ABC del Sound Design – Parte 08

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

E’ il momento di pensare ai pad. Con questo suggestivo nome, ci si riferisce alla grande famiglia timbrica che contiene qualsiasi tipo di suono sufficientemente configurato per poter “tenere” l’armonia senza mangiare timbricamente la parte melodica o interferire con le figurazioni di basso. Che siano veri e propri pallettoni tenuti per quattro quarti, o che abbiano un minimo di articolazione, i suoni pad devono rispondere a determinati requisiti che – a questo punto della nostra cavalcata – potrebbero già essere sufficienti indizi di programmazione.

Di Enrico Cosimi

tappeto

Quali sono questi requisiti? E’ presto detto:

  • Il tappeto (usiamo, da ora in poi, l’esaltante termine italiano) deve essere poco invasivo, altrimenti copre la parte melodica in alto e distrae l’ascoltatore facendogli perdere di vista quello che succede in basso. Jump è l’apoteosi del “non-tappeto” (non a caso, è lo hook del brano).
  • Per sua natura, salvo rari casi, il tappeto non ha impieghi ritmici, quindi non prevede inviluppi di articolazione (leggi: inviluppo del VCA) tali da consentire esecuzioni tastieristiche “in battuta”; quasi sempre, basta un attacco morbido, un sustain al massimo e un release altrettanto morbido. Punto.
  • Il tappeto non ha caratterizzazioni timbriche all’interno dell’articolazione. Ovvero: non serve un Filter Envelope che apra il filtro. Africa è un altro classico esempio di non-tappeto, al confine con l’altrettanto mitica categoria sonora dei Synth Brass. (Ulteriori particolari in seguito).
  • Se non ci sono caratterizzazioni timbriche, cioè se non ci sono inviluppi che devono aprire il filtro, quest’ultimo diventa un vero e proprio controllo di tono usato in maniera statica, cioè non dinamica. Il Filter Envelope Amount può rimanere fisso sullo zero.
  • Un buon tappeto deve essere progettato in base allo spazio disponibile nel mixer, cioè all’arrangiamento, cioè al genere musicale, cioè alla produzione, cioè alla sensibilità del musicista. Shine On You Crazy Diamond è un esempio perfetto di tappeto con Fade In iniziale e scarsissima variazione timbrica: il suono arriva from nowhere, coinvolge emotivamente l’ascoltate sintonizzandolo sul Sol minore e sfuma nel resto del capolavoro discografico.
  • Se un buon tappeto non deve mangiare troppo spazio, può essere il caso di prendere in esame un tipo di filtro alternativo al classico Low Pass: il comportamento di questo tipo di filtro tende a impastare sulle basse e sulle medie, rendendo rischioso l’alloggiamento del suono all’interno del mixaggio. Come è ovvio, se il mixaggio è fatto solo di tappeto e poco altro, ci si può tranquillamente adagiare sul pastoso suono del Low Pass Filter. In The Air Tonight è un classico dei classici dei classici.
  • Se il Low Pass Filter è sconsigliato per la tendenza al panettone sonoro, può essere utile sperimentare con un più imitato Band Pass Filter. Occorre regolare con accuratezza la frequenza centrale e dimenticarsi, come al solito, il suo controllo da parte dell’inviluppo.
  • Novantacinque volte su cento, il suono pad non ha inviluppo sul filtro. Ovviamente, siete liberissimi di emozionarvi con la sperimentazione.
  • Il tappeto deve essere magico (niente frange e niente turbanti, please…); deve emozionare l’ascoltatore – pur nei limiti operativi concessi alla struttura – con la sua micro variazione timbrica. E’ necessario ricorrere alle modulazioni/animazioni che, normalmente, si usano nel sintetizzatore per rendere meno statico il suono. E’ il momento di ripescare…
  • Detune, Pulse Width Modulation, Chorus, Ensemble, Voice Stacking/Spread sono i vostri amici. A patto di non abusare. Come in cucina con il sale, un pizzico è perfetto, mezzo chilo diventa un incubo.
  • Più si esagera con gli effetti (interni o esterni allo strumento), più il suono tenderà ad andare fuori fuoco, perdendo di presenza nel piano sonoro. Da questo punto di vista, il riverbero aiuta, ma occorre evitare l’effetto grotte di Postumia. (O di Frasassi, se preferite).
  • Non avete il riverbero? La vostra religione ve lo impedisce? Provate a sperimentare con quantità di Release Time appena superiori a quanto dettato dalla buona educazione… E’ un ripiego, ma è meglio di niente.

Tutto questo, dicevamo, rappresenta il minimo sindacale che il musicista deve saper mettere in atto sul proprio strumento per avvicinarsi alla timbrica pad. Come è facile immaginare, su certe strutture analogiche è più facile ottenere corposità timbriche micro modulate dalla stessa instabilità del circuito; su macchine digitali, occorre evitare l’eccessiva precisione degli oscillatori, ma – caso per caso – la quarta volta che vi cimenterete nella pad program practice, vedrete i primi progressi.

La prossima volta, cercheremo di verificare le procedura su qualche piattaforma facilmente riscontrabile.

Sarà meraviglioso.

Tags: , ,

Comments (7)

  • Camillo

    |

    Prof. come vede l’uso del “Panning” ….o di una Cross Modulation (stile FM) …per dare un leggero movimento al pad?

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    perché no? tenendo presente che lo spostamento sull’arco stereo può creare problemi se poi “stringi” il mix in mono…

    la cross mod potrebbe essere troppo “drastica” dal punto di vista timbrico però se il risultato piace… :-)

    Reply

  • Camillo

    |

    Grazie Prof!
    Effettivamente il Panning se poi portato in Mono potrebbe creare problemi…per la Cross Mod in stile FM, le dico la veritá…la domanda é nata “tenendo un occhio” sulla manopola cross mod del Minilogue.

    Reply

  • Giovanni

    |

    Magnifico articolo…tappeto incluso!

    Reply

  • Andrea

    |

    Enrico & co. siete mitici, mi spiace solo avervi scoperto così “tardi”. Sto facendo scorpacciate di articoli, tutorial, recensioni e video…grazie veramente. Ehm…forse avrei dovuto trattenere questa sviol…ops commento fino al post sulle strings machine . Complimenti ancora

    Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');