Sequential Prophet-5/Prophet-10. Lunga vita al re
Chiunque abbia avuto a che fare professionalmente con la sintesi del suono analogico e col Protocollo MIDI conosce bene Dave Smith e quanto il suo lavoro abbia influenzato – a livello planetario – l’evoluzione del suono elettronico. Per questo motivo, il recente annuncio del Prophet-5 Rev 4 ha avuto un enorme riscontro, dimostrando l’interesse e l’affetto per un design analogico, nella sua eleganza essenziale, ha di fatto cambiato per sempre il modo di concepire il sintetizzatore polifonico. Senza scomodare i cerchi che si chiudono e i testamenti spirituali (come jellatoriamente è stato segnalato da taluni rozzi interlocutori), è corretto affermare che il discorso aperto nel 1977 raggiunge ora nel 2020 la definitiva maturazione.
Di Enrico Cosimi
Prima di ragionare su come funziona il Prophet-5 (in questo testo, useremo indifferentemente Prophet-5 riferendoci tanto alla versione a 5 che a quella 10 voci), è necessario capire perché questo strumento sia così importante nell’evoluzione della progettazione elettronica.
Un rapido inquadramento storico
Nel 1977, anno di nascita del Prophet-5, i sintetizzatori polifonici disponibili sul mercato erano praticamente i due ben noti Moog Polymoog e Yamaha CS-80 (con i più piccoli modelli 60 e 50); nessuno dei due strumenti era – ad una valutazione moderna – privo di difetti: il Polymoog, privo di memorizzazione parametrica, offriva polifonia completa ottenuta attraverso divisione di frequenza (con tutte le ben note conseguenze sul range dinamico raggiungibile e sulla complessità/affidabilità della circuitazione).
Il CS-80 aggirava il problema della memorizzazione moltiplicando fisicamente il pannello comandi a discapito dell’affidabilità e della complessità di circuito; inoltre, se ascoltato in modalità single tradiva un’imbarazzante esiguità timbrica che veniva mascherata solo attraverso duplicazione in layer upper/lower del sistema timbrico.
Spietatamente, i sintetizzatori polifonici pre-Prophet erano accomunati da questi difetti:
- impossibilità di memorizzare un numero congruo di preset timbrici offrendo la loro attivazione veloce;
- costo, peso e dimensioni proibitive per un’utenza meno che professionale;
- risposta dinamica assolutamente non paragonabile a quella ottenibile da un monofonico di razza.
Di colpo, nel 1977, tutti questi problemi diventano storia antica: è arrivato il Prophet-5.
Il nuovo strumento concepito da Dave Smith e John Bowen (il padre del Solaris Synthesizer) sfruttava la disponibilità di significative migliorie tecnologiche:
- circuiti integrati sviluppati da Dave Rossum e Scott Wedge che ospitavano al loro interno interi blocchi di circuitazione altrimenti complessi da mantenere;
- lettura polifonica della tastiera attraverso un sistema di scansione sviluppato nel 1973 sempre da Rossum e Wedge (oltre che nel Prophet-5, il digital scanning è alla base del funzionamento degli Oberheim Four e Eigth Voice);
- un nuovo modo di gestire numericamente i valori parametrici convertiti AD e organizzati attraverso microprocessore Zilog Z80
Insomma, un concentrato di nuova disponibilità tecnologica che è stato concepito, messo a punto e commercializzato dalla persona giusta al momento giusto.
Contrariamente a quanto si è portati a pensare – lasciandosi influenzare dall’estetica e dalla costruzione legno-metallo, la struttura di voce del Prophet è molto più imparentata con quella dell’ARP Odyssey che non quella del Minimoog Model-D. Avremo modo di tornare sull’argomento quando affronteremo le caratteristiche della parte di sintesi vera e propria.
Il Prophet-5 ha avuto diversi assestamenti strutturali che ne hanno alterato funzioni e resa timbrica; genericamente, si parla di revisioni 1, 2 e 3, ma bisognerebbe tenere d’occhio tutte le diverse fasi per meglio apprezzare il valore storico oltre che musicale della recente Rev 4.
Le “fasi di sviluppo” del Prophet-5
- Nel 1977, Dave Smith e John Bowen concepiscono il Sequential Circuits Prophet-10: un polifonico a 10 voci, con singola tastiera 5 ottave, dotato di completa memorizzazione dei parametri di bordo. Ciascuna voce è dotata di due oscillatori audio, un generatore di rumore, un filtro passa basso risonante, un amplificatore; le modulazioni provengono da una coppia di inviluppi a quattro stadi, un singolo oscillatore a bassa frequenza. In aggiunta, è possibile prelevare i segnali generati dal filter envelope e dal secondo oscillatore e usarli, voce per voce, come PolyMod indipendente dall’oscillatore a bassa frequenza principale.
- Lo strumento dimostra da subito una feroce instabilità termica che ne rende difficile, se non impossibile, l’uso in contesto professionale; per ovviare al problema, Smith e Bowen decidono di togliere una delle due analog board dello strumento riducendone la polifonia a cinque voci simultanee; sul pannello posteriore viene predisposto un dissipatore termico in alluminio alettato e l’apparecchio viene presentato al pubblico ottenendo un riscontro immediato; lo strumento (successivamente identificato come Prophet-5 Revision 1) utilizza integrati SSM-Solid State Music sviluppati da Rossum e Wedge per realizzare VCO (SSM2030), VCF (SSM 2040), VCA (SSM2020), EG (SSM2050). Vengono costruiti 182 esemplari di Prophet-5 Revision 1; il prezzo richiesto è pari a 3995 dollari del 1978; li si riconosce facilmente dal mobile realizzato in Koa dal caratteristico colore rossastro; le versioni successive saranno realizzate in noce.
- Lo strumento originale viene modificato aggiungendo il salvataggio dati su Tape Cartridge e semplificando la procedura di modifica dei suoni memorizzati: invece di premere un tasto che abilita le modifiche, ora basta agire direttamente sul comando che si vuole alterare. Vengono realizzate circa mille macchine Prophet-5 Revision 2 che per un certo tipo di utenza rappresentano lo strumento più desiderabile, caratterizzato dall’instabilità timbrico/funzionale degli integrati SSM che ne rendono il suono meno controllabile ma più “vivo” (lo stesso equivoco scordatura vs. grossezza timbrica affligge anche le prime, instabili, serie del Minimoog Model D… ma questo è un altro argomento).
