Model D: ricostruzione – Terza parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Stringiamo qualche bullone prima di addentrarci nella bieca materia di (ri)progettazione. Il circuito originale del Minimoog Model D prevede  – ovviamente – il controllo di tastiera monofonico, con priorità alla nota più bassa. Per questo motivo, lavorando nella piattaforma Clavia Nord Modular G2, sarà necessario utilizzare il modulo Mono Key e limitare l’impiego della normalizzazione di tastiera sugli oscillatori.

Di Enrico Cosimi

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Inoltre, come è facile immaginare, il comportamento di tastiera è subordinato alla possibilità di smussamento ottenute attraverso modulo Glide; in questo modo, i bruschi salti di intonazione tra un tasto e l’altro sono integrati dallo spostamento progressivo d’intonazione garantito dal Glide stesso. Anche se, in alcune versioni dello strumento originale, il Keyboard CV ai danni del filtro non è sottoposto a Glide, nella nostra ricostruzione, provvederemo a fornire, tanto agli oscillatori quanto al filtro, la versione addolcita con l’integrazione di Glide.

L’immagine superiore mostra, in colore verde, il percorso di segnale dal modulo Glide al modulo di partizionamento prima di arrivare al filtro. Cosa sta succedendo?

Nel Model D, dovendo mantenere un profilo economico alla realizzazione, si è preferito permettere l’impiego del Keyboard Control Voltage sulla frequenza di taglio non sotto dosaggio di un potenziometro, ma attraverso due resistenze che scalano brutalmente il segnale a 1/3 e 2/3 dell’intera potenza; in questo modo, quando tutti e due i circuiti sono innescati (2/3 + 1/3 = 3/3), tutto il segnale del Keybd CV raggiunge il filtro e, specie quando si trova in auto oscillazione, è possibile “suonare la frequenza di taglio” tracciando con precisione l’intonazione di tastiera.

Nel nostro caso, la tensione di controllo generata dalla tastiera è scalata cioè moltiplicata linearmente per due coefficienti pari a 0.33 e 0.66, in modo da realizzare le escursioni di 1/3 e 2/3; la scalatura avviene, banalmente, collegando la tensione a due canali di un mixer audio/CV portato a lavorare in regime lineare; in questo modo, la “regolazione di volume” diventa il coefficiente numerico per cui si scala la quantità desiderata.

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Non è tutto: accennavamo in precedenza alla necessità di sganciare la normalizzazione di tastiera sugli oscillatori: il processo è reso obbligatorio dalla presenza del circuito Glide, che non è previsto in normalizzazione. A questo punto, per tornare a controllare gli oscillatori sotto tastiera, occorrerà collegare l’uscita del circuito Glide (quella a “tutta potenza”, cioè a monte della partizione 1/3 e 2/3 dedicata al filtro…) a appositi punti di somma previsti in ingresso Pitch su ciascun oscillatore.

I nuovi punti di somma – nell’illustrazione qui sopra, sono i moduli muti che sono montati tra oscillatori e selettori di ottava – altro non sono che banali Mixer 4:1 e riceveranno due segnali di controllo: l’uscita delle matrici di selezione per le ottave (cioè, per le costanti precedentemente accordate) e l’uscita del circuito di Glide.

La patch finora elaborata è disponibile qui.

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Low Frequency Mode… i problemi non finiscono mai

Anche se, nel Model D, tutti e tre gli oscillatori possono girare molto lentamente, lavorando come LFO, nella nostra rimodellazione, limiteremo l’impiego della modalità LFO al solo Osc 3 – l’unico che, vedremo presto, può essere utilizzato come sorgente di modulazione ai danni della frequenza degli altri due oscillatori e dell’apertura del filtro.

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Il problema è che, di base, l’oscillatore Clavia non scende abbastanza in basso per poter lavorare come LFO e, usando un LFO in banda audio, si ottiene un timbro non propriamente piacevole (vista la minor accuratezza con cui sono generate le forme d’onda a scopi di controllo). Anche collegando una costante -64 alla frequenza dell’oscillatore audio, pur facendolo scendere d’intonazione in maniera significativa, non si raggiungono le lentezze necessarie ai compiti di modulazione.

