Drone Department – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Drone Department, Tutorial

La Drone Music è una specialità, una variazione della Ambient Music che si caratterizza per l’assenza pressochè totale di ogni forma d’articolazione verticale e ritmica; privilegiando le (lunghe) evoluzioni orizzontali, tende a produrre nell’ascoltatore un doppio possibile tipo di reazione: a) la fuga precipitosa dopo appena 30 secondi in cui “non succede niente…” o, b) uno stato di progressivo relax che culmina, senza vergogna, nell’abbandono assoluto. L’ascoltatore si arrende alla flusso sonoro e rimane cullato da ciò che ascolta fino alla fine dell’esecuzione.

 

di Enrico Cosimi

 

Anche se si può discutere a lungo, toccando punte di talebanesimo assolutista, sull’opportunità o meno di cambiamenti percepibili nell’estetica performativa della Drone, in linea di massima, si puà banalizzare il discorso dicendo che, in questo genere musicale, si tende a raggiungere la quintessenza di quanto, più o meno, dichiarato da Brian Eno per l’Ambient Music: “devi accorgerti della sua presenza solo quando la musica finisce”. Il segreto è tutto qui. Metterlo in pratica, è un pochino più complicato perché – come ogni genere musicale che si rispetti – anche in questo è necessario muoversi con cautela imparando a schivare le trappole più ricorrenti.

 

 

Identificare lo strumento più adatto

In questa serie di appuntamenti, affronteremo l’argomento drone dal punto di vista della produzione, cioè della messa su strada di strutture di sintesi con cui possa risultare facile produrre drone music senza eccessivi sforzi.

Com’è ovvio, si può fare drone con macchine multi milionarie o con poche noccioline… mantenendosi su una sana via di mezzo, la cosa migliore – perlomeno per iniziare – consiste nell’analizzare apparecchiature demandate a questo compito, cercando di identificarne le caratteristiche peculiari che le rendono uniche e poi, in un momento appena successivo, provare a ricostruirne il comportamento all’interno di un qualsiasi linguaggio di programmazione.

Da un punto di vista generico, la drone machine ipotetica dovrà avere una generazione timbrica in grado di far gestire agevolmente la timbrica di base, una serie più o meno sottile o esasperata di variazioni nel contenuto armonico, un minimo di articolazione – non necessariamente esasperata – e ben poco d’altro.

Senza eccessivi dubbi, il primato hardware della generazione drone, appartiene a Eric Archer e al suo Grendel Drone Commander, un apparecchio tanto minaccioso all’aspetto (è alloggiato nella scatole che originariamente contiene i nastri di pallottole NATO 7.12 per mitragliatrice…) quanto dolce nelle prestazioni.

Le caratteristiche di Grendel Drone Commander

Grendel ha due oscillatori audio che possono generare indipendentemente onde triangolari o onde quadre; i segnali audio dei due generatori confluiscono in un mixer/crossfader con cui se ne può regolare il bilanciamento relativo.

 

 

Ed eccoci alle prime due considerazioni importanti:

  • Il rapporto di frequenza, l’intervallo, tra i due oscillatori produce una componente di base del comportamento drone: se gli oscillatori sono in lievissimo battimento, c’è la lenta onda d’interferenza/coerenza di fase che provvederà a variare l’ampiezza del segnale. Ma se i due oscillatori sono volutamente portati su intervalli “importanti” (semitono, terza, quarta, quinta, eccetera…), si costruirà un incastro – a tratti sgradevole, ma non per questo meno interessante – che può condurre all’impasto armonico desiderato.
  • Il livello dei due oscillatori in ingresso al mixer/crossfader è volutamente al di sopra delle righe: Grendel utilizza la saturazione come una componente fondamentale della sua pasta sonora; saturando il segnale dei due oscillatori, ogni micro/macro intervallo che s’imposta tra loro assume conseguenze armonicamente assai impegnative.

Il mixer convoglia il suono dei due oscillatori all’interno del filtro risonante, ma – specie quando il filtro è messo in condizione di risuonare autonomamente, può essere opportuno spegnere il segnale degli oscillatori: per questo motivo, la manopola del mixer incorpora una seconda funzione di on/off con cui “tagliare” tutto l’audio in ingresso al filtro.