- Dopo aver avuto una serie di feedback negativi sulla tenuta dello strumento, Smith e Bowen decidono di ridisegnare lo strumento passando dalla struttura originale SSM-based a un nuovo progetto che prevede l’impiego dei nuovi (e più stabili) integrati CEM-Curtis Electro Music. In questo modo, trovano posto nel Prophet-5 Revision 3 i nuovi integrati CEM utilizzati: VCO CEM 3340, VCF CEM 3320, EG CEM 3320più il VCA CA3280 Intersil. Circa 6000 strumenti afferenti alla Rev 3 vengono venduti fino al 1984. Negli anni, aumenta il numero delle memorie di bordo (passando da 40 a 120) e vengono implementate le logiche di microtuning per i dodici semitoni. Il prezzo richiesto tocca nel 1980 i 4595 dollari.
Il vecchio Prophet-10
Il Prophet-10 come lo conosciamo noi, nella versione a due tastiere 5 + 5 ottave è uno spinoff d’emergenza ricavato dal progetto originale: al suo interno trovano posto due macchine Prophet-5 indipendenti, dotate ciascuna di un proprio programmer per il richiamo timbrico; le due unità di sintesi condividono lo stesso pannello comandi che in più offre un equalizzatore a tre tagli (bassi, medi, acuti) e un sistema di uscita Upper, Lower, Mix disponibile tanto in formato XLR bilanciato che TS 1/4” sbilanciato. Il Prophet-10 a doppio manuale incorpora anche un micro tape cassette deck per il salvataggio delle sequenze interne elaborate con il Digital Sequencer di bordo. Anche il vecchio Prophet-10 passa attraverso la reingegnerizzazione SSM vs. CEM.
Da questo punto di vista, il nuovo Prophet-10 Rev 4 a singola tastiera commercializzato nel 2020 rappresenta la conferma della visione originale di Dave Smith e John Bowen: una singola tastiera, dal profilo agile, con tutti i comandi necessari per gestire la programmazione di dieci voci di polifonia dotate ciascuna della stessa devastante potenza dinamica di un buon sintetizzatore monofonico.
Uno sguardo veloce avanti e dietro
Il Prophet-5 (da questo momento, useremo indifferentemente la denominazione “5” per fare riferimento tanto al 5 quanto al 10 voci) è realizzato in una scocca interamente metallica, più alta un dito abbondante rispetto al modello vintage, esternamente rivestita in legno di noce; grafica del pannello e labeling in caratteri onciali sono rimasti quelli di sempre. In modo discreto, sul pannello comandi ci sono sei interruttori e un pomello in più; è sparito il box grafico attorno alle due wheel Pitch e Modulation (che oggi sono più grosse di quelle antiche). Se sapete usare lo strumento antico, se avete fatto pratica sulle numerose versioni virtualizzate dello strumento, non ci metterete molto a padroneggiare il nuovo P-5; se poi avete già lavorato con il Prophet-6, sarete felici di sapere che gli inevitabili menu di gestione per MIDI, Clock e configurazione generale sono stati fatti migrare all’interno del nuovo apparecchio. Una delizia.
Il pannello posteriore ospita, in posizione centrale e raggruppata (evidente frutto di una re-ingegnerizzazione delle Voice, Panel e Connection Board) tutti i collegamenti relativi a: USB Type-B, MIDI In/Ou/Thru, Release Switch, Pedal Amp, Pedal Filter, CV/Gate Out, CV/Gate In, Phones, Audio Out. L’uscita è rigorosamente monoaurale, come è giusto che sia. L’alimentazione incorporata prende tensione attraverso cavo standard con presa IEC; niente power supply esterni; il dissipatore in alluminio alettato è sparito, per la gioia di grandi, piccini e realizzatori di flight case.
Gestione delle Patches timbriche
Il Prophet-10 ha 400 programmi, metà factory modificabili, ma non cancellabili, e metà completamente riscrivibili dall’utente; con l’interruttore FACTORY si passa da un blocco all’altro (lo strumento viene spedito con identico contenuto nelle due sezioni).
La navigazione nei programmi avviene attraverso codifica GROUP, BANK, PROGRAM: il tasto GROUP SELET permette di navigare nelle “centinaia” (ci sono cinque gruppi numerati 1-2-3-4-5); il tasto BANK SELECT specifica il banco “delle decine” tra le decine 1-2-3-4-5; gli otto tasti PROGRAM SELECT permettono di scegliere i programmi 1-2-3-4-5-6-7-8 presenti in ciascun banco (8×5=40; 40×5=200). La selezione avviene premendo GROUP SELECT ripetutamente, poi BANK SELECT ripetutamente, poi PROGRAM SELECT individuale (per raggiungere il suono 123, si preme 1 volta GROUP SELECT, 2 volte BANK SELECT, una volta – ovviamente – PROGRAM SELECT #3).
Si può decidere con quale programma si sveglia lo strumento all’accensione selezionando il preset desiderato e premendo tre volte di seguito il tasto GLOBALS.
La modifica delle patches è immediatamente attivata appena si sposta un qualsiasi comando sul pannello frontale, la variazione è segnalata sul display numerico attraverso attenzione di un punto rosso in basso a destra. Il programma timbrico editato può essere confrontato con la memorizzazione originale attraverso logica Compare: basta attivare il tasto RECORD e premere il tasto GLOBALS per alternare versione modificata e versione originale della timbrica (se non si preme prima il tasto RECORD, lo strumento entrerà nei menu GLOBALS).
Per salvare il suono, si preme il tasto RECORD (inizia a lampeggiare) e si compone la locazione di destinazione desiderata con i tasti GROUP SELECT, BANK SELECT, PROGRAM SELECT. A quel punto, il tasto RECORD smetterà di lampeggiare, confermando l’avvenuta scrittura. Se si cambia idea, basta spegnere il tasto RECORD.
Attenzione! La scrittura del suono in memoria avviene solo quando si preme uno dei tasti PROGRAM SELECT 1-8; i tasti GROUP SELECT e BANK SELECT possono essere premuti quanto si vuole per spostarsi nelle locazioni ritenute utili. Come già segnalato, se si cambia idea e si vuole rinunciare al salvataggio dati, basta spegnere il tasto RECORD.
