Sequential Prophet-6. Finalmente

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Iniziamo dal titolo: finalmente il Prophet 6 perchè, in quest’epoca di spaccanasi, di raffinati duellanti, di spadaccini sempre pronti sull’anca (tanto per citare Teophile Gautier), c’era bisogno di un sintetizzatore polifonico analogico senza grilli per la testa, con tutto quello che serve per prendere accordi (analogici) godendo delle timbriche (analogiche) e delle classiche idiosincrasie (analogiche). E’ un bel parlare di prestazioni stellari, complessità operativa, completa interfacciabilità e “operatività a vasto raggio”, ma se quello che serve è prendere un accordo con due detuned saw filtrate low pass per voce, senza perdere quaranta minuti di navigazione con i sott menu edit, questa – anzi, questa è la macchina giusta. Punto.

Di Enrico Cosimi

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Sicuramente, nella valutazione ha molto peso anche il fattore nostalgia: anche se il nuovo Prophet-6 non è un remake del rivoluzionario P5 di tanti anni orsono (ci sono molte cose in più, rispetto al vecchio, ma anche qualcosina in meno), vedere di fronte e sentire nuovamente sotto le dita una buona tastiera, incorniciata da un bel cabinet in legno e laminato metallico pesante, con le classiche manopole Sequential (anche se in versione slim) ha la sua importanza. Diciamo che predispone benevolmente l’utente attempato (col pannolone appena cambiato dagli infermieri e pronto alla sua dose di minestrina senza sale) e incuriosisce in modo significativo il producer più giovane, ma meno storicamente esposto a questi vecchi dinosauri analogici.

Insomma, un bellissimo strumento, concepito con la consueta miscela di funzionalità, rapporto Q/P, suono, furbizia e praticabilità che è ormai il punto di forza nell’engineering di Dave Smith.

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Per chi si fosse sintonizzato solo ora…

Ricordiamo, velocissimamente e in modo generico, che prima del Prophet 5 (nella transizione tra Anni 70 e 80 dello scorso secolo), semplicemente, il sintetizzatore analogico polifonico moderno non esisteva: le possibilità – per noi oggi banali – di poter programmare un timbro sul pannello comandi, salvarlo in una locazione di memoria, ricaricarlo per l’impiego live e modificarlo semplicemente ruotando una manopola sul pannello erano non solo lungi da venire, ma anche difficilmente immaginabili.

Grazie alla fortunata coincidenza di tanti eventi positivi (competenza di Dave Smith, disponibilità degli integrati SSM – prima – e CEM – dopo, consulenze e interazioni con grossi professionisti dell’epoca – Rick Wakeman in primis – e disponibilità del micro processore Zilog Z80 per la gestione dati), con il Prophet 5 originale divenne possibile usare – con relativa affidabilità – cinque voci mono timbriche, dal suono grasso, potente, oltraggioso, inconfondibile, versatile, cattivo, analogico, epocale.

Negli anni successivi, la fortuna commerciale di Dave Smith ebbe un periodo relativamente minore, coincidente con la cessione del marchio Sequential alla Yamaha e, per alterne vicende, con l’abbandono del progetto Seer Systems e Prophet VS/Prophet 3000. La ruota iniziò nuovamente a girare con il primo Evolver targato Dave Smith Instruments, poi con la pletora di modelli successivi, fino a recuperare – in tempi moderni – prima la legacy Prophet (ricordiamo i modelli Prophet-8, Pro2 e Prophet-12) e, finalmente, la piena libertà d’uso del marchio Sequential (cortesia di una Yamaha particolarmente sensibile sull’argomento).

Appena ieri, la presentazione del Prophet-6 a tastiera, poi del Prophet Desktop in versione expander, corroborata – giorni addietro – dalla disclosure del modello OB-6 (in collaborazione con Tom Oberheim) ha definitivamente confermato la vitalità e la validità della visione di Dave Smith.

Ce ne era bisogno.

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Lo strumento in breve

Ne avevamo parlato, in forma preliminare e indicandone velocemente solo le caratteristiche principali, appena ricevute le prime notizie; ora, possiamo allentare le viti del cofano e scendere in profondità per verificare le caratteristiche operative.

Prophet-6 è un sintetizzatore polifonico analogico a sei voci, mono timbriche, completamente programmabile da pannello comandi, con pochi controlli globali raggruppati in menu di edit e il 95% delle funzioni logicamente implementato attraverso comandi a singola azione.

