Crumar Mojo

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Il giorno in cui due o più organisti si troveranno d’accordo sul suono migliore di un elettrofonico, farà freddo all’inferno. La stessa constatazione è valida per i cloni Hammond. Nella nostra gioconda penisola, da anni si assiste a uno scambio di cortesie tra customizzatori di organi elettrofonici, produttori di cloni DSP based, produttori con  motherboard, restauratori, collezionisti, venditori e clonatori di antiche apparecchiature valvolari. In mezzo a tutto questo, la massa (incredibilmente più ampia di quanto si possa pensare) degli utenti che, come a Wembley, seguono il volo della pallina da una parte all’altra del campo da gioco, sempre tenendo c’occhio il tabellone dei punti.

Di Enrico Cosimi

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Tutto questo per introdurre, in maniera aulica, ma non per questo priva di una punta polemica, il seguente enunciato: non esiste il clone perfetto di Hammond, così come non esiste l’Hammond perfetto. In tutti e due i casi – ma, in questa sede, ci limiteremo al primo dei due – è il genere musicale che si frequenta, insieme alla tecnica tastieristica posseduta, a dettare le suggestioni interne che spostano verso uno strumento piuttosto che verso un altro. Da non sottovalutare, infine, le attitudini e le preferenze personali di chi fisicamente crea il suono del clone, il suo motore timbrico: è cosa nota che la seconda edizione del KORG BX-3/CX-3 è stato modellato da uno sviluppatore particolarmente rock addicted… di sicuro più di quello che, in casa Roland, mise a punto il motore della storia serie VK.

Oggi, ci occupiamo dell’efficace, prestigioso e conveniente Crumar Mojo, un clone doppio manuale sviluppato da Crumar in collaborazione con Guido Scognamiglio, padre del già lungamente apprezzato VB3.

L’apparecchio, di peso relativamente contenuto (non superiore a quello del C2d Clavia), è configurato nella classica organizzazione con doppio manuale a cinque ottave waterfall: fianchetti in legno ben lavorati, case vero e proprio in laminato metallico, tutti i comandi organizzati sulla plancia superiore (attenzione! questo, di fatto, impedisce l’appoggio anche parziale di altre tastiere…), tutte le connessioni sul pannello posteriore; predisposizione, sulla bandella frontale del manuale inferiore, per l’installazione dell’interruttore halfmoon chorus/stop/tremolo con cui controllare la simulazione rotary interna.

 

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Inoltre, dalla versione 2.1, Mojo è in grado di offrire la modellazione fisica di organi a transistor, bass synth, piani elettrici, oltre alla gestione di diversi parametri con cui configurare il funzionamento e la selezione del generatore virtuale.

 

Accensione e spegnimento

Non è un segreto che, a differenza di altri costruttori, Crumar abbia privilegiato l’architettura motherboard con Windows XP Embedded (XPE, per semplicità), con un vero e proprio boot di programma che, all’accensione, si occupa dell’installazione dei dati e della sincronizzazione dell’interfaccia utente con la scheda madre interna; non deve essere sottovalutata, da questo punto di vista, la possibilità di accedere alla scheda madre e prelevare un segnale video VGA con cui, su schermo, editare tutti i parametri primari e secondari della generazione timbrica (VB3 docet…).

Occorre fare attenzione, prima dell’accensione, e collegare tutti i cavi audio, MIDI e switch; poi, si accende lo strumento e, in venti secondi circa, si ottiene lo startup completo con la sincronizzazione tra sound engine e controller. A quel punto (c’è una festa di led che si accendono e spengono in continuazione…), si sintonizzano i manuali upper e lower sul preset desiderato o sui real time drawbar e si inizia a giocare.

La procedura di spegnimento, per evitare ripensamenti dell’ultimo minuto o comandi indesiderati, deve essere confermata con pressione prolungata a 4 secondi sul pulsante.

 

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Connessioni e controlli

Uno dei punti di forza del Mojo è la gestione orizzontale o verticale della simulazione rotary applicata al fronte stereofonico del segnale audio; in questo modo, si può lavorare tradizionalmente con la spazializzazione Left-Right (comportamento “orizzontale”) o si può ruotare il segnale del rotore virtuale su R e la tromba degli acuti su L (comportamento “verticale”); ovviamente, in quest’ultima configurazione, è meglio mettere le due casse in pila una sopra all’altra.