 

 

Come si comporta il filtro? In maniera assolutamente oltraggiosa, specie se analizzato con orecchie da purista: distorsione e un (probabile) percorso di feedback out-in lo rendono piacevolmente instabile, tale da colorare pesantemente il timbro del segnale passante. La sua frequenza è regolabile in due range estremi, che raddoppiano – di fatto – il tipo di trattamento; anche in questo caso, la manopola di controllo ingloba la doppia funzione di selezione.  Dal filtro, il segnale audio raggiunge l’uscita vera e propria dell’apparecchio.

 

 

Fino a qui, per quello che riguarda il percorso audio; le modulazioni sono fornite da un oscillatore a bassa frequenza e da un generatore d’impulsi.

Il modulo LFO – low frequency oscillator – genera un’onda saw/ramp di ampiezza e polarità regolabile; il segnale di controllo (una sequenza d’impulsi sagomatori con la saw, o una serie di aperture con la ramp) può controllare la frequenza di taglio del filtro, ma può anche essere messo fuori combattimento intervenendo sulla consueta funzione nascosta dello switch/potenziometro di LFO Rate.

In aggiunta, c’è un Pulse generator che può inviare, con ampiezza regolabile, il proprio segnale di controllo sempre alla frequenza di taglio del filtro; particolare interessante, per le implicazioni circuitali che può rivestire, è la possibilità di sincronizzare per multipli la frequenza del generatore d’impulso su quella del modulo LFO. Per ciascun ciclo di LFO, si possono avere 2, 4, 8 o 16 impulsi di modulazione.  La frequenza di taglio può anche essere controllata con un eventuale segnale ricevuto dall’esterno.

In questo video, appositamente realizzato, passiamo in rassegna le più ricorrenti “condizioni timbriche” ottenibili con il Grendel Drone Commander: armatevi di santa pazienza e tenetelo sotto controllo per assumere tutte le informazioni che ritorneranno utili durante le prossime fasi di (ri)modellazione.

 

 

Altre considerazioni da non sottovalutare, per le successive fasi di ricostruzione:

  • La sincronizzazione tra LFO e Pulse Generator obbliga il (ri)costruttore a sfidare la sorte addentrandosi nelle logiche PLL-Phase Locked Loop (assai impegnative), oppure – più facilmente – impone un’escamotage basato sulla divisione reale e non sulla moltiplicazione apparente, come vedremo in seguito (in pratica, si ascolta un segnale già demoltiplicato rispetto alla frequenza generata nativamente nel circuito di modulazione).
  • Se la cosa non dovesse soddisfare, si può sempre ricorrere alla sincronizzazione hard tra oscillatore a bassa frequenza e circuito generatore d’impulsi; come dire “fatta la legge, trovato l’inganno”…
  • Ancora una volta, il livello audio con cui si (mal)tratta il segnale è assai importante per definire il comportamento del circuito filtrante e la generazione di armoniche assai affascinanti; da non sottovalutare, in tal proposito, la possibilità di creare un percorso addizionale di feedback tra uscite e ingresso del filtro vero e proprio – magari inserendo, lungo il percorso, uno stadio addizionale di saturazione.

A questo punto, non rimane che iniziare la ricostruzione del circuito, usando – senza troppa fatica – le funzionalità object oriented offerte dal Clavia Nord Modular G2 Demo Editor, sistema di programmazione free disponibile tanto per Mac che per PC.  Inutile dire che quanto messo in opera per il Clavia può essere esportato senza troppi problemi all’interno delle ben più sofisticate piattaforme Native Instruments Reaktor… per non parlare dei vari Max/MSP, SuperCollider, eccetera.

 

Bene, appuntamento alla prossima volta con la (ri)costruzione del circuito.

Tags: , , , , , , ,

Trackback from your site.

Comments (44)

  • NewDress

    |

    Bravo Enrico, bellissimo servizio. Capita proprio a fagiolo con quello che mi sono messo a fare in questi ultimi giorni con Telemark ispirato da alcuni pezzi dei Pan Sonic, maestri di questo genere “musicale”.
    Immagino che il Commander sia la macchina più adatta per questo tipo di genere, però il Telemark, con tutte le opzioni di modulazione che si ritrova, si difende egregiamente.

