Primi passi con Reaktor – prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software, Tutorial

Reaktor è un feroce linguaggio di programmazione object oriented che, dal lontano 1993 – passando per diverse incarnazioni – mette a disposizione dei musicisti più coraggiosi funzionalità pressochè illimitate. A patto di saper accettare le inevitabili complessità del mezzo e i compromessi di tipo prestazione/immediatezza operativa. In questa serie, auspicabilmente contenuta, di appuntamenti, vedremo le funzionalità di base del programma; quelle, cioè, che permettono a chiunque di affrontarne il comportamento in maniera prima semplice e, progressivamente, più approfondita a seconda delle necessità.

Di Enrico Cosimi

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In origine, il programma si chiamava Generator e – nelle pie intenzioni degli autori – si sarebbe dovuto affiancare ai diversi linguaggi con cui pilotare una DSP Farm contenente la potenza bruta di elaborazione; successivamente, venne messa in opera una migrazione di funzionamento, tesa a sfruttare il processore PC/Mac rendendo – di fatto – il linguaggio completamente indipendente da hardware che non fossero i semplici controller e i convertitori AD/DA.

Dopo diverse revisioni, la piena maturità è stata raggiunta con la versione 5, articolata in “pre Sine Bank/Modal Synthesis” e “post Sine Bank/Modal Synthesis” (grosso modo, coincidente con il salto da 5.1 a 5.4. Traumaticamente, l’inserimento dei nuovi moduli ha eliminato la retrocompatibilità del programma verso i file generati con le versioni precedenti: è stata una mossa drammatica, che ha complicato non poco la vita agli utenti, ma che – a patto di voler combattere col Sine Bank – ha aperto ulteriori punti di forza. Ancora, un altro momento epocale nello sviluppo del programma è stato (grazie a Vadim Zavalishin) l’apertura del Core Level – un livello di programmazione più basso, quindi più dettagliato, con cui superare i tradizionali limiti dell’amichevole Primary Level.

Come è questo fatto? Essere di basso livello è meglio che essere di alto livello? …e chi lo dice a Briatore? In realtà, quando un programma è “a basso livello”, vuol dire che agisce con comandi più vicini al funzionamento vero e proprio del processore, cioè è più veloce, con meno passaggi intermedi di compilazione, più diretto al cuore della struttura. Ma, ovviamente, il basso livello comporta un maggior sforzo per l’utente, che deve rinunciare a grafiche accattivanti e/o a comodità d’interpretazione macchina/uomo che – appunto – avrebbero reso il programma “di alto livello”. Morale della favola: per i programmi, basso livello = OK, alto livello = con maggiori limiti. Così è la vita…

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Cosa è Reaktor

…un linguaggio di programmazione, appunto. Reaktor contiene una quantità enorme di “moduli”, cioè di pezzetti di programma (istruzioni precompilate) con cui assemblare pezzi di programma più grandi con cui obbligare il processore Mac/PC a produrre audio o altri comportamenti assimilabili alla normale pratica musicale.

Contrariamente a strutture chiuse (e quindi più immediate da utilizzare) come Reason  o come Massive (tanto per citare le prime due che vengono in mente), Reaktor può essere configurato in tutto e per tutto a seconda delle necessità del musicista: servono tre oscillatori in più? Non è un problema; si carica tre volte la stessa macro di oscillatore e se ne collega il percorso audio. Serve un sequencer step, magari sincronizzato sul clock MIDI? Basta cercarlo nella libreria di bordo o lanciarsi in una programmazione da zero.

A piccoli passi, si possono raggiungere altezze vertiginose; sempre che si abbia la pazienza di seguire un processo logico. E, a questo punto, si aprono due antitetiche scuole di pensiero…

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Come imparare il funzionamento di “una cosa nuova”?