I controlli esterni possono essere impartiti con lo switch per la regolazione della velocità rotary (slow, stop, fast) e per il sustain, o con il foot control per l’espressione. La porta MIDI In/Out e la connessione USB garantiscono tanto l’interazione con unità esterne quanto il trasferimento dati con computer.

 

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I controlli sono disposti sulla plancia superiore e, incassati sfruttando una quota più bassa, nella fascia a diretto contatto con l’upper manual. In questo modo, trovano posto l’interruttore per l’accensione, i due interruttori di gestione Run/Stop Fast/Slow per la simulazione rotary, sei pulsanti Preset e uno Manual per l’Upper Manual, altrettanti Preset e Manual per il Lower. In aggiunta, tre tastoni permettono la gestione del Vibrato/Chorus e altri quattro, facilmente intuibili, danno accesso alla Percussion.  In posizione centrale, due selettori fanno riferimento all’accoppiamento Pedal to Lower e Shift, con il quale raggiungere le funzioni nascoste.

Oltre alle tre sezioni drawbar Upper, Pedal e Lower (niente male per chi voglia fare a meno dei bassisti…), sono presenti sei regolazioni rotative con cui gestire il Main Volume, Drive, Click Level, Reverb Amount, Bass e Treble.

 

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Sotto al cofano (la V 2.1)

In mancanza di un display di bordo, tutto quello che non esiste fisicamente sul pannello comandi può essere controllato a colpi di mouse + schermo VGA oppure può essere gestito (quasi tutto, via…) attraverso i comandi di pannello shiftati di significato; la V 2.1 offre:

  • selezione del tonewheel generator set; 20 diversi tipi di generatore, con suono, aggressività e configurazione timbrica diversa (si naviga nei 20 tipi usando shift + Upper Manual P1-P2);
  • quantità di leakage, cioè di diafonia “ambientale” tra le ruote foniche;
  • quantità di crosstalk, diafonia vera e propria prodotta dall’interazione tra i valori di drawbar), regolabile con shift+Driveh
  • la percussione può essere personalizzata in Volume (utile per rendere più rock il vostro strumento), Length e Dropout;
  • il vibrato può essere personalizzato in Depth e Vibrato Chorus Mix;
  • il riverbero a molle virtuali è regolabile in Length attraverso la combinazione di tasti shift+rev. Attenzione! Ora ci sono due riverberi tra cui scegliere: la simulazione spring posta tra organo e virtual rotary speaker e l’ambientazione FDN Stereo Digital Hall, posto in uscita al virtual rotary speaker;
  • la Keyclick Length permette di distanziare o addensare le posizioni dei nove contatti virtuali che, tutti insieme, producono il classico click al nota on e al nota off dell’organo; tanto più si stringe la durata dal click (shift+click) tanto più varierà l’impatto o il peso del transiente d’apertura e chiusura;
  • selezione tra Drive 1 e Drive 2, due diversi tipi di saturazione selezionabili a priori e non alternabili da pannello comandi;
  • personalizzazione del rotary speaker, attraverso le regolazioni di Balance Rotor/Treble (shift+bass), Ambience Amount, Cabinet Dimension, Microphone Angle, Mic Distance, Horn Equalization, Split On/Off (per il routing verticale delle basse e delle acute sulla coppia di uscite audio). C’è parecchio con cui giocare.

 

Importare altri suoni

Se il musicista è attrezzato con un oscilloscopio digitale calibrato, può divertirsi a leggere i valori picco-picco in milliVolt emessi da ciascuna ruota fonica di un Hammond il cuoi suono risulti particolarmente ghiotto. Dopo aver completato tutte le letture (il manuale Mojo elenca il modo con cui elencare i dati), si può creare un file di testo ASCII che contenga la lettura dei valori per poi trasferirlo all’interno del Mojo. In questo modo, si raggiunge un ventunesimo generatore virtuale da utilizzare in alternativa alle venti timbriche di generazione già disponibili nell’apparecchio.

Non è una procedura semplice – la parte più facile è sicuramente il trasferimento USB nell’apparecchio – ma una certa utenza incontentabile potrebbe trovare pane per i propri denti.

 

tonewheels

Da non dimenticare, in ogni modo, è la ricca disponibilità di tanti altri generatori virtuali, pronti all’uso e alla selezione. Not bad!