Se non si è sicuri di cosa contiene la locazione 1-8 del PROGRAM sul quale si sta per scrivere, con RECORD lampeggiante, si può premere GLOBALS per “assaggiare” gli otto PROGRAM 1-8 e capire quale si può sacrificare; poi si spegne GLOBALS e si sceglie il PROGRAM SELECT desiderato come posizione di scrittura.
Basic Preset & Live Panel
Per imparare a usare veramente lo strumento, conviene fare a meno delle patch di fabbrica ed è meglio partire da zero, cioè usare un Basic Preset “nascosto” nello strumento e attivabile con la combinazione RECORD + PRESET.
In alternativa, si può lavorare con il pannello comandi nudo e crudo, esattamente come lo si vede, attivandolo attraverso spegnimento del tasto PRESET. In questo modo, l’accessione del tasto PRESET conferma la possibilità di lavorare con i GROUP, i BANK e i PROGRAM (factory e user) desiderati; il suo spegnimento attiva il Live Panel Mode per programmare in assoluta libertà e feedback visivo con i comandi del Prophet-10.
Struttura di voce
Ogni voce del Prophet-5 è un sintetizzatore indipendente per risorse di sintesi e di modulazione; l’unica eccezione è rappresentata dal modulo Low Frequency Oscillator-LFO che, come usava al tempo, è in comune a tutte le voci di polifonia.
Anche se oggi un solo LFO per tutta la polifonia (o, se preferite, un LFO monofonico) può sembrare una scelta dettata solo da esigenze di risparmio, c’è comunque la certezza che ogni modulazione ad impatto ritmico risulterà “in battuta” tra le diverse voci quale che sia la tecnica pianistica del musicista e la sua capacità di premere più note contemporaneamente.
La voce contiene due oscillatori indipendenti ed un generatore di rumore; i tre segnali sono livellati in un apposito mixer e confluiscono dentro al filtro passa basso risonante a 4 poli; da questo, arrivano nell’amplificatore controllato in tensione e poi raggiungono l’uscita. Le modulazioni sono fornite da: Osc B Audio Signal, Filter Envelope, Amplifier Envelope, Pitch Bend, Low Frequency Oscillator, Filter Pedal, Amplifier Pedal, Sustain Pedal, Key Velocity, Key Number, Channel Aftertouch MIDI CC/NRPN.
Oscillator A, Oscillatori B & Noise
Contrariamente a quanto accade dentro altri sintetizzatori, nel Prophet-5 l’Oscillator B è quello principale e l’Oscillator A offre un corredo più contenuto – ma non per questo meno importante – di funzioni. Il design del Rev 4 adotta la costruzione SMD, con tutti i vantaggi che ne conseguono in termini di stabilità termica, coerenza nelle prestazioni, eccetera: è comunque possibile rendere progressivamente instabile il nuovo design riconducendo il funzionamento dell’intero apparecchio sugli standard delle Rev 3, 2 e 1.
Oscillator A
Offre simultaneamente la possibile accensione delle onde Ramp e Pulse a simmetria variabile (la somma, e non il crossfade, tra più forme d’onda è il punto chiave del suono devastante che caratterizza certe storiche patches del Prophet-5 e, per simmetria, uno dei più elusivi punti deboli del pur sfavillante Prophet-6 della precedente generazione); le due forme d’onda sono unipolari. L’intonazione dell’oscillatore può variare in un’escursione pari a 4 ottave; gli incrementi sono quantizzati al semitono; non è previsto un dettaglio minore di fine tue che, invece, è disponibile sul secondo oscillatore. La simmetria dell’onda impulsiva è modificabile da pannello attraverso il comando PULSE WIDTH; sia la frequenza che la simmetria sono eleggibili a destinazione di modulazione.
Oscillator A può essere sincronizzato in comportamento Hard Sync sulla frequenza del master Oscillator B; in questo caso, nel ciclo di forma d’onda generata in A, possono comparire auspicabili variazioni grafiche dovute al restart forzato con conseguenti, interessantissime, caratteristiche timbriche che hanno fatto la storia.
Oscillator B
L’oscillatore importante del Prophet-5 gioca un doppio ruolo di sorgente sonora/sorgente di modulazione. Produce simultaneamente le forme d’onda Triangle, Saw, e Pulse a simmetria variabile; la somma di Triangle e Saw è caldamente consigliabile ogni qual volta si abbia necessità di potenziare l’energia sulla frequenza fondamentale: bassi up in the face e comportamenti polifonici con la pesantezza dello Unison sono facilmente raggiungibili con questo semplice trucchetto; mentre Saw e Pulse sono unipolari, l’onda triangolare è bipolare. La frequenza è regolabile nel consueto margine pari a 4 ottave quantizzate per semitoni, ma ora è disponibile anche un controllo FINE che permette di spostare l’intonazione per centesimi di semitono (ottenendo tutte le gradazioni di Detune desiderabili) e, a discrezione, è possibile sganciare l’oscillatore dal controllo della KEYBOARD: in questo modo, la frequenza (audio o sub audio – vedi oltre) impostata su pannello non è modificata dalla tastiera e il comportamento dell’oscillatore rimane congelato sull’intonazione desiderata. Con il comando LO FREQ, l’intonazione di Oscillator B precipita in basso per diverse ottave, riducendo il comportamento del circuito a sorgente sonora di semplici impulsi cadenzati (i fronti ripidi delle onde Saw e Square – con la Triangle, ovviamente, non ci sarà riscontro audio a meno di non tirare il collo alla regolazione di FREQUENCY). Una volta che l’oscillatore lavora in LO, diventa interessante farlo interagire con il modulo LFO monofonico ai danni della PWM o della frequenza di Oscillator A o sulla Cutoff Frequency del filtro.
Attenzione! Il design storico del Prophet-5 non prevede alcuna possibilità di sincronizzazione ritmica delle modulazioni cicliche con Clock MIDI o altre diavolerie moderne. Se volete “mandare in battuta” un comportamento ritmico ottenuto attraverso modulazioni nidificate, dovrete campionare il segnale audio elaborato dal Prophet-5 e poi sottoporlo a una buona sessione di warping dentro le più diffuse Digital Audio Workstation.
Quando Oscillator B è in LO Mode, l’escursione del comando FREQUENCY copre 9 ottave invece delle canoniche 4 previste.