Esistono due scuole di pensiero:

  1. visiera abbassata, lancia in resta, si parte alla scoperta del nuovo programma smanettando a caso, senza leggere il manuale (orrore!!!) e senza fare riferimento ad alcuna esperienza altrui;
  2. si procede di reverse engineering, sbirciando nelle programmazioni di quelli più bravi di noi – e, in epoca web, magari li si contatta per avere chiarimenti – fino a capire perché certe cose succedono.

Personalmente, dopo aver passato l’adolescenza a smanettare su venerabili apparecchiature analogiche senza manualecon l’età della ragione apprezziamo più la seconda strategia e guardiamo con sospetto quanti dicono/affermano/propugnano la teoria dell’assenza di teoria. Quantomeno, col secondo metodo si risparmia tempo.

Detto questo, torniamo a bomba.

 

Nozioni indispensabili: la piramide gerarchica

Esiste  una piramide gerarchica che deve essere compresa per potersi muovere nel programma senza perdere di vista il funzionamento d’insieme:

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  • Ensemble: è il livello più alto di funzionamento; una ensemble può essere la modellazione di un sintetizzatore, ma può essere un sintetizzatore più un sequencer più un effetto, o un sistema per acquisire audio dall’esterno. In pratica, l’ensemble è paragonabile allo studio – entità tridimensionale dove il musicista può accumulare macchine che svolgono compiti diversi. Come è facile immaginare, la quantità e la complessità delle unità funzionali ospitabili nell’ensemble dipendono dalla potenza della CPU e dalla RAM disponibile. In tutti i casi, Reaktor è talmente efficiente da garantire ampio margine di manovra. Il programma è fornito di una nutrita libreria di ensemble già pronte all’uso. (L’immagine qui sopra riproduce la Ensemble Junatik, composta dal sintetizzatore vero e proprio e da un secondo instrument dedicato alla realizzazione del delay). All’interno di una ensemble, prendono posto gli…

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  • Instrument: un instrument è l’unità di funzionamento precedentemente assemblata dal musicista; in contrasto a quanto può far pensare il termine, un instrument può essere un vero e proprio strumento che genera segnale audio (sintetizzatore, modello fisico, generatore) o un circuito che processa il segnale generato da altri; un sintetizzatore collegato ad un sequencer è visto – da Reaktor – come un instrument collegato ad un altro instrument, a prescindere dal ruolo svolto. Esiste una libreria di instrument già configurati e pronti all’uso. (L’immagine qui sopra svela il contenuto dell’Ensemble Junatik: due instrument dedicati al sint e all’effetto). All’interno dell’instrument, trovano posto…

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  • Moduli di Primary Level: i moduli sono le unità operative semplici, cioè le funzioni del programma che il musicista collega tra loro per avere un determinato risultato. Un oscillatore è composto dal modulo di generazione vero e proprio (che, per dire, produce un’onda quadra); a questo, saranno collegati moduli di potenziometro per regolare l’intonazione, la simmetria, il livello di uscita, eccetera. A differenza di altri linguaggi, definiti più di alto livello (informaticamente parlando, la cosa non è un complimento…), Reaktor richiede da parte del musicista la specifica pignola e puntigliosa di tutti gli aspetti del funzionamento di un determinato modulo o sistema di moduli. Questo può rallentare significativamente le operazioni di programmazione e – conseguentemente – di gestione, ma garantisce la massima flessibilità. La conoscenza di tutti i moduli disponibili nel programma e le singole peculiarità sono alla base dell’efficienza professionale del musicista; come è facile immaginare, non è un tipo di competenza acquisibile dalla sera alla mattina. (L’immagine qui sopra riproduce una vista d’insieme comprendente moduli di livello primario e macro…). Dopo aver perso, per dire, un’ora di tempo nel configurare un oscillatore, può essere triste scoprire di aver bisogno di due oscillatori… per evitare improvvise crisi di pianto, è previsto l’impiego delle…

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  • Macro; una macro è una cartella, un contenitore, precedentemente riempito di moduli assemblati in struttura funzionante, che può essere duplicato, spostato o gestito in maniera più veloce da parte del musicista. Dopo aver programmato una macro di oscillatore, se ne possono caricare due, o tre, o quattro copie all’interno dell’instrument per avere due, tre o quattro oscillatori pronti all’uso. In questo modo, anche sfruttando la vasta libreria di macro pre configurate, si può lavorare velocemente senza dover ripetere operazioni potenzialmente noiose.