 

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Mojo & MIDI

Mojo trasmette tutti i controlli e le note dell’Upper Manual su Ch 1, le note del Lower Manual su Ch 2, la pedaliera sul Ch3 se in unione al lower manual; in aggiunta, si può passare a Ch 4 e 5 (upper e lower) sfruttando le funzionalità delle più recenti revisioni soft.

Tramite tasto shift e i selettori di pannello, si trasmettono i program change increase/decrease sui ch 1 e 2 (upper e lower selector); allo stesso modo, si abilitano o disabilitano le trasmissioni del sustain pedal (in questo modo, si può avere la gestione del damper solo quando si suona sulla tastiera inferiore, o solo sulla superiore, lasciandosi un manuale libero da pedalizzazioni), dell’expression pedal, della trasposizione globale, del disinserimento virtual rotary speaker (per usare il Mojo con un vero Leslie esterno), per trasmettere il MIDI Panic, la funzione temporary/toggle sugli switch. Non male.

 

I suoni alternativi

Usando shift e uno dei quattro tasti della percussione, si attivano le combinazioni timbriche che, cortesia della V 2.1, vanno a pescare nei nuovi suoni disponibili all’interno del Mojo:

  • Organo Tonewheel puro: è la simulazione del generatore Hammond, ridisegnato secondo i parametri resi disponibili dal GSi VB3, più aperto, con keyclick regolabile;
  • Organo Tonewheel + Electric Piano Tines + Synth Bass: organo al manuale superiore, piano elettrico modellato fisicamente sul manuale inferiore, pedaliera con suono di basso synth (accoppiabile lower per l’impiego in split sulle 2 ottave basse del manuale inferiore);
  • Red Tolex Combo Organ + Electric Piano Tines + Synth Bass: tutto come prima con il suono del classico transistor organ “house of the rising sun” al manuale superiore (i parametri modellati su quelli dello strumento originale sono mappati sui drawbar fisici del Mojo – ulteriori particolari, sul manuale utente in pdf);
  • Italian Transistor Combo Organ + Electric Piano Reed + Synth Bass: come sopra, sostituendo Echoes a The House of the Rising Sun. 😉

In tutti i casi, gli organi a transistor modellati non passano attraverso il virtual rotary. Il suono di piano elettrico può essere arricchito con uno degli effetti resi disponibili dalla nuova revisione soft (amp simulator, tremolo mono, tremolo stereo, phaser 6 stereo, chorus 2 voices, distortion). Il suono di basso synth è personalizzabile in envelope amount e decay+release time.

 

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Qualche considerazione

Crumar Mojo costa meno di quanto possano costare altri cloni usati. Questo è un punto di forza dell’apparecchio che, effetivamente, può fare la differenza. Fatto salvo quanto detto in apertura, è ovvio che tutti gli organisti e i tastieristi interessati all’acquisto dovranno valutare:

  • la portatilità e la leggerezza;
  • la configurazione che impedisce l’appoggio di tastiere sulla plancia superiore;
  • la presenza di una completa implementazione MIDI per i manuali e per la pedaliera
  • la presenza di numerosi generatori virtuali alternativi e di altri parametri che, per quanto difficili da raggiungere in assenza di schermo VGA, permettono la personalizzazione dell’apparecchio;
  • la presenza in linea di timbriche alternative, transistor, bass synth, piano elettrico, con le quali svoltare la serata.

Il suono? Chiudete questo benedetto computer, andate dal vostro rivenditore di fiducia, chiedetegli una cuffia e fatevi un’opinione personale.
Oppure, aspettate la prossima settimana, per qualche videozzo senza alcuna pretesa.

 

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Comments (22)

  • Enrico Cosimi

    |

    a margine, amici fidati e documentati mi fanno notare come lo stadio giusto da citare sia Wimbledon e non Wembley…

    thanks Paolo Dolfini!!! :-)

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    • Charly Smith & Charly Auger

