliamo di synth base percussivo non si scappa da un Attack immediato e Decathlon contenuto dell’involucro amp però. Altra questione è l’arabesco dinamico che giostrina con il filtro envelope…Che però agirà nei limiti di volume del filtro amp…. Tutto vero?

      Reply

      • Fabio

        |

        Chiedo scusa per gli orrori di grafia indotti dal t9 del tablet.

        Reply

        • Fabio

          |

          Comprendo! In sostanza chiedevo quale sia l’interazione tra envelope filter e l’amp envelope. Ovvero quest’ultimo dosa l’adsr relativo al volume. L’altro entro i limiti dell’amplificatore envelope sviluppa la sua dinamica. Quindi svolto il suo lavoro si poggia sul volume di sustain base, che è quello definito appunto con il sustain dell'”Amazon envelope… Concettualmente è così? Chiedo anche ad un maestro (sto leggendo il suo complesso ma interessantissimo ed istruttivo libro)’ come ritiene il waldorf Blofeld? A mio avviso è macchina potente in termini di elaborazione per il suo prezzo, mi soddisfa molto. Certo, poco adatta per simulare un piano alla Brian Eno fatto bene…O sbaglio? A parte che io amo immensamente il sound design alla Richard Barbieri….

          Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            col blofeld, e una buona dose di pazienza, si possono tirare fuori suoni interessanti… se abilitate con l’opzione apposita – a pagamento – occorre spulciare tra le tabelle e trovare qualcosa che sia, in partenza, non troppo aggressivo, per ottenere quel tipo di suono “liquido”…

            Reply

          • Fabio

            |

            Tabelle? A pagamento… So di essere terra terra ancora, potete aiutarmi su come e cosa quindi dovrei comprare/scaricare?

            Reply

          • Fabio

            |

            Grazie. Caspita, la fatica che sto facendo per comprendere il reale utilizzo dei 4 modifier sul Blofeld…..
            Per quanto riguarda la creazione di suoni, più che lavorare sui preset sto partendo da zero, con l’init, come peraltro insegna il maestro. Devo meglio “sentire” quali wavetables meglio si addicono ai suoni che cerco. Comunque ho preso il Blofeld keyboard…Non il desktop…

            Reply

          • Fabio

            |

            E nel keyboard non le ho già le tabelle? Piano, Guitar, etc….
            Come devo usarlo, al pari di un oscillatore…?

            Reply

          • Fabio

            |

            Inoltre, ditemi che è possibile con il Blofeld creare un suono quasi mellotron alla King Crimson, come???

            Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            le due versioni sono uguali – tastiera a parte…

            fai pratica sul funzionamento dell’apparecchio e vedrai che ti togli molte soddisfazioni

            Reply

  • Pierpaolo

    |

    Grazie Prof…!!!!!

    Reply

  • Fabio

    |

    Sapete dirmi come si fa a salvare i propri suoni nella memoria aggiuntiva del waldorf Blofeld keyboard piuttosto che sovraincidere su quelli di fabbrica? mi pare che la funzione store proponga come destinazione per salvare solo le categorie da A ad H….
    Quale sarebbe sta memoria aggiuntiva????

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    sul manuale, a pagina 22, c’è scritto: “any of the blofeld’s memory locations are available for this purpose”, relativamente al salvataggio…

    Reply

  • Fabio

    |

    Pur vero ma i destination bank selezionabili per la funzione store vanno solamente da A ad H, ovvero destinazioni in cui già risiedono i suoni di fabbrica. Dove sarebbe la memoria “libera”?

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    perché non chiederlo all’assistenza midiware?

    Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');