Propellerheads Parsec

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software

La nuova rack extension per Reason offre potenti capacità di sintesi additiva del suono; Parsec sfrutta due canali di generazione paralleli, ciascuno dei quali può lavorare con un massimo di 512 parziali liberamente regolabili o configurabili in un unico canale a 1024 armoniche. Non si affronta di petto l’inferno della sintesi additiva, non si definiscono frequenza, fase e ampiezza di ciascuna armonica, ma si raggiungono velocemente e con poco sforzo timbriche molto seducenti.

Di Enrico Cosimi

parsec 1

Le strutture di sintesi possono essere ricombinate seguendo 12 possibili combinazioni e il musicista può facilitarsi la vita ricorrendo alle generazioni semplificate di quadra o rampa, ma può anche affrontare gli abissi timbrici della costruzione per armoniche.

Parsec è dotato di emulazione low pass/high pass, accoppiabile a 22 algoritmi di funzionamento per la scelta di filtraggi meno convenzionali (brick wall, band pass estremi, eccetera). Con tre generatori d’inviluppo, si può progettare l’andamento di articolazione del suono e del suo contenuto armonico; sono supportate logiche di looping per gli inviluppi.

La matrice di modulazione copre le connessioni più indispensabili e quelle meno prevedibili; sul pannello posteriore, è disponibile una significativa quantità di connessioni audio e CV con cui integrare la RE con gli altri device precedentemente creati per la song.

I sound engine A e B sono dotati di regolazioni preconfigurte per la selezione dell’equalizzazione body o per la quantità di animazione armonica; i segnali prodotti dai due generatori sono bilanciati in crossfade e possono poi essere accordati o filtrati indipendentemente; un inviluppo di ampiezza – comune ai due canali – permette la regolazione di ADSR, con gain compensabile; gli altri due inviluppi agiscono sulle sezioni di filtraggio e, parallelamente, sono disponibili all’interno della matrice di modulazione.

La sezione effetti incorporata offre Reverb e Delay sincronizzabile.

parsec 2

Sul pannello posteriore, trovano posto: ingresso mono audio (eh si: Parsec può essere usato anche come additive vocoder…), uscita stereo audio, quattro ingressi di modulazione per ciascun sound engine, ingressi di controllo dedicati al sequencer (gate, cv, pitch bend e mod wheel), quattro ingressi indirizzabili in matrice (amp level, lfo 2 rate, balance, cv1, cv2).

Schermata 10-2456596 alle 10.07.19

Il prezzo dichiarato è pari a 99 euro.

 

 

 

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Comments (33)

  • Monteverdi

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    Mi ha sempre afascinato la sintesi additiva, mi ricordo il Kurzweil K 150 con i suoi 240 oscillatori che all’epoca mi faceva sognare infinite possibilità.
    In ogni caso non ho mai avuto l’occasione di mettere le mai su una macchina con sintesi additiva, l’unico esperimento che feci tempo fà con un comunissimo software di editing audio, è quello di sommare un pò di armoniche, esattamente feci la riproduzione del suono di una campana cinese della dinastia Zhong (o qualcosa di simile) di molti secoli fà.
    L’unico limite di queste macchine credo che sia l’inviluppop fisso , ovvero il classico ADSR, le armoniche degli strumenti veri non sono cosi rigidi, basta filtrare un armonica di un qualsiasi strumento , ad esempio il pianoforte, e si capisce che è impossibile riprodurre l’andamento nel tempo con un semplice ADSR.

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      il problema dell’additiva “ufficiale” è che richiede la specifica statica di frequenza, fase e ampiezza per ciascuna armonica, PIU’ l’articolazione dinamica (a colpi d’inviluppo, quindi) per frequenza, fase e ampiezza… insomma, per ciascuna armonica servirebbero tre valori numerici “di base” più tre generatori d’inviluppo programmabili possibilmente non limitati come il classico ADSR di analogica memoria

      alla fine, diventa impossibile gestire una massa tale di dati, a meno di non semplificare pesantemente il tutto in stile VirSyn Cube, o Parsec, o Ableton Operator…

      non se ne esce :-)

      Reply

      • Alberto

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        …forse non se ne esce, ma il concetto del vetusto K5, ovviamente perfezionato e magari integrato con alcune delle possibilità del Sound Modeling Program del sopracitato K150 renderebbe la sintesi additiva più appetibile di quanto possano fare mostri da 500-600 parziali come quelli che hai evocato e forse dall’inferno ci si potrebbe avvicinare al ‘purgatorio’ (al limbo no perché l’hanno chiuso!….)