Anche in questo caso, frequenza e simmetria sono eleggibili a destinazione di modulazione da parte del modulo LFO-Low Frequency Oscillator; non è possibile modulare i parametri di Oscillator B usando lo stesso circuito come sorgente di modulazione polifonica – per questo genere di cose, vi conviene procurarvi un sintetizzatore modulare hardware o software.
Come ogni macchina analogica che si rispetti, è necessario attendere almeno una quindicina/ventina di minuti dal momento dell’accensione fino a quando il Prophet-5 raggiunge una determinata stabilità termica che garantisce la correttezza dell’intonazione facendo marciare in passo i due oscillatori delle 5 o 10 voci disponibili nelle due versioni; è disponibile un generatore A440 di riferimento, col quale regolare il MASTER TUNE e un interruttore TUNE che innesca la procedura di ri-accordatura automatica dell’apparecchio. Di solito, una volta effettuato un passaggio di auto tue si rimane a posto per il resto dell’esecuzione, ma se lo strumento viene installato sul palco sotto il sole meridiano a picco, e poi si suona la sera dopo le 22, ci sarà ovviamente necessità di più di un ciclo di auto tuning.
Noise Generator
Produce solo rumore bianco, caratterizzabile attraverso filtraggio Low Pass risonante. Nel vecchio design del Prophet 5 il rumore bianco era ottenuto attraverso sovrapposizione di loop asincroni che davano, all’ascolto una caratteristica ricorrente, simile a quanto ottenibile leggendo un file audio campionato e successivamente montato ad anello.
Mixer, Filter e Amplifier
Sono i tre punti di controllo timbrico, forme d’onda a parte, che il musicista usa più di frequente; le possibilità di modulazione/poly-modulazione che hanno reso famoso il Prophet-5 nel mondo arrivano appena un attimo dopo.
Mixer
Riceve i tre segnali audio prodotti all’interno del sintetizzatore e ne permette il bilanciamento verso l’ingresso del Filtro. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il Mixer del Rev 4 è uno strumento timbrico grazie alla possibilità di saturare anche significativamente i segnali in ingresso deformandone profilo timbrico e contenuto armonico.
Filter
Qui si combatte una delle battaglie più significative all’interno del design Rev 4: nelle sue vite precedenti, lo strumento ha vissuto il forte cambio di comportamento timbrico non solo per la minore e poi maggiore tenuta dell’accordatura negli oscillatori Rev 3 vs. Rev 1/2, ma in particular modo per il cambio di passo timbrico dato dal nuovo filtro CEM 3320 Low Pass di Doug Curtis nei confronti del vecchio filtro SSM 2030 disegnato da Dave Rossum; insomma, mentre con le macchine antiche c’era un suono e basta, nel Rev 4 si è reso indispensabile poter incarnare tutte e tre le anime sonore dell’apparecchio: Rev 1/2, Rev 3 e, appunto Rev4. Mentre la tenuta degli oscillatori CEM 3340 presenti nella Rev 4 è resa progressivamente meno accurata (raggiungendo il discutibile, ma così va il mondo…, comportamento instabile della Rev 1/2), nel caso del filtro si è reso necessario incorporare tutti e due gli integrati responsabili dei comportamenti timbrici. In questo modo, le cinque voci del nuovo Prophet-5 e le 10 voci del nuovo Prophet-10 hanno rispettivamente dieci e venti circuiti integrati equamente distribuiti su CEM 3320 e Dave Rossum 2140 (la riedizione SMD che Dave Rossum in persona ha progettato per contribuire al nuovo progetto di Dave Smith… una marea di componenti elettronici che arricchiscono in modo concreto il voicing dello strumento e fanno lievitare il costo “per voce” dell’apparecchio (un amico arguto ha calcolato più o meno 800 dollari a voce).
In ogni caso, tutti e due i tipi di filtro raggiungono l’auto oscillazione e producono una sinusoide pura di Feedback/Resonance che può essere messa sotto controllo del Keyboard Tracking; tra i due circuiti ci sono sottili e meno sottili differenze timbriche (percepibili principalmente nella gutturalità del trattamento, nel rapporto tra banda passante e Resonance, nella tenuta complessiva del comportamento).
In aggiunta al diverso percorso audio dentro 2140 o dentro 3320, la transizione di funzionamento Rev 1/2 vs. Rev 3 coincide con una deformazione nelle curvature dei segmenti di Attack e Decay/Release degli inviluppi che rende ancora più veritiero il processo di ricostruzione timbrica delle diverse anime dello strumento.
Il filtro del Prophet-5 è ora dotato degli ovvi comandi di CUTOFF, RESONANCE ed ENVELOPE AMOUNT con i quali, rispettivamente, si definisce la frequenza di taglio che separa la banda passante dall’inizio della banda di transizione, la quantità di segnale in ricircolo con inversione di polarità (esagerando con il comando, il filtro fischia raggiungendo l’auto oscillazione sinusoide), la quantità unipolare – come era ai bei tempi – di inviluppo ADSR sul filtro. Le due modifiche più evidenti alla dotazione del filtro storico sono rappresentate dallo switch doppia funzione REV che permette di alternare il comportamento timbrico REV1/2 vs. REV 3 (cioè, fa passare il segnale del mixer nell’integrato 2140 o nel 3320) e nello switch sempre doppia funzione KEYBOARD che ora offre il Keyboard Tracking selezionabile tra Off, HALF e FULL (come nel precedente Prophet-6, a differenza del semplice KB Track On/Off dei Prophet vintage).
Quando si usa HALF KEYBOARD con il filtro in auto oscillazione, ogni nota della tastiera produrrà nella Resonance sinusoide un cambiamento di intonazione pari a un quarto di tono; se volete buttare giù cluster ad capocchiam per stupire gli ascoltatori, questo è il momento di farlo. A parte che per controllare l’intonazione del filtro in auto oscillazione, il Keyboard Tracking serve per aprire progressivamente il timbro delle note più acute eseguite sulla tastiera, nel caso le armoniche superiori o addirittura le fondamentali superassero il valore di Cutoff impostato.