Tutto questo, fa riferimento alla vecchia struttura di funzionamento di Reaktor 4.x; successivamente, il linguaggio è stato potenziato con l’adozione del Core Level, cioè un livello di programmazione ancora più basso dei semplici moduli, dove è possibile operare con i comandi di base, appena mediati attraverso l’interfaccia grafica, ma – di fatto – riferibili alla vera logica C++ in cui è compilato l’intero programma Native Instruments.

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Core Level?

Nel Core Level, si possono costruire macro, o “super moduli”, precedentemente non disponibili e integrabili con quelli normalmente previsti dal livello primario; esiste una serie di passaggi obbligati che richiedono determinate cautele per passare – bidirezionalmente – tra un livello e l’altro, ma l’operazione non è impossibile e, anzi, in certi casi offre notevoli vantaggi. Comunque, si può lavorare per anni dentro Reaktor senza aver mai la necessità di scendere fino al Core Level.

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Velocità di campionamento e velocità di controllo

Come negli arcaici linguaggi di programmazione Music X, anche nel caso di Reaktor è prevista una velocità di campionamento con cui generare, acquisire e gestire l’audio digitale e una velocità di controllo con cui generare e gestire i segnali di controllo. Le due frequenze non devono necessariamente essere uguale: mentre il segnale audio deve avere almeno una densità 16 bit e sampling rate 44.1 kHz, il segnale di controllo (un oscillatore a bassa frequenza, ma anche l’accensione o lo spegnimento di un interruttore) non richede, realisticamente, tanta densità di dati. Per questo motivo, di default, il sistema Reaktor prevede una velocità di generazione audio pari a 44.1 kHz, con escursione possibile fino a 176.4 kHz; la velocità di generazione controllo è impostata a 400 Hz, con escursione possibile fino a 3200 Hz.

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Una volta definita la coppia di valori, rimane comunque una differenza di densità nel transito che deve poter essere prevista e gestita: il programma può rifiutarsi di ricevere ad un ingresso control, un segnale audio di densità 12 o 20 volte superiore…

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Per questo motivo, le porte di ingresso e uscita di ciascun modulo hanno un riscontro grafico facilmente individuabile; il transito dei dati a densità control è visualizzato da piccoli punti di colore rosso; il transito audio di dati a densità audio è contrassegnato da punti di colore nero. Come è facile immaginare, una porta audio può ricevere un segnale di controllo (molto più lento), ma non viceversa; se necessario, si può degradare un segnale audio a densità di controllo per garantire il collegamento audio-su-controllo.

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Monofonia e polifonia

Reaktor, come tutti i linguaggi di programmazione di un certo livello, prevede la possibilità di richiedere un certo numero di voci simultaneamente generate con lo stesso tipo di struttura di sintesi; il limite massimo è subordinato alla potenza di calcolo della macchina ospite e può raggiungere, sulle strutture odierne, quantità di tutto rispetto.

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All’interno della regolazione di base polifonica o monofonica, si può comunque creare una condizione di ambiguità se, per caso, il musicista imposta un funzionamento monofonico per un modulo contenuto all’interno di una struttura polifonica; in conseguenza ad una svista simile, il programma smette di generare audio e, durante le fasi di programmazione – collegamento dati, si attiva la visualizzazione di una piccola croce di colore rosso che sbarra il collegamento in transito ai dati incriminati.

