Novation Peak Eight Voice Polyphonic Synthesizer

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

C’è una nuova primavera per i sintetizzatori polifonici: apparentemente out of fashion nella stagione precedente, quando sembrava che i monofonici dovessero continuare a governare indisturbati l’intero pianeta, prima Roland sul virtual analog, poi Behringer con l’analogico e ora Novation sempre nel dominio analogico hanno scritto nuovi capitoli per la storia e l’impiego della sintesi polifonica.

E chissà quanti altri seguiranno il loro esempio…

DI Enrico Cosimi

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Questa volta, grazie agli sforzi di Midiware, ci occupiamo del Novation Peak Eight Voice Polyphonic Synthesizer, uno strumento che – come anticipa il titolo – produce otto voci di polifonia, in comportamento monotimbrico e con un corposo corredo di parametri.

E’ noto che, all’interno della sintesi monofonica, e in maggior modo in quella polifonica, si può parlare disinvoltamente di strumento analogico quando il percorso audio oscillatore – filtro – amplificatore è realizzato nel dominio non digitale, mentre si può dare per tacita la possibilità di generare numericamente i controlli di tipo transiente (inviluppi), ciclico (oscillatori a bassa frequenza) e di gestione complessiva. Novation Peak non fa eccezione; pertanto, il percorso audio a valle dell’oscillatore  e seguito fino all’amplificatore è analogico e, come nel precedente monofonico Bass Station II, tutti i controlli sono generati digitalmente. Però, in questa macchina, non si parla genericamente di DCO – Digital Controlled Oscillator – ma di Oxford Oscillator. Qualcosa bolle in pentola…

Oxford Oscillator?

Dietro questa nomenclatura, per ciascuna voce di polifonia, si nascondono tre oscillatori controllati numericamente (altri produttori britannici li hanno già etichettati NCO – Nuemerically Controlled Oscillator). Un Oxford Oscillator è realizzato all’interno di un circuito integrato programmabile chiamato FPGA – Field Programmable Gate Array – che genera le forme d’onda lavoranto a 24 mHz di Clock. Senza annegare nei dati tecnici (pagate una visita alla Wiki più vicina, per saperne di più si FPGA e compagnia bella), non è tanto la densità dati a fare la differenza, quanto la possibilità di definire, con la massima dinamica, dei cicli di forma d’onda talmente precisi e numericamente intensi da risultare virtualmente non distinguibili da quelli ottenuti attraverso i classici circuiti a rilassamento… con la bella differenza che il controllo numerico garantisce assoluta correttezza nell’intonazione e totale assenza di aliasing o altre porcellezze.

Chi altro ha usato FPGA per la generazione del segnale audio? Sul mercato, ci sono: MAG Organ,  un clone elettrofonico che utilizza una FPGA programmata per generare tutte le tonewheel necessarie; Ferrofish una hardware house che – anche – ha usato la stessa tecnologia per generare suono; poi, c’è Modal, con i suoi NCO che probabilmente sono ottenuti attraverso FPGA (non abbiamo dati più precisi). Infine, anche Sua Eccellenza Mario Maggi, speriamo prossimo al compimento del suo lavoro, ha dichiarato di adottare le FPGA per generare una parte significativa del suo reissue Synthex II. Insomma, Peak è in buona compagnia.

Si puo discutere, a livello filosofico, se il segnale audio generato attraverso FPGA sia inesorabilmente digitale o se possa essere considerato marginalmente analogico. In questa sede, non ci interessa e avvertiamo i lettori che ogni commento relativo a sollevare questioni in merito sarà preventivamente cassato senza essere pubblicato.Per quello che ci riguarda, Peak è “analogico dove è importante e digitale dove è necessario. Punto. 

