Thor per iPad: un giretto di prova

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Software

Ancora sui synth per iPad, è la volta di una new entry di casa Propellerheads, una vecchia gloria di Reason portata nel mondo “mobile” che prenderemo sotto braccio e condurremo a fare una passeggiata con noi. Signori, stiamo parlando di Thor per iPad, sapientemente introdotto in questo articolo, che vi invito a leggere prima di proseguire con questa discussione dal taglio nettamente più pratico.

Di Antonio Antetomaso

COPERTINA

Thor per Reason è una vecchia conoscenza e la versione per iPad è stata già descritta nelle sue prerogative nell’articolo di sopra, ragioni queste per cui vorrei sorvolare sulle caratteristiche dei moduli che compongono il virtual synth e impostare l’articolo come segue:

  1. Un confronto tra la versione Reason e quella su iPad, specie dal punto di vista della fruibilità utilizzando la superficie del tablet di casa Cupertino e delle novità aggiunte;
  2. Un giudizio (al solito) strettamente personale derivato dall’utilizzo dell’applicazione nel mio environment musicale;
  3. Un paio di video con cui farvi toccare con mano le potenzialità di questo synth: una scorsa dei principali presets e un esempio di programmazione.

Saliamo sul torpedone, facciamo benzina e partiamo. Thor, dicevamo, è “carta conosciuta” se non altro dagli abitanti del pianeta Reason che mai e poi mai lascerebbero questa DAW e le sue meraviglie. Inserito già dalla versione 4 di Reason e potenziato con le versioni successive, Thor si configura come un potente virtual modular synthesizer, o, meglio virtual semi-modular synthesizer, nel senso che gli alloggiamenti per i moduli di diversa natura e il percorso audio sono fissi, ma è possibile scegliere tra diversi modelli di moduli della stessa categoria.

In un virtual modular synthesizer full (es Reaktor) non abbiamo questi “limiti”, ricordate? L’unico limite è la nostra immaginazione e…la CPU!!

Chiusa la parentesi, diamo un’occhiata veloce veloce al fratellone maggiore per Reason che, in quanto tale, può essere goduto solo all’interno della DAW in oggetto.

FIGURA2

Ci sono 4 sezioni dall’alto verso il basso:

  • Pannello con i controlli principali (tastiera, effetti, volume);
  • Pannello “core” in cui inserire e programmare i moduli offerti a nostro piacimento: tre oscillatori, due filtri principali più uno secondario a valle dell’amplificatore, due LFO, due inviluppi ADSR, un inviluppo DADR, un inviluppo globale DAHDSR, delay e chorus;
  • Matrice di modulazione;
  • Step sequencer programmabile “analog style”.

A disposizione del musicista, troviamo 6 tipi di oscillatore, pronti per essere inseriti nei 3 moduli dedicati alle sorgenti sonore, 4 tipi di filtro invece, per essere inseriti nei 2 moduli di filtraggio. Direi che c’è quanto basta per soddisfare le esigenze del programmatore più ambizioso e per fare un bel po’ di male all’impianto di amplificazione.

Detto ciò e iniziando la fase di atterraggio verso il mondo “mobile”, passiamo a presentare l’oggetto del nostro contendere con le seguenti affermazioni:

  1. Tutto ciò che si può fare con Thor in Reason è possibile farlo con Thor su iPad;
  2. Le patch create con Thor in Reason possono essere importate in Thor per iPad e viceversa.

Scusate se è poco.

Stiamo dicendo che Thor per iPad è il porting uno a uno della versione per Reason, con la “piccolissima” differenza che stavolta abbiamo a che fare con un synth standalone che, tra le altre cose, è utilizzabile anche facendo uso delle gestures comunemente utilizzate con gli iDevices. Non resta allora che andare a vedere come è avvenuto questo mapping e come ci si può muovere con le nostre dita tra le varie sezioni del synth, che una volta avviato si presenta così:

FIGURA3

Con molta fantasia, le quattro sezioni originali di Thor per Reason sono state codificate in tre pagine accessibili dalla parte superiore dell’interfaccia mediante altrettanti pulsanti. Le tre pagine hanno in comune il menu in alto da cui è possibile lavorare sui presets (opportunamente catalogati per artista e tipologia) e operare sui settaggi dell’applicazione.

 

Sezione “Keyboard”

E’ la sezione che racchiude i controlli, diciamo così, di “frontend”: i settaggi legati alla polifonia, quelli legati al portamento, al volume e agli effetti. Novità di questa sezione, rispetto alla versione “Reason” è la presenza preponderante della superficie di controllo “iPad oriented”: una tastiera virtuale sensibile al touch screen e utilizzabile per glissati mediante gestures, nonchè configurabile per essere utilizzata in modalità “hold. Disponibile una comodissima funzionalità “strum” che consente di eseguire un accordo a quattro voci, con possibilità di agire sulla dinamica.

FIGURA5

 

Qui sotto, lo strum virtuale.

 

FIGURA4

Sono presenti pitch bending e modulation wheel virtuali per le ovvie funzionalità di modulazione.

 

FIGURA6

Sezione “Knobs”

E’ la sezione cuore di tutta l’applicazione: oscillatori, filtri, LFO, inviluppi, effetti e tutto quello che si ha a disposizione nella corrispondente sezione della versione Reason è disponibile qui. La differenza è sostanzialmente nel modo di navigare tra le diverse sotto-sezioni di quest’area, a causa della dimensione ridotta della superficie dell’iPad naturalmente.