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Se necessario, è comunque possibile ricorrere a dei moduli di Audio Voice Combiner che, in maniera simile a degli “imbuti”, permettono di convogliare informazioni polifonica alla volta di passaggi monofonici; in maniera simmetrica, si può estrarre da un flusso di dati polifonici le informazioni relative ad una precisa voce monofonica.

 

Interfaccia utente e possibilità di navigazione

La schermata principale è suddivisibile in diverse aree di lavoro:

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  • Panel Window, è la finestra comandi principale, organizzabile in due visualizzazioni indipendenti, A e B, che sono personalizzabili per controlli, loro posizionamento e funzioni separabili (in questo modo, si può ipotizzare un’interfaccia semplificata – per utenti meno esperti – nel pannello A e un’interfaccia più approfondita e dettagliate sul pannello B). Il pannello comandi che compare nella Panel Window è personalizzabile in infinite variazioni e deve essere assimilato al pannello comandi di un qualsiasi apparecchio hardware.

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  • Structure Window, è “il retrobottega”, dove vengono collegati gli Instrument, e – cliccando per aprire l’instrument – dove si accede al livello delle macro e dei singoli moduli.

L’organizzazione piramidale del programma prevede la possibilità di passare da un livello di struttura all’altra cliccando su instrument (per passare a macro e moduli), su macro (per vedere i moduli), su modulo o macro Core Level (per vedere il contenuto); per risalire di livello, basta fare due volte click sul fondo colorato della finestra.

Se necessario, la navigazione può essere velocizzata con segnalibri di finestra o con organizzazione dello spazio navigabile in due finestre orizzontali (pannello e struttura) o doppia visualizzazione di struttura su diversi livelli.

Un comando, un controllo o un modulo selezionato su un livello è evidenziato in rosso sull’altro livello di visualizzazione; in questo modo, si può “andare a caccia” del componente desiderato tenendo sotto controllo tanto la visione “pubblica” del pannello frontale e le visioni “private” dei livelli di struttura. I cambiamenti operati su un livello sono ribattuti sugli altri.

 

Property Window(s)

Qualsiasi oggetto utilizzato nelle strutture di Reaktor può (e deve) essere personalizzato nel funzionamento e nelle caratteristiche intrinseche; l’insieme delle personalizzazioni è concentrato all’interno della Property Window e – meglio ancora – delle quattro sotto pagine che ne compongono la struttura fondamentale; in questo modo, cliccando un qualsiasi modulo nella struttura (o comando nel pannello principale), si otterrà la messa in evidenza della finestra delle proprietà che è organizzata in quattro sezioni relative a:

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  • Function, le configurazioni parametriche principali attinenti al modulo o al comando; quello che deve essere regolato in base alle necessità del musicista.

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  • Info, un’area testuale che può (o non può) contenere informazioni di help relative al comportamento dell’oggetto selezionato. E’ buona norma, mai abbastanza rispettata, comportarsi generosamente nei confronti delle note testuali…

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  • View, le regolazioni per gestire l’aspetto esteriore del controllo o del modulo, cioè come deve apparire nell’interfaccia utente; dimensione, colore, forma, visualizzazione selettiva, eccetera sono parametri lasciati al gusto e alla convenienza del musicista.

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  • Connect, permette di definire gli accoppiamenti con i MIDI CC, con il protocollo OSC di comunicazione attraverso porta Ethernet T100 e con altri componenti attivi all’interno del programma stesso.

Anche se non è obbligatorio controllare tutte le regolazioni di ciascun oggetto instanziato nella struttura, è quantomeno indispensabile definire le Function e l’aspetto View, altrimenti l’oggetto prodotto rischia di risultare incontrollabile.

A questo punto, possiamo iniziare il combattimento vero e proprio.

La prossima volta, stenderemo sul tavolo operatorio una ensemble storica (ma non difficilissima) per sottoporla al reverse engineering.