 

Peak in breve

Nelle intenzioni originali dei designer Novation, Peak sarebbe dovuto essere una sorta di Bass Station II polifonica… in realtà, il progetto ha preso un’altra direzione e l’architettura del nuovo sintetizzatore è ben più complessa. In un veloce riassunto, queste sono le caratteristiche principali del nuovo polifonico britannico:

  • Generazione sonora ottenuta attraverso FPGA, con risultato timbrico virtualmente indistinguibile da quello tradizionalmente ottenuto con circuiti tradizionali.
  • Polifonia a otto voci, monotimbriche.
  • Tre oscillatori multiwave per ciascuna voce; ogni forma d’onda può essere deformata con comportamenti indiividuali di shaping. In aggiunta, ogni oscillatore ha un corredo di wavetable dedicate e navigabili dinamicamente.
  • Ogni oscillatore possiede sawtooth cloning e diverge.
  • Percorso analogico che procede attraverso FIlter, Distortion, VCA.
  • Implementazione dei comandi senza layer di funzioni o shift o cose del genere.
  • Filtro multi modo configurabile low, band, high pass, risonante, con overdrive e modulazioni audio/sub audio.
  • Due oscillatori a bassa frequenza indipendenti e sincronizzabili.
  • Tre generatori d’inviluppo a quattro stadi.
  • Matrice di modulazione con doppia sorgente per ciascuno slot.
  • Modulatore ad anello per combinare i segnali generati da Osc 1 e Osc 2.
  • Arpeggiatore con ritmi controllabili, indirizzabile sulle porte MIDI e USB.
  • Glide regolabile.
  • Duecentocinquantasei locazioni Patch preconfigurate e altrettante a disposizione dell’utente.
  • Due tasti Animate, configurabili momentary/toggle, utilizzabili come sorgenti di modulazione.
  • Sezione effetti completamente riprogettata, con Distortion analogica, Delay, Chorus/Short Modulation e Reverb.
  • Tre possibili punti di distorsione: pre Filter (overdrive), post Filte (Drive) e pre VCA (Distortion).
  • La stessa FPGA genera i tre oscillatori di ciascuna voce e gli effetti globali di Delay, Reverb e Chorus.
  • Display Oled per la navigazione nei parametri.
  • Alimentazione esterna 12V DC universale.
  • Ingresso per Control Voltage esterno in formato 1/8”, Euro Rack compatibile.
  • Due ingressi pedale per sustain e sostenuto (pedale tonale).
  • Stand opzionale con due diverse angolazioni selezionabili.
  • Montaggio in rack 19” da verificare sul campo.

Il lettore particolarmente curioso, potrà divertirsi a confrontare le due strutture per verificare cosa ci sia, in più o in meno, tra Bass Station II e Peak.

 

Lo strumento

Peak pesa parecchio: dimenticatevi la costruzione full plastic della precedente Bass Station II… questa volta, ci sono metallo per pannello e casing, affiancato da due deliziosi fianchetti in legno che, opzionalmente, possono essere svitati (occhio alle conseguenze timbriche…) e sostituiti con un supporto variamente inclinabile in alluminio; allo stato attuale, non è previsto il montaggio rack 19” che, ad occhio, non dovrebbe risultare impossibile.

Il pannello comandi è letteralmente gremito di controlli, ordinati secondo un preciso sistema gerarchico “per moduli”: nella fascia inferiore, trovano posto i comandi relativi al percorso audio; nella fascia superiore, trovano posto le modulazioni, la gestione di navigazione e il chiaro display OLED. Su questo, la navigazione è per pagine selezionabili, con tre righe di testo raggiungibili attraverso tasti dedicati. Ancora, è possibile fare riferimento a otto menu di navigazione, ciascuno agganciato ad un tasto dedicato. Due tasti Animate possono essere usati per impartire variazioni di controllo estemporanee alla programmazione; il loro segnale è reso disponibile all’interno della matrice di modulazione. Ulteriori particolari in seguito.

 

Pannello posteriore

Oltre al Kensington Lock, all’On/Off e alla presa per l’alimentazione esterna 12V DC/1A, trovano posto la porta USB bidirezionale – solo per il controllo, niente Audio Over USB in questa macchina – la porta MIDI con i tre connettori In, Out, Thry, i due ingressi per i pedali 1 e 2 configurabili, l’ingresso 1/8” per la tensione CV esterna proveniente da un qualsiasi Euro Rack di passaggio, le due uscite audio Left/Mono e Right, la presa per l’ascolto in cuffia.

Peak Block Diagram

Struttura di voce

Le otto voci sono identiche tra loro, allo stato attuale non possono generare timbri diversi – lo strumento non è politimbrico.

 

Oscillatori

Ci sono quattro forme d’onda classicamente analogiche (sine, triangle ramp e pulse), più una quinta posizione more che, rimandando al display OLED, permette la scelta di una delle 17 wavetable disponibili (ogni tabella contiene 5 forme d’onda opportunamente fuse in morph).