In aggiunta al motore di sintesi vero e proprio (ulteriori particolari in seguito), trovano posto nello strumento un arpeggiatore programmabile, uno step sequencer polifonico, una sezione multi effetti digitale intermente bypassabile. La tastiera  quattro ottave,sensibile alla dinamica iniziale e al channel aftertouch, è di buona fattura e si lascia suonare con facilità (si è discusso lungamente sul problema quattro/cinque ottave… cinque sarebbero state meglio, ce ne sono quattro e tanto basta).

Ci sono 1000 programmi disponibili per le prime fasi di esplorazione timbrica: metà preset (comunque modificabili) e metà liberamente riscrivibili dall’utente. Le timbriche sono organizzate in 10 banchi da 100 locazioni ciascuna. Con i tasti BANK e TENS, si sintonizza l’uso del tastierino numerico per la selezione delle centinaia (il prefisso di banco), delle decine e delle unità. Benvenuti negli Anni 80.  Durante il normale utilizzo, si richiama un suono, lo si usa, lo si modifica direttamente in base alle proprie esigenze, lo si salva nuovamente nella stessa locazione, se possibile (oppure, se ne sceglie una più adatta), lo si paragona – attraverso Compare  (occhio ai led del tasto GLOBALS) – alla programmazione originale, per valutare l’efficacia delle modifiche apportate.

Se, come è cosa buona e giusta, preferite partire da zero nelle procedure di programmazione – è il modo migliore per fare amicizia con lo strumento… – dovrete tenere premuto PRESET e poi premere WRITE: lo strumento richiamerà una condizione timbrica di default molto semplice dalla quale partire per timbriche nuove e inesplorate. E analogiche. 

In alternativa alla condizione di default, se siete allergici ai potenziometri e – cosa buona e giusta mkII – preferireste avere “il reale controllo” della situazione, potete forzare la macchina ad usare le regolazioni di pannello così come sono – pomelli e interruttori compresi – per “vedere quello che si sente e sentire quello che si vede”. Il modo Live Panel è accessibile semplicemente spegnendo il tastino PRESET. 

Avremo modo di tornare più avanti sulle iatture della convivenza potenziometro/memorizzazione dati e vedremo come Dave Smith abbia affrontato l’annoso problema.

 

Sul prezzo

In un periodo oggettivamente ricco di proposte, per tutte le tasche, affrontare l’acquisto di un polifonico analogico che costa 2800 euro su strada è operazione da valutare con cura. Intendiamoci: la qualità dello strumento, costruttiva, timbrica, emozionale, vale tutti i soldi richiesti, ma – nonostante tutto – il Prophet-6 potrebbe rimanere uno strumento proibitivo per i budget più risicati. Nel confidare in una successiva disponibilità di esemplari umani, intanto può essere di consolazione sapere che ne esiste una versione tabletop che – almeno – risparmia il costo della tastiera dinamica e delle wheel.

 

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Le connessioni

Un sintetizzatore si valuta anche in base al corredo di connessioni che offre al musicista; da questo punto di vista, con il Prophet-6 la soddisfazione è parecchia. Sul pannello posteriore, oltre all’interruttore di accensione (l’alimentatore è auto configurabile e il cavo di alimentazione di tipo staccabile IEC standard), trovano posto: una porta USB per il collegamento bidirezionale con il laptop – permette il trasferimento dati di programmazione e l’eventuale acquisizione di aggiornamenti firmware (l’apparecchio non ha bisogno di driver); la porta MIDI con le connessioni In, Out e Thru (dal padre del MIDI, non ci saremmo aspettati niente di meno…), una connessione Seq Jack (per configurare il comportamento di un interruttore a pedale dedicabile allo step sequencer/arpeggiatore interno), due connessioni per pedali indirizzabili via software (un footswitch con connettore TS e un expression pedal con connettore TRS), una terza porta per pedale esterno specificamente dedicata al controllo della frequenza di taglio (anche in questo caso, il connettore è di tipo TRS).

Attenzione! Il pedale eventualmente collegato controllera solamente la frequenza di taglio del filtro Low Pass, lasciando non modificato il comportamento del filtro High Pass. 

Le uscite audio sono disponibili come coppia Left/Right (la compatibilità mono è garantita) e come presa cuffia stereofonica; manca la possibilità di filtrare segnali esterni (del resto, mancano anche granulazione del segnale, lettura dei campioni, touch screen a 14”, ribbon controller, distributore di caramelle e lettore di basi MIDI).