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Comments (26)

  • Lorenzo

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    Grande articolo!
    Era da tempo che cercavo un’introduzione ben fatta a reaktor, ed è pue in italiano! 😀

    Reply

  • Ciro Urselli

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    Pronti a domare il “feroce” linguaggio !
    Complimenti Maestro, interessante e chiarissimo articolo.

    Reply

  • mirko

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    ma è una mia sensazione o molti ensamble di reaktor non suonano bene?
    Sono come plasticosi e privi di armoniche e dal suono freddo e piccolo.

    Reply

    • Attilio De Simone

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      Beh, sentiti prima Monark e poi giudica…. Gli ensemble danno il risultato sonoro per cui sono stati creati, e se sono stati creati bene suonano bene. Dal punto di vista tecnico non vedo perchè, con monitor di ascolto di qualità e lavorando con una scheda audio degna e che consenta di poter lavorare bene a una risoluzione di 96.000 hz, Reaktor dovrebbe suonare peggio di di altri strumenti virtuali. Comunque sono curioso, puoi postare i nomi degli ensamble che ti sembrano plasticosi e dal suono freddo e piccolo?

      Reply

      • Antonio Antetomaso

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        Confermo, Monark ha davvero pochi eguali…

        Reply

  • astrolabio

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    OTTIMO!

    Reply

  • mirko

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    In generale un pò tutti, dal Junatik al Limelite dal Carbon al GrainState.
    Ogni volta che lavoro con Reaktor e creo dei suoni che poi esporto in audio per avere una piccola libreria sempre a disposizione, mi ritrovo a paragonarli con suoni fatti con altri strumenti (dal Trilian al Sylent1 per esempio) e percepisco una notevole differenza di pasta sonora.
    Sono sempre stato un grande fan di Reaktor, ma, secondo me, se avesse una “potenza sonora” diversa sarebbe ancora più interessante.
    Ovviamente poi gli esperti sieti voi, per cui aspetto pareri.

    Saluti

    Reply

  • Attilio De Simone

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    Per potenza sonora intendi il livello di volume di uscita del suono del Reaktor? Cioè il suono del Reaktor ti esce di molti dB più basso degli altri virtual instr.? Mi sembra strano.
    Secondo me compi qualche errore tecnico, perchè a parità di ascolto (stessi monitor) con la stessa scheda audio e lo stesso sample rate, non c’è alcun motivo per cui il Reaktor debba suona peggio di un altro strumento virtuale. è possibile che il suono di qualche ensemble non ti piaccia (perchè pensato per dare determinate sonorità) ma se noti una differenza tra il suono che realizzi all’interno del Reaktor e quello che ascolti in wav dopo che l’hai esportato, allora vuol dire che compi qualche passaggio errato. Dal punto di vista tecnico non esiste alcun motivo per cui Reaktor debba suona peggio di altri, anzi, programmato il Reaktor bene, il software se la gioca pure con qualche hardware (prova il Monark a 96 khz, cortesemente). Queste tue considerazioni mi rendono ancora più curioso (uso il Reactor, da quando si chiamava Generator e non implementava ancora l’uso dei samples), potresti mettere qualche esempio audio di files a confronto? Dovresti caricare all’interno di un sequencer Reaktor e Trilian per esempio, creare due tracce con la stessa esecuzione e costruire due suoni identici dal punto di vista dell’architettura sonora e poi esportare entrambe le tracce con la stessa risoluzione audio. Così posso comprendere eventuali problemi e aiutarti.