Cinque forme d’onda vi sembrano poche? Vi siete mai chiesti quante ne contengano le più complesse wavetable di N.I. Massive? Verificate…

Quale che sia la forma d’onda selezionata, è possibile accedere ad un controllo di Shape che intervierackne sul profilo grafico del segnale, variandone il contenuto armonico. Lo Shape è controllabile a distanza attraverso Modulation Envelope 2 e LFO 1. Le onde sinusoide, triangolare e rampa vengono deformate dal comportamento Shape; l’onda impulsiva varia il proprio rapporto di simmetria; con le tabelle audio, il parametro Shape diventa la Wavetable Position, ovviamente modulabile per la scansione dinamica.

L’intonazione è regolabile attraverso controlli Range (da 16’ a 2’), Coarse e Fine; è possibile controllare a distanza il pitch attraverso Envelope Generator 2  e LFO 2; ogni sorgente di controllo passa attraverso un attenuverter (cioè, è scalabile in maniera bipolare); la massima escursioine di controllo è pari a cinque ottave.

Sul display OLED, ciascun oscillatore ha accesso ai parametri di:

  • selezione della tabella;
  • eliminazione del keyboard tracking e selezione del comportamento Fixed Note (utile quando si usa un oscillatore come modulante audio/sub audio);
  • definizione dell’intonazione fissa – un semitono qualsiasi, nel range di 8 ottave;
  • definizione dell’escursione di pitch bend (più o meno 24 semitoni); ogni oscillatore può avere range e direzione indipendente;
  • sincronizzazione con un “oscillatore master virtuale”;
  • regolazione di sawtooth density, per aggiungere in ciascun oscillatore due copie di forma d’onda (in totale, diventano nove sawtooth per ogni voce); la clonazione è regolabile in livello audio e in detuning di deviazione rispetto al segnale originale; la density, ovviamente, non influisce negativamente sulla polifonia disponibile.

In aggiunta, in modo comune a tutti e tre gli oscillatori,  è possibile regolare:

  • oscillator diverge, la deviazione (divergenza) tra il tracciamento lineare della tenuta polifonica calcolata oscillatore per oscillatore, voce per voce;
  • oscillator drift; una lenta funzione sub audio che “porta a spasso” l’intonazione nominale di ciascun oscillatore; diverge è fisso, drift ha un andamento ondeggiante… tutti e due possono rendere il suono molto grosso, corposo, antico, impreciso;
  • noise filter, un filtro low pass dedicato alla colorazione del generatore di rumore incorporato;
  • key sync; la subordinazione del ciclo di forma d’onda al nota on, per accumulare energia sul nota on, con un caratteristico thump nel suono.

 

Mixer

Raccoglie i segnali audio generati dai tre oscillatori, dal ring modulator (che combina Osc 1 e Osc 2), dal Noise Generator.

 

Filter

In ingresso al filtro, c’è una sezione di Overdrive liberamente regolabile attiva per voce.

Il filtro può lavorare in comportamento Low Pass, Band Pass e High Pass; è possibile selezionare lo slope 12 o 24 dB/Oct per il comportamento passa basso. Il filtro può essere regolato in frequenza di taglio e resonance. La cutoff frequency è controllabile a distanza attraverso LFO 1 (escursione pari a 8 ottave) e uno di due inviluppi selezionabili tra Mod Env 1 e/o Mod Env 2. In aggiunta, è previsto un bus diretto di modulazione in banda audio (se richiesto) da parte del terzo oscillatore audio (ricordiamo che quest’ultimo può essere regolato su qualsiasi frequenza fissa nelle otto ottave di escursione). Cosa succede se OSC 3 usa una wavetable e, simultaneaente, viene usato come sorgente di modulazione per il filtro in auto oscillazione? Eh eh eh…

Il key tracking è regolabile con continuità (nella precedente Bass Station II, era costantemente 1x).

Nel menu Voice, trovano posto due parametri di Filter Post Drive e FIlter Divergente, rispettivamente per pompare il segnale in uscita e per differenziare in maniera sottile il comportamento di filtraggio in ciascuna delle otto voci di polifonia. 

 

VCA Gain

Di fatto, è il volume della patch, può essere usato tanto per pompare sul segnale, quanto per bilanciare programmazioni timbriche eterogenee che debbano essere usate all’interno dello stesso set.