        Reply

  • Michele

    |

    Maestro, potrebbe chiarire ulteriormente il senso di “richiede la specifica statica di frequenza, fase e ampiezza per ciascuna armonica, PIU’ l’articolazione dinamica (a colpi d’inviluppo, quindi) per frequenza, fase e ampiezza” ? Sto brancolando nel buio ma l’argomento mi incuriosisce (forse non sono il solo). In particolare che cosa intende per “specifica statica”? Perdoni l’ignoranza…
    Grazie in anticipo per la sua attenzione.

    Saluti!

    Reply

    • Enrico Cosimi

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      Eminenza,
      in maniera poco chiara, dicevo che ogni armonica deve essere specificata dichiarando:
      – la sua frequenza iniziale
      – la sua fase iniziale
      – la sua ampiezza iniziale

      questi sono valori “statici”, cioè di partenza, che devono essere generati indipendentemente per ciascuna armonica

      in più, lungo la durata della nota, ciascuno dei tre parametri (frequenza, fase, ampiezza) può/deve avere delle variazioni controllate attraverso inviluppo… quindi, diventano tre inviluppi per ciascuna armonica 😉

      a presto!

      Reply

  • Michele

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    …addirittura eminenza! Troppo buono! Comunque la risposta è esauriente. A dispetto della complessità (dopo le sue parole ormai non v’è più alcun dubbio) ammeto che questo tipo di sintesi mi intriga, forse perchè circondata da un po’ di mistero per lo scarso ( almeno secondo le mie conoscenze limitate) numero di macchine che sfruttano questo tipo di sintesi. Uno di questi è per esempio il Kawai K5000S.
    Ha mai avuto modo di testarlo e se sì che ne pensa?
    Grazie per la sua cortese attenzione.

    Michele

    Reply

    • Monteverdi

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      Se ti intriga questo tipo di sintesi puoi fare qualche esperimento tramite software per farti una idea di come funziona.
      Io inizierei a riprodurre (cercare di riprodurre!!!!) qualche strumento reale.
      Si tratta di semplici addizioni di armoniche che puoi fare con dei comuni audio editor.
      Prendi una singola nota di uno strumento vero, inizi a filtrare armonica per armonica, e le riproduci tramite software, poi le aggiungi una ad una e il gioco è fatto.
      tutte le armoniche sono semplici sinusoidi con una frequenza, fase e andamento nel tempo.
      Considera il fatto che uno strumento vero oltre alle vibrazioni sonore è formato anche da “rumore”, ad esempio il soffio nel flauto, il rumpre del martelletto sul pianoforte, il pletttro sulla chitarra etc…
      Certo si può riprodurre tutto, ma se ad esempio cercando di emulare un flauto riproduci un tipo di soffio, diventa irreale, è impossibile per una persona che suona il flauto riprodurre sempre lo stesso tipo di soffio mentre suona, per non parlare dello stesso tipo di nota
      quindi avrai lo stesso effetto di un Sample ( un campionamento)

      Reply

  • Enrico Cosimi

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    beh, diciamo che non è proprio uno strumento potentissimo… 😉
    specie se rapportato alla sintesi additiva

    Reply

  • Michele

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    Capisco! Secondo lei quali sono le macchine rappresentative per questo tipo di sintesi? Intendo naturalmente prodotti hardware: ho fatto una breve rierca sul web dopo la sua precedente risposta ma a parte i vst ( ce ne sono parecchi) non sono riuscito a trovare altro che il suddetto Kawai altrimenti si deve risalire al Synclavier (almeno spulciando wikipedia)o al sopracitato Kurzweil: forse che la sintesi additiva per la sua complessità si può sfruttare al meglio solo con l’ausilio della moderna tecnologia informatica e quindi macchine hardware non ce ne sono (state) granchè?