    Reply

  • mirko

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    Grazie mille sei molto gentile. Quando parlo erronamente di potenza sonora intendo dire che il suono che ne esce è privo di armoniche (ma anche qui non so se è corretto il termine), poco caldo, striminzito.
    In questi giorni cercherò di fare qualche esempio.
    Una cosa che mi è capitata spesso è quella di utlizzare dei piccolo campioni wave presi da librerie fatte molto bene e che sentiti singolarmente suonano benissimo ma una volta inseriti nel campionatore del Limelite per fare una sintesi in wavetable il suono che ne esce è privo di corpo, dinamicità.
    Ma quasi sicuramente sono proprio io a non saper utilizzare bene lo strumento.
    Grazie per l’aiuto ancora

    Reply

    • Attilio De Simone

      |

      Innanzitutto il Limelite non è un semplice campionatore ma è un sequencer/drum machine che va a trattare pesantemente i campioni inseriti visto che ha tanti strumenti che vanno ad interagire massicciamente con il suono. Sei tu che intervenendo con i parametri del Limelite devi andare a scolpire il suono come ce lo hai in testa. Non comprendo una cosa, come fai a paragonare Reaktor, valutandone il suono con dei campioni che inserisci all’interno di una sua ensemble destinata a trattare i campioni, con software come il Sylent (che emula sostanzialmente il suono di un synth moderno) o il Trilian (che è un software dedicato alle sonorità di basso)? È possibile che il Reaktor non sia lo strumento che fa per te, però se devi paragonare due strumenti, allora devi farlo stabilendo delle regole, perchè mi sembra che stai facendo partire il Reaktor da una posizione di svantaggio (è come se vfolessi fare una gara di velocità tra una ferrari e una 500 ma alla ferrari imponessi arbitrariamente un limite di 50 kmh). Fai il seguente raffronto all’interno di un sequencer con 16 bit e 96000 hz di risoluzione tra Sylent1 e Reaktor con su attivato il Razor come plugin. In questo modo raffronti il suono di due strumenti con attitudini simili (cioè due synth dalle sonorità moderne) all’interno di un “campo di gioco” (sequencer) dove vigono le stesse regole (cioè la stessa risoluzione a 16 bit e 96000 hz). A questo punto, se effettui un confronto partendo da regole comuni, la tua opinione comincia ad avere un valore.

      Reply

  • mirko

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    Scusate se rompo ma si potrebbe aprire anche una discussione sulla frequenza di campionamento? Avrei tante domane e sui forum ognuno dice la sua ma in maniera mooolto approssimativa. Qui sembrate tutti preparati
    Io intanto provo a chiedere una cosa legata a questo: che cosa cambia se ascolto un plugin a 44.100 khz e se ascolto il medesimo a 96khz?

    Grazie mile

    Reply

    • Enrico Cosimi

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      detto molto banalmente: se passando da 44.100 a 96.000 NON senti differenze, non ne hai bisogno 😉

      Reply

    • Lorenzo

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      Inoltre un segnale campionato viene percepito correttamente dall’orecchio umano soltanto se la sua frequenza è inferiore alla metà della frequenza di campionamento.
      Per esempio, se haiuna frequenza di campionamento di 44.100 hz potrai riprodurre fedelmente segnali fino a 22.050 hz mentre i segnali di frequenza maggiore saranno distorti a causa di un fenomeno detto aliasing.
      Il problema nell’uso dei plugin (i generale nella sintesi sonora digitale) è che l’aliasing ovviamente si presenta non solo per la frequenza fondamentale ma anche per tutte le armoniche che compongono il suono (che solitamente sono infinite), quindi quando vado a generare, per esempio, una dente di sega, anche se è sotto i 22.050 hz, se è abbastanza vicina a questa soglia c’è aliasing percepibile. Ci sono varie tecniche per evitarlo, ovviamente la più banale consiste per l’appunto nell’alzare la frequenza di campionamento per portare il fenomeno dell’aliasing il più possibile in porzioni della banda audio NON udibili dall’orecchio umano (che riesce a distinguere i segnali fino a ~22.000 hz).
      Spero di aver chiarito un po’ l’utilità di alzare la frequenza di campionamento. 😀

      Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    se senti differenze, e se hai un computer sufficientemente veloce, con un HD abbastanza ampio, lavora a 96 e buona sera :-)

    Reply

  • Attilio De Simone

    |

    La questione è molto semplice: la frequenza di campionamento è il numero di volte in cui viene campionato l’audio al secondo, passando da 44100 hz a 96000, intuisci facilmente che il numero di campioni/secondo si incrementa di tantissimo. Ci sono scuole di pensiero che sostengono che la differenza non si avverte, ma io onestamente, questa differenza la sento, soprattutto quando si lavora con gli strumenti virtuali, dove una maggiore frequenza di campionamento rende il suono più presente. Ovviamente, questo a condizione di avere una scheda audio e dei monitor degni di questo nome.