 

LFO

CI sono due oscillatori a bassa frequenza, identici tra loro. Da pannello, ogni oscillatore può essere regolato in:

  • waveform; triangolare, rampa ascendente, quadra o sample & hold; la mancanza di dente di sega discendente è ovviata dagli attenuverter a destinazione di modulazione;
  • rate; sono disponibili tre range operativi high, low e sync. In High Range, la frequenza si muove tra 0 e 1600 Hz; in Low Range, il margine è compreso tra 0 e 200 Hz; con la selezione di Sync, si lavora col valore ritmico selezionato e calcolato in base al BPM di sistema;
  • fade time; una dissolvenza sull’intensità della modulazione; da display, si possono scegliere diversi comportamenti per questo controllo.

Nel menu raggiungibile col display OLED, si possono regolare i parametri di:

  • phase; a gradini di tre gradi sessagesimali, si può decidere da dove parte il ciclo di forma d’onda sul nota on;
  • mono trig; per subordinare il restart di ciclo al nota on delle sole esecuzioni monofoniche legate;
  • slew; deformazione, per integrazione dei fronti ripidi di forma d’onda;
  • fade mode; fade in, fade out, gate in, gate out (gli ultimi due “tengono aperta” la modulazione solo per l’intervallo di tempo definito dal controllo fade time;
  • fade sync; allineamento del fade start al nota on delle sole esecuzioni monofoniche;
  • repeats; invece di riprodurre il ciclo di modulazione incondizionatamente, si può decidere di avere solo un certo numero di ripetizioni – tra 1 e 127.

 

Envelope

Ci sono tre inviluppi, uno più che nella Bass Station II, denominati Amplitude, Mod Env 1 e Mod Env 2; la struttura è quella classica ADSR. L’attacco raggiunge i 18 secondi, il decay dura al massimo 22 secondi, il release raggiunge i 24 secondi; al limite opposto, i generatori rivelano tutta la snappyness necessaria.

Sul display OLED, si gestiscono i parametri di:

  • velocity; l’ampiezza dell’inviluppo può essere scalata/espansa con la dinamica di tastiera;
  • multi triggering; in modo legato, l’inviluppo rispetta il vecchio comportamento “single trigger” e, per innescare la sezione di attacco, è necessario che tutte le note precedentemente eseguite siano rilasciate; in modo re-trig, l’inviluppo lavora col comportamento “multiple trigger” (non è necessario rilasciare le note precedenti per innescare il segmento di attacco.

il comportamento Legato è attivo solo se Peak si trova in modalità Mono o Mono G – ulteriori particolari in seguito.

 

Sezione Effetti

Completamente ridisegnata, la sezione effetti offre unoo stadio di distorsione analogica e tre stadi di trattamento digitale, ottenuti sfruttando la potenza della FPGA che genera anche gli oscillatori; in questo modo, il segnale audio può essere processato con distorsione, chorus/short modulation, delay e reverb. I quattro trattamenti sono riconfigurabili in modalità seriale o parallela. Il Bypass di pannello agisce solo sui tre effetti digitali, non sulla distorsione analogica.

I livelli Dry e Wet sono regolabili individualmente; il routing tra gli effetti può essere parallelo (il segnale entra in tutti gli effetti simultaneamente) o configurato in sei catene seriali diverse. Provare per credere (nel caso, farsi consigliare da un amico chitarrista…).

Distorsione

Agisce sulla somma delle otto voci in uscita ai VCA; in questo modo, il risultato varia a seconda del peso dinamico realizzato dal musicista.

Chorus

Disponibile in tre versioni a 2 linee, quattro linee o in modalità ensemble, il Chorus anima il segnale originale sovrapponendo sue “clonazioni” variate in velocità di modulazione; l’intensità e la velocità del trattamento possoino essere regolate indipendentemente.

Nel display OLED, si regolano:

  • Depth; la profondità della modulazione a bassa frequenza;
  • Feedback; la quantità di segnale messo in ricircolo, con escursione bipolare; il parametro permette di convertire l’effetto Chorus in un Flanger;
  • EQ LoPass e HighPass; due stadi di filtraggio.

Delay

Regolabile, da pannello, in Time, Feedback e Level, può essere subordinato al Sync con il Clock di sistema. La massima durata raggiungibile è pari a 1400 millisecondi.