Un buon compromesso, per salvare capra e cavoli, consiste nel far lavorare tutti gli oscillatori (1, 2 e 3) a -3 ottave d’intonazione di base, correggendo le escursioni delle tensioni costanti inviate loro come salti d’ottava. In questo modo, guadagnando -36 semitoni di escursione, quando l’oscillatore si ritroverà sul groppone altri -64 semitoni di low transpose, finalmente raggiungerà le profondità telluriche richieste dal compito di modulazione.

Perchè effettuare questa (traumatica) modifica su tutti e tre gli oscillatori, se solo il terzo è dedicato a compiti di modulazione? Semplice: per non essere costretti a duplicare il corredo di costanti su VCO 1-2 e VCO 3… il peso sulla CPU è minimo, ma è meglio risparmiare comunque…

Fatte le debite correzioni, gli oscillatori si trovano a lavorare in questa configuraazione:

  • intonazione nominale nel modulo: -36
  • costante offset 2′: +60 semitoni (prima della cura era +24)
  • costante offset 4′: +48 semitoni (prima era +12)
  • costante offset 8′: +36 semitoni (prima era 0)
  • costante offset 16′: +24 semitoni (prima era -12)
  • costante offset 32′: +12 semitoni (prima era – 24)

semplice, no?

 

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Modulation Mix VCO 3 – Noise Generator

Per aspera ad astra… Occorre mettere in piedi un circuito che permetta:

  1. la miscelazione dei segnali VCO 3 e Noise Generator in percentuali lasciate alla discrezione dell’utente;
  2. la moltiplicazione/scalatura della miscela così preparata per la posizione fisica della modulation wheel sul pannello comandi;
  3. l’invio differenziato e a discrezione dell’utente del segnale così miscelato e scalato alla volta della frequenza degli oscillatori 1 e 2 e alla frequenza di taglio del filtro.

Tutto questo si ottiene, un passo alla volta, scindendo il problema grande in tanti problemi più piccoli. Andiamo per ordine:

  1. la miscela tra segnali (questa volta, intesi come segnali di controllo) prodotti da Osc 3 e Noise Generator si realizza utilizzando un modulo Crossfader reperibile nella sezione dei Mixer; quale che sia il bilanciamento impostato dal musicista, il segnale in uscita avrà sempre la stessa consistenza e ampiezza (1:9, 2:8, 3:7, 4:6… 9:1);
  2. il segnale composito, emesso dal Crossfader è moltiplicato per la posizione fisica della Modulation Wheel; ci serviranno un amplificatore (cioè un Level Multiplier) e il modulo Device, da cui prelevare il segnale di controllo elaborato dalla Mod Wheel; nell’amplificatore, eseguiremo l’operazione Crossfader Out x Mod Wheel Out;
  3. L’uscita del percorso di moltiplicazione, cioè l’uscita del Level Multiplier/Amplifier raggiunge due interruttori on/off denominati OSC MOD e FILTER MOD: il primo lavora come ponte levatoio tra (mod) Amplifier e punti di somma Pitch degli oscillatori 1 e 2; il secondo lavora come ponte levatoio all’ingresso Chain non processato del Mixer che, precedentemente, avevamo impiegato per scalare il voltaggio di tastiera ai danni della frequenza di taglio. In questo modo, tre segnali (mod mix, 1/3 e 2/3 della tastiera) raggiungono simultaneamente la frequenza di taglio.

Attenzione! Se osservate con cautela l’immagine qui sopra, scoprirere l’esistenza di un altro interruttore denominato OSC 3 CONTROL: il suo ruolo è concentrato sull’interruzione arbitraria della tensione di tastiera per controllare l’intonazione dell’OSC 3. In questo modo, quando il terzo oscillatore è usato come LFO, il musicista può decidere se fare accelerare la modulazione nota per nota della tastiera (OSC 3 CONTROL ON) o mantenere invariata la frequenza di modulazione, quale che sia la nota eseguita (OSC 3 CONTROL OFF).

Qui, trovate la patch finora esperita.

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