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      Oggi ho quasi 70 anni ma da giovane ho suonato l’ Hammond a livello professionale. Ho avuto (in successione) un T-100 , un L-122 e due C-3 amplificati con due Leslie 147 ed un PR-40. I miei idoli: Jimmy Smith , Brian Auger , Deep Purple , Emerson. Poi sono diventato un libero professionista con l’ hobby dell’ elettronica e dei computers. Penso di essere stato il primo a collegare un Korg MS-20 ad un Commodore 64. Ho avuto anche l’ occasione di sviluppare il software per la prima interfaccia midi SIEL per il COMMODORE-64 ma la Steinberg è stata più brava di me ed è stato subito “CUBASE”. Tutto questo solo per specificare che ho un minimo d’ esperienza nel settore. Tuttavia il primo amore (l’ Hammond) non si scorda mai. Nel mio piccolo studio personale ho inserito , da qualche tempo , un Crumar Mojo (avrei preferito un Crumar Hamichord ma era già fuori produzione). Confermo pertanto che non esiste un Hammond in grado di soddisfare le aspettative di tutti gli organisti e che , per questo motivo , tutti i cloni possono andare bene o meno in base alle proprie esigenze. Bisogna ascoltarli e provarli attentamente possibilmente a lungo. Per quanto riguarda il sottoscritto (che anche da anziano ama sempre i suoi vecchi idoli) suonare un Mojo mi fa tornare indietro di oltre 50 anni con 300 kg. in meno di peso e 30 kg. in più di pancia. E’ vero , il Leslie interno non è proprio uguale a quello originale (ma ci va vicino) ed al vibrato armonico manca il tasto “SOFT”. Da settare (è previsto) la percussione , il click e la saturazione valvolare. Ma appena lo accendi è subito Jazz , Rock , Gospel e via dicendo…..una vera libidine ad un prezzo pari al 10-20 % di un organo elettro-meccanico (NO MIDI , NO PC , registrazione ed amplificazione solo microfonica , HAI HAI HAI…..TURNISTA FAI DA TE !!!) più vecchio e decrepito del sottoscritto e pertanto bisognoso di continue e costose cure e numerosi trapianti. Qualche giorno fa ho acquistato anche le due “ragazze” di Leonardo. La “Dama con l’ Ermellino” e la “Gioconda” su tela nel formato 70 x 100. E’ vero sono solo delle copie. Le ho pagate qualche euro invece che qualche miliardo. Sono simili all’ originale per il 90% (manca la firma). Ma che me ne importa. Me le godo lo stesso così come sono. Fate pertanto le vostre valutazioni. Da ragazzo sognavo un registratore a nastro professionale da mezzo pollice a 4 o “addirittura” ad 8 tracce (rapporto segnale rumore 50-60 db). Oggi un sequencer audio 32 tracce / 96 db è uno standard economico. Per qualcuno le valvole (EL-34) avevano un suono più caldo ma uno STUDER costava “solo” 25-50000 euro. Abbiamo fatto un passo avanti o uno indietro ? Ai posteri l’ ardua sentenza , o questo l’ ha già detto qualcun altro ?

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  • giorgio campera

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    … questo articolo manca di pathos , di un po di sano campanilismo …. 😉 forse che il mondo dei clonisti di hammond è più pericoloso che una gabbia di tigri a digiuno da tre mesi ???? ;-)))))

    ti capisco , meglio non schierarsi che poi parte la crociata ….

    come non ti invidio enrico !!!!

    sempre meglio parlare dei giapponesi che dei compaesani 😉

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  • Enrico Cosimi

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    ma se tu le introduzioni NON le leggi (… ma potrei essere stato poco chiaro…), io che le scrivo a fare? :-)

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    cercherò di essere ancora più chiaro: NON HA SENSO dire se un clone hammond funziona meglio o peggio di un altro, perché tutti i musicisti hanno in testa “il proprio suono” e sulle proprie necessità calibrano le valutazioni

    personalmente, quando ancora avevo a che fare con l’hammond, ero uno sfegatato rockettaro che pretendeva – dal proprio strumento – un timbro talmente aggressivo da inorridire l’altro 99,9% degli organisti

    comunque, in settimana entrante – forse, se trovo il tempo – proverò a realizzare qualche semplice demo acustico; nel frattempo, puoi farti un’opinione visualizzando la marea di video YT sul Mojo 😉

    Reply

    • Giovanni

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      Il punto non è se il clone corrisponde o meno a quello che abbiamo in testa ma se è un clone di qualità o meno.
      Se suona perfettino, come un suono puro, astratto, digitale nel peggior senso del termine, oppure se suona come se provenisse da una macchina d’altri tempi, con le valvole e tutto quanto il resto. Poi nell’Hammond ci sono tante anime diverse, dall’accompagnamento al soul, al jazz al rock, ma la questione dell’emulazione riguarda, a mio avviso, la naturatità del suono.
      Da questo punto di vista devo dire che il mio Voce V5 (del quale non si parla quasi per niente in rete, ma che si vede molto bene in un concerto di qualche anno fa dei Pink Floyd, appoggiata sopra una Kurzweil) risponde bene a queste caratteristiche. Il Mojo invece, perlomeno nei video in rete appare troppo perfetto, troppo definito…