Nel display OLED, si regolano:

  • Sync; la figura ritmica scelta per il delay time sincronizzato al Clock di sistema; l’escursione disponibile è compresa tra trentaduesimi terzinati e una ripetizione ogni battuta da quattro quarti;
  • Damping High, Damping Low; filtraggio sulle basse e sulle acute;
  • Left/Right Ration; per sbilanciare ritmicamente i due canali stereo;
  • Width; ampiezza del fronte stereo left-right;
  • Slew Rate; fluttuazione dell’intonazione percepita nel segnale effettato quando si modifica il delay time.

Reverb

Tre tipi diversi di spazializzazione, progressivamente più ampi. Di panello, si regolano Reverb Time e Level.

Nel display OLED; si regolano:

  • Predelay; fino a un massimo di mezzo secondo di attesa prima delle early reflection;
  • Damping Low, Damping High; filtraggio sulle basse e sulle acute;
  • Size; la dimensione dell’ambiente virtuale (è suboridinato al tipo di riverbero selezionato);
  • Modulation Depth & Rate; agiscono sulla variazione di Reverb Time;
  • EQ; a differenza dei damping (che sfruttano precisi coefficienti di riconfigurazione dell’intero algoritmo di riverberazione), i due tagli di equalizzazione low e high si limitano ad attenuare o enfatizzare le componenti basse e acute del segnale wet.

Peak Mod Matrix

Modulation Matrix

Una matrice di modulazione è un meccanismo che facilita la gestione dei controlli all’interno del sintetizzatore. Apparsa, tra i primi, nell’Oberheim Xpander, deve risolvere una serie di compiti che possono presentarsi con livelli progressivi di complessità:

  • collegare una sorgente di modulazione a una destinazione, inserendo – lungo il percorso – un indice regolabile con escursione unipolare (attenuazione/scalatura/moltiplicazione) o bipolare (attenuverter);
  • collegare, come sopra, sorgente e destinazione, ma prevedere la scalatura del segnale modulante attraverso un secondo segnale modulante (shaping); in alcuni casi, ove non disponibile, si può eleggere l’intero percorso di modulazione che si deve scalare a destinazione di una seconda sorgente di modulazione;
  • combinare tra loro, per somma o per moltiplicazione, due sorgenti di modulazione (una tastiera e uno step sequencer controllano, attraverso semplice somma, la frequenza di un oscillatore; un oscillatore a bassa frequenza è moltiplicato per la posizione della modulation wheel prima di modulare l’intonazione/vibrato dell’oscillatore audio).

Diversi costruttori hanno adottato, nel corso dei decenni, soluzioni originali – più o meno immediate – per ottenere tutto questo.

Dentro Peak, ci sono sedici slot di modulazione, cioè sedici meccanismi per collegare sorgenti e destinazioni; ciascuno slot è organizzato secondo una logica variabile o additiva.

La “variabilità” sottintende la possibilità di scalare arbitrariamente l’intensità della modulazione: il musicista può decidere l’indice di controllo fino a raggiungere il risultato desiderato.

La “additività” sottintende la capacità di mandare la stessa sorgente a destinazione diverse, o più sorgenti sulla stessa destinazione moltiplicandone il valore tra loro.

Peak Mod Var & Add

In questo modo, ciascuno slot di modulazione – dei sedici disponibili – prevede la presenza simultanea di due sorgenti di controllo automaticamente moltiplicate tra loro (LFO moltiplicato Mod Wheel, per rimanere con i classici); Se diventa necessario avere simultaneamente LFO e Mod  Wheel sulla stessa destinazione, basta impegnare due slot di modulazione, lasciando libero – in ciascuno di essi – lo spazio per la seconda sorgente; a destinazione, ci sarà la somma delle due generazioni di controllo.

In questo modo, il musicista deve specificare:

  • il numero del modulation slot con il quale si vuole lavorare (ce ne sono 16);
  • la destinazione di modulazione desiderata (ce ne sono 37)
  • la profondità di modulazione (con amount bipolare +/-63)
  • la sorgente upper di modulazione desiderata (ce ne sono 17)
  • la sorgente lower di modulazione desiderata (sempre dall’elenco di 17 disponibili)

Come tradizione, ecco gli elenchi di sorgente e destinazione.