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Le impostazioni globali

Prima di approfondire la struttura di voce, è il caso di prendere conoscenza delle funzioni globali (quelle, cioè, che influenzano tutto lo strumento) organizzate nei menu di pannello.

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Sono raggiungibili attraverso sintonizzazione col tasto GLOBALS (dotato di doppio led rosso/giallo) e successiva selezione di menu attraverso i dieci tasti numerici; la doppia serigrafia superiore/inferiore permette di capire cosa si sta editando; i valori di parametro si modificano usando i tasti BANK/TENS come Decrease/Increase.

 

Occhio, che le fotografie disponibili in rete si riferiscono a un prototipo con le scritte non ancora definitive; l’unico modo per sapere esattamente cosa c’è dentro lo strumento (escluso, per il momento, l’acquisto compulsivo), consiste nel consultare la documentazione tecnica in dotazione – leggi “manuale utente”. Cosa che è sempre vantaggiosa per la salute.

Di seguito, un elenco – veloce – dei parametri:

  • 0 Upper. Transpose; l’intonazione generale dello strumento può essere trasposta di+/-12 semitoni.
  • 1 Upper. Master Tune; in maniera più fine, si può regolare il Tuning per +/-50 centesimi di semitono.
  • 2 Upper. MIDI Channel; sintonia del canale MIDI usato per trasmettere e ricevere dati; una diciassettesima scelta ALL permette di abilitare l’antico modo OMNI (lo strumento riceve dati indifferentemente da tutti i canali MIDI ricevuti).
  • 3 Upper. MIDI Clock; sintonia per il generatore di Clock desiderato; è possibile scegliere: OFF, niente Clock; OUT, sola trasmissione del Clock interno, ma nessuna ricezione; IN, sola ricezione del Clock esterno, ma nessuna trasmissione di quello interno; Slave Thru, ricezione del Clock MIDI interno e trasmissione del medesimo al MIDI Out (utile per distribuire la sincronizzazione in un network composto da diversi expander; In, No Start/Stop, ricezione del Clock MIDI esterno, ma disabilitazione del comandi MIDI Start e Stop (se volete far partire da pannello sequencer e arpeggiatore, comunque in battuta con sorgenti esterne, questa è la scelta giusta).
  • 4 Upper.Clock Port; selezione della porta digitale dalla quale viene ricevuto il Clock esterno; è possbile selezionare USB o MIDI.
  • 5 Upper. Parameter Transmit; la trasmissione MIDI dei parametri di pannello può essere: a) disabilitata; b) gestita com MIDI CC; c) gestita come MIDI NRPN. I CC sono più semplici come gestione, ma limitano la definizione alla corsa 0-127; i NRPN sono più macchinosi da gestire, ma rispettano l’intera escursione e definizione dei parametri.
  • 6 Upper. Parameter Receive; come sopra, ma dedicato alla ricezione dei valori parametro di pannello.
  • 7 Upper. MIDI Control; abilitazione o spegnimento per la ricezione dei MIDI Controller generici (Pitch Wheel, Mod Wheel, Pedal, Volume).
  • 8 Upper. MIDI Sysex; da quale porta digitale viene ricevo e/o trasmesso il sistema esclusivo? La scelta possibile è tra MIDI Din e USB (in questo modo, Prophet-6 può ricevere Clock dal pentapolare Din MIDI e, simultanemaente, usare la porta USB per il trasferimento dati. Non male).

Attenzione! Allo stato attuale del sistema operativo, c’è un bug che crea problemi quando si usa la porta USB per trasferire SysEx! musicista avvisato…