La frequenza di taglio Cutoff del filtro è influenzabile a distanza dal controllo AFTERTOUCH abilitato con l’interruttore omonimo presente nell’angolo a destra della plancia comandi. Inoltre, è possibile aprire la frequenza di taglio agendo sull’eventuale controllo a pedale collegato all’ingresso PEDAL FILTER presente nel pannello posteriore.
Come si dosa la quantità di Aftertouch che controlla le destinazioni di modulazione? La filosofia “spartana” del progetto Prophet-5 risolve il problema prevedendo un certo numero di Aftertouch & Velocity curve selezionabili dall’utente in base alle proprie esigenze. Ne parleremo a proposito dei menu Globals.
Amplifier
Oltre a essere controllato dal proprio inviluppo dedicato, può essere influenzato dalla Key Velocity attivabile mediante interruttore VELOCITY (agisce sulla quantità di inviluppo), o attraverso eventuale controllo a pedale collegato all’ingresso PEDAL AMP presente nel pannello posteriore. I due pedali (Filter e Amp) devono essere dotati di connettore tipo TRS/Tip-Ring-Switch.
Il comando Vintage
Il nuovo strumento di Dave Smith può incarnare tutti i comportamenti delle precedenti revisioni: da quelli incontrollabili della prima serie a quelli più stabili della terza. Di default, il Prophet-5 lavora in Rev 3 (Dave Smith è un ingegnere – doppia laurea in Electronic Engineering e Computer Science – e come tutti gli ingegneri è persona seria che non si perde dietro alle mitologie dei bei tempi andati, quando eravamo giovani e poco accordati…) offrendo il comportamento più controllabile e corretto secondo gli standard dell’esecuzione polifonica analogica; per tutto il resto, mitologia e bassi istinti che prendono il sopravvento, basta ruotare il comando VINTAGE progressivamente verso le revisioni di numero più basso.
Filter Envelope e Amplifer Envelope
I due generatori di inviluppo sono in formato ADSR classico, con possibilità di alterare in modo non controllabile le curvature Log/Lin rispettivamente adottate negli stadi di Attack Time.e Decay/Release Time. L’utente può solo decidere quale Revision operativa adottare, al resto pensa la macchina. La relativa blindatura di questo e di altri parametri non deve scandalizzare più di tanto: da sempre, il Prophet-5 è il polifonico analogico che più è stato pensato “per il tastierista” militante che non doveva annegare nella lettura del pur ottimo manuale operativo (scritto dallo stesso Stanley Jungleib successivamente coinvolto nella realizzazione dell’Oberheim Matrix 12 e dell’Alesis A6 Andromeda); molte cose avvengono sotto al cofano della macchina, ma il musicista deve preoccuparsi solo della propria esecuzione.
Il comportamento dei due generatori d’inviluppo è personalizzabile attraverso interruttore VELOCITY, che ruota la dinamica di tastiera verso la quantità di inviluppo spedito sulla frequenza di taglio Cutoff e/o sul livello di uscita dell’Amplifier; come vedremo in seguito, è possibile ruotare l’Aftertouch anche sulla velocità dell’oscillatore a bassa frequenza LFO.
Anche in questo caso, è possibile regolare l’efficacia dell’intervento selezionando diverse curve di Aftertouch e Velocity all’interno dei menu Globals.
L’interruttore Release/Hold
Nel vecchio Prophet-5, il pedale di Sustain collegato alla presa RELEASE FOOTSWITCH del pannello posteriore svolgeva un ruolo particolare e molto diverso da quello cui siamo abituati oggi: il circuito prevedeva l’alternanza tra una condizione di Release Off alternativa al valore di Release effettivamente programmato nei due inviluppi di pannello; premendo l’interruttore a pedale, era possibile passare dalla caduta corta del suono alla caduta più lenta e progressiva impostata tramite i due valori di Filter Release e Amplifier Release. Nulla di simile a quanto attivabile oggi con il Damper Pedal, ma tutto molto corretto se interpretato alla luce del funzionamento di un normale pianoforte acustico.
Nel nuovo Prophet-5, è possibile personalizzare il funzionamento dell’interruttore RELEASE/HOLD alternando vecchio o nuovo comportamento; la configurazione trova posto all’interno dei menu GLOBALS e consente di ottenere l’alternanza Short Release/Programmed Release (vecchio comportamento) o avere il prolungamento del Sustain Level (comportamento “moderno” assimilabile al funzionamento diffuso nei sintetizzatori contemporanei quando si preme lo switch a pedale Damper).
Low Frequency Oscillator – LFO
La modulazione ciclica nel Prophet-5 è ottenuta con un undicesimo (o ventunesimo, a seconda delle versioni) circuito integrato di oscillatore che viene fatto lavorare a frequenze molto più basse di quelle tradizionalmente assimilate alla banda audio. La velocità del modulo LFO copre un’escursione compresa tra 0.022 Hz e 500 Hz e le forme d’onda generate simultaneamente sono Ramp, Triangle, Square; l’unico modo per ottenere una modulazione ciclica percussiva sulla frequenza di taglio consiste nell’affidarsi all’onda quadra (da sempre, una Saw Wave sarebbe stata più utile, ma il design di SSM prima e CEM poi impongono questo tipo di comportamento ad apertura progressiva…).
Significativa, ma facilmente sottovalutata, differenza tra vecchia e nuova macchina è rappresentata dalla presenza del comando INITIAL AMOUNT nella sezione LFO che permette di definire un valore “di base” per la modulazione a prescindere dalla posizione fisica della Modulation Wheel. In questo modo, nella nuova macchina (come nel precedente Prophet-6), è possibile avere un vibrato o un wah o una pulse width modulation costante senza doversi preoccupare di impostare manualmente una posizione intermedia per la rotella di modulazione.
I comandi dell’oscillatore a bassa frequenza comprendono FREQUENCY (la velocità di crociera), INITIAL AMOUNT (vedi sopra), SHAPE (la selezione della forma d’onda Ramp, Triangle, Square, con possibilità di accensione simultanea); come nelle versioni storiche, l’onda quadra e la rampa ascendente sono unipolari, permettendo trilli e interessanti interazioni con l’intonazione di base del sistema.