  • Sorgenti di modulazione
  • Direct (l’amount impostato è utiilizzato come sorgente costante di modulazione), Mod Wheel,
  • Aftertouch, Expression Pedal 1, Expression Pedal 2, Key Velocity, Key Note Number, LFO 1 Pos, LFO 1 Bip, LFO 2 Pos, LFO 2 Bip, Amp Env, Mod Env 1, Mod Env 2, Animate Button 1, Animate Button 2, CV In Bip.
  • Peak gestisce anche l’Aftertouch polifonico; nella lista delle sorgenti, il controllo è indipendente…
  • I due tasti Animate sono assimilabili a “generatori di costante con comportamento selezionabile momentaneo o bistabile”. Bello, eh?
  • Destinazioni di modulazione
  • La frequenza simultanea di tutti e tre gli oscillatori; per ciascun oscillatore, il controllo indipendente di frequenza, shape, VSync, livello; il livello del Noise, il livello di uscita del RingMod; il VCA Level complessivo (attenzione a non innescare condizioni drone indesiderate…); Pre Filter Distortion Level, Post Filter Distortion Level; Filter Cutoff, Filter Resonance, LFO 1 Freq; LFO 2 Freq; per ciascuno dei tre generatori d’inviluppo, il controllo indipendente dei tempi di Attack, Decay, Release; la FM Depth di Osc 1 applicato a Osc 2; la FM Depth di Osc 2 applicato a Osc 3; la FM Depth di Osc 3 applicato a Osc 1; il Niese Amount applicato a Osc 1; la quantità di OSC 3 usato come sorgente di modulazione per il Cutoff; la quantità di Noise usato come sorgente di modulazione per il Cutoff;

 

Glide & Voice

Il Glide gisce tanto in modalità monofonica, quanto in polifonia. La gestione delle otto voci di polifonia è affidata ai parametri regolabili per:

  • Unison; fino a 8 voci sotto controllo dello stesso tasto;
  • Voice DeTune; lo spread applicato a tutte le voci impilate in Unison;
  • Voice Panning; la posizione di voce nell’arco stereofonico per il modo Unison; il parametro è calcolato globalmente – Peak non permette il posizionamento arbitrario di ciascuna voce;
  • PreGlide; nello storico Elka Synthex, il parametro si chiamava AutoBend; allora come oggi, permette di far partire l’intonazione degli oscillatori da un tasto diverso (+/-12 semitoni) rispetto a quello premuto;
  • Polyphony; è possibile lavorare in Mono (trigger multiplo), MonoLG (legato glide), Mono 2 (assegnazione rotate per le voci disponibili), Poly (Rotate), Poly 2 (Reset-Reassign);
  • Patch Level;
  • Filter Post Drive;
  • Filter Divergence.

 

Organizzazione dei menu di parametro

Come è facile immaginare, Peak non è solo parametri di voce ed effetti: è necessario prevedere un corredo significativo di funzioni che deve tenere tutto insieme, relativamente alle otto voci di polifonia, all’esecuzione arpeggiata, alla memorizzazione dei parametri, eccetera.

System

Si imposta la protezione di memoria contro le cancellazioni accidentali di patch, il funzionamento pick-up (pass-thru) o jump dei potenziometri di pannello, la luminosità del display OLED, la durata (massimo 3 secondi) con la quale viene visualizzato sul display il parametro editato (la scritta cambia agganciando tutti controlli che vengono modificati sul pannello comandi). Si può controllare la versione software e innescare la procedura di Auto Calilbrazione per i filtri, gli amplificatori e le distorsioni.

Synth

Si sceglie il tipo di curva della key velocity, si imposta il master tune e un’eventuale margine di trasposizione (+/-12 semitoni).

MIDI

Si imposta il canale MIDI, si abiita il modo Local On/Off; si autorizza la trasmissione delle note arpeggiate sul MIDI Out e sulla porta USB. L’arpeggiatore di bordo processa, e valuta, sempre le note ricevute al MIDI In e alla porta USB. Si può decidere di trasmettere, ricevere, trasmettere e ricevere i MIDI CC o il comportamento Non Registered Parameter Number NRPN, più pesante da testire, ma più fluido. Il Programm Change è abilitabile in trasmissione, ricezione, trasmissione e ricezione. La polarità dei due pedali assegnabili è riconosciuta automaticamente o lasciata a discrezione dell’utente; ciascuno dei due pedali può lavorare come Animate, Sustain Pedal (damper) o Sostenuto (pedale tonale).