  • 9 Upper. MIDI Out; sceglie la porta digitale (USB o MIDI) da cui inviare i dati.
  • 0 Lower. Local Control; permette di evitare i MIDI Loop con le DAW sganciando la tastiera dal synth engine vero e proprio.
  • 1 Lower. Seq Jack; per configurare il funzionamento dell’eventuale foot switch collegato alla porta Seq Jack sul pannello posteriore. E’ possibile: far partire il playback del sequencer (Normal); far avanzare step dopo step con un segnale audio esterno il playback del sequencer (Trig); innescare gli inviluppi del Prophet-6 mentre si tengono premute le note di un accordo – una sorta di sidechain analogico (Gate), il playback del sequencer – in questo caso – continuerà a seguire il Clock ufficiale, mentre eventuali ritmiche ricevute alla porta Seq Jack potranno essere usate per “risagomare” le note; usare, come sopra, un segnale esterno per innescare gli inviluppi delle note premute e per far avanzare in battuta il sequencer interno (Trigger + Gate).
  • 2 Lower. Pot Mode; con le lacrime agli occhi, segnaliamo le tre possibilità Relative, PassThru e Jump. Nessuna delle tre è perfetta; l’utente troverà sicuramente quella meno dannosa al proprio modo di editare i suoni. La prossima volta, sceglierà la Encoder Edition.
  • 3 Lower. Sustain Polarity; qui, si sceglie la polarità dei due footswitch collegati alle porte Sustain e Sequencer; le opzioni comprendono: Normally Open, Normally Closed, Sust Norm Open/Seq Norm Closed, Sust Norm Closed/Seq Norm Open.
  • 4 Lower. Alternate Tuning; grazie all’interessamento di Robert Rich, anche nel Prophet-6 è possibile lavorare al di fuori del temperamento equabile, caricando temperamenti alternativi come sistema esclusivo o scegliendo uno di 16 possibili modi di dividere l’intonazione per intervalli non cromatici e non occidentali.

Le scale disponibili comprendono: Normal Equal Tempered, Harmonic Series, Wendy Carlos Harmonic Series, Meantome Tempered,  1/4 Tone Equal Tempered, 19 Tone Equal Tempered, 31 Tone Equal Tempered, Pythagorean C, Just Intonation A, with 7-limit Tritone at D#, 3-5 Lattice in A, 3-7 Lattice in A, Other Music 7-Limit Black Keys in C, Dan Schmidt Pelog/Slendro, Yamaha Just Mayor C, Yamaha Just Minor C, Harry Partch 11-limit 43 note Just Intonation, Arabic 12-Tone.

Come tanti altri, io fo buchi nella sabbia, rimanendo fedele al temperamento equabile. 

C’è una differenza concettuale tra queste differenti intonazioni e quanto era possibile fare nel vacchio Prophet-5: in questo caso, si passa da un preset di comportamento tune all’altro; nella vecchia macchina, era possibile “scordare” individualmente ciascun semitono dell’ottava usando dodici potenziometri di pannello. La procedura di tune era disponibile solo nei Prophet 5 Rev 3.3. 

  • 5 Lower. Velocity Response; quattro curve di risposta alla dinamica di tastiera, progressivamente più dure.
  • 6 Lower. Aftertouch Response; quattro curve di risposta alla channel pressure di tastiera.
  • 7 Lower. Stereo/Mono selector; per impostare il Prophet-6 sul funzionamento stereo (standard) o mono aurale.
  • 8 Lower. Program Dump; sceglie quali dati mandare in trasmissione MIDI: Current Program, Tens (decina di programmi), Bank (centinaia di programmi), User Banks, All.

Il lettore attento avrà notato la mancanza di un’opzione 9 Lower: c’è ancora speranza per il distributore di caramelle. Confidiamo in una prossima revisione software.

La prossima volta affronteremo il canale di voce.

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Comments (18)

  • Attilio De Simone

    |

    Considerando che il Prophet 6 e l’OB6 hanno architettura di sintesi pressochè identica, a cambiare è praticamente solo il filtro, potevano fare un’unica versione dello strumento contenente entrambi i filtri. E invece no…. li dovete comprare entrambi… che furbacchione…

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      personalmente, tanto sono entusiasta del P6 quanto sono irritato dalla versione OB6…

      Reply

  • Marco M.

    |

    E come mai? A parte la sopracitata furbata

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    miei 2 cent: non puoi prendere il filtro oberheim e metterlo dentro la struttura di voce del prophet… non c’entra niente!

    Reply

  • Fabrizio

    |

    Enrico, mi pare però di aver capito che il contributo di Tom Oberheim al OB-6 non è solo sul filtro. Anche VCOs e VCA sono stati costruiti seguendo fedelmente i dettami di Oberheim.
    My 2 cents :)

    Reply

    • Marcello

      |

      A me non risulta… Dalla descrizione sul sito di Dave Smith P6 e OB6 sono identici, filtro (e frasi chiaramente pubblicitarie) a parte. Dove hai letto questa informazione?