    P.S. Curiosità: i Pan Sonic dicono di non trovare sul mercato dei synth adatti al loro scopo, se li fanno costruire quindi da un certo Jari Lehtinen

    Di seguito due link a riguardo:

    http://www.youtube.com/watch?v=e7c2M60KSBU
    https://synthesizerbook.wordpress.com/tag/jari-lehtinen/

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      quella degli strumenti dedicati alla drone music è una cosa che mi ha sempre incuriosito, nel senso che quando ho iniziato a suonare drone – ti parlo di metà Anni 90, mi sono dovuto inventare giri strani per far uscire certi comportamenti da macchine “normali” (un classico era il bloccaggio dei tasti con la carta piegata in quattro o con i cappucci delle penne Bic…); poi, molto dopo, sono arrivate le prime strutture dedicate e adesso sembra che ce ne siano TANTE – anche se non sono mai abbastanza…
      non so se Grendel Drone Commander sia quella più adatta… sicuramente è una macchina molto “creativa”; ma penso che se riesci a isolare oscillatori e (micro) modulazioni, qualunque strumento può andare bene;
      poi, come al solito, dipende dal “tipo di drone” che fai: come Tau Ceti, in duo con Oophöi/Gigi Gasparetti, avevo tirato fuori cose moooooolto statiche, dove in effetti serviva poco poco poco :-)
      uno dei vantaggi dei linguaggi di programmazione o dei modulari (anche virtuali) è che ti costruisci ciò che ti serve, però – ormai – in giro c’è veramente di tutto… basta solo avere soldi a sufficienza (sob).

      Reply

      • giovanni

        |

        Senza aver approfondito troppo mi sembra che il Roland JD 800 sia una ottima macchina per la drone music. E pensandoci bene, alcune cose che ho fatto in passato con questo strumento si può definire drone music!

        Reply

        • Enrico Cosimi

          |

          come hai risolto la durata indefinita degli eventi/nota sul JD800? non ricordo se c’è un TVA Initial Gain… hai tenuto premuto un tasto col nastro adesivo? o componi in maniera diversa… fammi sapere :-)

          Reply

          • Giovanni

            |

            Ho molta pazienza…poi non duravano ore.

            Reply

  • carlogico

    |

    Aspetto con trepidazione la prossima puntata!

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      nella prossima puntata, prendiamo il drone commander e lo ricostruiamo con Clavia, poi vediamo di arrivare a qualche condizione timbrica interessante per fare drone… :-)

      Reply

  • Luca

    |

    bellissima sta puntata!!!! amo questo sito 😀

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      yuk yuk yuk, benissimo!!! :-)
      ovviamente, se hai qualche ideuzza o suggerimento, non farti scrupoli…

      Reply

  • alanwilder91

    |

    Che meraviglia qualcuno che parla di Drone Music. Grazie infinite Enrico! 😀

    Quali altre macchine sono adatte allo scopo secondo te? Quasi quasi questo Grendel me lo regalo.

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      drone rulez!!! :-)

      a parte la grendel drone machine, mi incuriosiscono molto la Drone Lab V2 di Casper Electronics e la Drone Machine di Bug Brand (…su Google le trovi in un nanosecondo!!!!)

      la scorsa settimana mi ero divertito a provare una modellazione per la Drone Lab e, come al solito, c’è il problema delle modulazioni, ma una volta sbloccata la cosa… 😉

      invece, Bug Brand è un marchio che mi attira DA SEMPRE!!!
      … prima o poi, commetto qualche sciocchezza…

      Reply

  • alanwilder91

    |

    Eh eh le sciocchezze sono sempre dietro l’angolo! Grazie delle dritte, il Grendel al momento è il mio preferito perchè oltre a piacere a me piace anche al mio portafogli! 😉

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    beh, il linguaggio della musica elettronica ripete inevitabilmente se stesso e ripropone stilemi e forme che già esistono: se pensi a tutto quello che è stato fatto tra gli Anni 50 e 70, probabilmente ci ritrovi TUTTO quello che oggi le varie avanguardie propongono (granulazione “analogica” compresa…)

    non credo che la drone music (e i musicisti che la praticano) voglia accampare pretese di originalità o di “primogenitura”: è un modo per indicare determinate tecniche generative/compositive fatte con macchine più o meno stupide, o con programmi più o meno stupidi :-)

    conosco bene diego stocco e le sue collaborazioni per Atmosphere/Omnisphere: sicuramente è un un personaggio di primo piano!