Backup

Il contenuto delle memorie interne può essere selezionato in banchi, in patch corrente, in tutto il cucuzzaro per la trasmissione SysEx a scelta sulla porta MIDI o USB.

 

Arpeggiator

L’arpeggiatore può essere messo in Latch, per agganciare le note anche dopo aver sollevato le mani dalla tastiera; il comportamento Latch può essere allineato al KeySync, la percentuale di Gate può essere definita arbitrariamente; la velocità di esecuzione è impostabile liberamente dal musicista. Il motore di Arpeggio risponde al clock interno o ai Clock ricevuti da MIDI e/o USB.

Le note possono essere eseguite in arpeggio Up, Down, UD con o senza ripetizione delle note terminali, Played, Random, Chord. In aggiunta, è possibile sovrapporre uno di 33 ritmi diversi alla scansione delle note.

Quanto ci sarebbe piaciuto avere, nella documentazione, un riscontro grafico relativo ai ritmi disponibili. Già frustrato all’epoca della Bass Station II, il desiderio continua a non avere soddisfazione. Sigh…

L’arpeggio può coprire fino a 6 ottave di escursione, con uno Swing variabile tra 20 e 80 (50 corrisponde a nessuno Swing). Le note arpeggiate possono avere un valore ritmico arbitrario compreso tra un sedicesimo e otto battute da quattro quarti.

 

Impressioni d’uso

Se, lo scorso anno, ci avessero detto che praticamente tutti i marchi hip si sarebbero applicate a rimettere nuovamente in commercio sintetizzatori polifonici, la nostra reazione sarebbe stata di sarcastica incredulità… Nel 2017, il sintetizzatore polifoni è solidamente presente sul mercato, obbligando gli utenti a fare i conti con le proprie caratteristiche intrinseche: possibilità di prendere accordi, struttura inevitabilmente meno complessa del cugino monofonico, predisposizione ai lavori “d’insieme”. Peak suona tanto, suona analogico (da questo punto di vista, la soluzione FPGA adottata per gli Oxford Oscillator è risultata vincente) e offre una dinamica complessiva da primo premio. Uno strumento molto convicente, in grado di scalzare dai primi posti della classifica nomi apparentemente inavvicinabili.

Si può discutere sul prezzo – più o meno 1400 euro… ma, i tre oscillatori full function e la qualità oggettiva delle soluzioni adottate valgono le 200 euro in più sul prezzo “dell’altro” polifonico quattro ottave/dodici voci.

Fateci un giro e sappiatemi dire.

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Comments (6)

  • Joas

    |

    La frecciatina finale è verso il DM12? Perchè seriamente sto valutando l’acquisto di uno o dell’altro? “Dell’altro” apprezzo la pasta morbida anche se ascoltando i vari video demo mi sembra che il suono fondamentalmente sia quello, anche su varie patches. Del Peak apprezzo invece la vasta paletta sonica e le possibilità di modulazione direttamente dal pannello, effetti compresi. L’unica impressione negativa ascoltando un intero video dei factory presets, il synth mi sembra a volte piuttosto freddo, cosa che non vorrei. Personalmente amando maggiormente pads e strings sarei più orientato verso il DM ma per simpatia andrei verso il Peak vista la buona esperienza con altri synth Novation.

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      fatte salve le limitazioni “di sistema”, un sintetizzatore suona per come è programmato; da questo punto di vista, l’oscillatore “e mezzo” del DM12 porta in una precisa dimensione timbrica – molto Juno 106, per intenderci – mentre i tre oscillatori del Peak possono andare in tutt’altra direzione; ovviamente, suoni caldi e organici possono emergere regolando con cura filtri e inviluppi…

      Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      per fare pad e strings, non comprerei uno strumento che, nel secondo oscillatore, ha solo onda quadra… 😉

      Reply

  • Riccardo Galatolo

    |

    Salve Maestro.
    “allo stato attuale non possono generare timbri diversi – lo strumento non è politimbrico.”
    E’ una condizione definitiva, o può sperare nei futuri aggiornamenti?

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    Santità! Penso sia una condizione non nodificabile, ma speriamo in smentite future

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    la politimbricità (almeno una BItimbricità) come un eventuale step sequencer di bordo sono le richieste più ricorrenti fatte dai musicisti a novation per il peak. staremo a vedere; di sicuro, i preset interni – come sempre, del resto – non fanno giustizia alla macchina

    Reply

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