Dove va a finire la modulazione prodotta dal circuito LFO? La risposta giace nella sezione…
Wheel Mod
In questo punto del circuito si stabilisce il mix tra segnale di modulazione ciclico prodotto dal modulo LFO e segnale turbolento prodotto dal Noise; una volta bilanciate le due componenti, si agisce su una batteria di cinque interruttori cumulabili che attivano i percorsi di modulazione verso le rispettive destinazioni. É possibile controllare: FREQ A, FREQ B, PW A, PW B, FILTER. Quale che sia la/le modulazione/i, l’intensità del trattamento sarà comune a tutti i percorsi e risulterà dall’azione combinata di INITIAL AMOUNT e posizione fisica della Modulation Wheel.
Se INITIAL AMOUNT è a zero, tutta l’escursione risulta sotto il controllo unipolare della rotella di modulazione; se INITIAL AMOUNT è in posizione diversa da zero, diventa possibile definire il valore di controllo corrispondente alla posizione minima della mod wheel, stabilendo un livello di base sul quale c’è modulazione costante che può essere incrementata ruotando – appunto – la rotella verso la plancia dello strumento.
Occorre non dimenticare l’età del progetto Prophet-5 originale, considerando che l’implementazione che oggi sembra spartana, per l’epoca rappresentava un potente vantaggio timbrico a disposizione dei pionieri del suono analogico polifonico.
Poly Mod
Qui, oggi come allora, brilla la potenza espressiva del Prophet-5: emulato, ma mai perfettamente eguagliato in infiniti modelli polifonici successivi (basterebbe pensare al Memorymoog…), il comportamento di controllo ottenuto isolando una sorgente di modulazione diversa e indipendente voce per voce rende liricamente vivo lo strumento garantendo risultati altrimenti difficili da ottenere.
La teoria è sorprendentemente semplice: invece di usare un’unica sorgente di modulazione esterna alle cinque (o dieci) voci di polifonia – e quindi rigorosamente uguale per tutte – si preleva una sorgente di modulazione generata voce per voce e quindi non necessariamente in passo con le altre quattro (o nove); in questo modo, eseguendo un accordo si avrà la certezza che ogni nota lavorerà con un percorso di modulazione unico e indipendente dagli altri. Nel primo caso presentato è facile riconoscere il mono-LFO classico di tanti sintetizzatori polifonici dell’epoca (il Synthex, per dire, aveva DUE LFO per lavorare in modo indipendente sulle 4 voci Upper e sulle quattro voci Lower; stessa cosa nel Jupiter 8); nel secondo caso, da Prophet-5 passando per Memorymoog fino alle più recenti realizzazioni Virtual Analog, è facile riconoscere il comportamento Poly-LFO di assoluta indipendenza.
Quando è comodo lavorare con la mono-modo (cioè con la Wheel Mod del Prophet-5)? In tutti quei casi dove la modulazione deve essere assolutamente “in passo” a prescindere dal numero delle voci impegnate nell’accordo. Quando invece serve ricchezza orchestrale e animazione timbrica voce per voce, è il momento di impegnare la PolyMod.
I comandi della sezione possono inizialmente creare una minima confusione nell’utente meno esperto. Per prima cosa, è necessario scegliere la o le sorgenti di modulazione desiderate: si può abilitare una quantità variabile di Filter Envelope e di segnale generato dall’OSC B.
Se si manda due volte il Filter Envelope ad aprire il Cutoff – una volta da pannello dentro al modulo Filter/Filter Envelope e la seconda sempre da pannello nel modulo PolyMod – si otterrà un irrigidimento delle transizioni A, D, R, con interessanti interazioni timbriche; ovviamente, è necessario tenere d’occhio i livelli complessivi di FILT ENV SOURCE AMOUNT e ENV AMOUNT, altrimenti il filtro non si chiuderà più fino al nota off.
La somma dei due segnali è indirizzata, anche cumulativamente, su FREQ A, PW A e FILTER.
Cosa succede con la Poly-Mod?
La modulazione di frequenza in banda audio (quando OSC B modula FREQ A) arricchisce significativamente il contenuto armonico prodotto; nel caso, meglio partire da forme d’onda non eccessivamente gonfie di armoniche evitando di sparare quadra contro quadra; se la modulazione è in banda sub audio (basta mettere OSC B in comportamento LO FREQ), diventa possibile far convivere ai danni della frequenza di A due cicli di modulazione che si intersecano ma non si sincronizzano provenienti da LFO e da OSC B. In rete, circola più di un video con questo comportamento divertente e non troppo usuale per un sintetizzatore polifonico. Le cose possono diventare ancora più estreme se si lascia OSC B a bassa frequenza ma sotto il controllo della KEYBOARD: gli incastri di modulazione varieranno con il variare delle note eseguite.
Per rendere più “ronzante” il timbro, si può provare la audio rate modulation collegando OSC B al controllo del FILTER Cutoff; si consiglia di sperimentare la condizione di filtro semichiuso con generosa regolazione di RESONANCE; in questo caso, la FM applicata alla sinusoide di auto oscillazione non potrà non ricordare esempi timbrici ricorrenti – ad esempio – nella discografia dei primi Kraftwerk (o dei secondi Kraftwerk? Dipende da come si contano i cambiamenti artistici…).
Comando Vintage
Come già anticipato, il nuovo strumento di Dave Smith incorpora tutta la tecnologia hardware per dare voce alle diverse revisioni che hanno caratterizzato l’edizione storica del Prophet-5. In questo modo, ruotando l controllo VINTAGE, si porta il funzionamento dell’apparecchio a lavorare in modo estremamente stabile ed accettabile per un’utenza professionale contemporanea (Rev $) o progressivamente meno sensibile all’accuratezza e più interessata alla veridicità storica attraverso uso dei filtri CEM (Rev 3) o ancora più incontrollabile nella deformazione degli inviluppi e nell’impiego degli integrati SSM (Rev 2 e Rev 1). Il comando, oltre che sul percorso audio verso l’uno o l’altro tipo di filtro, agisce sulla taratura degli oscillatori, sulla linearità delle frequenze di taglio, sulle curve degli inviluppi di filtro e amplificatore.
Glide, Unison e Chord
Il Glide funziona indifferentemente in polifonia o in monofonia; come è facile immaginare, la gestione del comportamento polifonico non è semplice e prevedibile quando si inizia a giocare con l’integrazione del glide/portamento. In ogni caso, il divertimento è assicurato.