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    e perchè mai? forse che una volta composta la prima sonata tripartita occorre abbandonarne la forma musicale? o che si deve comporre UN SOLO quartetto per archi?

    il drone, come l’ambient, come la insect, come l’industrial, come tante altre variazioni, sono di fatto “forme musicali”: una volta che esistono, tutti possono usarle per comporre musiche più o meno belle, brani più o meno unici…

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    oh yess… strumenti a disposizione del creativo di turno…
    e se il creativo di turno ha bisogno di dosi sempre più abbondati di novità tennologggiche per essere creativo, vuol dire che siamo messi male…

    :-)

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    l’approccio non mi convince molto: non puoi aspettare la prossima novità funzionale per rinfrescare sopite volontà compositive: si gioca con le carte che si hanno in mano; comunque, se il sint analogico ti va stretto, inizia a pensare ad un tipo di generazione nunerica che sia completamente diversa; gli algoritmi non mancano tanto in reaktor quanto in max… basta spulciare sui vari user’s forum

    di sicuro, fintanto che rimani ancorato a vco-vcf-vca, naturalmente cadi sulle timbriche che ti hanno già stancato 😉

    Reply

  • Dowi

    |

    Ciao Enrico, innanzitutto complimenti per questa serie di articoli mooolto interessanti sul Drone. Ci sono capitato per caso e sono andato a leggermeli tutti dato il mio interesse per il genere..per caso sai dove si può recuperare il Drone Commander in Europa? ho provato ovunque ma non mi è parso di trovare nulla, e dagli USA tra spedizione e tasse andrei a spendere veramente troppo..

    grazie!

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      sono contento che gli articoli ti siano piaciuti!

      purtroppo, per il drone commander non hai alternative: o compri direttamente da lui e ti accolli spedizione e importazione (+24% sul prezzo di listino) o ti metti in caccia su ebay e vedi di accaparrartene uno al volo tra quelli che sono venduti second hand in europa……

      Reply

      • Dowi

        |

        Allora vedrò di aspettare un miracolo da ebay, e vedere se qualcuno decide di venderlo in seconda mano (anche se penso che nessuno abbia il coraggio di fare una pazzia del genere).
        Nel frattempo vedrò di accaparrarmi il Moisturizer. Dall’utilizzo che ho visto che ne fai nei video deve essere una macchina veramente versatile. Mentre il drone commander l’avrei usato come base di sviluppo per i drone, il moisturizer mi interessa molto soprattutto per il suo possibile utilizzo con chitarra e microfoni usati in maniera percussiva, e per le molle del riverbero utilizzabili “a sè” , cosa che fino ad ora sono riuscito a fare solamente smontando un vecchio riverbero di un amplificatore ma con risultati pessimi.

        Grazie ancora per l’aiuto!

        Reply

        • Enrico Cosimi

          |

          Moisturizer è perfetto per quel tipo di impieghi!!! Se fai l’ordine da Schneidersladen, conviene che gli chiedi anche una molla di riserva (costa qualche decina di euro…), così dormi tranquillo nel caso esagerassi con l’energia durante l’esecuzione :-)

          Reply

          • atho137

            |

            Complimenti per la preparazione dimostrata negli articoli.
            Sono nuovissimo nella materia e vorrei un consiglio
            Faccio musica usando field recording, loop e chitarre trattate con delay e riverberi vari…per aggiungere un altra Spezia che sia anche versatile è preferibile il drone commander o l arturia miniature?
            Grazie anticipatamente

            Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            sono contento che gli articoli siano piaciuti… :-)
            di sicuro, il sint arturia è più versatile: può essere fatto lavorare in maniera abbastanza simile al drone commander e può lavorare come sint “normale”, la cosa contraria non è possibile 😉

            Reply

          • ATHO137

            |

            grazie mille
            posso eventualmente disturbarla nuovamente per avere idea di un setup
            dell’arturia per emulare il grendell?

            Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            ci si può ragionare sopra, anche se certe cose non sono PERFETTAMENTE emulabili (grendel ha 2 oscillatori, mentre arturia ne ha uno solo, per dire…)
            a presto
            enr

            Reply

  • VCVC

    |

    Salve prof.
    riprendo questo vecchio articolo per chiedere quale possa essere un bel synth analogico per fare drone, ma anche dark ambient.. Grazie

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      anche il werkstatt moog, o volendo scialare, un dark energy doepfer… :-)

      Reply

      • VCVC

        |

        mi è stato consigliato anche l evolver pe.. cosa ne pensa? ne avrei trovato anche uno usato a un ottimo prezzo

        Reply

        • Enrico Cosimi

          |

          è uno strumento fin troppo completo, se rapportato a ciò che serve effettivamente per fare drone…

          certo, se il prezzo è buono… 😉

          Reply

          • VCVC

            |

            700 euro prof.. è buono?
            a me interesserebbe anche poter fare dei pad ambient, sia molto scuri che meno..
            grazie della pazienza e delle risposte!

            Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            700 euro è la valutazione attuale per un esemplar second hand; calcola che con un monofonico, i pad vengono male… :-)

            a presto
            enr

            Reply

          • VCVC

            |

            immaginavo che per il mono ci fossero dei problemi con i pad..
            quindi l evolver potrebbe fare al caso?
            o qualche alternativa?

            Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            va benissimo per fare drone, anzi ha anche troppa roba al suo interno, ma un pad – di solito – è composto da almeno due note e, con un sint monofonico, diventa difficile…

            certo, non volendo perdere l’acquisto, nessuno ti impedisce di SPREMERE lo strumento usando i QUATTRO oscillatori accordati su altrettante note diverse per fare il pad a quattro voci 😉

            Reply

          • VCVC

            |

            invece un polifonico interessante per questo uso quale potrebbe essere?
            promesso, questa è l ultima :)

            Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            uno qualsiasi, purché dotato di filtro passa basso… :-)
            (e non necessariamente analogico…)

            sarebbe meglio se avesse l’initial gain regolabile – ma è un parametro MOLTO raro nei polifonici (a naso, mi sembra di ricordate sia presente solo nell’Oberheim Xpander)…

            Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            uno qualsiasi che permetta di tenere aperto l’initial gain

            Reply

        • Enrico Cosimi

          |

          boh, non lo vedo particolarmente versato sul fronte drone… non più di CENTINAIA di altre cose

          Reply

        • Ross

          |

          Salve, scusate se mi permetto, da neofita (appassionato dark ambient\drone), consiglio SOMA Lyra 8…

          Reply

  • VCVC

    |

    grazie mille prof :)

    Reply

  • rumorazzi

    |

    Finalmente sono riuscito ad accaparrarmi un esemplare di seconda mano del mitico Drone Commander, grandissima felicità!
    Grazie per questi preziosissimi articoli nel “drone department”, spero di leggerne di nuovi!

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      l’articolo è stato pubblicato CINQUE ANNI ORSONO… sarà difficile, ma non impossible, recuperare l’argomento per ulteriori approfondimenti 😉

      Reply

  • Ando

    |

    Maestro è già qualche anno che conosco questo articolo e ultimamente mi sto appassionando alla programmazione con max msp. Dice che è possibile esportare il progetto del modular G2 in max o reaktor, ma come si fa? Me lo sa spiegare? Oppure vuole intendere che è possibile replicare quello che ha fatto in quei due ambienti? Glielo chiedo più che altro per pigrizia, non avendo ancora abbastanza conoscenze per poterlo replicare da solo e mi sarebbe piaciuto comunque poter analizzare la patch. Grazie mille!

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      Santità,
      occorre prendere la struttura che interessa e rifarla para para programmando dentro Max o dentro altri linguaggi di programmazione…

      Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');