    Ringrazio in anticipo per l’attenzione

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    detto papale, papale, papale: in hardware non c’è NIENTE che valga la pena di sperimentare per la sintesi additiva

    è la natura intrinseca di quel tipo di tecnologia a rendere impossibile la gestione consapevole e dettagliata di tutti i parametri necessari; l’unico modo, per ottenere qualcosa, è affidarsi al software…

    Reply

    • Alberto

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      Mi permetto un’altra ‘intromissione’…
      Forse in hardware l’unica via praticabile (e costosa) per additivare senza lasciarci le penne è il sistema Kyma+Pacarana.
      Però, se proprio si vuole vivere pericolosamente e si ha per le mani un Motif: 8 elementi per voice per quattro voice in una Performance fanno 32 armoniche con tutti i crismi, no?

      Reply

      • Attilio De Simone

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        In realtà il Kyma (con il Pacarana) altro non è che un sistema basato su software, con una sua piattaforma hardware, ma sempre di software si tratta. E alla fine software per sotware preferisco il Reaktor per fare sperimentazioni.

        Reply

        • Alberto

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          Giustissimo, Kyma/Pacarana è soft+hardware, come del resto lo era appunto il K150 che, insisto, aveva un approccio originale e molto interessante alla sintesi additiva!
          Sulla potenza di Reaktor non si discute, ma se non sbaglio, NON si possono definire inviluppi indipendenti di ampiezza, frequenza e fase per le singole parziali di un modulo SineBank, e quindi si deve procedere oscillatore per oscillatore ecc…. è appunto il problema dell’additiva “ufficiale” inchiodato sopra da Enrico!
          p.s.: manco a farlo apposta, sul Mercatino Musicale è ricomparso addirittura un FDDS Lyre!!!

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          • Attilio De Simone

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            in verità proprio con il nuovo modulo sinebank di Reaktor è possibile intervenire indipendentemente sulle 16 sinusoidi disponibili lavorando in modo relativamente semplice e rapido (considerando la complessità della tecnica di sintesi).

            Reply

          • Alberto

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            Ammetto tutta la mia possibile ignoranza (non possedendo Reaktor), ma intervento
            indipendente non significa inviluppo indipendente. In un tutorial sul sito N.I. si dice appunto che il modulo sinebank non possiede input per EG ma i dati dell’inviluppo vengono per così dire moltiplicati per l’uscita del modulo, quindi ‘uno per tutte’ ….o forse no?

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Se prendi la macro denominata Sine Bank (non il modulo Sine Bank) ti ritrovi 16 oscillatori sinusoidali e per ognuno di essi puoi regolare indipendentemente ampiezza e frequenza (solo il pitch generale dello strumento è come a tutti). Se conosci un poco la programmazione di reaktor, aggiungere una modulazione (LFO, inviluppo) ai comandi di ampiezza e frequenza per ogni singolo oscillatore è un gioco da ragazzi. Io ho fatto molto di più, creando una matrice di modulazione con elementi di modulazione “anomali” (tra cui uno step sequencer). E anche se non fosse stato possibile con un modulo o una macro preimpostati, la cosa sarebbe stata comunque fattibile lavorando su tante sinusoidi gestite tutte in modo indipendente dal punto di vista della modulazione.

            Reply

          • Alberto

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            Conosco purtroppo poco Reaktor, ma ovviamente la cosa è fattibile, sia modulando individualmente le parziali di una macro in frequenza e ampiezza con i rispettivi inviluppi o utilizzando tante sinusoidi quante ne servono….ma permettimi di dubitare che questo sia un gioco da ragazzi! Non per la difficoltà concettuale, ma per la mole di dati da impostare, e qui siamo al punto di partenza: è esattamente la palude prospettata dal Maestro all’inizio….sulle acque della quale oltretutto galleggiano molti cadaveri ‘eccellenti’…

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Aggiungere 32 inviluppi non è molto complesso anzi è un lavoro di pochi minuti (basta fare copia incolla una volta creata una struttura e fare le connessioni), è articolato, invece, gestire tutti questi dati, ma alla fine è proprio questo tipo di sintesi che è articolata. Creare lo strumento non è complesso, ti ritrovi una schermata di un metro e mezzo di inviluppi, ma lo strumento è gestibile perchè per tutte e 16 le sinusoidi i parametri sono sempre gli stessi.