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      • Enrico Cosimi

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        proprio la tua risposta conferma la mia ipotesi di partenza: come è possibile confrontare un vecchio e limitato Voce V5, magari considerandone la timbrica all’interno di una mega produzione come quella dei PF e metterlo a paragone con un ascolto su YT di un oggetto più moderno?
        errore di metodo a parte, la cosa diventa possibile semplicemente perché “quel” suono del V5, vecchio, limitato, superato, è quello che ti serve per incarnare l’idea che hai in mente di suono elettrofonico.

        non se ne esce: ogni testa ha il proprio suono hammond personale :-)

        Reply

      • Attilio De Simone

        |

        Il Voce V5 era un buon clone per la tecnologia che era disponibile moltissimi anni fa. Penso che non sia possibile paragonare uno strumento che si è avuto in casa per anni a qualche video visto su Youtube, semmai ascoltato tramite i monitor di scarsa qualità del proprio computer. Se tu sei contento con il Voce, buon per te.

        Reply

        • Giovanni

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          Mi permetto di dissentire visto che ho paragonato gli strumenti tutti e due da video su YouTube e con le cuffie. Anche se non è il massimo, qualcosa vuol sempre dire.
          Inoltre desidererei che chi mi scrive abbandonasse il tono di commiserazione “buon per te”.
          Mi auguro molto che chi mi scrive abbia il mio stesso orecchio ma, anche a detta del mio otorino, è molto difficile, statisticamente parlando.

          Reply

          • Attilio De Simone

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            Ciao Giovanni, a volte la comunicazione via internet crea delle incomprensioni. In quello che ho scritto non c’era nè commiserazione nè ironia. Ho scritto semplicemente che se sei soddisfatto dello strumento che hai, buon per te. Non devi cercare nient’altro. Se stai bene così con il tuo emulatore, perchè dovrei fare ironia? Stiamo discutendo di cloni, ognuno ha il suo suono nella testa. Se tu hai ottenuto il tuo suono con il Voce, perchè dovrei essere polemico o ironico? Buon per te, in quale altro modo avrei dovuto commentare? Se ti sei sentito commiserato, mi scuso ma non era proprio mia intenzione. Comunque youtube va bene per analizzare le caratteristiche di uno strumento, per valutarne l’operatività, non la qualità del suono, sia che tu abbia ascoltato con i monitor che con le cuffie. Questa è la mia opinione. Detto questo ti auguro, davvero senza polemiche, buona musica.

            Reply

          • Giovanni

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            Buona musica anche a te

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Un piccolo chiarimento, visto che seguo i Pink Floyd da sempre e oltre a suonare in una tribute band, curo per alcuni siti la didattica legata al suono di tastiere dei Pink Floyd: i Pink Floyd non hanno mai utilizzato nè in studio nè dal vivo cloni e emulatori dell’Hammond. I Floyd in giro si sono sempre portati appresso l’Hammond di casa. L’unica “licenza poetica” che si è concessa Richard Wright è un Hammond XB-5, che però non è mai stato utilizzato da Wright per i Pink Floyd, nè in studio nè dal vivo. Ha fatto parte del suo setup privato nella seconda metà degli anni ’90. Dal vivo confermo che i Pink Floyd come organo hanno utilizzato, sia in studio che dal vivo, solo strumenti originali, sia per il Farfisa che per l’Hammond. Confermo che non hanno mai utilizzato cloni, indipendentemente dalla marca. Dico ciò non per polemica, ma per correttezza d’informazione.

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Sempre per completezza d’informazione: quando uscirono sul mercato i Voce m’impressionarono molto anche se non mi convincevano molto la distorsione, la percussione e il vibrato. Diciamo che per me rappresentano uno dei primi passi riusciti nell’ambito dell’emulazione virtuale applicata agli organi. Non a caso il Voce è il nonno dei KeyB, che rappresentano delle ottime alternative agli Hammond.