Lo scopo è ovviamente quello di ottimizzare la fruibilità su touch screen, tenendo presente che c’è anche l’iPad mini da prendere in considerazione e anche un potenziale uso live dell’applicazione dove non possiamo permetterci il lusso di avere knobs e manopole troppo piccole.

Il problema è stato risolto creando delle sotto sezioni “a scomparsa”. In pratica, seguendo il percorso audio da sinistra verso destra, è possibile espandere/minimizzare la sezione di oscillatori e filtri, quella di LFO e inviluppi, quella di effetti e parametri globali mediante un comodo indicatore “Expand” cliccabile (anzi “touchabile”) che compare in cima ad ogni “scompartimento” quando minimizzato.

FIGURA7

FIGURA8

FIGURA9

Sezione “Routings”

Matrice di modulazione e step sequencer collassati in un’unica sezione, altra piccola differenza con la versione “Reason”, se vogliamo. Le funzionalità sono le stesse offerte dalla versione “desktop”: matrice di modulazione con 13 slots programmabili in “sorgente”, “destinazione”, “indice di modulazione”, “sorgente di scaling” e “indice di incidenza della sorgente di scaling”. Tipico esempio: LFO1 che modula il Pitch dell’oscillatore 1 con indice di modulazione 25 scalato mediante “modulation wheel” di un fattore 100 (0 – full range).

Lo step sequencer è a due righe di 16 steps ciascuna. La riga di sopra controlla il pitch degli oscillatori, la riga di sotto uno dei parametri a scelta tra quelli posti sulla pulsantiera di sinistra.

FIGURA10

E’ possibile gestire diverse modalità di corsa del sequencer, inserire/rimuovere di “buchi” nella sequenza attivando o disattivando ciascuno step, gestire funzioni operative ausiliarie che rendono la modalità di funzionamento tutt’altro che banale.

FIGURA11

Al dunque

E veniamo ai giudizi, ricordo ancora una volta, strettamente personali e scaturiti da una attività di “smanettamento” unicamente a cura del sottoscritto. Il synth c’è ed è una discreta macchina da guerra: i parametri offerti su cui intervenire sono così tanti che anche il sound designer più esigente troverà pane per i suoi denti. La fruibilità è ottima, le gestures sono calibrate in modo sapiente e l’organizzazione dell’interfaccia a sezioni a comparsa facilita di molto l’interazione con la moltitudine di controlli a disposizione. E per finire, la qualità audio è davvero notevole: il synth ha un calore nelle timbriche davvero impressionante e la distorsione dei filtri è una delle cose che mi ha colpito di più. Per dirla alla paesana, Thor ha una “stecca” come pochi, anche con la sola uscita audio integrata dell’iPad. Ricordate DIVA? Bene, siamo lì. Le cosette che non mi hanno convinto del tutto (poche) sono le seguenti:

  1.  La tastiera virtuale: benchè ben concepita si è rivelata meno efficace al tocco di altre offerte in synth virtuali per iPad di mercato ed allo stato dell’arte (si dice il peccato ma non il peccatore eheheh) ed inoltre la superficie di ogni tasto sullo schermo, a mio avviso, è un po’ troppo stretta per una operatività comoda. Probabilmente si sarebbe potuto propendere per tasti virtuali un po’ più larghi e meno ravvicinati e il tutto sarebbe risultato più funzionale, anche perchè la possibilità di scorrere tra le diverse sezioni della tastiera avrebbe reso il minor numero di tasti visualizzati un falso problema. Naturalmente se usate THOR con un controller MIDI il discorso non vi riguarda;
  2.  L’assenza di MIDI LEARN: è dura su un synth virtual analog software di questo tipo rinunciare alla possibilità di assegnare ad un MIDI controller la possibilità di agire sui vari parametri di oscillatori, filtri e compagnia cantante. Spulciato il manuale da cima a fondo, l’unica possibilità sembra essere offerta dall’assegnazione di un breath controller nella matrice di modulazione. Probabilmente in rilasci futuri dell’app questo aspetto verrà preso in pesante considerazione. C’è da dire però che ho collegato al synth la mia Analog Laboratory 49 e ha riconosciuto a primo colpo tutti i potenziometri assegnandoli correttamente a filtri, inviluppi ecc. Fortuna? Chi può dirlo, bisognerebbe fare un test massivo con diversi controller…

Per il resto, sicuramente il gioco vale la candela anche perchè l’app è stabilissima e non ho notato bugs significativi già dalla prima versione. Questo fa onore al lavoro della Propellerheads. Altro punto di forza è da ricercarsi nella possibilità di scambiare timbri con la versione Reason. Ciò facilità le attività di programmazione sicuramente.

Qui trovate tutte le informazioni di cui necessitate.

 

Vedere e ascoltare…

Vi lascio con due video per farvi “assaggiare” il tutto e decidere al meglio se propendere per l’acquisto o meno: “giro dei preset” e “esempio di programmazione (un bel pad morbido ed evolvente “comm’ piaciammè”)”. Vogliate perdonare la non precisa esecuzione a causa della (ahimè) alta latenza durante la cattura del filmato dall’iPad, attraverso Air Play Mirroring: la rete facilita da un lato, distrugge dall’altro..

Schermata 07-2456503 alle 10.09.37

Schermata 07-2456503 alle 10.11.00

Alla prossima.

 

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Comments (2)

  • luino

    |

    interessantissimo! e un breve corso? 😉

    Reply

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