      Reply

      • Fabrizio

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        E’ ciò che ha dichiarato Tom Oberheim alla presentazione del synth al NAMM 2016 – se guardi tutti i video di YouTube sull’argomento, dice chiaramente che la macchina ha VCO – VCF – VCA con i suoi schemi. Così mi pare di ricordare, almeno :)

        Reply

        • Fabrizio

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          Dal sito di Dave Smith “The OB-6 takes the classic bold Tom Oberheim sound — with its true voltage-controlled oscillators, 2-pole filter, and amplifiers….”

          Credo che voglia dire con i VCO, filtro e VCA propri di Oberheim.

          Reply

          • Marcello

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            Era quella la “frase pubblicitaria” che intendevo se VCO e VCA fossero effettivamente diversi tra i 2 strumenti, lo avrebbero scritto in modo molto più preciso e tecnico di così. IMHO naturalmente, potrei benissimo sbagliarmi. Comunque capire se i VCO e VCA di P6 e OB6 sono la stessa cosa oppure no, potrebbe essere interessante…

            Reply

          • Enrico Cosimi

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            confermo l’impressione del claim pubblicitario…
            tra l’altro, gli oscillatori oberheim non è che abbiano tutta questa gran personalità; quando uno pensa al suono oberheim, più che altro pensa al filtro…

            Reply

          • Attilio De Simone

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            A me sembra che tutta la struttura dell’OB6 sia quasi identica a quella del Prophet6, salvo qualche piccola variazione le modulazioni e gli effetti sono gli stessi. Addirittura vco1 e vco2 di entrambi i synth hanno gli stessi parametri di controllo (frequenza, sync, shape e pw per vco1 e frequenza, fine tuning, shape, pw e frequenza low per il vco2) inoltre in entrambi i synth nel mixer c’è il suboscillatore. Io di differenze nel vco e nel vca non ce ne vedo proprio. L’OB-8 aveva un’altra struttura di VCO (frequenza, saw e pulse switchabili in simultanea, un comando di pw, il sync e il filter envelope assegnabile alla frequenza degli oscillatori) e non aveva il suboscillatore

            Reply

          • ric

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            OB6 fa riferimento all’OB-X con delle update.

            Reply

  • ric

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    Riporto le parole testuali di Mark Kono di DSI riguardo al OB6:The VCO’s on the OB6 are different than that of the Prophet 6. They are different designs. However, the VCA’s are the same on both instruments which does not affect the sound much at all. The envelopes are quite different from each other and both give each instrument their character along with the filter and filter envelope as well.

    Reply

  • Marcello

    |

    Sarebbe interessante capire come i VCO possano avere un “design” diverso se hanno gli stessi identici parametri di controllo… Forse quelli del P6 sono più stabili di quelli dell’OB6 (o viceversa)? Mah…

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    mah…

    più che altro, parlo da possessore di polifonici Oberheim, non è che gli oscillatori di quel marchio siano qualcosa di così epocale da risultare “indispensabili”

    😉

    Reply

  • ric

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    Riporto altre parole testuali di Mark Kono su OB6: The OB6 and Prophet 6 are two completely different instruments. Different VCO’s, different envelopes and definitely different filters. The X-Mod section of the OB6 is also different than the Poly Mod section of the Prophet 6. Both VCO’s are stable and stay in tune. The different design and components make them uniquely different from each other.

    Reply

    • Attilio De Simone

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      Possono scrivere quello che vogliono, ma basta dare uno sguardo al pannello di controllo per comprendere che a cambiare significativamente è solo il filtro, per il resto ci sono delle piccolissime differenze fatte apposta per poter scrivere quello che hanno detto, ma ovviamente la struttura complessiva dell’OB6 è presa paro paro da quella del Prophet 6.
      Circa gli inviluppi, più di rendere la curva di escursione un pò differente non è che più di tanto possano fare, visto che si tratta di ADSR. Sostanzialmente la strategia è convincere l’utenza che i due strumenti sono “sufficientemente” diversi da stimolare ad acquistarli entrambi, ma sostanzialmente a cambiare è solo il filtro, mentre le variazioni sugli altri blocchi sono davvero minimali, si tratta di dettagli. D’altra parte basta confrontare i due pannelli di controllo e dare uno sguardo alle caratteristiche dettagliate per rendersene conto.

      Reply

  • Kowalski

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    … tanto qualcuno prima o poi li aprirà… 😉

    Ovviamente scherzo e seguo la discussione con molto interesse…

    Reply

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