            Reply

          • Alberto

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            “…ti ritrovi una schermata di un metro e mezzo di inviluppi…”

            …e allora vuol dire che utilizzeremo un proiettore:-)

            Scherzi a parte, se le parziali fossero per esempio 25 o 30, di cui un paio magari ottenute filtrando del rumore, abbiamo 50-60 inviluppi, magari a 5 o 6 punti più loop, potenzialmente tutti diversi l’uno dall’altro e quindi qualche centinaio di parametri….sinceramente qualche dubbio mi rimane sulla comodità dell’additiva via Reaktor.
            Dovendo additivare via software il Maestro Cosimi cosa sceglierebbe?

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Io resto della mia idea, non mi metto a spendere molti soldi per comprare il Kyma (che conosco discretamente) che è un sistema chiuso, potenziabile solo a colpi di bigliettoni a che sostanzialmente è solo un software, per di più programmabile meno in profondità di Reaktor (che invece con i core cell ti consente di scendere a livello infinitamente basso dal punto di vista della programmazioni, e quindi lavori ad un dettaglio molto maggiore) solo per giocherellare con la sintesi additiva, che sostanzialmente non mette e non toglie niente al mio mondo sonoro e di cui semmai userò praticamente un paio di suoni in tutta la mia vita.
            Alla fine con il Reaktor mi tolgo lo sfizio di approfondire la sintesi additiva creando una struttura operativa molto rapidamente e agevolmente gestibile. Inoltre la sintesi additiva non per forza deve essere usata in modo canonico. Io mi sono creato uno strumento basato sulla sintesi additiva con un sistema a matrice che mi consente di assegnare molteplici fonti di modulazione a tutte le sinusoidi disponibili, ottenendo una macchina che rientra graficamente in un normale display da portatile da 15 pollici, razionale, facilmente gestibile e in grado di tirare fuori sonorità molto interessanti. Onestamente al Kyma preferisco il Reaktor, molto più profondo nella programmazione, espandibile all’infinito e con un’utenza molto più numerosa (ciò garantisce maggiori stimoli e input per gli sviluppatori grazie ai feedback continui di un’utenza molto eterogenea). Alla fine lavorare con l’additiva è davvero uno sfizio e non mi metto a prendere una macchina costosa, con la sua curva di apprendimento, per togliermi lo stesso sfizio che mi tolgo agevolmente con il Reaktor, che conosco da una dozzina di anni, per cui ho creato un’ampia libreria di macros che costituiscono i miei mattoncini preferiti con cui creo le fondamenta di tutti i miei synth).
            Il Kyma non lo comprerei nemmeno avendo possibilità economiche tali da potermi permettere qualsiasi lusso in termini di strumentazione.
            Questa è la mia modestissima opinione sulla base delle mie esperienze e delle mie esigenze.

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Voglio aggiungere una cosa sul Kyma: ho avuto modo di conoscerlo abbastanza bene (ma non a livello di programmazione più basso), è una bellissima macchina. Il sistema hardware/software è in grado di lavorare ad una bellissima qualità sonora e soprattutto quando si lavora sul trattamento dei segnali audio in tempo reale si ottengono delle cose interessantissime e forse uniche per il tempo reale. Il fatto è che a me non piacciono i sistemi chiusi, per questo preferisco lavorare su pc. Ho espandibilità più economica (ogni 3-4 anni un nuovo portatile, che diventa sempre meno costoso) e riesco ad ottenere bene o male gli stessi risultati che si ottengono con macchine più costose. Inoltre con gli ultimi aggiornamenti il Reaktor è sceso davvero in basso dal punto di vista della programmazione, penso più del Kyma. Per quel poco che so io del Reaktor, all’interno degli oscillatori sono previsti addirittura gli algoritmi di antialiasing, generando un suono molto più vicino all’originale analogico. Non so se questo livello di profondità e dettaglio ci sia anche sul Kyma, onestamente. Con questo non voglio assolutamente parlare male del Kyma, che, ripeto, è una bellissima macchina, ma preferisco il Reaktor per tutta la serie di motivi succitati (ultima ma non ultima anche la questione economica). Diatriba Kyma-Reaktor: si attende l’opinione, anzi la sentenza, del maestrissimo Cosimi.