            Reply

          • Giovanni

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            Un ultima osservazione.
            Devo ringraziare questa discussione perché mi ha fatto capire qualcosa di più del senso delle mie preferenze e dei miei gusti che troppo spesso sono istintivi e non ragionati.
            Uno dei motivi per cui mi accontento del mio Voce e lo cambierei solo con un “originale” è che la distorsione non mi interessa affatto e la percussione poco. In realtà il suono Hammond cui sono legato è un suono molto antico, in cui questi elementi non sono presenti o quasi. E sono, guarda caso, quelli che tu particolarmente critichi.
            Per cui ti ringrazio della tua osservazione, che mi ha fatto capire meglio quale è il suono che preferisco.

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Perfetto, questo vuol dire che se ci si confronta senza paraocchi senza pensare che qualcuno voglia fare ironia o essere polemico, da una discussione può uscire qualcosa di buono. Si ritorna a quello che scriveva Enrico in apertura di articolo: non esiste il clone di Hammond perfetto per ogni musicista, così come probabilmente non esiste il suono di Hammond che vada bene per ogni musicista. Ognuno ha la sua opinione, ha la sua idea di suono di Hammond. E poi da cosa è costituto davvero il suono di un Hammond? Stiamo parlando di un suono ideale e quello c’è nella testa di ogni singolo musicista, che è influenzato dai propri gusti musicali, da quello che ha ascoltato e da quello che ha suonato. Io resto della mia idea: non esiste il suono perfetto di Hammond, non esiste il clone perfetto di un Hammond così come non esiste l’Hammond perfetto.

            Reply

          • Giovanni

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            E’ vero, non erano i Pink Floyd ma David Gilmour che suonava Marooned dal vivo per il 50mo anniversario dalla Fender Stratocaster, del 2004:

            http://www.youtube.com/watch?v=3W6hBI1SAL4

            E’ chiaramente visibile il Voce V5

            Reply

  • giorgio campera

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    ero ironico 😉 ovvio … infatti il problema è accettare che siamo diversi , e dopo mille spese fatte e da fare un po mi rendo conto di come spezsso ci si schiera a priori …. e comunque il il mojo c’è l’ho a casa ….

    sarei curioso del tuo pensiero a riguardo ma mi sembra evidente che non sia qui la sede dove giudicare , ma siamo qui solo per esporre i fatti .

    …ricordo che io cercavo il suono di Hammond quando non sapevo che fosse un hammond facendo passare in un tube screamer un non piu mi ricordo che cosa analogico della roland .. per un risultato mostruoso a seconda dei gusti !!!

    Reply

  • synthy

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    la sola cosa che so è che, quando ti siedi davanti at the real thing, l’Hammond appunto in tutti i suoi 200 kilozzi, senti la differenza con qualsiasi clone, e qui finisce ogni contenzioso.

    giusto per dar ragione ad Enrico: coi cloni, il suono è quello che hai in testa che deve uscire, con l’hammond quello che esce è al 95% il suono che cerchi.

    Reply

  • Gilmourish

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    scusate…è stato gia detto che l’hammond vero suona meglio di qualunque clone e quandoo suoni l’hammond vero non esiste clone che tenga?hahaha…la fiera dell ovvio

    Reply

  • edo

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    Bello il mojo, bello il VB3.
    Uso quest’ ultimo da anni e si tratta dell’ unico vst che mi trasmette le giuste sensazioni, e ne ho provati tanti.
    Per quanto mi riguarda il timbro di un hammond deve molto allo stadio di amplificazione con relativa microfonatura e Guido Scognamiglio ci ha azzeccato.
    Certo, non è lo strumento reale con un vero leslie, ma con un po di accorgimenti si può andare dai Gentle Giant a Jimmy Smith passando i Pink Floyd.
    Fantastico.

    Reply

  • giuseppe marcogliese

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    ciao a tutti, scusate il disturbo, ma ho un problema con il mio crumar mojo: dopo l’ upgrade non si sente piu nulla, l’ assistenza è praticamente inesistente, avete qualche suggerimento? (ho gia reinstallato e controllato i vari parametri (insomma in teoria il volume c’ è) il midi in uscita funziona e apparentemente non ci sono problemi (il video presenta la nuova interfaccia e visivamente funziona) grazie per ogni eventuale aiuto.

    Reply

    • Enrico Cosimi

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      hai provato a contattare direttamente la ditta? possibile che non rispondano? ad ogni modo, se mi scrivi in privato, ti mando i contatti con il progettista…

      Reply

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