PIANO COMPING & VOICING IN PILLOLE – Prima parte

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Tutorial

Benvenuti in questo blocco di articoli incentrati su due temi assai ampi (il comping e il voicing, appunto…) di cui, con umiltà e basandomi  sulla mia esperienza  musicale, vorrei parlarvi sinteticamente, fornendo una serie di “tips & tricks” pronti all’uso.

 

di Antonio Antetomaso

 

Prima di partire, qualche piccola premessa: pur essendo pianista e, quindi, pur parlandovi di questi concetti con un minimo di orientamento verso il mio strumento, essi possono essere facilmente estesi agli altri strumenti che hanno (anche) il ruolo di accompagnamento all’interno di una band (es. la chitarra). Parleremo di questi temi puntando un pochino più  al genere jazzistico anche se i concetti  possono essere impiegati tranquillamente in altri generi.

 

In realtà, l’applicazione di essi a contesti di tipo pop/rock, guidati sempre dal buon senso,  può fare la differenza portandovi potenzialmente in territori armonici mai esplorati. Io stesso, provenendo dal contesto pop/rock ed essendomi solo da pochi anni spinto prevalentemente verso il Jazz, ho provato a rivisitare i brani che suonavo prima in band, applicando quanto studiato in relazione a queste tematiche e, vi assicuro, sono rimasto basito da come gli stessi accordi possano suonare e rendere in modo completamente diverso se approcciati utilizzando le giuste posizioni e le giuste estensioni. Da questo punto di vista, è il caso di ricordare come Miles Davis fosse solito dire che un professionista non spreca nessuna nota, nessuna frase, nessuna melodia. Io di note ne spreco, eccome…, ma i trucchetti di cui vi parlerò sono stati per me fonbdamentali, specie quando ho cominciato a suonare questa musica in duo o in trio e, vi assicuro, la teoria è una cosa, la pratica è un’altra…

 

Comping e voicing: cosa sono?

Sono due concetti diversi,  molto legati tra loro; da un certo punto di vista, l’uno non ha senso senza l’altro e viceversa…

“Comping” è una abbreviazione  di “Accompanying”, cioè accompagnare: detto in parole povere è quella tecnica o, meglio, quell’insieme di tecniche che consentono ad un musicista di suonare il proprio strumento in una band con lo scopo di accompagnare appunto,  lasciando intendere l’armonia del brano, creando le giuste atmosfere, non accavallandosi ai registri di altri strumenti e, soprattutto, valorizzando i soli senza interferire con essi.

 

 

Detta così sembrerebbe facile… in realtà, dietro a questa parola si apre un mondo di teoria e tecnica di dimensioni scoraggianti, anche perché in continua espansione. Vi basti solo pensare al contesto di applicazione: piano solo o band? Voce o strumento solista? Jazz o pop? Blues o Rock? Un vero disastro…

E il voicing? Ha a che fare con la pratica vocale? No, dal punto di vista concettuale, voicing significa strutturare gli accordi di un brano sfruttando posizioni particolari in cui compaiano molto le estensioni (9, 11,13) e le relative alterazioni (# e b) in modo da arricchire il contesto armonico e avere sotto le mani più soluzioni a disposizione.

Molto spesso, contando sul fatto che la fondamentale di un accordo è suonata dal basso, essa può essere omessa per cedere il posto a più estensioni e, quindi, a più soluzioni.

C’è chi intende per voicing la sola arte di strutturare gli accordi omettendo la tonica sulla sinistra per ricorrere a soluzioni in cui si avvertano molto terza e settima e le relative estensioni. Ma c’è anche  un concetto più ampio, quasi filosofico: strutturare gli accordi per conferire loro il massimo potenziale.  Vi è mai capitato di esclamare: “…senti come canta questo accordo”? Ecco, l’idea è quella…

Scherzi a parte, a questo punto dovrebbe apparirvi immediato il legame tra comping e voicing: un comping efficace non può non fare uso di voicing e, viceversa.  I voicing si usano prevalentemente per accompagnare in modo efficace l’esecuzione:  massimo rendimento con il minimo sforzo.

 

Gli indispensabili concetti preliminari

Partiamo dagli intervalli: in modo molto diretto, un intervallo è la distanza tra due note espressa in toni e semitoni. Ad es. C-D è una seconda, espressa con la nomenclatura anglofona per le note (C=Do,  D=Re, E=Mi, F=Fa, G=Sol, A=La,  B=Si);  B-C è una seconda…eppure B e C distano tra loro un semitono, mentre C e D un tono. Dov’è il trucco?

Nessun trucco. A seconda del numero di toni e semitoni di distanza, un intervallo può essere minore o maggiore, diminuito o eccedente e…giusto!

Valgono le seguenti regole:

  • Gli intervalli di 4a, 5a e 8va non risentono del cambiamento di modo (scala maggiore / scala minore) e pertanto li chiameremo giusti o perfetti.
  • Gli intervalli di 2a, 3a, 6a e 7a si dicono maggiori se corrispondono al modello della scala maggiore o minori se corrispondono al modello della scala minore.
  • Il rivolto di un intervallo maggiore è minore.
  • Il rivolto di un intervallo giusto è giusto.
  • Un intervallo maggiore alterato diventa minore (in basso) o eccedente (in alto); un intervallo minore diventa maggiore (in alto) o diminuito (in basso); un intervallo giusto rimane giusto.
  • La somma di un intervallo e del suo rivolto fa sempre 9. Es. C-D è una seconda maggiore, D-C una 7 minore. 7+2=9! Ecco perché B-C è una seconda minore anche se l’intervallo di seconda non risente del cambio di modo. C-B è una 7 maggiore, quindi il suo rivolto non può che essere una seconda minore.

Corrediamo con la seguente figura e tutto vi sarà più chiaro…

 

 

Ed eccoci al circolo delle quinte. In ambito musicale, si dice “circolo delle quinte” l’insieme delle 12 tonalità disposte su di un cerchio con la tonalità di C alla mezzanotte, alla destra  le tonalità a distanza di una quinta giusta tra loro e a sinistra le tonalità a distanza di una quarta giusta. Eccolo qui:

 

 

Queste due piccole informazioni fondamentali ci serviranno per comprendere al meglio quanto esposto nelle prossime due puntate. Nella prossima, in particolare, parleremo del comping in situazioni di piano solo e dei root voicings.

Stay tuned.

 

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Comments (6)

  • Lorenzo

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    La serie di articoli si prospetta interessante 😀

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  • Enrico Cosimi

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    bisogna convincere Antonio a continuare la serie a luuuuuungo!!!
    comunque, se hai delle curiosità precise, fatti avanti, che poi ci penso io a metterlo in croce!!! :-)

    Reply

    • Antonio Antetomaso

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      Lo sapevo….ahahaha.
      Speriamo almeno di non aver sparato castronerie e di essere all’altezza delle aspettative!!

      Reply

  • stefano r

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    molto interessante e semplice nella spiegazione e negli esempi che ho già visto nella seconda parte.

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      • Antonio Antetomaso

        |

        Mille grazie. Un saluto.

        Reply

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