            Reply

          • Enrico Cosimi

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            se penso a smalltalk, che è il linguaggio di programmazione di KIMA, mi vengono i brividi… :-)

            Reply

          • Alberto

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            Attilio, scusami ma cosa c’entrano i tuoi ultimi post?
            Non compreresti mai il Kyma? E chi ti obbliga! Non ti piace la sintesi additiva che consideri inutile per il tuo mondo sonoro e non ti va di ‘giocherellarci’? Va benissimo (problema tuo, direi…), ma questa se non sbaglio era una discussione sulla sintesi additiva, anzi, sulla sua praticabilità via hardware. Ho tirato in ballo il sistema Kyma semplicemente per integrare l’inventario e non l’ho più nominato (e non lo possiedo), quindi di quale diatriba parli? Io penso sia interessante osservare come i progettisti nel corso degli anni hanno tentato di risolvere il problema fondamentale della sintesi additiva e cosa si sono inventati per aggirare le limitazioni imposte dalla tecnica perché sotto questo aspetto qualche volta le macchine più ‘antiche’ risultano più interessanti delle attuali, soft o hard che siano!
            Avrei anzi anche richiesto un parere da Enrico sul software ma non è arrivato quindi mi ritiro in buon ordine…..

            Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            ma io te l’ho dato!

            perché ritirarsi?

            “smalltalk” è il linguaggio di programmazione usato in kima…

            al solo pensare di usarlo, mi vengono i brividi

            :-)

            Reply

          • Alberto

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            Mi sarei ritirato perchè si comincia con Kyma Vs. Reaktor e passando per Mac vs. PC prima di accorgertene ti ritrovi dentro alla madre di tutte le diatribe: era meglio Emerson o Wakeman? (…ma qui la risposta è troppo facile!)
            Però approfitto: dovendo optare per una soluzione solo software tra tutti i giocattoli in giro attualmente secondo te quale rende/renderebbe la vita meno amara?

            Reply

          • Enrico Cosimi

            |

            mah…
            forse CUBE – ma non sono sicuro che esista ancora – di VirSyn potrebbe risultare il più semplice da usare; calcola però che l’ultima volta che l’ho usato, c’era ancora il Mac OsX 10.2………….

            Reply

          • Attilio De Simone

            |

            Alberto, che male c’é a mettere a confronto due sistemi da una discussione sulla sintesi additiva? Invece di ritirarti, perchè non continuiamo a confrontarci su questo tema? sono queste le discussioni più belle, confrontare apparecchiature, sistemi, software. In passato le pubblicità comparative erano vietate, ora discutiamone. Amiamo tutti la musica e le tecnologie, da quello che comprendo, confrontiamoci non ritiriamoci.

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Ciao Alberto, forse quando si scrive su un blog/forum/sito non ci si capisce bene, perchè quella che dovrebbe essere una normale discussione rimane ferma e statica sulle pagine virtuali di un sito. Premesso che questa discussione è cominciata perchè tu hai citato il Kyma come un hardware, mentre io ho puntualizzato che alla fine, sotto sotto si tratta in realtà di un software (basato su dsp gestiti da un OS proprietario e chiuso, cosa che a me non è mai piaciuta) e che software per software io preferisco lavorare con il Reaktor perchè bene o male da Reaktor riesco a tirarci fuori tutti o quasi, anzi proprio per questo tipo di sintesi, il Reaktor mi sembra un sistema molto snello ed efficace, perchè in poco tempo si crea una struttura effettivamente fruibile e gestibile.
            Ti riepilogo quello che io penso. Non ritengo il Kyma un sistema in grado di darmi soddisfazione perchè non amo la sua filosofia costruttiva, perchè sprecare soldi e risorse su una macchina chiusa basata su dsp quando ormai visti gli incrementi di prestazioni delle cpu negli ultimi anni, basta focalizzarsi solo sul software, che sul Kyma, secondo me non agisce così in profondità come altri software suoi concorrenti? Dici che con il Reaktor la sintesi additiva non è agevole? Eppure in pochi minuti si è in grado di creare una struttura completamente operativa e facilmente gestibile, anche se si lavora con un numero molto elevato di parametri, alla fine questi parametri sono sempre gli stessi e quindi la gestione è, via Reaktor, abbastanza semplice. Dato che la sintesi in sè è molto complessa, con molti parametri si deve lavorare, è gioco forza, con il Reaktor li riesco a gestire.
            Infine non ho mai detto che la sintesi additiva non mi piace, è una sintesi molto complessa, ci posso dedicare un pò di tempo per studiarla, per giocarci, nel senso di fare qualche sperimentazione, ma all’atto pratico, quando si va a fare musica concretamente, è molto più facile per me ottenere il risultato sonoro che mi interessa con altre tecniche molto più semplici. Ripeto, mi diverto a sperimentare e a giocare con tutti i tipi di sintesi, ma quando devo fare certe cose assieme ad altri musicisti, devo sentirmi a mio agio, devo poter raggiungere il risultato sonoro che ho in mente sapendo bene come muovermi e quindi preferisco lavorare in sottrattiva, con i grani sonori o in FM. L’unica sintesi additiva davvero efficare, immediata e gestibile con risultati sonori impiegabili in ambito musicale è la sintesi additiva dell’organo Hammond. In quel caso l’additiva me la godo tutta al 100%.
            Diatriba Kyma-Reaktor: l’ho creata io, mi piace partire da discussioni per mettere a confronto strumenti e tecnologie chiedendo a chi ne sa più di me. Detto questo, mi scuso per essermi dilungato, quando un argomento di discussione si fa interessante mi piace approfondire le cose.