    Reply

  • mirko

    |

    Buongiorno,
    grazie mille per le risposte. Ho fatto un piccolo esperimento tra una saw in trilian e una con un ensamble di reaktor (Junatik).
    Dove posso postarli?

    Grazie

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    se basta un confronto audio, puoi caricarlo su soundcloud e poi postare qui, nei commenti, il link

    tieni presente che junatik cerca di riprodurre il filtro roland usato nella famiglia juno; se apri l’esemble, vedrai che – se non l’hanno cambiato – è fatto con due moduli 12 dB/Oct in cascata, inframezzati da un distorsore e caratterizzati da una gestione della resonance volutamente NON lineare…

    potrebbe non essere il modo migliore di valutare le cose 😉

    Reply

    • Attilio De Simone

      |

      Concordo con il maestro. Junatik è un synth che si rifà ad una famiglia di strumenti di una certa epoca con dei filtri che possono e non possono piacere e che danno un risultato sonoro molto tipico e che Reaktor riprende fedelmente. Secondo me stai sbagliando confronto. Se vuoi fare un confronto fatto bene prendi l’Arturia Minimoog e l’ensemble del Reaktor denominato Monark a quel punto metti a paragone due strumenti software ispirati allo stesso strumento. Disattiva sull’Arturia gli effetti e confronta forme d’onda e filtri. A quel punto hai delle regole di gioco giuste e puoi esprimere un giudizio obiettivo. Con il Reaktor puoi ottenere qualsiasi tipo di suono dal punto di vista tecnico, non capisco perchè dovrebbe suonare peggio di altri software. Il Junatik emula il suono dei synth Juno, prima di paragonare Junatik a Trillian (che è una sorta di campionatore dedicato ai suoni di basso e quindi il confronto è già sbagliato in partenza, se proprio vuoi confrontare il Trillian con qualche prodotto Native Instruments dovresti farlo con il Kontakt) dovresti ascoltare qualche demo su youtube del Roland Juno 106, per esempio, e vedresti che il suono dello Junatik è molto vicino a quel suono, che poi è stato il suono della musica pop e new romantic della prima metà degli anni ’80, che è un suono non grasso come il suono degli anni ’70, ma che va verso il digitale, frizzante e modulato dal chorus.

      Reply

  • Attilio De Simone

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    http://www.youtube.com/watch?v=PsK22MpLL_k

    Questo è un esempio del suono della famiglia Juno a cui si ispira Junatik. Come sentirai il suono è tutt’altro che grasso. È un suono tipico di una certa epoca.

    Reply

  • Attilio De Simone

    |

    Reaktor ti restituisce acusticamente il suono che programmi, in Junatik c’é il filtro a 12 dB perchè i synth a cui si ispira montavano questo tipo di filtro. Da Junatik non potrai mai ottenere un suono grasso e pieno, non potrai mai pretendere che ti suoni come un Moog che impiega il filtro a 24 dB con 4 poli.

    Reply

  • mirko

    |

    Ok, mi avete convinto: mi arrendo. Grazie per la pazienza sto imparando un mucchio di cose.

    Saluti

    Reply

  • andrea

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    Ovviamente la versione demo di Reaktor, il player, non è idoneo per seguire il tutorial, giusto?-.-

    Reply

    • Enrico Cosimi

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      perché no? al massimo, non ti fa salvare i risultati…

      Reply

      • andrea

        |

        Ottimo allora, grazie!

        Reply

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