Come nel precedente Prophet-6, il motore di Unison permette di impilare tutte le voci disponibili su un unico tasto, ma a differenza delle macchine più tradizionali, è possibile decidere quante voci vengono incorporate nel comportamento (basta tenere premuto UNISON e usare i tasti GROUP e BANK SELECT per scendere o salire nella quantità desiderata); una volta raggiunta la massa di voci ritenuta utile, è possibile impartire un coefficiente di relativa scordatura (detune, spread, potete interpretarlo come desiderate…) che viene applicato simmetricamente alle voci catturate in Unison. Anche in questo caso, si tiene premuto UNISON e si utilizzano i dieci tasti PROGRAM SELECT 1-8 per stabilire la deviazione dall’intonazione nominale.
Sempre con il tasto UNISON, è possibile attivare il modo CHORD che permette di catturare un’intervallo eseguendo successivamente solo le toniche. É necessario premere l’accordo e congelarlo con il tasto UNISON.
Il modo Globals
La procedura è stata messa a punto con il modello Prophet-6: i tasti che servono a richiamare le memorie timbriche possono essere usati anche per gestire parametri di configurazione che non hanno o possono non avere riscontro diretto sul pannello vero e proprio. In questo modo, i Globals influenzano il comportamento dell’intero apparecchio, ma vivono in un limbo “sotto al cofano” da cui possono essere risvegliati per il controllo, la riconfigurazione, la programmazione.
Esistono due menu Globals definiti Upper e Lower in base all’ordine con il quale viene riportata la serigrafia sul pannello; per ora, ci limiteremo ad elencare i comportamenti attivabili, concentrandoci sul loro funzionamento piuttosto che sulla posizione occupata.
- Transpose. Permette di spostare l’intonazione dello strumento in un’escursione pari a +/-12 semitoni.
- MIDI Channel. Definisce uno di sedici canali midi di trasmissione e ricezione. É possibile scegliere una diciassettesima opzione ALL che attiva, di fatto, il Modo MIDI Omni, rendendo lo strumento attivo sul canale 1 in trasmissione, ma facendolo ricevere indifferentemente su tutti e sedici.
- Parameter Transmit. Il parametro definisce se e in che modo i comandi di pannello devono trasmettere dati di controllo necessari alla scrittura dell’automazione. Si può disabilitare la trasmissione, optare per una trasmissione di “semplici” MIDI Control Change a bassa densità (non dimentichiamoci che Dave Smith è il padre del protocollo MIDI) o usare i NRPN-Non Registered Parameter Numbers che a fronte di un ingombro dati molto più pesante offrono un dettaglio maggiore e significativo sulle escursioni di controllo.
- Parameter Receive. In modo simmetrico al precedente, il comando permette di decidere se e in che modo verranno ricevuti eventuali controlli relativi ali parametri di pannello. Si può disabilitare del tutto la ricezione, sintonizzarla sui semplici MIDI Control Change o sui più impegnativi NRPN.
- MIDI Control. Il parametro attiva o disattiva la ricezione dei controlli MIDI Pitch Wheel, Mod Wheel, Pedal, Volume.
- MIDI Sysex. Sintonizzazione sulla porta MIDI Din-5 poli o USB per la trasmissione/ricezione dei dati di Sistema Esclusivo generati dallo strumento (per salvare accordature, banchi e preset) o caricati da PC esterno.
- MIDI Out. Il comando definisce la disabilitazione (OFF) o la selezione di porta USB, MIDI o ALL (tutte e due) per trasmettere i dati MIDI prodotti dal Prophet-10.
- Local Control. Tre possibilità da prendere in considerazione: ON (comportamento normale), la tastiera e i comandi di pannello controllano le schede di sintesi interne allo strumento; OFF (comportamento consigliabile quando si lavora con una DAW su PC), la tastiera e i controlli di pannello mandano fuori roba sul computer, ma non influenzano il motore di sintesi dello strumento; lo strumento riceve note e dati controllo direttamente dal PC messo in Patch Thru, o MIDI Input o Echo Thru o come preferisce chiamarlo il progettista; SON, rimangono attivi in locale soltanto i parametri del pannello frontale, senza Pitch & Mod Wheel e senza tastiera.
- Pot Mode. Non avendo encoder, e avendo memorie timbriche, i potenziometri del Prophet-10 devono essere istruiti per comportarsi nel modo più comodo quando c’è da matchare la posizione fisica di pannello con il valore memorizzato nella patch. REL (comportamento relativo) fa funzionare il potenziometro sommando o sottraendo valore a partire dalla posizione fisica del comando senza che ci sia una corrispondenza logica con ciò che vedo (vedo il pomello a 5, lo giro verso destra per mandare fuori 6, ma lui è memorizzato a 2 e manda fuori valore 3 – niente scatti alla risposta); PASSTHRU rende inattivo il potenziometro fino a che fisicamente non lo si porta a incrociare il valore memorizzato (niente scatti alla risposta, eh eh, ma un percorso più o meno lungo di corsa del controllo inattivo); JUMP fa saltare immediatamente il valore trasmesso è subito quello relativo alla posizione fisica del controllo (scatti, esplosioni e quanto altro sono assolutamente garantiti).
- Release/Sustain. Permette di scegliere il comportamento filologico del pedale Damper (attiva il Release Time programmato nella patch) o quello più moderno (prolunga indefinitamente il livello di Sustain programmato nella patch).
- Pedal Mode. Imposta la polarità Normal/Reversed per il pedale Release.
- Alternate Tuning. Attiva la scelta tra il temperamento equabile (Normal) o sedici possibili accordature alternative, non necessariamente cromatiche e occidentali, che possono essere scelte tra quelle precaricate importate come SysEx dentro lo strumento. Sono disponibili comportamenti Western 12-Tone Equal Temperament, Harmonic Series, Carlos Harmonic Twelve Tone, Meantone Temperament, 1/4 Equal Temperament, 19 Tone Equal Temperament, 31 Tone Equal Temperament, Pythagoeran C, Just Intonation in A (intervalli naturali a partire dal La), 3-5 Lattice in La, 3-7 Lattice in La, Other Music 7-Limit Black Keys in Do, Pelog/Slendro, Yamaha Just Major in Do, Yamaha Just Minor in Do, Harry Partch 11- Limit 43 Note Just Intonation.
- Velocity Response. Sei curve selezionabili più una condizione di annullamento zero-velocity. Oltre a variare la risposta della tastiera, con la curva dinamica si sceglie anche l’energia con cui si aprirà il filtro e/o l’amplificatore.