            Reply

          • Alberto

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            Attilio, è vero,non c’è nulla di male a confrontare due sistemi, e poiché mi sembra che ci muova la stessa passione, comprenderai che mi sarei ritirato malvolentieri!
            Ho solo pensato che la mia battuta sul proiettore ti avesse infastidito, e volevo evitare che la discussione degenerasse.
            Purtroppo dalla parola scritta non traspare l’espressione e qualche volta ci si fraintende. La prova di questo è nel fatto che io condivido al 100% il tuo giudizio su Kyma e al 90 % quello su Reaktor che pur essendo in grado di fare praticamente tutto (ma per programmare a livello core devi essere padrone di C++ o sbaglio?) non ti mette a disposizione strumenti che facilitano troppo la vita per la sintesi additiva: rimangono moltissimi parametri da impostare.
            Mi ripeto ancora, ma al riguardo a me sembra quasi geniale e ancora valido dopo 26 anni (1987!!!) l’approccio usato da Hal Chamberlin nel Sound Lab per il Kurzweil K150.
            Oltre a inviluppi con 264 Breakpoints, loops e altre cosucce, si era inventato alcune schermate per l’Apple IIe che riescono a fornire una visione d’insieme soddisfacente del timbro sintetizzato: in particolare la “Attack Function” riusciva in un singolo diagramma/schermata a descrivere la variazione dello spettro al variare del livello per numerose parziali…
            Oggi non mi sembra che ad esempio Alchemy o Morphine o altri riescano ad essere così ‘trasparenti’ con le informazioni!

            Enrico: Cube (o qualcosa di molto simile di Virsyn) è uscito in questi giorni per iOS!

            Reply

          • Enrico Cosimi

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            yum yum!!!

            (a margine: per affrontare il core level, si può ignorare C++ e procedere con la “confortevole” interfaccia grafica fornita da Native – Dio li abbia in gloria)

            Reply

          • Attilio De Simone

            |

            Alberto, non ti preoccupare, le discussioni accese ma che si muovono sempre nell’ambito della correttezza e del rispetto reciproco dimostrano solo passione per un argomento. Altri sono i problemi per cui valga la pena di infastidirsi nella vita quotidiana. Da queste discussioni esce sempre fuori qualcosa di interessante., tipo l’informazione sul K150, strumento che conosco molto poco (non si possono conoscere tutti gli strumenti prodotti sulla faccia della terra). .

            Reply

  • Michele

    |

    Maestro Cosini, Illustre Monteverdi,

    grazie per avere fatto luce su alcuni misteri dell’additiva! Ho davvero apprezzato i vostri preziosi consigli. Dovendo sperimentare qualche attrezzo è necessario : ora ho certo più chiara la strada da imoboccare.

    Un caro saluto.

    Reply

  • Michele

    |

    …Pardon: Cosimi… mi è partito il refuso…

    Reply

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