- Aftertouch Response. Sei curve selezionabili più una condizione di annullamento zero-aftertouch. In questo caso, la sensibilità ottenibile con le diverse curve permette di variare l’efficacia con cui si interviene sulla velocità del Low Frequenza Oscillator e/o sull’apertura del filtro passa basso.
- Program Dump. Il comando decide cosa viene trasmesso sulla porta selezionata attraverso MIDI Out. Si possono trasmettere: Single Current Program, Single Current Bank, Program Group (il blocco da cento), User Banks (tutti i banchi utente) , All Factory and User Banks.
Considerazioni
Il Prophet-5 è il polifonico analogico moderno col suono più presente e cattivo e importante e vivo che sia mai stato prodotto. Riaverlo oggi nella sua forma originale, con integrazione dei due metodi di generazione Rev 1/2-Rev 3, con il MIDI e tutti i Control Change/NRPN su Din pentapolare o su USB, con la tastiera sensibile a dinamica e aftertouch (entrambi risolti con discrezione e rispetto del design originale), senza imbastardire l’elegante struttura di sintesi originale pretendendo di fare l’ennesimo – inutile – super polifonico onnipotente, rappresenta forse la più ghiotta occasione che un musicista elettronico (purtroppo, solo se dotato di una buona disponibilità economica) può immaginare per mettere finalmente le mani su un vero strumento musicale.
Se potete, non fatevelo scappare.
Per saperne di più sugli strumenti storici e sui loro creatori
https://en.wikipedia.org/wiki/Dave_Smith_(engineer)
https://en.wikipedia.org/wiki/Prophet-5
http://www.vintagesynth.com/sci/p10.php
https://en.wikipedia.org/wiki/E-mu_Systems
https://en.wikipedia.org/wiki/Zilog_Z80
Per saperne di più sui nuovi Prophet
Tags: Dave Smith, Prophet, Prophet-10, Prophet-5, Sequential
Comments (7)
pino
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quello che non capisco è perchè, Dave Smith ha apportato delle migliorie o come vogliamo chiamarle, gli ha aggiunto delle cose che, sulle versioni precedenti non c’erano (e ci sta) ma, ha mantenuto l’uscita audio mono. Mi sembra una cagata. Un synth polifonico di tutto rispetto… con l’uscita mono? ma… non capisco. Fosse un monofonico ok ovvio ma un polifonico 10 voci… me lo fai uscire mono? Piatto come un ufo? Non sento spazialità. Sento un bel suono piatto, in mezzo, diritto come un palo.
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Enrico Cosimi
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c’è un motivo terribilmente semplice: implementare un panpot dinamico, cioè regolabile con continuità tra tutto a sinistra e tutto a destra obbliga il costruttore a far passare il segnale di ogni voce in un altro stadio di amplificazione – anzi, in una coppia di amplificatori – con significativo aggravio sul costo finale e notevole peggioramento del rapporto S/N.
Non a caso, su vecchi progetti di fascia MOLTO alta del mondo analogico dello scorso secolo (Xpander Oberheim, per tutti), era prevista una matrice di interruttori a posizione fissa Left – Left 2 – Left 1 – Mid – Right 1 – Rigth 2 – Rigth col quale decidere una posizione fissa e non modulabile per ciascuna delle sei voci. In questo modo, pagando un certo numero di interruttori, si evitava il doppio VCA per voce e la perdita di segnale…
diverso il discorso delle dieci voci su unica uscita monoaurale… da quel punto di vista, sarebbe stato comodo avere almeno DUE uscite monoaurali “upper e lower”, ma poi avrebbe comportato una richiesta di bitimbricità in stile vecchio P-10 che evidentemente Dave Smith non voleva affrontare.
In ogni caso, la natura monoaurale del P-5 non ha mai creato problemi a nessuno e se andava bene ai grandi del secolo scorso può andare bene anche a noi.
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Pino
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Caro Enrico, ti ringrazio per l’esaustiva risposta. Comprendo le problematiche da dover affrontare e l’innalzamento dei costi che, già così non sono abbordabili per tutti, anzi… per pochi. Però dal mio umilissimo punto di vista, se si fa una cosa, va fatta bene, visto che non stiamo parlando di un syntarello qualsiasi. Il fatto poi che, se stava bene ai musicisti 40 anni fa, ci deve stare bene pure oggi, perdonami ma dissento fortemente. Sono cambiati i tempi e le esigenze. E dato che comunque costa una valanga di soldi… se fosse costato una valanga e mezzo.. non sarebbe cambiato molto. Tanto chi può spendere 5000 euro, ne può spendere anche 6000. E gli altri possono pure sbavare e sognare. Come me.
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Enrico Cosimi
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Gusti personali a parte, la scelta è dettata da precisi requisiti tecnici: non passi per la coppia di VCA e non sporchi il suono. Se a questo aggiungi che, come nella maggior parte dei sintetizzatori, la struttura di voce è praticamente monoaurale (UN mixer audio, UN filtro, UN amplificatore), far sentire all’ascoltatore le voci che provengono da punti diversi dell’arco stereofonico è ottenuto nelle macchine serie attraverso una matrice di switches non modificabili dall’utente (in stile Oberheim Xpander, per intenderci), nelle macchine aumm aumm prendendo la coppia di VCA e modulandoli con una tensione simultaneamente inverted/non inverted. Se ami il tuo suono, ti tieni alla larga da tutto ciò e, nel caso, usi uno spazializzatore esterno. Tempi ed esigenze cambiano, ma la qualità timbrica senza compromessi rimane.
Si può discutere sull’opportunità di mantenere UNA SOLA USCITA anche per la versione a dieci voci bitimbrica: in quel caso è evidentemente una brutta scorciatoia (il vecchio P10 aveva uscita mono, uscita lower e uscita upper su doppio formato 1/4″ e XLR).
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Paolo
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Come si ottengono 2 timbri diversi sul Prophet 10 rev.4?
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Enrico Cosimi
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devi caricare il firmware che ti permette di farlo; poi usi il display a 3 digit (e 3 punti) per capire su quale suono upper/lower ti trovi; sul sito è tutto spiegato per filo e per segno – ma, ovviamente, se non aggiorni lo strumento non c’è niente da fare…
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